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-2- Il Fenomeno della Pasticceria

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Il Maestro delle Cerimonie si schiarì la voce e annunciò “Il premio per il Pasticcere dell’Anno va a…” facendo una pausa a effetto prima di guardare il nome scritto sul retro del biglietto dorato. “Per il terzo anno consecutivo” disse quando si rivolse al pubblico con un sorriso in viso. “Il pâtissier che rappresenta l’Hotel Avalon” si interruppe nuovamente prima di annunciare “Il Signor Ben Bakewell!” Poi l’applauso dell’uomo si unì a quello del pubblico riunito nella sala conferenze del lussuoso Park Lane Hilton. Molti esultarono, mentre alcuni mormorarono qualcosa mentre un uomo in un abito fuori misura si diresse tranquillamente verso il palco.

“Ben fatto, Cake” disse il presentatore quando il pasticcere salì sul palco e gli strinse la mano.

Cake aveva vinto quel premio prestigioso per tre anni consecutivi, ma era ancora imbarazzato nel reggere l’effige di cristallo. Il suo discorso di ringraziamento riverberò quello degli anni precedenti. “Grazie” mormorò nel microfono, arrossì, scorreggiò, scese dal palco e si affrettò al tavolo dove sedevano i suoi colleghi.

Con gran sollievo di Cake, la cerimonia di premiazione era quasi finita. Diversi critici culinari sul palco discutevano dei vari piatti che si erano aggiudicati dei premi. Cake detestava eventi simili, e considerava i critici culinari tanto utili quanto una scorreggia in un colino, incapaci di bollire un uovo e per nulla tagliati per il settore. Riceveva però sempre ottime recensioni da parte loro. Una di esse descriveva il suo *Avalon Nest Egg un’esplosione di sapori impeccabili che provocavano orgasmi orali, e descriveva come ogni pietanza che creava Cake fosse perfetta. A ogni modo Cake le riteneva sempre nella media ed era dell’opinione che mancasse qualcosa ai propri piatti, ma non era in grado di capire di che cosa si trattasse.

Cake rincasò attorno alle 11, dopo aver percorso un lungo tragitto attraverso la capitale. Jade aveva già fatto ritorno dalla gita di cinque giorni a Lincoln. Cake era entusiasta di vederla, e voleva scoprire come stesse procedendo la loro pasticceria. Si abbandonò su una poltrona in salotto mentre Jade gli versò un calice di vino, quindi si misero comodi. Le porse l’assegno ricevuto dalla vincita della competizione e lei gli sorrise, mostrandogli poi il video che aveva realizzato dei lavori in corso.

***

Benjamin Bakewell, detto Cake da sempre, aveva una reputazione impeccabile nel mondo culinario. Ogni cuoco stellato e ristorante di lusso lo conosceva. Aveva ricoperto la posizione di maestro pasticcere all’Avalon per tre anni. Le sue celebri torte e pasticcini facevano invidia ai maggiori pasticceri grazie al metodo di Cake, il quale era unico, e che molti tentavano invano di replicare.

Cake era nato nella periferia di Louth, Lincolnshire, una piccola cittadina rurale a quaranta chilometri da Lincoln City. La sua famiglia possedeva una fattoria da 200 acri ai margini della città, dove venivano coltivati il frumento, l’orzo e il luppolo. Il suo soprannome, Cake, gli era stato affibbiato a causa del suo cognome, Bakewell, e del suo amore per la pasticceria. Aveva frequentato la scuola elementare Grimoldby, e mentre gli altri bambini trascorrevano la ricreazione giocando e facendo sport, lui aiutava i cuochi della scuola in mensa.

I genitori di Cake erano sempre stati al corrente del fatto che il figlio avesse come un sesto senso. Era in grado d’individuare tutti gli ingredienti di ogni piatto, e aggiungeva elementi in cui riteneva che il piatto risultasse carente. In tal modo accentuava ed elevava il sapore fino a quando il proprio palato perfetto lo considerava accettabile. Cake non mangiava né maneggiava la carne, il cui odore non conteneva aromi fragranti, la cui consistenza era granulosa e grossolana, e il cui sapore gli faceva venire la nausea. Tollerava certi tipi di frutti di mare, ma solo se erano freschi e moderatamente aromatizzati, come la rana pescatrice o le cape sante, alle quali poteva aggiungere erbe e spezie per mascherarne l’odore e il sapore. Nessuno comprendeva il dono insolito di quel ragazzo, e trascorsero molti anni prima che qualcuno scoprisse la causa del suo palato sopraffino e del suo olfatto iper sviluppato. Solamente Cake era in grado di percepire il profumo e il sapore del mondo dal proprio punto di vista, individuando le fragranze nell’aria. Durante i suoi primi anni a scuola aveva sfruttato il proprio talento unico per estorcere dei dolci e altre golosità dai propri compagni di classe indovinando che cosa avevano mangiato per colazione quella mattina in base all’odore dei loro peti. Crescendo utilizzò tale trucco durante le feste a cui prendeva parte.

