Читать книгу Ossessionata - Морган Райс, Morgan Rice - Страница 13
CAPITOLO SETTE
ОглавлениеCaitlin faticò a riacquistare fiato, mentre cadeva nel cielo notturno. Un momento prima Caleb aveva premuto il pulsante di espulsione e, subito dopo, improvvisamente intorno a lei l’aereo non esisteva più. Intorno a lei c’era solo aria oscura, mentre precipitava verso l’oceano ruggente.
Si guardò, cercando il marito. Lui non c'era. Provò angoscia, continuando a cercarlo e, finalmente, lo scorse sopra di lei, col paracadute aperto. A gesti le indicava la corda del suo paracadute. Non riusciva a sentirlo, perché il rumore dell’aria ruggiva intorno a lei.
Poi, comprese: il marito cercava di dirle di tirare la corda. Lo fece e, di colpo, smise di precipitare. Tutto, all'improvviso, divenne silenzioso. Lei stava librandosi, il paracadute bianco era aperto sopra di lei, come le ali di un angelo.
Caitlin respirò profondamente per calmare il battito accelerato del suo cuore. Tornò a guardare Caleb, che le mostrò i pollici in su. L’uomo, che aveva molta più esperienza in quel genere di situazioni, riuscì a fare in modo di essere quasi entrambi sulla stessa scia.
“Farà freddo!” le gridò.
Caitlin guardò in basso. L'acqua era vicina.
Prima che avesse anche solo la possibilità di pensare alle onde ghiacciate che stavano per compirlo, un'enorme esplosione fece tremare ogni cosa.
Colta dal panico, Caitlin guardò alla sua destra e vide che l’aereo si era schiantato da qualche parte. Sopraffatta da un brutto presentimento, seppe istintivamente che si trattava proprio dell'edificio che aveva visto lontano all'orizzonte, dove il suo intuito le diceva trovarsi Scarlet.
“No!” gridò.
Un incendio scoppiò e pezzi di fusoliera in fiamme caddero in acqua, mentre un'enorme nube di fumo si estendeva nell'aria.
Poi, Caitlin cadde nell'oceano.
La donna ansimò, sommersa dall'acqua gelida. Il freddo era tanto intenso che le ossa sembravano trasformarsi in ghiaccio.
Ma il dolore acuto provocato dal gelo dell’oceano era nulla rispetto all'angoscia che le stava attanagliando il cuore. Davanti ai suoi occhi, l'edificio in cui Caitlin era certa si trovasse sua figlia, ora era in fiamme. Riuscì a vedere, semi nascosta dalla nebbia, il soffitto crollare. Un istante dopo, il muro che si ergeva sulla riva crollò anch'esso nell'oceano, lasciando una profonda spaccatura sul lato esterno.
“Caitlin!” la voce di Caleb si fece sentire da una breve distanza.
Caitlin scosse la testa, e riprese i sensi. Il marito si era già liberata del paracadute, che ora galleggiava poco distante, trascinato dalla forte corrente, e si avvicinava a lei a nuoto.
“Togliti l'imbracatura!” Caleb le gridò non appena la raggiunse.
Caitlin obbedì sentendosi immediatamente più leggera nell'acqua. Ma il corpo era ancora stanco, e gli abiti inzuppati la stavano spingendo giù.
“Dobbiamo arrivare sulla terraferma” Caleb disse.
Con un braccio provò poi a sostenere la moglie. Lei sentì che lui tremava. Capì che si sforzava di essere forte per lei ma stavano rischiando davvero molto.
“Pensi di riuscire a nuotare fin là?” il marito aggiunse, indicando con il capo il Castello di Boldt, ormai crollato.
Caitlin batté i denti.
“E se l'aereo l’avesse colpita?” la donna riuscì a dire.
Lui scosse la testa. “Non pensarlo neanche.”
“Non posso farne a meno. E' nostra figlia. E se —”
Ma Caleb non le lasciò terminare la frase. Premette la mano sul cuore di Caitlin.
