Читать книгу La Fine Del Cammino - Tricia Ross - Страница 5
CAPITOLO UNO. Strada tracciata
ОглавлениеVIOLETA
L'appartamento è buio e vuoto, Lucas deve essere uscito. Forse per bere qualcosa con uno di quegli uomini piacenti che gli ronzano sempre attorno. È possibile che non tornerà fino all'alba perché a Lucas non piace portarsi i suoi amici a casa, comunque preferisco muovermi nei miei spazi.
Chiudo la porta dietro di me e guardo il mio compagno. La sua figura muscolosa è disegnata nella luce fioca dei lampioni che filtra dalla strada attraverso la finestra del soggiorno. È alto e snello, il tipo che va in palestra. L'ho conosciuto tramite il sito di incontri LoveBox a cui sono iscritta da quasi un anno. Ricordo il giorno in cui Lucas mi ha spinto a farlo. Non avevo rapporti con nessun uomo da molto tempo - tranne Lucas - dopo una rottura traumatica che mi aveva sgretolato l’autostima e la voglia di vivere. Pensavo che non avrei mai più fatto sesso ... Sulle prime, una pagina per i contatti mi apparve come una soluzione disperata, ma la verità era che ero disperata, quindi accettai. Non mi ci è voluto molto per iniziare a fare conoscenze, incontrare estranei nei bar e bere qualcosa con loro mentre chiacchieravo nervosamente. Non la percepivo come una cosa piacevole, inoltre, come avrei potuto trovare qualcuno solo lontanamente interessante a quel modo?
Infatti, mi sono subito convinta che cercare l'amore in quegli appuntamenti squallidi non fosse la soluzione, visto che dopo ognuno di essi tornavo a casa più delusa e depressa di prima.
Nonostante l'insicurezza che ormai mi attanagliava, un giorno decisi di smetterla di fare tanto la difficile. Invitai uno di quegli uomini a casa, perché tanto non avevo niente da perdere ... Da allora quasi una dozzina di uomini sono entrati nel mio letto e, sebbene nessuno di loro si sia rivelato il Principe Azzurro, non mi interessa. La mia autostima è più che recuperata e questo mi rende felice. Non solo è cambiato il mio umore, è cambiato anche il mio modo di pensare. Non cerco più un partner stabile perché ho capito che le relazioni serie sono state quelle che in passato mi hanno distrutta e che alla fine sono state le avventure a salvarmi. Per me questo è il modo migliore per essere felice. Baciare i rospi è il mio genere.
Toni, è così che si chiama il mio appuntamento di stasera, si sta girando verso di me. Capisco che sta per baciarmi, quindi lascio la mia borsa sul mobile d’ingresso e mi preparo. Siamo venuti qui per questo.
Per un attimo mi chiedo come sarà: gentile e affettuoso? Selvaggio e aggressivo? Lo scoprirò presto.
Toni si lancia verso di me come un lupo affamato, intrappolando la mia bocca in un bacio che non è affatto dolce. Capisco che non sarà romantico o tenero e il mio corpo risponde con un piacevole calore che mi corre dalla testa ai piedi. Sì, sarà sesso violento.
Difficilmente mi riconosco in momenti come questo. Se la Violeta degli anni del college alzasse la testa, sarebbe sorpresa di vedere la donna che sono diventata. Una donna adulta, consapevole della propria sessualità, che risponde ai baci avidi di un uomo che non conosce e per il quale non prova altro che la pura attrazione fisica. Quella giovane Violeta che credeva nell'amore, che pensava che un bacio non fosse davvero tale se non ci fossero anche dei sentimenti, rimarrebbe di sasso vedendomi divorare freneticamente le labbra di Toni.
Con un movimento rapido mi afferra, mi spinge ad avvinghiarmi con le gambe intorno alla sua vita e posa le mani sui miei glutei per impedirmi di cadere a terra e allo stesso tempo per toccare la mia carne senza alcuna traccia di pudore.