Cake trascorse un’infanzia felice con molti amici, anche se le ragazze lo evitavano per la sua tendenza ad annusare l’aria circostante, inclinazione sgradevole. I suoi amici lo ritenevano un passatempo divertente, ma il ragazzo smise di farlo quando la madre gli disse che non era educato, e che un giorno avrebbe avuto bisogno di una ragazza, e annusar loro il sedere non era il modo per far sì che lo trovassero attraente. Cake aiutava alla fattoria durante i raccolti, e il suo periodo preferito dell’anno era la primavera, quando la flora veniva impollinata e sbocciava; gli innumerevoli odori lo facevano andare in estasi. Aiutava anche la madre e la nonna a fare il pane fresco, le torte, i biscotti e i dolci per la famiglia e per i lavoratori della fattoria. Cake concentrava il suo talento unico sulla realizzazione di pietanze dolci e salate, fino a quando queste gli soddisfacevano i sensi. Da giovane Cake si era sentito a casa in cucina, e ridacchiava con voluttà ogniqualvolta tirava fuori dal forno una teglia di dolciumi cucinati da lui. I profumi della confetteria appena sfornata, che facevano venire l’acquolina in bocca, aleggiavano nella calda cucina della casa colonica, e solitamente la nonna di Cake si affrettava dal nipote per vedere che cosa si fosse inventato.

La nonna vide una scintilla negli occhi di Cake quando un giorno il ragazzino le disse “Nonna, un giorno sarò il pasticcere più famoso d’Inghilterra...forse anche del mondo”.

Al che la nonna sospirò e gli rivolse un ghigno. “Si Cake, lo so”.

Aveva accumulato libri e riviste di cucina nel corso degli anni, realizzando ogni torta la cui ricetta era stata pubblicata sui quotidiani, e aggiungendo erbe e spezie che combinava per esaltare il sapore dei piatti, rendendoli unici. A Cake sembrava sempre che alle pietanze mancasse qualcosa, ma la nonna Pearl lo rassicurava dicendogli che un giorno avrebbe scoperto LA SUA spezia perfetta.

Nella sua prima adolescenza Cake iniziò a fare kick boxing. Era alto e snello, e l’arte marziale lo fece diventare muscoloso, ma le sue gambe e braccia restarono pelle e ossa nonostante il duro allenamento.

Cake era un bel ragazzo dal viso magro, gli occhi nocciola e i capelli corti e castani. Assomigliava a un giovane Kevin Costner, anche se la sua figura allampanata e bizzarra faceva sì che avesse più tratti in comune con il pagliaccio Coco. In adolescenza le ragazze iniziarono a notarlo, a quel punto aveva smesso di annusarle.

La sua famiglia diede per scontato che una volta terminata la scuola avrebbe continuato il mestiere di famiglia, diventando un agricoltore. I sogni e le ambizioni di Cake erano però lontano dal mondo di famiglia, dato che il ragazzo voleva frequentare la scuola di cucina. I suoi genitori glielo proibirono e gli offrirono un compromesso. Avrebbe potuto fondare un piccolo forno insieme alla madre e alla nonna; loro tre avrebbero cucinato mentre le sorelle di Cake avrebbero venduto i loro prodotti a Louth e nei dintorni. Cake accettò tale compromesso, sapendo che ciò avrebbe implicato lunghe ore in cucina, sacrificando gli allenamenti di kick boxing; ma la pasticceria era la sua passione. Suo nonno concesse loro di cucinare in un vecchio capanno, e acquistò due forni a gas di seconda mano oltre all’ampio piano di cottura AGA. La famiglia comprò un’impastatrice e altre attrezzature, oltre a scaffali, frigoriferi e unità di conservazione come da istruzioni di Cake, realizzando una pittoresca pasticceria rurale. Il padre aveva ceduto loro una Land Rover della fattoria affinché lui e le sorelle girassero per la cittadina in cerca d’industrie e negozi che acquistassero i loro prodotti. Cake fece in modo che il menù fosse semplice. Amava sperimentare, ma la famiglia decise che i filoni di pane, i panini, le baguette, le torte e le crostate sarebbero state sufficienti.

L’attività di Cake aveva inizio dopo il raccolto. Cucinavano di prima mattina, e il primo lotto usciva dal forno alle 6. Le sorelle svolgevano le consegne prima di andare a scuola, e Cake cucinava e consegnava ulteriori lotti durante il giorno. Si trattava di una routine che funzionava bene, e presto vennero sommersi di ordini. Il business della panetteria divenne un’entrata extra molto redditizia per la fattoria. Cake era felice, ma non si sentiva realizzato. Più leggeva riviste di cucina che trattavano di nuove tecniche e ricette create in ampie panetterie, ristoranti e hotel, adulando grandi chef, più Cake bramava una vita prestigiosa.

Una calda mattina d’estate, mentre Cake stava sfornando una partita di panini croccanti, ricevette una telefonata da Bill, il proprietario del pub ‘Rising Sun’.

“Giorno Cake” disse Bill “Un mio cliente vorrebbe parlarti. Potresti venire qui?”

“Che cosa vuole?” Domandò Cake.

“Non lo so, vieni qui e parlagli, così lo scoprirai” disse Bill, sembrava vago.

Cake, incuriosito, guardò l’orologio e disse “Okay Bill, dammi più o meno venti minuti”. Quindi si cambiò, togliendosi la divisa bianca da fornaio, e guidò fino in città.

