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CAPITOLO SEI

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Scarlet tossì e si tolse la polvere dagli occhi. Era confusa e provò a capire che cosa stava accadendo. Un istante prima, gli Immortali stavano avanzando su di lei e Sage, e, subito dopo, una tremenda esplosione aveva scosso il castello. Poi, il soffitto era crollato, facendo cadere mattoni, pezzi di legno e pesanti pezzi di tegole in ardesia.

Scarlet si guardò intorno, e scoprì che si trovava bloccata in uno spazio libero sotto le macerie. Era così buio che le risultò difficile vedere. La polvere le ostruiva i polmoni, rendendole difficile respirare.

“Sage?” Scarlet gridò nell'oscurità.

Qualcosa si mosse accanto a lei.

“Scarlet?” si sentì la voce di Sage. “Sei tu?”

Il cuore di Scarlet parve balzarle fuori dal petto, quando si rese conto che il suo amato era ancora vivo. Si fece largo tra macigni e detriti verso la forma curva di Sage. Lo raggiunse e lo baciò.

“Ti ho trovato” sussurrò.

“Scarlet, è troppo tardi” fu la replica.

Ma Scarlet non ascoltò. Mise le braccia intorno al busto nudo di lui, e lo fece sedere. Lui si piegò, debole: era a malapena in grado di tenersi su.

“Che cosa è successo?” chiese, guardandosi intorno, la voce ridotta ad un sussurro.

“Non ne ho idea” Scarlet rispose.

Lei si guardò di nuovo intorno, e stavolta cominciò a notare tutto quello che era successo e gli Immortali, sparsi lungo il pavimento, intrappolati sotto le travi e i pezzi di mattoni e di pietra del soffitto. In diversi punti si alzavano delle lingue di fiamma, come fossero strani arbusti arancioni.

Octal giaceva immobile sul pavimento, il bastone abbandonato a poca distanza, spezzato in due; la croce ad un’estremità, che aveva usato per trafiggere, Sage stava bruciando.

Scarlet non sapeva se Octal fosse morto oppure no, ma certamente sembrava non essere più in grado di far male a nessuno.

Poi, Scarlet riconobbe la fusoliera metallica aggrovigliata di un aereo militare, nel bel mezzo delle macerie. Lei sussultò.

“Era un aereo” lei disse. “Un aereo militare si è schiantato contro il castello.”

Sage scosse la testa, la confusione dipinta sul volto.

“Non capisco, non c’è ragione per cui ci sia qui un aereo” replicò. “Il castello è nel bel mezzo del nulla.”

“A meno che non stessero cercando proprio il castello” Scarlet soggiunse, non appena l'idea le venne in mente. “A meno che non stessero cercando me.”

In quell’istante un cumulo di mattoni si mosse, e Sage trasalì, mentre dei detriti lo colpivano a una gamba.

“Dobbiamo muoverci” Scarlet osservò.

Non era preoccupata soltanto del pericolo derivante dall'edificio danneggiato ma anche dagli Immortali. Dovevano fuggire prima che qualcuno di loro li scoprisse.

Si rivolse a Sage.

“Riesci a correre?”

Lui sollevò gli occhi, guardandola con occhi stanchi.

“Scarlet. E' troppo tardi. Sto morendo.”

La ragazza digrignò i denti. “Non è troppo tardi.”

Lui le afferrò le mani, e la guardò profondamente negli occhi. “Ascoltami. Ti amo. Ma devi lasciarmi morire. E' finita.”

Scarlet distolse lo sguardo, e si asciugò la lacrima che aveva iniziato a bagnarle la guancia. Quando tornò a guardarlo, si alzò e mise il braccio di Sage intorno alla sua spalla, aiutandolo a sollevarsi. Lui gridò per il dolore, e si poggiò a lei. Quando la ragazza cominciò a guidarlo in mezzo ai detriti e alle nubi di fumo pungente, disse:

“Non è finita fino a quando non lo dico io.”