"La camera da letto - mormoro con il respiro affannoso mentre mi fa scivolare la sua lingua calda in gola – È là…"
Toni mi accompagna in camera mia e apre la porta con un calcio secco. Dà una rapida occhiata alla stanza, trova il letto matrimoniale e mi ci butta sopra quasi con strafottenza. Poi, guardandomi malizioso, inizia a togliersi la camicia. Mi chiedo se dovrei fare lo stesso o se magari preferirebbe spogliarmi lui, ma la verità è che gli strati di stoffa che mi sento addosso mi danno quasi fastidio.
Con un balzo mi metto in ginocchio sul letto e mi tolgo la camicetta, scoprendo un reggiseno di pizzo nero scelto appositamente per l'occasione.
Non avevo mai indossato lingerie sexy prima, nemmeno quando uscivo con qualcuno, ma Lucas ha insistito perché comprassi un paio di completi.
L'indumento ha effetto immediato, gli occhi di Toni sprizzano scintille e, senza preavviso, si getta sul mio décolleté afferrandomi il seno con le mani. Le sue dita un po' ruvide penetrano sotto le delicate coppe di stoffa e tirano verso il basso, scoprendo la parte alta e facendo rizzare i miei capezzoli per il fresco della stanza. I suoi pollici iniziano a massaggiarmi, mentre il suo respiro caldo si allarga sulla pelle tenera della mia clavicola.
Con i sensi eccitatati, mi avvicino a lui e carezzo la sua schiena muscolosa e le nervature dei suoi bicipiti duri fino ad aggrovigliare le dita nei suoi capelli castani, mentre lui inizia a stuzzicare i miei capezzoli eccitati con la lingua e con i denti. Più in basso, tra le mie gambe, si spandono i miei umori e sento le mutandine bagnarsi. Devo assolutamente toglierle.
Spingo via Toni e lo allontano dai miei seni. Lui fa un’espressione contrariata.
Con un sorriso malizioso, mi siedo e mi sbottono la gonna con deliberata lentezza, mentre lui mi guarda morbosamente. Adoro questi attimi di dominio, conscia di avere davanti a me un uomo eccitato che farà tutto ciò che gli imporrò per lasciarlo libero di toccarmi. È una cosa tremendamente gratificante.
Alla fine mi tolgo il resto dei vestiti che ancora coprono il mio corpo e allungo le braccia verso di lui. La pazienza che ha dimostrato fino a poc’anzi svanisce all'improvviso e lui mi si avventa addosso, facendomi cadere all'indietro sul letto. Il modo in cui segue le mie curve con le sue mani ha qualcosa di animalesco, Toni ringhia e lecca la mia pelle che brucia di desiderio.
Sfacciata, raggiungo il rigonfiamento dei suoi pantaloni e lo massaggio con vigore. Un ringhio nuovo e più profondo mi dice che gli piace il mio assalto spudorato e così inizia a sbottonarsi i calzoni.
Sembra che questa volta non mi posso lamentare, ho incontrato uomini di ogni tipo e devo ammettere che le misure sono importanti. E Toni è abbastanza ben dotato.
La mia audace esplorazione raggiunge finalmente la pelle setosa del suo membro e comincio ad accarezzarlo. All'improvviso, lui si alza e si toglie i pantaloni, permettendomi una visione privilegiata del suo corpo. Il suo petto e l'addome lisci, appena coperti dai peli, i fianchi stretti sensualmente modellati e la sua erezione, alta e imponente tra le sue cosce muscolose.
Una nuova ondata di calore m’invade il ventre e gli faccio un gesto per raggiungermi sotto le lenzuola, e lui obbedisce e mi bacia con passione. Riprendo ad accarezzarlo, impugnando bene il suo membro con la mano mentre lui fa scivolare la sua sul mio inguine. Le sue dita si fanno strada attraverso i miei radi peli pubici e verso il mio sesso. Sobbalzo, quando sento il suo dito anulare penetrarmi avidamente. Per un attimo impreco in silenzio, sperando che Toni non sia uno di quegli uomini completamente all’oscuro di quali siano le vere zone erogene del corpo femminile. Il suo dito inizia a muoversi dentro di me, diffondendo i miei umori in ogni angolo recondito. È bello, ma non posso fare a meno di pensare che il punto a cui dovrebbe arrivare per eccitarmi davvero è in realtà qualche millimetro più su.