“Se fosse morta, lo sapresti” lui disse. “Non è così? Se puoi sentire nostra figlia, rintracciarla, allora lo sapresti nel tuo cuore. O sbaglio?”
Caitlin si morse il labbro.
“Sì” lei rispose, infine. “Hai ragione. Lo saprei se fosse morta. Lo sentirei.”
Ma anche se aveva pronunciato queste parole, credendoci, non riusciva a fare a liberarsi di quel brutto presentimento. Anche se Scarlet fosse stata viva, quasi certamente era ancora in pericolo.
Caitlin cominciò a sentire la fatica nelle braccia, per aver nuotato contro la corrente dell'oceano così a lungo.
“Che cosa facciamo?” gridò a Caleb. “L’unico approdo è da quella parte.”
Lei indicò il Castello di Boldt, che si innalzava in cima alla scogliera. Caleb seguì la direzione del dito della moglie.
“Lo so” rispose con trepidazione.
Caitlin annuì. Aveva il viso coperto dai riccioli bagnati. Li spostò e cominciò a nuotare verso il castello.
Proprio in quel momento, un rumore catturò l'attenzione di Caitlin. Sembrava una sorta di lamento distante, meccanico. E familiare. Diventava più forte.
Caitlin si guardò intorno, cercando Caleb.
“Un elicottero” esclamò.
Caleb si fermò, scrutando nel cielo, mentre il rumore diveniva sempre più forte.
“La polizia?” disse. “Non possono ancora essere sulle nostre tracce, vero? A meno che l'aereo non sia stato seguito.”
L’uomo sferrò un pugno sull'acqua, causando un enorme schizzo. Ma il suono fu quasi completamente coperto dalle eliche di un elicottero, che si avvicinava in fretta.
Sul suo volto si dipinse la rassegnazione.
“Preparati” lui disse. “La situazione sta per farsi molto più pericolosa.”
*
Ai due occorsero svariati minuti per nuotare fino al Castello di Boldt. Il lato più vicino era completamente distrutto: lì erano precipitati i resti della costruzione. Pietre e detriti si erano accumulati sulla riva dell'oceano, creando una sorta di piano inclinato, su cui ora potevano arrampicarsi. Era una situazione precaria, ma ce la fecero, giungendo finalmente al Castello di Boldt.
L'odore del carburante dell'aereo era forte nell'aria, misto con quello di polvere, fumo e sale marino. Caitlin sentì, in lontananza, le grida di persone che urlavano, litigavano e piangevano per il dolore. Seppe, in quell’istante, che l'edificio era stato molto affollato prima dello schianto dell’aereo e che, grazie a lei, molte persone erano rimaste ferite. La donna tremò, il suo corpo congelato rabbrividì, sentendosi in colpa.
Caitlin era in uno stato pietoso, con i capelli scompigliati: il salto dall'aeroplano e la forza delle onde li avevano trasformati in una sorta di acconciatura rasta fradicia. I vestiti erano ridotti a brandelli. Anche Caleb non era in condizioni migliori.
“Allora?” lui disse. “Riesci a sentirla?”
Caitlin portò un dito alle labbra, indicandogli di fare silenzio. Provò a sentire sua figlia, lasciando che l'istinto le comunicasse dove fosse, sforzandosi per orientarsi. Il suono delle eliche dell'elicottero che volava sopra di loro, il calore proveniente dalle fiamme, le grida dei feriti, tutto si mescolava nella sua mente, confondendo le sue capacità.
“Non riesco a sentirla” Caitlin sussurrò, abbattuta.
Caleb si massaggiò il mento. Caitlin immaginava che lui fosse a corto di idee. Lei avrebbe voluto fare di più, ma la mente era troppo confusa per riuscire a rintracciare Scarlet.
“E' da qualche parte nel castello?” le chiese.
Sebbene il marito tentasse di nasconderla, Caitlin percepì l'esasperazione nella sua voce. Lo aveva condotto fin lì, costringendolo a lanciarsi da un aereo, e ora non riusciva nemmeno a dirgli se lei aveva avuto ragione oppure no.
Allora, chiuse gli occhi e provò a concentrarsi con calma.
