Читать книгу Una Moglie Per Collin - Shanae S. Johnson - Страница 7

CAPITOLO QUATTRO

Оглавление

Collin strinse le mani intorno alle redini. Una mossa che segnalò allo stallone che stava per succedere qualcosa, qualcosa di cui sia l'uomo sia la bestia avevano bisogno: una galoppata sfrenata che li portasse il più lontano possibile.

Sollevandosi leggermente sulle staffe, Collin premette i polpacci contro i fianchi del cavallo, che recepì immediatamente il segnale e partì al galoppo. Il vento che gli sferzava i capelli e l'aria fresca sul viso lo aiutarono a schiarirsi la mente. Solo un pensiero si intromise, un pensiero benvenuto: Collin desiderò che tutte le creature potessero comunicare con la stessa chiarezza di un uomo e il suo cavallo.

Collin avrebbe voluto galoppare così per sempre, ma i cavalli non erano macchine ed erano in grado di mantenere quel ritmo solo per poche miglia. Così, segnalò a Equus di rallentare. Purtroppo, quando la corsa del cavallo divenne un piccolo trotto, i pensieri tornarono ad affollare la sua testa.

Era andato così vicino ad accontentare le richieste di zia Catherine, e invece, poiché Eliza aveva rifiutato la sua più che logica proposta, era punto e accapo. Collin odiava giocare. Odiava in particolar modo i giochi di probabilità e soprattutto quando si trattava di mettere in campo la propria vita e quella degli animali

. Sfortunatamente, l'unico modo per riequilibrare le finanze e realizzare quello che aveva in mente per il ranch era mettere le mani sull'eredità. La stessa eredità che avrebbe ottenuto a condizione che si sposasse prima che il laccio che la madre aveva legato intorno alla borsa si stringesse. Persino dalla tomba, sua madre stava continuando a tentare di inserire in società quel figlio scontroso. Da bambino, e anche adesso che era un uomo, le uniche creature con le quali Collin si relazionava avevano tutte quattro zampe e una scarsa conoscenza della lingua inglese.

All'improvviso, Equus, uno dei cavalli meglio addestrati che Collin aveva nelle scuderie, si impennò, apparentemente senza motivo. Poi, proprio dietro una curva, vide Lefroy fare la stessa cosa.

Collin si destreggiò per restare in sella. Chiunque dei Bennetts stesse cavalcando Lefroy, non doveva essersela cavata altrettanto bene.

Grande. Questo, probabilmente, si sarebbe aggiunto alla lista di gelide bocciature che i Bennett avevano cominciato ad enumerare quella sera. Almeno, Collin sapeva che le regole sociali prevedevano che si occupasse prima della persona a terra e poi del cavallo. Quando smontò e si avvicinò al malcapitato, notò delle curve femminili. Non vide capelli rossi, ma del colore del terreno fertile che si ammucchiava intorno ai fili d'erba.

"Charlotte?"

Una smorfia di dolore sul viso, Charlotte Lee si mise faticosamente seduta. Collin le si inginocchiò accanto: durante l’addestramento, gli avevano insegnato che la prima cosa da fare in questi casi era controllare il sistema cardiocircolatorio, così posò l'orecchio sul petto della ragazza.

"Ehi!" esclamò lei, schiaffeggiandolo su un lato della testa "Cosa pensi di fare?"

"Controllo il tuo cuore".

Charlotte si irrigidì, il corpo completamente immobile. Il tonfo del suo petto contro il viso di lui sembrò raggiungere la stessa velocità alla quale aveva corso Equus pochi istanti prima. Era sana e salva, ma c'erano ancora da controllare le ossa. Cominciò a tastarle la caviglia destra. Usando una leggera pressione, si mise alla ricerca di un segnale qualsiasi di sofferenza. Quando arrivò al ginocchio, lei lo calciò via, colpendolo quasi sotto la fibbia della cintura.

"Basta così!" esclamò "Hai appena chiesto la mano della mia migliore amica".

Il cuore era a posto. E non sembrava avere qualche osso rotto. Ma Collin non era altrettanto sicuro delle facoltà mentali di Charlotte: cosa c'entrava la proposta con il suo esame?

"Non credevo ti piacessero due alla volta, Collin Hunsford".

Due alla volta? Due cosa?

Collin considerò la situazione. Era chino su Charlotte e, se fosse passato qualcuno, li avrebbe creduti due amanti che litigavano.

"Oh" fece, quando tutto gli fu improvvisamente chiaro "No, certo che no. Non farei mai un'avance sessuale nei tuoi confronti".

Le narici frementi, Charlotte sollevò il mento e serrò le labbra. Era arrabbiata, su questo non c'era dubbio.

"Voglio dire...sei una donna attraente, molto ben proporzionata" si affrettò a precisare Collin, inclinando la testa per esaminarle il busto, poi la vita e infine i fianchi. Sua madre avrebbe detto che aveva fianchi perfetti per generare un figlio. Un altro complimento che le donne non apprezzavano granchè.