*

Il castello era nel caos. Sebbene l'aereo che lo aveva colpito fosse piccolo, il danno all'antico edificio era stato colossale.

Scarlet si fece largo attraverso i corridoi, mentre le pareti crollavano intorno a lei. Stringeva forte Sage al suo fianco, sorreggendolo mentre l’uomo gemeva per il dolore. Era debolissimo e il cuore di Scarlet ne soffriva. Tutto ciò che voleva era portarlo al sicuro.

Proprio in quel momento, sentì delle urla provenire da dietro di loro.

“Stanno scappando!”

Scarlet comprese che alcuni degli Immortali stavano riprendendo i sensi. Sebbene il loro castello fosse stato distrutto, e molti dei loro fratelli giacessero feriti e morti lì intorno, il loro desiderio di vendetta li spronava, più forte di tutto.

“Sage” Scarlet disse, “stanno arrivando per noi. Dobbiamo andare più in fretta.”

Sage deglutì e fece una smorfia.

“Sto andando più in fretta che posso.”

Scarlet provò ad aumentare il passo, ma la debolezza di Sage li stava rallentando. Non poteva continuare a correre. Doveva trovare un posto sicuro dove nasconderlo, così che potessero almeno dirsi addio.

La ragazza guardò dietro di sé e scorse diversi Immortali avanzare. Lì, in fondo, per metà nascosto nell’ombra, vide Octal. Perciò, non era morto.

Quando il gruppo sia fece più vicino, Scarlet notò che metà del volto di Octal era brutalmente bruciato. Doveva aver patito un dolore atroce ma, nonostante tutto, ancora voleva far del male a lei e a Sage. Scarlet si rattristò, pensando che l'amore tra lei e Sage offendesse così tanto gli Immortali.

D’improvviso, un fortissimo schianto interruppe l’avanzata degli Immortali e Scarlet fu colpita da una massa di acqua gelata. Scrollatasi l’acqua di dosso, riuscì a intravvedere che un intero lato del castello era crollato in mare, provocando l'enorme onda che li aveva investiti.

Sentì gridare e, guardando meglio intorno, vide gli Immortali precipitare in mare. Caddero così velocemente da non avere nemmeno il tempo di volare via, per salvarsi, e furono immediatamente inghiottiti dalle onde furiose dell’oceano, non appena toccarono la superficie dell’acqua.

Il pavimento iniziò a crollarle sotto ai piedi e Scarlet si addossò al muro del corridoio, spingendo Sage indietro con il suo braccio. L'acqua scura si agitava furiosa diversi metri sotto di loro. A Scarlet sembrava di stare in equilibrio sul ciglio di una montagna.

Una sola persona era rimasta in piedi, sull'altro lato dell’ampio baratro che si era creato: Octal. Scarlet sapeva che in pochi secondi avrebbe potuto raggiungerli volando ma sembrava aver deciso di stare a guardare.

Pensa che sia inutile. Pensa che moriremo.

“Presto” lei disse a Sage. “Prima di cadere in mare.”

Mentre sorreggeva il compagno lungo il precipizio, l’acqua fredda dell’oceano le schizzava sul viso. Ad ogni passo, il pavimento si sfaldava e crollava in acqua. Il cuore di Scarlet batteva forte per l'angoscia. Pregò di riuscire ad arrivare al sicuro.

“Ci siamo” disse a Sage. “Solo pochi passi ancora.”

Ma in quel preciso istante le lastre di pietra sotto i piedi di Sage crollarono. L’uomo ebbe giusto il tempo di sollevare lo sguardo, fissandolo su di lei, prima di cadere nell'oblio.

“Sage!” Scarlet gridò, con la mano protesa, cercando di afferrarlo.

Ma era caduto.

Scarlet guardò dall'altra parte del baratro, e vide un sorriso dipinto sul volto brutalmente sfigurato di Octal.