***

Una volta al Rising Sun, Cake si diresse da Bill, il quale gli sorrise e gli disse del cliente. “Il primo giorno ha mangiato il tuo sandwich gourmet con una fetta di Gateau, e oggi ha ordinato diversi sandwich e fette di torta. L’ho visto prendere un assaggio di tutti i piatti, assaporarli, avvolgerli in un tovagliolo e sistemarli in un borsone”. Bill si grattò il mento prima di proseguire “Oggi mi ha chiesto chi mi forniva i prodotti da forno, e quando gli ho detto che si trattava di un fornaio locale si è presentato e ha insistito affinché potesse parlarti. Non ti avrei disturbato, ma sostiene di essere famoso, anche se non l’ho mai sentito nominare”.

“Che strano” disse Cake corrucciandosi “Come si chiama?”

Bill ci pensò e disse “Jimmy qualcosa...mi sono dimenticato il cognome, ma è seduto là” indicò l’uomo che si era accomodato a leggere il quotidiano.

Cake raggiunse l’uomo, il quale lo sbirciò da dietro al giornale e gli sorrise. Posò il periodico sul tavolo accanto e chiese a Cake di accomodarsi. Il ragazzo trasalì, e sembrò sorpreso quando riconobbe l’uomo. Aveva letto degli articoli su di lui nella rivista British Bakery, ed era al corrente del prestigio che circondava il piccolo individuo stempiato dal viso tondo.

“Mi chiamo Jimmy Constable, sono il capo pasticcere della Harrods Bakery”.

Cake gli strinse la mano, e con voce tremante disse “Si, so chi è lei, tutti mi chiamano Cake”.

“È un piacere conoscerti, Cake” disse Jimmy. “Cosa posso fare per lei? C’è qualcosa che non va nel cibo?” Domandò Cake con fare preoccupato.

Jimmy sorrise e disse “No, il cibo è perfetto”. Poi aggiunse “Mi sono fermato qui qualche giorno fa per fare uno spuntino; ero in viaggio verso Hull per un colloquio con un candidato all’incarico a Harrods. Mi aspettavo del cibo blando e secco, da venditori ambulanti”. Si sporse in avanti e disse “Invece i sapori e le consistenze del panino e del Gateau mi hanno lasciato senza parole. Il giorno successivo sono tornato per assaggiare altre pietanze del menù, e sono rimasto nuovamente deliziato dai sapori unici e inconfondibili” guardò verso Bill, sorridendo prima di sussurrare a Cake “era molto meglio della terribile birra”.

Cake, elettrizzato di sentire Jimmy cantare le sue lodi, spiegò l’origine del suo soprannome, gli raccontò della panetteria di famiglia e lo invitò a visitarla. Jimmy accettò, quindi uscirono dal Rising Sun, diretti alla fattoria Bakewell.

Jimmy osservò il forno della fattoria, e assaggiò altri prodotti di Cake. Con ogni morso, sul viso del capo pasticcere si allargava un’espressione di puro piacere.

“Hai delle qualifiche in campo culinario, Cake?” Domandò Jimmy.

“No” rispose Cake. “Mi dispiace”.

Jimmy sorrise. “Non ti preoccupare, da tempo non assaggiavo qualcosa di così buono, quindi possiamo aggirare le scartoffie. Vorrei che facessi una cosa per me”.

Cake era confuso, e domandò “Aggirare le scartoffie per cosa?”

Jimmy ignorò la sua domanda ed estrasse una rivista dalla valigia. Mostrò quindi a Cake una fotografia patinata di un budino ricoperto di glassa bianca, poi gli chiese “Puoi fare uno di questi?”

Cake osservò la fotografia. ‘Perché un capo pasticcere vorrebbe che facessi un semplice budino?’ Pensò, era chiaramente perplesso, ma gli rispose con un “Certo”.

“Fammene uno per favore” disse Jimmy con un sorriso in volto.

“Solo uno?” Domandò Cake.

“Sì, solo uno” rispose Jimmy.

Jimmy si mise comodo e osservò Cake districarsi tra barattoli e scatole d’ingredienti come un ballerino scatenato. Non utilizzava la bilancia per soppesare le cucchiaiate d’ingredienti prima di mescolarli insieme. Annusò il composto e l’assaggiò fino a quando ne sembrò soddisfatto, e lo sistemò in forno quando gli sembrò assomigliare perfettamente all’immagine sulla pagina patinata. Parlarono per un po’ di Londra e della cucina fino a quando Cake seppe che il budino era pronto. Quindi lo sfornò e vi versò sopra la glassa.

Jimmy inalò il delizioso aroma e sorrise.

In attesa che la glassa s’indurisse, Cake domandò a Jimmy “Perché ha voluto che preparassi un semplice budino?”

Jimmy guardò Cake e sorrise “Non sono così semplici da fare, e possono risultare insipidi. Cerco sempre qualcuno in grado di realizzare un sapore unico e che renda speciale qualcosa di banale” rispose Jimmy.

“Per cosa lo cerca?” Domandò Cake con fare confuso.

Jimmy guardò Cake e disse “Per diventare il mio assistente”.

Cake restò stupefatto dalla risposta, e Jimmy aggiunse “A Harrods cerchiamo un assistente capo pasticcere, ma non ho ancora trovato un candidato ideale”.

