Читать книгу Vincitore, Vinto, Figlio - Морган Райс, Morgan Rice - Страница 8
CAPITOLO UNO
ОглавлениеTano si abbassò mentre una freccia lo sfiorava e andava a rimbalzare contro le pareti di pietra di una delle case di Haylon. Si mise a correre tra le strade, raggiunse un incrocio e si girò con la spada pronta in mano.
Una mezza dozzina degli ex uomini di Lord West arrivarono e si misero in formazione da un lato, gli ex soldati dell’Impero si disposero dall’altro, mentre i soldati dell’isola si riversavano uscendo dalle case circostanti. Strinsero nella loro morsa i soldati di Cadipolvere che li stavano inseguendo e Tano poté attaccare.
Conficcò la spada oltre lo scudo di un guerriero, si girò per parare un colpo diretto a un uomo accanto a lui e diede un calcio a un terzo soldato mentre Sir Justin si metteva in mezzo e uccideva un altro uomo ancora.
“Stai prendendo l’abitudine di salvarmi,” disse Tano in un rapido momento di sospensione del combattimento.
“Continua a lottare e potremo dire che siamo pari,” rispose Justin.
Tano almeno quella parte la poteva fare. Parò un’ascia con la spada e la tenne a distanza così che un soldato dell’Impero potesse portarsi nel mezzo, colpire e prendere l’ascia con la mano libera.
Ora c’erano altri nemici che stavano arrivando, riversandosi nello spazio mentre gli invasori si rendevano conto che lì si trovava un saldo nodo di difesa. Questo significava che bisognava dileguarsi di nuovo.
“Indietro!” gridò, e gli uomini attorno a lui corsero nelle case per attraversarle e passare in un’altra strada. Tano si mise a correre e trovò il vecchio generale Haven che correva con lui, il volto rosso per lo sforzo.
“Non dovrebbe trovare un posto… meno energico per combattere, generale?” chiese Tano.
Haven gli lanciò un’occhiataccia. “Non dirmi cosa devo fare, giovanotto. Non sei il mio principe!”
Nonostante le lamentele il vecchio generale sembrava felice di combattere accanto a Tano e Justin mentre si facevano strada risalendo dei gradini di pietra fino in cima a uno dei tetti della città. Era impossibile dire quali soldati venissero da quali luoghi: Tano poteva solo vedere che gli uomini a difesa dell’isola stavano facendo il loro dovere con coraggio e tenacia.
Da lì però poteva anche osservare la misura della flotta che si portava all’attacco dell’isola. Non era l’immensa flotta da invasione che era venuta a Delo, ma era pur sempre enorme. Ricopriva lo spazio attorno all’isola come una macchia nera sull’acqua, intasandola di navi che anche in quel momento stavano scaricando sempre più soldati sul suolo di Haylon.
L’unica speranza era quella di colpire e scappare, tirando fuori gruppi di attaccanti che sciamassero in gran numero per poi scappare nei meandri della città. I guerrieri di Haylon sembravano essere più che avvezzi a tali tattiche, ma Tano si trovava piuttosto sorpreso da quanto bene le utilizzassero anche gli ex soldati dell’Impero. Probabilmente aveva qualcosa a che vedere con il tempo che avevano trascorso a rifugiarsi tra le colline dell’isola.
“Da questa parte,” disse Haven, e Tano seguì il generale sulla base del fatto che probabilmente lui conosceva l’isola meglio di coloro che si trovavano lì con loro. Tano si trovò a desiderare che Akila o Iakos fossero lì, ma il vice capo era morto e Akila era ferito troppo gravemente per tali tattiche di rapidità e fuga.
Tano vide un insieme di strade che riconobbe e fece un cenno al generale.
“Da questa parte,” gridò. “I vicoli.”
Con sua sorpresa gli altri lo seguirono. Percorsero correndo una serie di strette stradine e svoltarono di nuovo. Alcuni degli uomini di Sir Justin sembravano contemplare l’idea di tornare all’attacco del nemico, ma Tano allungò le braccia per fermarli.
“Aspettateli,” disse. “Possiamo difendere meglio da questa parte e… beh, guardate.”
Potevano anche non conoscerlo ancora, ma lo stesso restarono al loro posto. I soldati di Cadipolvere attaccarono, e fu lì che gli isolani in attesa si spinsero sulle le mura da entrambe le parti tempestandoli con una pioggia di macerie.
“Iakos ha creato trappole in mezza città,” spiegò Tano. Aveva il fiatone adesso, e avrebbe voluto potersi fermare anche solo un momento, ma in una battaglia come quella non c’era tempo. “Andiamo, dobbiamo continuare a muoverci.”
Cedettero altro terreno, questa volta scegliendo le direzioni tra cavi tesi per far inciampare chi non li vedeva e botole nascoste.
“Questa è una maniera sporca di combattere,” disse Sir Justin.
Tano gli mise una mano sulla spalla. Poteva vedere ciò che stava attraversando quell’uomo. Essendo stato un uomo di Lord West era probabilmente abituato ad attacchi e duelli sapientemente organizzati, non a lotte nei vicoli seguite da rapide fughe.
“Stiamo facendo ciò che serve per vincere,” disse. Tano poteva ancora ricordare quando aveva lottato così attentamente da non uccidere i suoi avversari e combattere invece con onore. Quei tempi sembravano lontanissimi adesso. “Stiamo tenendo al sicuro i nostri familiari e amici. Stiamo salvando la gente di Haylon, e l’Impero.”