Senza esitare ulteriormente, Scarlet saltò e, come un tuffatore da un trampolino, si gettò verso il basso in direzione di Sage, che stava precipitando. Pochi istanti prima che lui colpisse l'oceano, la ragazza lo prese tra le braccia.

“Ti ho preso” lei sussurrò, stringendolo al petto.

Sage era pesante. Scarlet riusciva soltanto a volteggiare, pochi metri sopra l'acqua infida. Lei sapeva che non poteva a sollevarsi di più in aria, in quanto non voleva rivelare ad Octal della loro sopravvivenza, evitando un attacco immediato.

Fu allora che vide delle grotte alla sua destra. Erano naturali, scavate nella solida roccia dall’oceano nei secoli. Il castello doveva essere stato eretto sopra di esse.

Scarlet non perse tempo. Volò fino alla grotta, tenendo Sage tra le braccia, e lo adagiò a terra. Lui si dimenò e si lamentò.

“Siamo al sicuro” Scarlet gli disse. “Ce l'abbiamo fatta.”

Ma era bagnata fradicia e tremava. Batteva i denti mentre parlava. Quando prese la mano di Sage, si rese conto che anche lui stava tremando.

“Non ce l'abbiamo fatta” le disse infine. “Te l'ho detto dall'inizio che morirò. Stanotte.”

Scarlet scosse la testa, facendo scivolare le lacrime sulle guance.

“No” lei disse.

Ma poi, si rese conto che era inutile. Sage stava morendo. Era proprio così.

Lo strinse tra le braccia, e lasciò che le lacrime le scendessero liberamente. Finirono sulle guance e poi sul collo. Non intendeva più asciugarle.

Scarlet si era ormai rassegnata e stava per dirgli addio, quando notò uno strano luccichio provenire da sotto la sua maglietta, proprio in corrispondenza del suo cuore. Sbatté le palpebre, pensando di essere vittima di un'allucinazione. Ma il bagliore divenne più forte.

Abbassò lo sguardo e comprese che era la sua collana a luccicare: una luce bianca filtrava nel tessuto della maglietta.  Prese in mano la collana. Non era mai stata in grado di aprire il ciondolo, in precedenza, ma qualcosa le diceva che stavolta sarebbe stato diverso. Si accorse che era stata bagnata dalle sue lacrime: forse, in qualche modo, erano riuscite a far schiudere il ciondolo.

Le due metà in effetti si aprirono facilmente e una luce bianca inondò la grotta, illuminando le figure di Scarlet e Sage. Nel cuore della luce, comparve un’immagine. Scarlet la studiò. Era un castello che s’innalzava nel bel mezzo del mare, ma non si trattava di quello di Boldt. Era più alto e più sottile, con una torre più elaborata.

Scarlet scosse Sage per la spalla.

“Guarda” gli disse.

Sage riuscì ad aprire a metà un occhio stanco.

Scarlet lo sentì fare un profondo respiro.

“Sai dove si trova?” lei chiese.

Sage annuì. “Sì.”

Poi, affondò la testa nel grembo della ragazza, esausto.

Qualcosa, dentro Scarlet, le suggeriva che quel luogo era importante, ovunque si trovasse. E se Sage lo conosceva, allora era importante anche per gli Immortali. Perché la sua collana le aveva mostrato quel luogo? E per quale motivo si apriva soltanto con le sue lacrime? Di sicuro, era un indizio.

Scarlet richiuse la collana, e la luce bianca svanì, portando via con essa l'immagine di quel castello diroccato nel bel mezzo dell’oceano in tempesta. In qualche modo, sapeva, nel profondo del suo essere, che, se Sage fosse arrivato a quel castello, sarebbe sopravvissuto. Ma lei aveva pochissimo tempo a disposizione.

Si mise Sage privo di sensi sulla schiena. Era pesante, ma stavolta Scarlet era più determinata che mai, e più sicura che ci fosse speranza. Spiccò allora il volo.

Lo avrebbe salvato. Ad ogni costo.

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