“Penso di sì” lei disse infine. “Penso che sia qui, da qualche parte.”
“Allora cerchiamola” Caleb replicò.
Lui si voltò per andare, ma Caitlin gli afferrò un braccio.
“Ho paura” lei disse.
“Di quello che potremmo trovare?”
La donna scosse la testa.
“No” disse, “di vedere il danno che ho causato.”
Caleb si avvicinò e le strinse la mano.
Avanzarono insieme all'interno del castello. Camminarono con attenzione, visto che il pavimento sotto di loro sembrava instabile. Quando improvvisamente il marito si fermò, bloccando la strada a Caitlin con un braccio, lei pensò che avesse scorto qualche ostacolo. Ma quando si sporse, per guardare al di sopra della spalla del marito, la bocca le si spalancò per lo stupore. Una stradina davanti a loro brulicava di centinaia di persone. Alcune volavano, altre volteggiavano, e tutti stavano guardando un uomo che era più alto di qualsiasi essere umano che Caitlin avesse mai visto, almeno il doppio di un uomo normale. Metà del suo volto era bruciato, e mostrava la carne viva.
“Che cos'è quello?” Caitlin sussurrò al marito.
Caleb si limitò a scuotere la testa.
Caitlin tremò. Trovare sua figlia ora sembrava più essenziale che mai. Quelle strane persone la stavano sconvolgendo, specialmente l'uomo gigante con il volto deturpato.
“Da questa parte” le disse in un tono calmo.
Si allontanarono, restando quanto più silenziosi possibile, nascondendosi tra le ombre, dove la folla non poteva vederli. Poi, Caitlin mise la mano sul braccio di Caleb per fermarlo. L'uomo si voltò verso di lei.
“Che cosa succede? Che cosa c'è che non va?”
“Scarlet” Caitlin disse. “Non la sento più.”
“Vuoi dire che non è qui?” il marito le disse, brutalmente.
Caitlin indietreggiò, sentendo la rabbia nella sua voce.
“Penso che sia andata altrove” lei disse tranquillamente, abbattuta e disperata. “Riuscivo a sentirla prima, proprio nel posto da dove siamo venuti, ma, più ci addentriamo nel castello, più sentirla mi riesce difficile. Penso che se ne sia andata prima del nostro arrivo. E' uscita da dove siamo entrati.”
Caleb si passò le mani tra i capelli, per l'esasperazione.
“Non ci credo” borbottò sottovoce.
Proprio allora, una forte luce inondò il castello dall'elicottero in alto. Si stava abbassando attraverso il soffitto crollato.
“Sta cercando di atterrare!” il marito gridò incredulo.
La folla nella grande sala cominciò a disperdersi, con le persone che correvano e volavano ovunque.
“Dobbiamo andarcene” Caitlin disse al marito.
“Lo so” quello rispose. “Ma come?”
“Da questa parte” Caitlin disse, tirandolo per il braccio.
Lo condusse attraverso la grande sala. Grazie all'elicottero che stava tentando di atterrare, nessuna di quelle strane persone lì presenti parve accorgersi del fatto che quelle due figure che correvano nella stanza erano due estranei. Le eliche dell'elicottero stavano generando un mini tornado, facendo alzare nubi di fumo che aumentarono ancora di più il caos.
Caitlin e Caleb uscirono fuori dalla sala, ed entrarono in un corridoio cupo. Il fumo era denso lì e la luce fioca. Insieme, marito e moglie percorsero di corsa tutto il corridoio, fino a quando si trovarono davanti ad una porta. Caleb la spinse con la spalla, facendola aprire e rivelando il mondo esterno a entrambi.
“Laggiù!” Caitlin gridò, scrutando i dintorni.
Caleb guardò dove lei stava indicando.
Proprio davanti a loro, in fondo a delle scale che portavano al castello, c'era un piccolo parcheggio con spazio sufficiente ad ospitare ben cinque veicoli. In mezzo ad essi, c'era una motocicletta.
Corsero verso la moto. Non era stata tenuta sotto chiave o assicurata in alcun modo.