"Guarda su" disse Charlotte, schioccando le dita.

Collin sollevò lo sguardo sul suo volto. Il centro delle sue pupille era color nocciola. Proprio come quello dei cavalli, sebbene le profondità marroni di Charlotte non fossero altrettanto insondabili. I suoi occhi brillavano come se un fiammifero fosse stato acceso dall'interno. Quello scintillio lo intrigò, tuttavia, poichè gli avevano insegnato che fissare non era educato, distolse lo sguardo.

"Sei una donna molto piacevole da guardare, ma non ho intenzione di provarci con te. Voglio solo assicurarmi che tu non abbia qualche osso rotto o che non ti sia slogata qualche giuntura nella caduta. Quindi...posso toccare il tuo corpo non per piacere ma perchè sono un dottore?"

Lei si accigliò ulteriormente, ma annuì. Collin avrebbe voluto chiederle quale parte del suo discorso l'avesse offesa, poi pensò che probabilmente non aveva niente a che fare con lui ma era l'effetto della caduta.

Tastò il polpaccio sinistro, senza riscontrare nessun problema. Quando invece premette il palmo alla base della colonna vertebrale, la sentì sussultare.

"Ti fa male?"

"No, sto bene. Posso camminare" rispose Charlotte, serrando le labbra ed evitando di incontrare il suo sguardo. Quando ignorò la mano che lui le stava porgendo per aiutarla a rialzarsi, Collin si limitò ad assicurarsi che riuscisse a rimettersi in piedi da sola. Dopodiché, rivolse la propria attenzione al cavallo.

Lefroy era un po' più in là, che pascolava con Equus, e spostava continuamente il peso da una zampa all'altra.

"Ha qualcosa che non va. Mi piacerebbe dargli un'occhiata".

"Sì...bè...non spetta a me darti il permesso" disse Charlotte "Non sono la sua addestratrice".

Collin percepì qualcosa nella sua voce, ma non capì cosa. Lei stava cercando di nascondere le sue emozioni, sebbene fosse quasi certo di riconoscere la tristezza. Era normale, pensò, perché anche Charlotte, come lui, amava i cavalli e probabilmente era preoccupata per la salute di Lefroy. Doveva anche dolerle la gamba destra, a giudicare dall'andatura zoppicante.

"Non puoi sforzare quella gamba e Lefroy non è in grado di sopportare il tuo peso. Ti riporterò io a casa".

"Dai Bennett? No, non puoi".

"E perchè? Sono stato bandito?"

"Certo che no" rispose lei, ma non sembrava convinta.

Neanche lui lo era. L'unica cosa certa era che Eliza non aveva alcun interesse a rivederlo, a giudicare dalla sua espressione corrucciata e dal tono di voce con cui aveva parlato. Eppure, Collin non aveva ancora capito dove avesse sbagliato.

Poi, c’era mr. Bennett che, pur avendo parlato in tono basso e tranquillo, lo aveva cacciato di casa. A volte, comunicare confondeva terribilmente Collin. Adesso persino Charlotte, le cui espressioni erano sempre state un libro aperto, stava tentando di mascherare le proprie emozioni.

Poi, quegli occhi scuri incontrarono quelli di Collin, andando oltre lo strato protettivo, come se volessero scrutarlo in profondità.

"Non sei imbarazzato?" gli chiese.

Imbarazzato dal rifiuto di Eliza? No, dal momento che nessuno aveva riso di lui. Piuttosto si sentiva irritato perchè gli toccava mettersi alla ricerca di un'altra donna. Dubitava che un’altra delle altre sorelle Bennett potesse accettare la sua proposta.

Aveva pensato di cercare online una donna compatibile. Molti siti di incontri ricorrevano agli algoritmi per verificare l’idoneità tra due persone. Tuttavia, avrebbe dovuto vagliare le potenziali candidate e poi fissare almeno due appuntamenti. Collin aveva sperato di poter sistemare il suo ranch prima dell’inizio delle gare di Pemberley, in modo da poter pubblicizzare i suoi servizi ai concorrenti e ai proprietari dei cavalli. Mancava solo una settimana.

A quel punto, la sua sembrava un'impresa impossibile, il che significava dover aspettare un altro anno perchè la sua attività decollasse. E, nel frattempo, aveva altri animali da curare e pochi fondi a disposizione. Collin non aveva mai abbandonato animali che avevano bisogno di cure. In quei giorni, in pratica, era lui a pagare i proprietari per occuparsi delle loro bestie. Non riusciva proprio a dire di no quando si trattava di creature che avevano problemi a comunicare le proprie sofferenze.

Così come non voleva abbandonare al loro destino le due creature che aveva davanti, Charlotte e Lefroy, che sembravano non curarsi delle ferite che probabilmente avevano riportato. Si mise subito al lavoro.

Una Moglie Per Collin

Подняться наверх