Читать книгу La figlia dei draghi - Морган Райс, Morgan Rice - Страница 7
CAPITOLO PRIMO
ОглавлениеLa Regina Aethe era inginocchiata accanto al letto di suo marito e osservava il suo corpo immobile dietro alle lacrime, mentre il mondo le collassava addosso. Aveva perso traccia del tempo che aveva trascorso lì; il suo dolore faceva sfumare il giorno nella notte e viceversa, e accettava il cibo solo quando le domestiche la imploravano di mangiare, ma appariva come cenere anche allora.
La stanza era ricca nel suo sfarzo, con arazzi sistemati sulle pareti e mobili costruiti con i legni più pregiati, provenienti da ogni angolo del Regno del Nord. Niente di tutto ciò faceva una qualche differenza, né le tazze indorate, né i capi di seta, niente. Sembrava tutto grigio e cupo mentre Godwin giaceva inerte sul letto.
“Quando si sveglierà?” chiese al Dottor Jarran, che non faceva altro che scuotere la testa e tendere le dita grassottelle.
“Ho trattato le sue ferite al meglio che potevo,” rispose l’uomo. “Oltre a questo, mi dispiace mia Regina, ma non ho altre risposte.”
“Allora qual è la tua utilità qui?” domandò Aethe, mentre la rabbia si imponeva sulla sofferenza, sembrando l’unica cosa d’aiuto adesso. “Non hai potuto aiutare mia figlia. Non puoi aiutare mio marito. A cosa servi? Esci! Torna a cucire ferite e curare sciocche malattie!”
Era dura, ma tutto sembrava duro in quel momento. Il mondo intero era diventato un luogo di cime affilate e ombre tetre che le sottraeva le energie, rendendole difficoltoso persino tenersi in piedi. Non c’era nessuno che poteva darle conforto allora. Nonostante suo marito fosse circondato di guardie e domestici, Aethe si sentiva sola come fosse abbandonata nel mezzo di una pianura aperta.
“Perché nessuno può aiutarlo?” domandò, inginocchiandosi di nuovo accanto al letto, ma nessuno rispose. Nessuno osò farlo. Un pensiero disperato la raggiunse. “Dov’è il Maestro Grey?”
Quella era forse una domanda alla quale nessuno poteva dare risposta. Chi poteva sapere dove fosse il mago, o cosa stesse facendo? Aethe andò a una delle finestre della stanza, e persino quello richiese uno sforzo; fissò fuori la torre annessa al castello, cercando di scorgere l’uomo. Certo, non c’era niente, nessuno era lì seduto, in attesa di salvare Godwin.
Rivolse lo sguardo verso Royalsport, che si dispiegava sotto di lei. I corsi d’acqua erano in alta marea adesso e dividevano il regno nelle sue varie isole, ciascuna ospitante un distretto della città. Le mura racchiudevano gran parte di essa, ma una porzione si riversava al di là della cinta, come lo stomaco di un uomo grasso si ripiega oltre la cintura. I quartieri poveri giacevano a ridosso delle mura e si estendevano nella campagna retrostante. Le grandi Case si ergevano su tutto il resto: la struttura quadrata della Casa dei Commercianti svettava sul mercato, i colori sgargianti della Casa dei Sospiri sulla zona dei teatri, la Casa degli Accademici si innalzava in guglie intrecciate e la Casa delle Armi eruttava fumo come se le sue fornaci stessero preparando altre armi per la violenza.
Da dove si trovava, Aethe poteva già avvistare i segnali di quella violenza, i cavalieri e i soldati che preparavano i loro accampamenti fuori dalla città, le folle nelle strade che inglobavano più uomini sanguinari del solito. C’erano forze nobili così come quelle del Re, perché ovviamente ciascun duca o conte aveva dozzine di soldati con sé, pronti a eseguire i suoi ordini.
Aethe dette le spalle a quello scenario; non poteva sostenere ancora quella vista. Non poteva più sopportare niente di tutto ciò.
“Alzati, marito mio,” disse dolce, tornando al letto e appollaiandosi lì sopra. “Il tuo regno ha bisogno di te.” Si abbassò e gli sfiorò la fronte con le labbra. “Io ho bisogno di te.”
Suo marito non era l’uomo che era stato un tempo, e non solo perché l’età gli aveva ingrigito i capelli e smussato i muscoli, ammorbidendoli e coprendoli di massa grassa. Aethe era ormai abituata a questo, conosceva bene quei cambiamenti in lui, come conosceva ogni ruga e capello bianco comparsi sul suo stesso corpo. No, questo aveva più a che vedere con il suo pallore, con la sua pelle grigia ormai quasi quanto la sua barba, con il suo respiro così lieve da essere quasi assente. Era doloroso vederlo ridotto così.
Era troppo doloroso, in quel momento. Non poteva assistere a tutto ciò, non più.
“Non possiamo perderti,” disse Aethe. “Rodry… tuo figlio è morto, Godwin.” Ad Aethe non era mai interessato molto dei figli di Godwin, perché erano un promemoria del suo primo matrimonio e di quanto aveva amato di più la sua prima moglie; ma, di essi, Rodry era stato il migliore. Greave era strano e ossessionato dai suoi libri, mentre Vars era… Aethe sussultò. “E… in quanto alle mie figlie, Nerra è scomparsa ed Erin si è gettata in battaglia come fosse un giovanotto.”