Decido di non dire nulla per il momento e di lasciarlo fare mentre la mia mano, aggrappata alla sua erezione, si muove su e giù. Consapevole della mia abilità, faccio scorrere delicatamente il pollice sul suo glande, facendolo gemere di nuovo e spingendolo a muovere i fianchi contro la mia mano.
"Come sei brava." mi sussurra all'orecchio.
Vorrei potergli dire lo stesso ma il suo dito implacabile continua a spingersi dentro di me senza trovare il punto giusto. Gli faccio una proposta.
"Che ne dici di fare un po’ di sesso orale?" gli sussurro, e lui sorride.
Sollevata, mi preparo e ...
E d’improvviso sento che mi sta spingendo la testa verso il suo basso ventre, dolcemente ma anche con decisione. Incredibile! Non è che non mi piaccia farlo, ma questa è una cosa che in genere si fa in due.
Mi arrendo e mi abbasso verso di lui. Coprendomi i denti, spingo il suo membro turgido nella mia bocca e inizio a succhiare. Lui mi aggroviglia le mani tra i capelli e, sebbene non mi faccia male, non mi piace che cerchi di dirigere lui i miei movimenti, quindi giro la testa e lui mi lascia andare. Continuo.
Con un sussulto, spinge i suoi fianchi contro di me e poi sento il familiare sapore salato che mi fa capire che non c’è più molto che Toni possa fare. Mi arrabbio. Mi auguro che non si aspetti che me lo faccia venire in bocca senza aver nemmeno iniziato a godermi la festa. Mi fermo per farglielo capire quando, di botto, mi afferra per la vita e con un rapido movimento mi spinge all’indietro. Me lo trovo improvvisamente sopra di me, tra le mie cosce.
"Voglio mangiarti tutta." mormora, e la sua lingua scivola lentamente sulla mia vagina, dal basso verso l'alto, e comincia a leccarmi.
Hallelujah! Toni non è molto abile con le dita, ma ha una lingua magica che fa scorrere su tutto il mio sesso stimolando finalmente il mio punto G, penetrandomi con abilità e raggiungendo angoli che mi fanno rabbrividire con ondate devastanti di sensazioni indescrivibili. Non riesco a trattenermi dal muovermi e dimenare i fianchi verso la sua bocca. Le sue mani mi stringono i seni, afferrando e pizzicando i capezzoli martoriati.
"Oh, mio Dio!" Gemo, mentre un’altra leccata mi catapulta sull'orlo dell'orgasmo.
Allora Toni si alza e io soffoco una protesta, ma un rapido sguardo alla sua faccia mi fa capire che è già pronto per la fase successiva.
"Hai…?" Inizia a chiedermi.
Capisco che allude ai preservativi e annuisco, indicandogli il comodino.
"Nel cassetto ..." rispondo senza fiato.
In realtà, uso la pillola anticoncezionale, ma in situazioni come questa la gravidanza non è l'unica cosa da evitare, quindi tengo sempre dei preservativi a portata di mano.
Con gesti goffi e impazienti Toni tira fuori un pacchetto argentato e lo lacera per aprirlo, e poi s’infila la guaina scivolosa di lattice sul suo cazzo, così turgido che sembra stia per esplodere.
Con gesti eccitati afferra una delle mie cosce e se l’appoggia sul suo avambraccio poderoso. Con un solo movimento mi entra per metà in vagina e io mi inarco contro di lui, aprendomi in modo da aiutarlo a penetrarmi completamente con una seconda spinta, che mi scava completamente nella mia carne vogliosa.
Rapita dalla sua penetrazione, lancio un gemito che lui soffoca rapidamente con la sua bocca. I suoi denti catturano il mio labbro inferiore mentre si tira indietro solo un po' e spinge di nuovo, stimolando nuovamente il piacere verso l’orgasmo precedentemente negato.
Toni continua a muoversi ritmicamente, respirando lieve, baciandomi, e i nostri respiri si mescolano.
