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CAPITOLO QUATTRO

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Le luci del municipio si propagavano sulle scale mentre Emily le saliva. Persino da lì udiva le molte voci che venivano da dentro. Sembrava che tutta la città fosse venuta a sentire la decisione del consiglio urbanistico sulla Locanda di Raven. Non sarebbe dovuta rimanere sorpresa che ogni abitante del posto fosse venuto. Persino con l’annuncio pubblico tardo e la data così vicina al Ringraziamento, alla gente di Sunset Harbor importava così tanto della propria cittadina da trovare il tempo di presentarsi a ogni riunione.

Aprì la porta e vide che ogni posto disponibile era stato occupato. Raven Kingsley era davanti, a chiacchierare con il sindaco Hansen e la sua assistente, Marcella. Non presagiva nulla di buono, pensò tra sé Emily. Se Raven li aveva tirati dalla sua parte sarebbe stata solo una questione di tempo prima che si guadagnasse anche il resto della città.

Si sentì tirare un braccio, si voltò e vide Amy e Harry.

“Sono contentissima che tu sia venuta,” disse Amy. “Ci sono avvisaglie che dicono che Raven oggi avrà il via libera. Il consiglio urbanistico non ha intenzione di controbattere al fatto che demolisca la vecchia casa in favore di qualcosa di più moderno. Pare che alla fine starà ai residenti.”

“Dobbiamo fermarla,” disse Harry. “Un hotel potrebbe essere disastroso per la locanda, e per il mio ristorante. Chi vorrà avventurarsi fin da noi, dall’altra parte del porto, quando ci sarà un posto più nuovo e meno caro in una zona più centrale? Con vista sull’oceano? Pensa a tutte le prenotazioni per affari vari che abbiamo al momento. Perderemo tutta quella clientela, ne sono sicuro.”

Le preoccupazioni di Harry inquietarono Emily ancor più di prima. Non voleva mettersi in mezzo ai piani di Raven, soprattutto dopo che le aveva confidato del suo brutto divorzio. Ma non poteva starsene da parte e basta a farsi distruggere il sostentamento economico a quel modo. Raven, da tutto ciò che aveva sentito, non era tipo da far prigionieri. Aveva la spietata mentalità affaristica di New York – uccidi o fatti uccidere. Emily non era una gran combattente. Adesso le sarebbe proprio servito avere Trevor al suo fianco!

“Non so che cosa dovrei fare,” disse loro. “Non voglio impedirle di fare il suo lavoro solo perché ho paura.”

“Allora fallo per la tua famiglia,” disse Harry. “Per i tuoi amici e per la città. Nessuno vuole un brutto edificio fronte mare, e non vogliamo neanche che la nostra adorata locanda chiuda. Non è un bene per nessuno.”

“Come voterà la maggior parte della gente?” chiese Emily.

Amy indicò in angolo, ai Patel. “Contro, sicuramente.” Poi indicò i Bradshaw. “Contro.” Indicò poi Birk e Bertha. Birk era il proprietario della stazione di benzina ed era la prima persona che Emily aveva incontrato a Sunset Harbor. “Penso che loro siano a favore. Più auto vengono in città più sono i clienti, per quanto li riguarda.”

Emily si morse il labbro dalla costernazione. Il fatto che in città arrivasse un nuovo rivale stava cominciando a sembrarle molto reale. Il modo in cui il sindaco Hansen rideva fragorosamente a qualcosa che Raven aveva appena detto la fece sentire ancor peggio.

Harry allora le diede una gomitata. “Guarda, la riunione sta per cominciare.”

Si voltò verso il palco e il piccolo podio di legno. La stanza cadde nel silenzio quando il sindaco Hansen prese posizione. Batté il martelletto, ma non era necessario visto che gli stavano tutti già dedicando la loro totale attenzione.

“Benvenuti a tutti,” disse. “Siamo qui per la discussione posticipata sulla proposta di Raven Kingsley di abbattere la fatiscente costruzione vicino all’oceano per erigere un nuovo hotel. Potreste già sapere o meno che il consiglio urbanistico in settimana si è riunito e ha votato all’unanimità che i progetti abbiano corso.”

Emily guardò Harry e Amy. Avevano entrambi delle smorfie in viso. Emily sentì la sua faccia rispecchiare le loro espressioni.

Il sindaco Hansen proseguì. “Certamente siamo una città piccola, e i punti di vista dei nostri residenti sono importanti quanto quelli del consiglio. Di più, anzi, adesso che abbiamo perso il nostro caso amico Trevor Mann.”

Si portò una mano al cuore. Si sentì tra il pubblico una risatina quando tutti riportarono alla memoria il fiero, e a volte minaccioso, istinto di protezione di Trevor nei confronti della città.

“Credo che molti di voi abbiano avuto la possibilità di parlare con Raven durante le feste per il Ringraziamento,” terminò il sindaco Hansen. “Perciò non vedo l’ora di sentire tutte le vostre opinioni. Suggerisco che si cominci con Emily Morey, dato che una nuova locanda avrebbe un grosso impatto su di lei. Emily, ti va di prendere la parola?”