Almeno avevano riavuto Lenore. Lei era tornata, ed era salva e sposata, nonostante non avrebbe mai dovuto trovarsi in pericolo, né avrebbe dovuto essere stata catturata, in primo luogo. Aethe doveva solo sperare che il suo matrimonio con Finnal fosse felice; confidava che lo fosse, nonostante il nervosismo di sua figlia prima delle nozze.
Per ora, però, avrebbero dovuto affrontare la minaccia dal Regno del Sud. Aethe aveva sempre pensato che nessun esercito potesse attraversare le spietate acque del fiume Slate, ma adesso tutti stavano dicendo che una forza stava penetrando il regno da est, tramite l’Isola di Leveros.
“Ti prego, svegliati,” disse, stringendo la mano di Godwin. “Temo che accadranno cose molto brutte, se non lo fai.”
“Non c’è niente da temere,” disse una voce dalla soglia. “Ho tutto sotto controllo, in quanto reggente.”
La Regina Aethe si voltò, mentre Vars entrava nella stanza.
Era dura esprimere quanto poco sembrasse un re il figlio di suo marito. Indossava un cerchietto d’oro, ma era più minuto di suo marito, appariva più debole, con quei suoi capelli di un castano spento e torbido e i tratti anonimi. I suoi indumenti erano raffinati, ma erano macchiati di vino. Oltre a questo, c’era qualcosa in Vars che non le era mai piaciuto. Di certo Godwin non avrebbe mai voluto che fosse lui a sostituirlo al trono.
“Come siamo arrivati a questo?” chiese Aethe, consapevole che Vars doveva condividere il suo dolore, nonostante fossero minime le altre cose in comune. “Come hanno potuto portare mia figlia a sud e uccidere tuo fratello? Com’è potuto cadere tuo padre, proprio nel momento in cui il Regno del Sud ci sta attaccando?”
Quella era la parte che accresceva di più il lutto di Aethe. Suo marito caduto in combattimento sarebbe stato abbastanza terribile di per sé, ma tutti quegli eventi insieme erano davvero troppi. Pareva che l’avessero distrutta, senza lasciare niente intatto. La menzione degli accadimenti sembrò scuotere anche Vars, quasi come avesse ricevuto un colpo.
“Non possiamo comprendere queste cose,” replicò lui. Con sorpresa di Aethe, le andò accanto e le posò una mano sulla spalla. “Sospetto che sia stato tutto tramato dal Regno del Sud. Sì, se c’è un colpevole, sono senz’altro loro.”
“Per me lo sono,” replicò Aethe, sentendo la rabbia arderle dentro; una fiamma che pareva capace di consumarla del tutto se glielo avesse concesso. “Dopo tutto ciò che hanno fatto, li farei scomparire dalla faccia della terra se potessi!”
“Sono così tanti i motivi per cui odiarli,” affermò Vars.
“L’uccisione di tuo fratello, il rapimento di tua sorella…”
“Sì,” rispose Vars. “Almeno ha sposato Finnal adesso.”
“È vero,” replicò Aethe, e sentì un poco di sollievo all’idea. Sapeva che Lenore era stata nervosa prima delle nozze, ma era certa che sua figlia sarebbe presto stata felice. “E Godwin…”
“Faremo tutto il possibile per riportarlo fra noi,” intervenne Vars. “Tutto il necessario.”
“Puoi… puoi trovare il Maestro Grey?” domandò lei. “Il dottore non può farci niente, quindi forse lui…”
“Lo farò convocare,” rispose Vars. “E, nel frattempo, terrò tutto sotto controllo qui.”
“Io ti aiuterò,” replicò Aethe. “Qualsiasi cosa ti serva. Terremo al sicuro il regno insieme. Per Godwin.”
Poté avvertire le lacrime precipitare giù e si sentì quasi cadere per la debolezza dovuta al lutto.
“Non sarà necessario,” disse Vars.
“Ma Vars…” esordì Aethe. Aveva bisogno di un compito che la facesse sentire utile, che la facesse sentire di nuovo parte delle cose.
“La moglie di mio padre è chiaramente sconvolta,” affermò Vars, girandosi verso un paio di guardie. Non la chiamò la regina, notò Aethe. “Ha bisogno di riposare. Portatela ai suoi alloggi e fate in modo che non venga disturbata.”
“Che cosa?” domandò Aethe. “Non ho bisogno di andare da nessuna parte.”
“Sì invece,” insistette Vars. “Sei stanca, sei sconvolta. Vai a riposare; è per il tuo bene.”
Il problema era che più protestava, più appariva come nient’altro che una moglie afflitta dal dolore. Le guardie la raggiunsero, afferrandola per le braccia. Si dimenò per liberarsi dalla presa, determinata a camminare da sola, ma non poté fermare le lacrime che iniziarono a scivolarle giù per il volto. Lanciò uno sguardo a Vars, in piedi su suo marito. Come poteva stare accadendo tutto ciò?
E, ancora più importante, che disastro significava per il regno?