Ad una spinta particolarmente profonda sento traboccare dal ventre tutte le sensazioni che vi si erano accumulate, ed ecco che l’orgasmo mi pervade in onde intense che dalla vagina mi arrivano fino alla punta delle mani e dei piedi, facendosi largo per ogni angolo recondito del mio corpo.
Gemo, mentre affondo nel piacere, e inchiodo le unghie nella schiena snella di Toni, che, dopo altre due spinte, viene anche lui con un rantolo rauco.
I suoi ottanta chili di peso crollano su di me, ma non mi fanno male. Sento il battito del suo cuore accelerato quanto il mio, e le palpitazioni del suo membro ancora dentro di me che, lentamente, svaniscono. Alla fine lui si rotola su un fianco e sospira.
"Sei una dea!" esclama.
Le sue parole alimentano il mio ego, anche se so che ciò che si dice in questi momenti è offuscato dalla terribile droga del sesso. Ma mi fa piacere, e quindi mi volto verso di lui per elargirgli la ricompensa che si è guadagnato.
"Sei stato fantastico! - dico, senza mentire – Se ti va, puoi restare a dormire qui. "
In realtà, li lascio sempre dormire, mi sembra giusto visto che poi non li chiamo mai più.
"Va bene. - risponde, baciandomi sulle labbra - Allora resto."
"Ottimo!"
Sfodero il mio sorriso più adorabile e faccio scorrere un dito dal suo sterno verso tutti i muscoli dell'addome, e fino alla linea di peli che delimitano il suo inguine.
"Forse potremmo rifarlo, prima di andare a dormire. " sussurro.
Lui fa una risatina e mi tocca un seno con la sua mano calda.
"D’accordo." risponde.
***
La luce del mattino che filtra attraverso le tende della finestra della mia camera da letto mi arriva direttamente sugli occhi e mi sveglia. Sbatto le palpebre, cercando di scrollarmi di dosso un sogno che, sebbene non ricordo bene, mi ha lasciato una sensazione spiacevole.
Mi siedo sul letto e sbadiglio rumorosamente mentre mi stiro. Non c'è nessuno al mio fianco e questo rende piacevole il mio risveglio. Sul comodino qualcuno ha lasciato un biglietto scritto con una grafia infelice. «Una serata meravigliosa, spero di ripeterla presto. Ti lascio il mio numero» c’è scritto. Sotto quelle righe c'è un numero di telefono e la firma di Toni.
Prendo il biglietto, lo appallottolo e provo a lanciarlo nel cestino sotto la scrivania. Ci riesco.
Mi alzo e infilo i piedi nudi in morbide pantofole, mentre mi guardo allo specchio appeso alla parete accanto all'armadio a due ante. I miei capelli sono arruffati e i miei occhi sono scuri per il trucco che non ho lavato via, ieri sera. Sono nuda e ho freddo, quindi prendo le mutandine e la vestaglia dall'armadio e me le infilo.
Esco di nuovo dalla mia stanza sbadigliando e mi dirigo in bagno, dove elimino ciò che resta del trucco sotto gli occhi, le tracce di rossetto e di fard. Poi mi raccolgo i capelli e vado in cucina a prepararmi un bel caffè. Più tardi mi farò una doccia.
Proprio mentre mi siedo su uno degli sgabelli del bancone che divide l’angolo cucina dalla zona soggiorno-pranzo del mio appartamento, la porta d'ingresso si apre e Lucas fa la sua comparsa. Sembra che non abbia dormito tutta la notte.
"Ciao bella! - mi saluta – Fai colazione da sola, oggi?"
"Se n'è andato prima, - rispondo mentre sorseggio un confortante caffè caldo – era un bravo ragazzo."
"Ti sei divertita"?
"Non posso lamentarmi. – rispondo - E tu?"
"Tutto ok!"
Io e Lucas non abbiamo bisogno di parlare molto, per capirci. Ci scambiamo un sorriso malizioso e ci facciamo una risatina, poi lui mi dice che se ne andrà a dormire e io resto sola, seduta all'American bar, a bere il mio delizioso caffè.