Confuso, Cake porse il budino caldo a Jimmy, il quale prese un morso della pasta dolce e ben cotta. I sapori gli esplosero in bocca in una fusione di gusti delicati che mettevano in risalto il budino alla vaniglia e la sua glassa.

‘Questo ragazzo ha un talento fenomenale’ pensò Jimmy prima di annunciare “Il ruolo di mio assistente è tuo, giovane Cake”.

Il cuore di Cake gli batteva all’impazzata nel petto; sapeva che non gli sarebbe più capitata un’occasione simile. Era il suo sogno, ma era consapevole di avere un ostacolo da superare. Quindi sospirò e disse “Mi piacerebbe tantissimo venire a Londra a lavorare per lei Jimmy, ma devo mandare avanti il forno per la mia famiglia”.

Jimmy sembrava deluso, e guardò Cake quando disse “Se vuoi questo lavoro parlerò con la tua famiglia” gli rivolse un ghigno. “So essere molto persuasivo”.

Cake sorrise, sembrava un cucciolo entusiasta quando disse “Grazie Jimmy”. Poi controllò l’orologio “La mia famiglia è al piano superiore”.

***

Jimmy e Cake raggiunsero la sezione della pasticceria di Harrods una settimana dopo che la famiglia di Cake aveva dato il proprio benestare, sapendo che si trattava del suo sogno. Jimmy fece fare a Cake un tour del prestigioso negozio. Il ragazzo guardò il contenuto delle vetrine della pasticceria; sembravano opere d’arte. Jimmy gli mostrò la sua stanza negli alloggi del personale situati sul retro dell’edificio, e gli fornì diverse divise decorate dal piccolo ricamo in oro tipico di Harrods.

Cake aveva l’impressione di aver vinto alla lotteria quando indossò la divisa ed entrò nell’immacolata pasticceria, così efficiente e ben organizzata, in cui ogni pasticcere sapeva quale fosse il proprio ruolo e la propria routine. Cake si sentì intimidito nell’aggirarsi tra i moderni forni e attrezzature.

“Okay Cake” disse Jimmy. “Da’ un’occhiata in giro e orientati, poi dovresti preparare due dozzine di èclair al cioccolato”.

“Si Chef!” Rispose Cake felicemente, mettendosi al lavoro.

Cake impiegò poco tempo ad adattarsi alla sua nuova vita. Lo staff della pasticceria di Harrods inizialmente si comportò freddamente nei suoi confronti. Erano gelosi di lui, e non capivano come avesse fatto un giovane contadino senza qualifiche a ottenere il lavoro invidiabile di assistente del capo pasticcere. Tuttavia, quando assaggiarono le sue torte e paste si resero conto che era meritevole della posizione che ricopriva. Cake lavorava sodo e trascorreva la maggior parte del proprio tempo alla pasticceria.

La reputazione di Cake si fece strada nel mondo culinario di Londra. Le vendite della pasticceria Harrods aumentarono, e Cake venne presto richiesto dalla concorrenza. Guadagnava bene e faceva ciò che amava fare, il pasticcere.

Jimmy diventò il suo mentore e insegnò a Cake trucchi e tecniche estremamente preziose. All’Harrods, Cake si sentiva però limitato nello sperimentare. Il menù fisso cambiava raramente, e non c’era spazio per l’innovazione. Cake non si sentiva spronato, e tale posizione si fece presto banale. Riprese con il kick boxing per rompere la monotonia.

Cake rifiutò però posizioni in pasticcerie e ristoranti prestigiosi, e Jimmy l’incoraggiò ad avanzare con la propria carriera, consigliandogli di cambiare lavoro se si fosse presentata l’opportunità. Ciò accadde quando Cake aveva ventiquattro anni. L’hotel Savoy gli propose di diventare il loro capo pasticcere, ruolo che Cake prese in considerazione.

Gli offrirono un salario generoso, e avrebbe potuto controllare il menù delle torte e dei dolci, dandogli la libertà di sperimentare con le proprie ricette. Il tal modo però il successo della pasticceria era sulle sue spalle.

Cake discusse l’offerta con Jimmy, il quale gli suggerì di accettare la posizione.

***

Il Savoy, nonostante fosse stato edificato nel diciottesimo secolo, era un moderno hotel a cinque stelle, da cui Cake restò impressionato in quanto a opulenza e grandezza. La cucina della struttura lo scioccò, poiché il ragazzo era abituato a un ambiente tranquillo ed efficiente. Gli chef si aggiravano di fretta nella cucina come polli senza testa, tutto mentre un capo cuoco basso e grasso urlava loro contro. Quando Cake raggiunse la sezione dedicata alla pasticceria notò che un capo pasticcere stava gridando allo staff avvilito. Il ragazzo si presentò all’uomo, il quale non sembrò per niente turbato dal nuovo membro del team. Il capo pasticcere fece fare un giro a Cake mentre abbaiava ordini ai subordinati.

Cake non sprecò tempo a mettere in ordine la pasticceria, insegnando le tecniche apprese ai pasticceri e tramandando loro le proprie ricette, controllando sempre ogni piatto destinato al servizio. Licenziò l’assistente del capo pasticcere, e l’area di lavoro si fece serena e ben organizzata, a differenza della cucina principale dove regnava il caos e dove i capo cuoco megalomani urlavano contro ai loro galoppini. Si rivolgevano però a Cake con rispetto, consapevoli che a differenza di quest’ultimo, loro non erano essenziali.