Vide i guerrieri annuire e poi furono subito via di nuovo tra le case, a correre davanti alle forze in avanzata.
Quella era la cosa più preoccupante. Stavano cedendo terreno a ogni scontro, incapaci di stare e combattere di fronte a così tanti avversari. Anche quando si girò di nuovo scansando una lancia per poter conficcare la spada contro l’uomo che la brandiva, lo fece solo per poter poi rimettersi a scappare, ritirandosi nella posizione successiva tra le case, e poi a quella dopo ancora.
Non assomigliava tanto al combattere per vincere, quanto più all’evitare il più a lungo possibile la sconfitta.
Tano si trovava dietro una barricata nel mezzo della città quando un messaggero arrivò di corsa, aprendo di colpo una porta lì vicino. Tano quasi lo infilzò di riflesso, ma riuscì a trattenersi in tempo.
“Akila dice che è tempo che le ultime persone si ritirino dalla città. Una delle spiagge dalla parte opposta dell’isola ha ceduto, e c’è bisogno che tutti rinforzino i passi.”
Tano annuì cercando di nascondere la sua delusione a quelle parole. Aveva saputo che questo era inevitabile fin da quando gli eserciti di Cadipolvere avevano fatto irruzione attraverso i cancelli del porto, ma aveva osato sperate che fosse perché si erano impegnati con tutti loro stessi in quell’attacco. Se fossero stati capaci di conquistare le spiagge dell’isola, le cose erano ben peggio di come se le era immaginate.
“Ritiratevi sulle colline!” gridò e gli uomini attorno a lui apparvero per un momento sorpresi, ma poi partirono attraverso la città in direzione dei passi montani. Gli uomini del generale Haven reagirono velocemente quanto quelli di Haylon, dato che certamente nel corso del tempo trascorso a combattere lì erano arrivati a conoscere le montagne del posto altrettanto bene. Gli ex uomini di Lord West li seguirono, ubbidendo all’ordine di Tano. Lui sperava solo che non fosse un ordine che li avrebbe portati alla loro morte.
Raggiunsero le pareti di roccia e i passi ai confini della città. Lì c’erano ad aspettarli degli uomini, vicino a dei grandi cunei di legno con delle mazze. Tano immaginò che quando li avessero spinti dento, le pareti di pietra avrebbero iniziato a cadere formando un muro naturale. E immaginò anche che, a meno che non avessero fatto benissimo i loro calcoli, gli uomini rischiavano di restare sepolti dalla frana di rocce. Stavano per dare la loro vita per rallentare l’avanzata.
Tano non poteva permettere loro che lo facessero da soli.
Afferrò una delle mazze, ignorando l’espressione scioccata dell’uomo mentre guardava i soldati che filtravano insieme a lui attraverso l’apertura. Arrivarono altri guerrieri di Haylon, e altri ancora, ma ora Tano iniziò anche a scorgere gli uomini di Cadipolvere all’inseguimento che serravano le distanze.
Allora si trovò a pensare a Ceres. Sperava che le stesse andando meglio che a loro nella sua ricerca. Aveva tanto voluto stare con lei, e se fosse morto lì questo non sarebbe mai più potuto succedere. Però non poteva starsene da parte e lasciare che quegli uomini si arrangiassero.
“Dobbiamo farlo,” disse uno degli uomini lì vicino.
Tano scosse la testa. “Non ancora. Stanno arrivando altri uomini.”
“Ma se quelli di Cadipolvere passano…”
“Non ancora,” ripeté Tano.
I guerrieri continuavano ad arrivare e Tano lasciò passare quanta più gente poteva. Quando gli arrivò vicino il primo uomo di Cadipolvere, parò il colpo con l’impugnatura della sua mazza, poi contrattaccò e sentì le costole dell’avversario che cedevano sotto al colpo. Ne arrivò un altro e questa volta Haven si fece trovare pronto e lo uccise.
“Questo non è posto per te, mio principe,” gli disse.
“Mi pareva che aveste detto che non sono il vostro principe,” sottolineò Tano.
Sentì l’uomo sospirare. “Non lo sei, ma hai ragione. Sono venuto su quest’isola pe fare il macellaio. È ora di fare qualcosa di più.”
Annuì, e Tano sentì delle forti mani che si chiudevano sulle sue braccia. Un paio di soldati dell’Impero lo tirarono indietro, mentre Haven prendeva la mazza che teneva in mano.
“Haven, non lo faccia,” disse Tano.
Ma era troppo tardi. Il vecchio generale stava già facendo roteare il martello insieme ai pochi uomini scelti di Haylon. Lo fece calare con tutta la forza di un uomo molto più giovane, andando a segno contro il cuneo che aveva davanti. Le rocce scricchiolarono.
Quando cedettero, fu come un tuono e tutto il mondo parve scomparire sotto a una pioggia di sassi. Il generale Haven sparì sotto la valanga, lasciando nient’altro che un solido muro di massi.
Tano guardò sconcertato quella pila di rocce.
Sapeva che aveva comunque fatto guadagnare loro ben poco tempo.
Haylon era perduta.
Sperava solo che le cose fossero più facili per Ceres.