Lucas ed io siamo amici intimi sin dal liceo. Eravamo così inseparabili che ci siamo perfino laureati nella stessa materia, dopo aver finito il liceo, Comunicazione Audiovisiva. Sia la mia famiglia che la sua credevano che saremmo diventati una coppia, ma Lucas ha sempre saputo che era gay e non io ho mai provato alcun tipo di interesse per lui come uomo, nonostante fosse bello come nessun altro. Quando il mio cuore si è spezzato per la prima volta, lui era lì; anche alla seconda e alla terza, e perfino all’ultima, lui c’era. È stato lui che mi ha appoggiato quando ho deciso di lasciare la casa dei miei genitori, e che è venuto a vivere con me quando il mio ex ragazzo se n'è andato, lasciandomi nei guai ...
Lucas è l'unico uomo della mia vita che voglio tenere al mio fianco, l'unico rapporto profondo che voglio avere con qualcuno del sesso opposto.
Con questi pensieri nella testa finisco il mio caffè e mi dirigo alla doccia. Ma, mentre mi avvio, noto una lucina lampeggiante sul telefono, che è sul tavolo accanto al divano. Mi avvicino e premo il pulsante per ascoltare i messaggi in segreteria.
"Ciao Violeta, tesoro! – mi dice una voce maschile che non riconosco - Sono Pedro. Come stai? Mi chiedevo se ti va un drink sabato pomeriggio, o anche domenica. Mi sono divertito molto l'altra sera e vorrei rivederti. Comunque ... chiamami."
Senza esitare, cancello il messaggio dalla segreteria telefonica. Ricordo Pedro, ci siamo visti la settimana scorsa. Anche Pedro era attraente, come Toni, ma troppo egoista a letto. Avevo già deciso di non rivederlo, e non ho cambiato idea.
Con calma vado in bagno, apro l’acqua della doccia e aspetto che diventi calda mentre mi spoglio. Ho ancora un paio d'ore per fare una lunga doccia tonificante prima di andare, come faccio quasi ogni domenica, a mangiare a casa dei miei genitori. Ormai è diventata quasi un’abitudine.
Il rapporto con la mia famiglia d’origine è difficile da descrivere. Quando ero adolescente andavo d'accordo con mia sorella maggiore, Victoria, che a quel tempo mi sembrava noiosa e arrogante. Adesso però posso dire che ci comprendiamo abbastanza, anche se il nostro modo di essere resta incompatibile, come l’olio e l’acqua. Al contrario, con l'altra mia sorella, Vera, che è più giovane di me, sono sempre andata molto d'accordo. Da bambine eravamo entrambe sognatrici, timide e romantiche. Io sono cambiata, mentre lei è rimasta sempre la stessa; comunque, continuiamo a capirci.
Quanto ai miei genitori… La mia opinione è che hanno sempre preteso troppo da me. Mia madre adora Victoria perché è proprio come lei, forte e indipendente; mio padre, dal canto suo, ha scelto Vera come pupilla per via del suo carattere dolce e riservato. So che mi vogliono bene entrambi, ma quando ci sono tre figlie per due genitori inevitabilmente una rimane fuori, e in questo caso quella sono io.
Quando sono andata via di casa per convivere con il mio ragazzo ero ancora troppo giovane, e così ho litigato molto con loro e con Victoria. Capisco che mi consideravano impulsiva, folle e poco assennata, ma io ho sempre voluto decidere da sola per la mia vita, e fare i miei errori, ed è questo che loro non hanno mai compreso.
Per fortuna, quando il mio ex se n'è andato lasciandomi col cuore spezzato, i litigi sono finiti e i miei, a modo loro, mi sono stati vicini. Non sono tornata a vivere in famiglia grazie a Lucas e ne sono felice. Altrimenti la situazione poteva non essere come lo è adesso, sopportabile.
Con questi ricordi agrodolci nella testa, esco dalla doccia e mi avvolgo nell'accappatoio. Mi piacerebbe ascoltare della musica, mentre mi vesto e mi preparo, ma Lucas dormirà già, quindi cerco di muovermi in silenzio. Poco dopo esco dalla porta. C’è una mezz’ora di autobus, da casa mia a quella dei miei genitori, quindi mi accendo l’ iPod, pronta a godermi il viaggio e la musica.