A Cake piaceva fare delle passeggiate lungo il Tamigi, e spesso si chiedeva l’origine dei propri sensi accentuati. Voleva scoprire di più al riguardo, quindi andò dal Dottor Arnold Sagger, un eccellente specialista genetico e fisico della clinica Harley Street, che prese da Cake dei campioni di DNA per parentesi e suscettibilità.

I risultati stupirono il dottore. Cake era dotato di oltre un terzo in più di recettori olfattivi rispetto ad altri esseri umani e alla maggioranza dei mammiferi.

Il dottore aveva svolto delle ricerche su certi individui come ad esempio un sommelier italiano dotato di 980 geni recettori, qualcuno in più rispetto alla media negli esseri umani, che si aggira sui 900. Cake ne aveva più di 1400, qualcuno in meno dei topi che al massimo sono dotati di 1500 geni olfattivi.

Il dottore era sembrato entusiasta quando aveva chiesto a Cake di studiare il suo caso e di svolgere ricerche sulla sua mutazione genetica, ma restò deluso dal fatto che Cake rifiutò tale proposta in quanto si sarebbe sentito un X-Men. Era solamente un ragazzo con un senso elevato, di cui ora aveva compreso il motivo, ed era tutto ciò che gli serviva sapere.

Cake rimase al Savoy diversi anni, e il suo nome divenne sinonimo di ottima pasticceria. La sua reputazione venne resa famosa grazie ad articoli pubblicati su riviste di pasticceria dove veniva definito ‘Il Fenomeno della Pasticceria’. Il Principe Carlo si faceva recapitare regolarmente le paste di Cake a Clarence House.

Cake uscì diverse volte con alcune chef, che aveva trovato noiose e aveva convenuto che odorassero di grasso di cottura.

***

Diversi anni più tardi il Savoy cambiò gestione, e l’hotel venne acquistato da una multinazionale. Le uniche preoccupazioni diventarono quindi i soldi, il profitto e il fissare degli obiettivi e un budget. Cake trascorse quindi più tempo tra le scartoffie piuttosto che a fare ciò che amava fare, il che finì per demoralizzarlo. Aveva ricevuto molte altre offerte di lavoro, e dopo averle discusse con Jimmy, accettò la proposta di un nuovo hotel a Richmond, Greater London. All’Avalon avrebbe guadagnato tanto quanto al Savoy, bonus esclusi, e avrebbe potuto gestire la pasticceria senza doversi occupare delle scartoffie in quanto gli avrebbero assegnato un responsabile. Il Savoy offrì a Cake un aumento importante di stipendio, così come un bonus rilevante affinché restasse, ma Cake rifiutò e si licenziò.

A Cake piaceva lavorare all’Avalon. Ora trentenne, era a proprio agio con la libertà e la responsabilità.

Ottenne la cintura nera di kickboxing prima di licenziarsi dal Savoy; dopo aver iniziato all’Avalon s’iscrisse al Club Tojo di kickboxing, che aveva sede nella palestra del vicino Kings Leisure Centre.

Osservò alcuni kickboxer durante l’allenamento, quindi posò la sacca e si aggirò in palestra in attesa che qualcuno lo notasse.

Una donna attraente lo raggiunse e gli sorrise.

Cake rispose al gesto e pensò ‘Ooh, è gentile e troppo carina per essere una kickboxer. Forse è una fan’ le rivolse un ghigno.

“Che cosa vuoi?” Domandò improvvisamente la donna in un accento cockney.

“Vorrei entrare nel club di kickboxing” rispose Cake.

“Perché?” Domandò la donna. “Pensi di essere tosto?”

I presenti osservarono la scena con un sorriso in volto.

“Abbastanza tosto” disse Cake, preso alla sprovvista dai modi di fare così schietti della donna. “Sono una cin…”

La sua frase venne interrotta quando lei lo colpì al naso.

Cake la guardò scioccato quando fece per attaccarlo nuovamente. Cake fermò il pugno, quindi lei gli diede un calcio alla gamba prima d’indietreggiare e sistemarsi in posa di slancio.

“Prima lezione” disse la donna “Non abbassare mai la guardia”. Poi scattò in un attacco spietato, prendendo Cake a pugni; per quanto ne schermasse la maggior parte ne subiva comunque molti. Ora arrabbiato, si vendicò prendendo a pugni e calci la donna, la quale bloccò ognuno dei suoi attacchi prima di raggiungerlo nuovamente al naso. Cake si stava adirando. La donna se ne accorse, quindi raddrizzò la schiena e gli sorrise.

“Sì okay, puoi entrare nel club. Ma dobbiamo lavorare sulla tua difesa e sul karma; è stato troppo facile farti andare in collera e farti sbagliare”.

Cake rivolse un’occhiataccia alla donna, e poi guardò gli altri atleti che stavano ridacchiando nell’osservare la coppia.

“Mi chiamo Jade” disse lei, tendendogli la mano. “Sono l’istruttrice capo”.

Cake era un po’ alterato, quindi rivolse uno sguardo furioso alla donna. “Quindi attacchi tutti quanti? Che cosa sarebbe successo se non fossi stato in grado di difendermi? Fortunatamente sono un kickboxer”.