Tutti gli occhi si voltarono verso di lei. Emily provò la familiare sensazione di essere stata messa sotto ai riflettori. E si sentiva davvero in imbarazzo. Non voleva distruggere il sogno di Raven solo perché le avrebbe complicato un po’ le cose. Non era nelle sue corde. Però, allo stesso tempo, le espressioni tese di Harry e Amy lì accanto le ricordavano che c’erano delle persone che contavano su di lei. Tutto il suo staff, la sua famiglia. Avevano espanso molto la locanda, forti del lusso di non avere competizione. Come minimo la nuova avventura di Raven avrebbe significato dei tagli per la locanda di Emily, incluse riduzioni dello staff.

“Io…” cominciò Emily sentendo la gola che si faceva secca.

Guardò Raven che sedeva sul palco accanto a Marcella. Per solo la seconda volta da quando l’aveva incontrata, Emily vide un sorriso sincero sul suo viso. Come Emily quando era arrivata, Raven aveva incontrato l’ostilità e i sospetti dei locali. Emily probabilmente era la sola persona che contasse tra le conoscenze amichevoli.

“Sono a favore,” disse d’un fiato Emily. “Penso che ci sia un mercato che la locanda di Raven potrebbe conquistare. Assicura la ristorazione per gente d’affari e aziende, con conferenze e cose del genere. Io mi occupo più di famiglie, matrimoni e festività. C’è spazio per entrambe.”

Parlò molto velocemente, cercando di spiegarsi prima che la voce le venisse completamente soffocata dal putiferio. Ma fu inutile. Tutti parlavano a voce alta, sovrastandosi uno con l’altro, dirigendo la frustrazione verso di lei, come se fosse lei a essersene uscita con il progetto invece di essere la persona che ne avrebbe subito le conseguenze maggiori, se fosse giunto a termine!

E ancor peggiori erano le espressioni minacciose di Harry e Amy. Sembrava che avesse appena detto la peggior cosa al mondo, che li avesse delusi terribilmente. Ma non sarebbe stato giusto né corretto portare tutti dalla sua parte, dire a Raven di no. Sarebbe stata una cosa assolutamente crudele.

Tutto ciò che poteva fare adesso era sperare che persone sufficienti votassero no, in modo da non dover fare i conti con le conseguenze della propria generosità.

Emily fece un passo indietro, in cerca dell’ombra. Ma in una città piccola come Sunset Harbor non c’era posto dove nascondersi. Aveva voluto la bicicletta, e adesso doveva per forza pedalare.

*

“Che diavolo era, Emily?” domandò Amy una volta che la riunione fu finita. “Penseranno tutti che vuoi andare in bancarotta e rovinare la città!”

La sua amica le aveva permesso di percorrere meno di cinque passi fuori dal municipio prima di dar via all’attacco e fermarla sul primo gradino. Si era fatto più freddo rispetto a quando erano dentro, ed Emily rabbrividiva dall’improvviso abbassamento delle temperature.

Però, nonostante il freddo, aveva le guance calde dall’imbarazzo. Emily odiava fare scenate in pubblico, soprattutto dato che metà della città si stava riversando fuori dal municipio dietro di loro.

“Possiamo parlarne dopo?” disse Emily sottovoce.

“No!” esclamò Amy. “Voglio sapere che cosa ti ha preso. Perché ti abbassi come un cane di fronte a Raven Kingsley?”

“Non è per niente così,” ribatté Emily, colpita dalla ferocia delle parole di Amy. “Solo perché non voglio distruggere il suo sogno non vuol dire che faccia i salti mortali per soddisfare le sue richieste.”

Amy si portò le mani ai fianchi. “Buffo, perché sicuramente la cosa pare così. Cioè, appena l’altro giorno mi stavi raccontando di tutti i dispiaceri dati dal lasciare a casa lo staff per l’inverno e dal non avere prenotazioni. Che cosa credi che accadrà quando avrai una rivale come Raven Kinsgley a offrire stanze e cibo più a buon mercato in un posto migliore? Puoi pure licenziare Harry subito.”

“Ames, ti prego, calmati,” disse dolcemente Emily. Cercò di toccarla, ma Amy la spinse via. Non era una che piangeva, non lo era mai stata, ma Emily notò che aveva il viso rosso dallo sforzo di controllarsi.

“Proprio non ti capisco,” disse Amy voltandosi dall’altra parte. “Non capisco che cosa stai facendo.”

Emily non aveva parole. Era difficile spiegarsi, a parte il fatto che voleva essere una brava persona e diffondere gentilezza. Aveva visto il modo in cui Chantelle aveva risolto il suo problema con Laverne a Halloween e si era sentita mortificata dalla capacità della bambina di donare premure e perdono. L’unico modo in cui riusciva a comprendere la cosa adesso era che scocciare qualcuno non era giusto, a prescindere da tutto.

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