Dovettero provare più volte prima di riuscire ad accendere il motore, ma poi, di colpo, iniziò a ruggire e sputare fumo. Proprio in quel momento, le persone che erano all'interno della chiesa distrutta cominciarono a uscire fuori.
“Presto” Caitlin gridò, saltando in sella dietro a Caleb. “Stanno arrivando.”
Ma, prima che avesse la possibilità di partire, il suono delle sirene della polizia cominciò a sentirsi dalle vicinanze.
Sfrecciarono via, deviando per evitare le persone che stavano uscendo dal castello. Mentre si allontanavano a tutta velocità dal Castello di Boldt, alle loro spalle sentirono le sirene della polizia, arrivata in elicottero. Sfrecciando nell'oscurità, si scoprirono inseguiti anche da diverse auto della polizia, con le luci che abbagliavano furiosamente.
“Adesso che si fa?” Caitlin gridò.
Caleb la guardò e pigiò l’acceleratore.
“Ora reggiti forte” le disse.
Caitlin ebbe giusto il tempo di stringergli la vita con le braccia, prima che la moto sfrecciasse via ad alta velocità.
*
La moto correva lungo la strada. Caitlin era esausta. Appoggiò la testa contro la schiena di Caleb, confortata dal battito regolare del suo cuore, e rivolse uno sguardo alla notte buia. Ma sapeva di non poter riposare. Scarlet aveva bisogno del suo aiuto, e non poteva in alcun modo riposarsi neanche per un istante, mentre la figlia era in pericolo.
“Idee?” Caleb gridò al di sopra della spalla, sforzandosi di far sentire la sua voce, superando il rumore del vento e quello delle sirene della polizia. “Direzioni?”
Caitlin capì che lui stava provando con tutte le sue forze a restare calmo, ma era stanco quanto lei.
“Non riesco a sentirla” Caitlin gli gridò. “Non adesso.”
Lui non disse niente, ma Caitlin vide le sue mani irrigidirsi sul manubrio, mentre le nocche diventavano bianche.
La moto proseguì, aumentando gradualmente la distanza tra loro e le auto della polizia.
La strada si era ridotta ad una stretta viuzza di campagna. Cominciò a salire su una collina. Poi, imboccarono una discesa ripida, fiancheggiando la parete di un dirupo. Con lo stomaco sottosopra, Caitlin si strinse alla schiena di Caleb, per proteggersi. Il vento le danzava tra i capelli.
Proprio allora, sentì qualcosa vibrare nella sua tasca. Pensò che non poteva trattarsi del suo cellulare ma, con sua grande sorpresa, si accorse subito che il telefono era sopravvissuto incredibilmente al tuffo nell’oceano. Fino ad allora non aveva avuto campo ma ora, improvvisamente, era tornato attivo, lampeggiando per indicare che aveva ricevuto un messaggio vocale.
Caitlin compose il numero della posta vocale, e ascoltò la voce affrettata di Aiden, dall'altro capo del telefono.
“Caitlin” disse. “Dove sei? Devi richiamarmi subito.”
Il messaggio era terminato. Era tutto lì. Lei pigiò il tasto per comporre automaticamente l’ultimo numero, ma non c'era campo.
“Accidenti!” gridò.
“Che cosa c'è?” Caleb le chiese, girandosi verso di lei.
“Dobbiamo accostare” Caitlin rispose, accorgendosi che la batteria del cellulare era ridotta all'1%.
“Non posso farlo” il marito replicò. “Abbiamo la polizia alle calcagna. Dobbiamo allontanarci da qui come prima cosa.”
Proprio in quel momento, Caitlin notò una grotta sul fianco del dirupo.
“Lì dentro!” gridò.
Caleb seguì la sua indicazione, manovrando la moto con la precisione di un pilota consumato, riuscendo ad infilarsi nella grotta, sollevando la polvere prima di fermarsi.
Appena furono fermi, l’uomo si rivolse alla moglie. “Riesci a sentire Scarlet?”
“No” Caitlin rispose. “Il mio telefono è tornato attivo. Devo chiamare Aiden.”