Jade ridacchiò prima di rispondere “Non attacco tutti quanti, solo quelli presuntuosi, Signor Cintura Nera”. Indicò il borsone di Cake, alla cui maniglia era annodata la cintura nera decorata dall’ampio ricamo di cotone che simboleggia lo Zendo.

Cake guardò il borsone prima di sorridere alla donna.

“Oh!” Tentennò lui dall’imbarazzo. “Sono Ben, ma tutti mi chiamano Cake”.

***

Dopo il contatto iniziale, Cake e Jade andarono subito d’accordo. Cake trovava Jade intrigante, umile, e non odorava di grasso di cottura. Jade trovava Cake un uomo gentile, umile e attraente. Tutti si resero presto conto che i due si stavano innamorando, gli sguardi che si scambiavano parlavano chiaro. I frequentatori della palestra scommisero su chi avrebbe avuto il coraggio di chiedere di uscire a chi. Nonostante provassero sentimenti forti uno per l’altra, erano entrambi timidi, e non si resero conto di che cosa provasse la controparte.

Cake non riusciva a smettere di pensare a Jade, e le sessioni di kickboxing diventarono il clou delle sue settimane.

I dipendenti del salone di bellezza dove lavorava Jade si ritrovarono in una discoteca in occasione della festa di Natale, e la ragazza invitò anche i kickboxer. Cake si sentì un po’ a disagio nell’ampio locale. La festa fu la solita storia, con i presenti separati in piccoli gruppi. Jade notò che Cake era visibilmente a disagio e fuori luogo, come un cucciolo abbandonato. La ragazza si distaccò quindi dai colleghi e raggiunse Cake. Quest’ultimo se ne stava in disparte con una bottiglia di Bacardi Breezer in mano mentre osservava la pista da ballo gremita.

“Sono contenta che tu sia riuscito a venire” gridò Jade, sovrastando la musica.

“Grazie per avermi invitato”.

Seguì un silenzio tra i due con in sottofondo la musica spacca-timpani. Nessuno di loro seppe cosa dire, e i due si fissarono per diversi secondi fino a quando Jade disse “Hai un buon odore, cos’hai su?” Riferendosi al dopobarba di Cake.

Cake sembrò rifletterci, le rivolse un ghigno e poi rispose “Quello che ho fra le gambe, ma non penso che tu sia in grado di fiutarlo” e scoppiò a ridere.

Jade sembrò confusa, ma poi capì. Fu sufficiente a rompere il ghiaccio, quindi Jade ridacchiò e disse “Beh, sarebbe un peccato sprecare un alzabandiera”. Jade gli sottrasse la bottiglia di mano e la posò sul tavolo.

“Andiamocene, vieni con me in un posto più tranquillo” disse lei, e poi suggerì “Andiamo a casa mia”.

La coppia camminò mano nella mano, uscendo dalla discoteca con i kickboxer che esultarono.

Jade aveva qualche anno in più di Cake, i capelli marroni mossi, gli occhi castani e i tratti sbarazzini. Ricordava una Catherine Zeta-Jones più bassa e muscolosa. Cake era meravigliato dal corpo femminile e ben definito di lei, che ammirò per bene quando una fredda mattina di Natale i due si ritrovarono nudi tra le braccia l’uno dell’altra nel letto singolo di Jade al suo appartamento al piano superiore del salone di bellezza.

A Cake venne la nausea quando i forti odori chimici che aleggiavano nel locale al piano terra gli raggiunsero le narici. Era quasi in grado di captare il medesimo lezzo su Jade, la quale tuttavia aveva un profumo molto migliore delle chef con cui era uscito.

Si trattò della prima vera relazione per entrambi. Cake e Jade divennero inseparabili, trascorrendo insieme tutto il loro tempo libero. Cake disse a Jade del proprio olfatto super sviluppato, informandola di non essersi comportato come un coglione sfacciato quando le aveva detto di non potersi trattenere da lei di notte a causa dei forti odori. Il fetore di ammoniaca presente nella tinta per capelli gli faceva venire i conati di vomito.

Entrambi guadagnavano bene, ma a causa dei prezzi astronomici del mercato immobiliare londinese, Cake si iscrisse a gare di pasticceria per poter acquistare un appartamento il prima possibile.

La coppia accumulò una cifra considerevole, e accesero un prestito ipotecario su uno sciccoso appartamento a metà strada tra l’Avalon e il salone di Jade a Knightsbridge.

Erano follemente innamorati, e si godettero la loro vita insieme, intenzionati a sposarsi quando sarebbero stati sufficientemente sistemati per metter su famiglia.

Per il momento però erano contenti di godersi le luci della ribalta del Fenomeno della Pasticceria, con Cake che vinceva ogni competizione a cui partecipava.

Jade sorprendeva Cake di frequente. Era una parrucchiera di successo con uno spiccato senso dello humor e uno strano interesse per l’orrore, come apprese Cake quando Jade scrisse un romanzo su un cocainomane che sniffava le ceneri di un vampiro disintegrato, mutando in Keith Richards. Romanzo che aveva pubblicato.