Proprio in quell'istante, le auto della polizia, che fino ad allora erano state alle loro calcagna, sfrecciarono a sirene spiegate davanti alla piccola grotta, dov'erano nascosti Caitlin e Caleb.
Caitlin afferrò il suo cellulare, e compose il numero di Aiden, pregando che la batteria tenesse. L'uomo rispose al terzo squillo.
“Sono stata un po' occupata” Caitlin rispose, pensando al viaggio in aereo e al tuffo nell'oceano. “Allora, che cosa dovevi dirmi?”
Caitlin ascoltò il suono della voce di Aiden dall'altro capo del telefono, mentre trascinava i piedi e sfogliava libri e carte. Lei sentì crescere la sua frustrazione.
“Potresti sbrigarti per favore?” Caitlin gli disse, aggressivamente. “Non mi resta molta batteria.”
“Ah, sì” l'uomo disse infine.
“Allora?” Caitlin insisté. “Dimmi!”
“Ridimmi quella filastrocca. Dimmi la filastrocca che dovrebbe costituire la cura.”
Caitlin frugò nelle tasche, ed estrasse gli appunti che aveva preso quando studiava il libro. Ma erano fradici, e l'inchiostro si era sciolto. Allora chiuse gli occhi e provò a visualizzare la pagina, così come l'aveva letta. Le parole cominciarono ad apparire nella sua mente.
“Sono il mare, il cielo e la sabbia,
sono il polline nel vento.
Sono l'orizzonte, la terra incolta, l'erica sulla collina.
Sono ghiaccio,
sono niente,
sono estinto.”
Caitlin aprì gli occhi, e le parole svanirono dalla sua mente. Ci fu un lungo momento, in cui Aiden restò in silenzio.
Caitlin voleva gridargli di sbrigarsi.
“Caitlin!” lui disse infine. “Ce l'ho. Ce l'ho!”
“Dimmi” Caitlin rispose frettolosamente, sentendo il cuore battere all'impazzata.
“Siamo stati talmente sciocchi! Non è affatto una filastrocca.”
Caitlin era perplessa ora.
“In che senso non è una filastrocca? Non capisco.”
“Intendo dire che la filastrocca non è la cura” Aiden replicò, farfugliando sopra le parole con eccitazione. “La filastrocca è un indizio per la cura!”
Caitlin sentì il suo cuore battere forte.
“Allora qual è l'indizio?” lei chiese.
“Caitlin! Pensaci. E' una filastrocca. Offre indicazioni. Ti sta dicendo di andare da qualche parte.”
Caitlin sentì che stava sbiancando, mentre rilesse le parole nella sua mente.
“Sono il mare, il cielo e la sabbia” continuò a ripetere sottovoce. Poi, improvvisamente, ci arrivò. “No. Non vuoi dire—”
“Sì” Aiden rispose. “S. F. I. N. G. E.”
“La città dei vampiri” Caitlin sussurrò sottovoce.
Naturalmente. Prima che Scarlet sparisse, mettendo in pericolo la sua vita, Caitlin aveva provato a cercare la cura, un modo per far tornare sua figlia umana, annullando la sua essenza da vampira. Pensò che le parole sulla pagina dovevano essere lette a Scarlet, per curarla, che quello che lei aveva trovato fosse la cura. Ma no. Quello che aveva trovato erano istruzioni che l'avrebbero condotta alla cura stessa. Caitlin aveva permesso che la sua istintiva ansia di madre sopraffacesse la studiosa logica che avrebbe dovuto essere in quel momento, quella che avrebbe dovuto capire che la filastrocca non era una cura, ma una mappa.
“Grazie, Aiden” lei disse precipitosamente.
Il suo cellulare morì.
Caitlin alzò gli occhi, guardando Caleb in attesa.
“Allora?” lui disse.
“So dove andare” Caitlin rispose, aggrappandosi a un filo di speranza per la prima volta dopo tanto tempo.
Caleb sollevò un sopracciglio, e guardò sua moglie.
“Dove?” le chiese.
Caitlin sorrise.
“Andiamo in Egitto.”