Cake a quel punto lavorava all’Avalon da tre anni, e si era costruito una reputazione di prima classe. Quando i proprietari avevano annunciato di aver venduto l’hotel a una grande multinazionale, a Cake tornò alla mente l’esperienza al Savoy e decise che fosse il momento di passare oltre. Quindi consegnò le proprie dimissioni appena prima di ricevere il premio per il Pasticcere dell’Anno.

Ricevette delle offerte particolarmente remunerative, oltre alla proposta dell’Avalon di aumentargli generosamente il salario, ma Cake, ora all’apice della propria professione, volle mettersi in proprio insieme a Jade.

Cake era felice di non partecipare più alla premiazione di Pasticcere dell’Anno, così come altre cerimonie di genere, poiché potevano prendervi parte solamente chef sponsorizzati da hotel al top di gamma. Cake si era sempre sentito a disagio, e si rese conto di avere un aspetto orribile in abito, dato il suo ampio busto sorretto dalle gambe snelle. Una sartoria eccellente di Londra gli aveva realizzato l’abito su misura, ma gli stava comunque come se fosse stato confezionato da una persona cieca. Inoltre si sentiva in torto a partecipare a competizioni simili, dato che il suo olfatto amplificato e il suo palato impeccabile gli davano sempre un indiscutibile vantaggio sui propri avversari. Il suo obiettivo divenne quindi quello di portare a nord i sapori e le fragranze del sud, unitamente alla clientela decadente. Cake e Jade stavano insieme da tre anni, e avevano acquistato un locale nella città di Lincoln che avevano convertito in panetteria e pasticceria, realizzando il sogno di Cake.

Jade volle avventurarsi al nord insieme a Cake per aiutarlo nell’impresa. La ragazza era contenta della propria vita a Londra, e le sarebbero mancati i soldi e l’adulazione dell’avere per promesso sposo una superstar della cucina, ma sapeva che Cake non era felice di lavorare in grandi hotel. Il lavoro di Jade pagava bene, e con il salario elevato di Cake, oltre ai premi in denaro vinti alle gare di cucina, riuscirono ad accumulare sufficienti fondi per finanziare la loro avventura di Lincoln, nonostante il mutuo da pagare. Jade si recava regolarmente a Lincoln per controllare i progressi al locale. Il contratto di Cake all’Avalon sarebbe terminato di lì a poche settimane, quindi si sarebbe trasferito con Jade nella città del nord.

***

Il gran giorno giunse quando ‘CAKE’S Bakery & Pâtisserie’ aprì al pubblico. Per Cake e Jade fu il momento di vedere se il loro lavoro avesse dato i frutti sperati. Alla pasticceria erano come genitori fieri del proprio figlio che non vedevano l’ora di mostrare a tutto il mondo.

“Che profumo meraviglioso” disse Jade baciando Cake, il quale aveva cucinato insieme ai suoi due collaboratori dalle 5 di quella mattina, diffondendo aromi paradisiaci nel locale.

Cake sembrava agitato, in piedi davanti alla vetrina che metteva in mostra torte e pasticcini. Guardò poi i suoi due collaboratori al di là del vetro che divideva la pasticceria dal laboratorio, portò l’attenzione su Jade, sospirò, si corruccio e le chiese “Come ti sembra?”

Jade gli prese la mano e disse “È perfetto, non ti preoccupare”.

“Non vedo nessuno fare la fila fuori” disse Cake guardando all’esterno. Controllò l’orario sull’orologio a parete. “Sono le 7:45” aggiunse giocherellando nervosamente con le mani.

Due uomini bussarono alla porta.

“Era ora” disse Jade aprendo la porta e facendo entrare i due prima di richiuderla.

“Scusate il ritardo” disse Kris Pinyoun, il portiere della squadra di calcio di Lincoln, il quale arrivò insieme a un fotografo della Gazzetta di Lincoln per inaugurare il negozio.

Jade guardò fuori, sospirò, e chiuse la porta a chiave.

Cake, Jade, le cameriere e Kris si sistemarono al centro del negozio, attorno a una torta decorata dal logo di Louis Vuitton in bella vista. Il fotografo scattò una foto di Jade che tagliò la torta e ne porse una fetta a Kris, il quale ne prese una forchettata. Poi il fotografo immortalò anche il momento in cui Kris ne assaggiò un boccone. L’espressione dell’uomo cambiò quando la torta delicata gli si dissolse in bocca e ne assaporò le sfumature.

‘Ottima performance’ pensò il fotografo che continuò a immortalare le espressioni felici del calciatore.

“Sono le otto” disse Cake, chiaramente agitato quando controllò l’orologio a muro.

Jade sorrise ed esordì “Okay, apri le porte”.

Sarah aprì la porta d’ingresso, e lo staff si sistemò dietro al bancone alle rispettive postazioni di lavoro.

Cake e Jade restarono abbracciati accanto a Kris Pinyoun, il quale si servì un’altra fetta di torta quando entrarono alcune persone. Il fotografo realizzò alcuni scatti dei primi clienti, mentre Jade servì loro una fetta della torta di Louis Vuitton.

Kris si servì un’altra fetta della torta che diminuiva a vista d’occhio, e una volta terminata disse “Allora andiamo”.

Cake pagò Kris 300 sterline.

“Quella torta era deliziosa” disse Kris, raccogliendo le briciole dal centrino verde di carta. “Buona fortuna con l’attività”. Riportò lo sguardo sulla torta di Louis Vuitton, ora quasi finita, ma dopo aver ricevuto un’occhiataccia da parte di Jade si rese conto di essersi trattenuto più del dovuto; quindi se ne andò.

Alcuni clienti entrarono e uscirono nel corso dell’ora seguente.

“Pensavo ci sarebbe stata più gente” disse Cake, chiaramente deluso.

“Andrà tutto bene” disse Jade rassicurandolo “Il primo giorno è sempre un po’ incostante, quindi non preoccuparti. E poi sono solo le nove e mezza”.

“Credo comunque che manchi un ingrediente” disse Cake annusando gli aromi.

“Tu pensi sempre che manchi un ingrediente; l’irraggiungibile spezia mancante. Forse chiederò a Big Dave di scorreggiare. Di solito ti fa andare in tilt i sensi” disse Jade ridacchiando.

“Credi che abbiamo fatto la cosa giusta? Ci costa molti più soldi di quanto pensassimo” disse Cake.

“Sono sicura che sia la cosa giusta” rispose Jade, dandogli un bacio sulla guancia. “Adesso levati dalle palle e vai a fare le tue magie, mi serve una meringata”.

Cake andò nel laboratorio, e grazie alla tramezzatura di vetro vide il via-vai di clienti serviti da Jade e dalle ragazze. Sapeva che la sua famiglia sarebbe venuta a fargli visita più tardi, ed era certo che sarebbero stati fieri di lui.

Le cose non andarono secondo i piani per la coppia. A causa di spese non previste avevano sforato di molto il budget, condizionato da regolamenti edilizi e imprenditori frettolosi. Era quindi stata posticipata l’apertura del negozio.

La pasticceria era però mozzafiato. Si trovava nel centro di Monks Road, la strada dello shopping di Lincoln. L’edificio di due piani era a pianta aperta al primo piano, zona che Jade e Cake avevano convertito in un soggiorno di lusso. La vetrina si trovava tra quelle di altri negozi della via, ed era adornata da un ampio cartello verde e un logo in foglia d’oro.

L’interno ricordava un ristorante decadente degli anni 20 di Londra; era anche presente un’imitazione di un lampione a gas e altri apparecchi Art Deco, il tutto completato da colonne di marmo verde lime in ogni angolo. Il colore principale era il verde giada, e tutto ero in tinta, dalle stoviglie ai rivestimenti, dai sacchetti monodose di carta ai centrini.

Nella sezione pasticceria erano distribuite ampie vetrine lungo i muri, separando il laboratorio tramite una tramezzatura di vetro affinché i clienti potessero vedere le lavorazioni. Era principalmente un locale d’asporto, tuttavia erano stati sistemati diversi tavoli rotondi in ferro battuto Stamford con sedie abbinate a cui i clienti si sarebbero potuti accomodare per godersi l’atmosfera nel consumare i prodotti. Al locale lavoravano tre cameriere e due pasticceri. Questi ultimi, esperti, erano stati scelti tra i molti che si erano candidati per la posizione, desiderando l’opportunità d’imparare dal leggendario Cake.

Dave Smith e Dave Jennings erano i due pasticceri assunti da Cake. Per evitare sviste, Cake chiamava Dave Smith ‘Big Dave’ data la sua altezza imponente, mentre Dave Jennings era ‘Small Dave’ per il motivo opposto. Sarah, Tracy, e Jackie erano le cameriere.

I prodotti esposti nelle vetrine erano disposti in modo simmetrico.

Una sezione della vetrina a temperatura controllata conteneva filoni di pane, sandwich e panini, come quelli a base di mandorle e Roquefort a pasta acida, filoni del pastore, sandwich gourmet e panini sottomarino al parmigiano e origano con farciture vegetariane. In un’altra sezione erano esposti i dolci fatti di pasta sfoglia e pasta frolla, mentre nell’ultima, refrigerata, erano state sistemate in bella mostra torte e dessert che avrebbero fatto invidia a ogni stabilimento di alta cucina, figurarsi a una pasticceria di Lincoln. Cake e il suo team ristretto creava delle delizie, come il tartufo di cioccolato bianco e amaretti, fragole Arnaud e macarons di alta fattura. Il pezzo forte dell’inaugurazione fu l’interpretazione di Cake del logo di Louis Vuitton che aveva realizzato sulla torta.

Le teste di Dave non avevano smesso di girare da quando avevano iniziato a lavorare con Cake. Era veramente un maestro, anche se lo trovavano un po’ eccentrico. Ogni volta che completava una pietanza l’annusava diverse volte, si accigliava e annunciava che c’era ancora qualcosa di mancante. Non capivano il perché, dato che tutto ciò che creava Cake era delizioso e aveva un aspetto spettacolare.

La pasticceria venne fornita di nuove attrezzature, di forni di acciaio inossidabile, impastatrici e altre apparecchiature specifiche. In cucina brillavano le lamiere fissate alle pareti, ai lavandini e applicate su alcune sezioni del pavimento, mentre i condizionatori e altre impianti regolavano la temperatura nei compartimenti di stoccaggio per prodotti specifici. Il locale ultramoderno del XXI secolo aveva l’aspetto di una pasticceria francese del XIX secolo.

Spezia

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