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CAPITOLO DUE. Autostoppista per l’Inferno

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VIOLETA

Sono in ritardo, merda!

Lucas ed io siamo rimasti fino a tarda notte a guardare un reality in televisione. Succede spesso, facciamo le ore piccole commentando gli outfit che indossano le celebrità, o criticando le performance musicali ai talent show, e ci mettiamo a parlare senza freni ... Alla fine vado a letto sempre dopo mezzanotte, e quando la sveglia suona al mattino ho l’impressione di essermi messa a dormire solo poco prima…

La mia routine di ogni giorno è sempre la stessa: doccia, colazione e autobus per recarmi al lavoro. Prima di entrare in ufficio prendo immancabilmente un moccaccino nella piccola caffetteria di Alicia, una bella ragazza dai capelli rosa. A volte restiamo a chiacchierare per qualche minuto, perché mi piacciono molto il suo stile e la sua forte personalità. Alla fine entro nella palazzina dove si trova il mio ufficio e mi faccio le scale a piedi fino al quinto piano, in modo che il dolce moccaccino non mi rovini la vita. Nell'ufficio che condivido con il resto del team dei creativi dell'azienda, accendo il computer e, se ho tempo, controllo la posta. Oggi però non lo faccio perché ho una riunione con il Consiglio e ... sono già in ritardo di dieci minuti.

Mi sfilo il cappotto e, dopo aver trangugiato in un sorso un buonissimo caffè, mi affretto verso la sala riunioni. Ci sono già tutti i miei compagni di squadra, il mio capo, il project manager e altre due persone che non conosco: una donna sulla quarantina vestita con un'elegante giacca grigia e un bel giovane, alto e bruno, che indossa un blazer casual e un paio di jeans.

"Scusatemi." esclamo, sedendomi al tavolo riunioni.

"Allora, Violeta, questi sono Andrea Guerra e Pablo Sandoval. " taglia corto il mio capo, presentandomi la coppia di sconosciuti.

La donna fa un cenno di saluto con la testa, e la sua chioma bionda raccolta in una perfetta acconciatura non si sposta di un millimetro; il ragazzo invece non saluta, ma si limita a guardarmi con una strana espressione sulla faccia. Distolgo lo sguardo, sentendomi confusa e a disagio, ma la cosa non mi piace.

"Sono i portavoce della Nox."

La Nox è un'azienda di elettronica con cui il mio capo è interessato a fare affari. Gli elettrodomestici che tratta la Compagnia sono esclusivi, di altissima qualità e in produzione limitata.

"Ho letto i rapporti sulla vostra nuova smart TV - esclamo - Ovviamente si tratta di un progetto molto interessante. Mi piacerebbe occuparmi io della vostra campagna pubblicitaria. "

"Questo è il motivo per cui siamo qui." dice la donna, Andrea.

"Abbiamo avuto molte proposte, – interviene Pablo, il ragazzo – dovrete offrirci qualcosa di davvero innovativo per convincerci. "

Wow, è molto aggressivo!

"Violeta e l’intera equipe sono i migliori, ve lo assicuro." esclama il mio capo, con fermezza.

"Vedremo... "

Non so quale mosca abbia morso quest’ idiota, ma non mi piace il suo tono. So che guadagneremmo molto dalla campagna Nox, ma mi irrita quando i potenziali clienti si mostrano così odiosi ed esigenti.

"Pensavo ad un brainstorming, io ... " comincio a dire.

"Niente del genere - mi interrompe quello strano ragazzo - Voglio proposte serie, avete tre settimane di tempo. Se nessuna delle vostre proposte ci convince saremo costretti a rivolgerci ad altri. "

"Ma dovrete fornirci delle linee guida!" riprendo, cominciando a innervosirmi.

"Si tratta di una smart tv, se avete letto tutte le informazioni a riguardo che vi abbiamo consegnato, credo sia già abbastanza – esclama lui, sempre più odioso – Non pretenderete mica che facciamo noi il vostro lavoro! Buttate giù delle idee, sottoponeteci foto, illustrazioni, relazioni scritte e tutto ciò che vi viene in mente e ne riparleremo. "

"Vedo che non hai idea di come funzioni la cosa." sibilo, acidamente.

"Violeta!" Il capo mi urla in testa, ma è troppo tardi. Mi sento molto offesa, nessuno ha il diritto di trattarmi così.

"Ma tu che mansioni hai qui, di grazia? " mi chiede, sarcastico, il giovane sconosciuto.

"Sono il direttore delle vendite."

"Bene, allora concentrati sui numeri. – mi rintuzza, e ormai l’aria si può tagliare col coltello – A me interessa discutere di questi aspetti con il responsabile del marketing".

Gli occhi scuri del mio interlocutore scintillano gelidi.

"Dovrai accontentarti di me, e se non ti vado bene, problemi tuoi... Vuol dire che ci cercheremo un altro cliente..."

"Ma che dici, Violeta!" Il mio capo questa volta mi zittisce. Il suo sguardo non ammette repliche. "Me ne occupo io, grazie. "

A malincuore sto zitta. Sono furiosa, ma ho capito che, per qualche strana ragione, a quell'idiota di Pablo Sandoval non vado a genio, e la cosa è reciproca. Se vogliamo accaparrarci l’affare mi devo fare da parte.

Il mio capo, con la sua solita diplomazia, riesce a rasserenare gli animi e alla fine la donna in tailleur e il ragazzo a cui sto sulle palle se ne vanno, in attesa delle nostre proposte. Ma sono assolutamente convinta che, se quel Pablo Sandoval ha voce in capitolo, le bocceranno tutte.

Irritata e frustrata, torno nel mio ufficio. Blanca, Carol e Héctor, gli altri membri del mio gruppo, fanno il loro ingresso pochi minuti dopo. Per gentilezza, si sono trattenuti in sala riunioni per salutare e ringraziare i portavoce della Nox.

"Ma che ti ha preso, Violeta? - mi chiede Carol, la mia collega più giovane. Ha solo ventidue anni, ma è un prodigio del graphic design – Conoscevi già quel tizio? "

"No, per niente – rispondo, ancora su di giri – e non capisco perché mi abbia trattata a quel modo. "

"Beh, per come ti guardava, ero convinto che avessi investito il suo cane! " aggiunge Hector, il community manager dell'azienda e grande risorsa per il team.

"In ogni caso dobbiamo metterci al lavoro ragazzi! – li freno, perché mi secca parlare di questa cosa - Abbiamo solo tre settimane di tempo. "

Tornando alla mia idea originaria, noi quattro ci diamo giù in un bel brainstorming. Ho lavorato con vari gruppi e in modalità diverse, ma l'esperienza mi ha dimostrato che questa tecnica è la migliore. È così che si ottiene di più da una squadra come la mia, anche se quello stupido di Pablo Sandoval non vuole capirlo.

Alla fine, dopo un paio d'ore trascorse a spremere le nostre menti cercando di tirarci fuori fino all'ultimo briciolo di creatività, siamo riusciti ad approntare tre progetti. Il primo si concentra sullo stile moderno della televisione, l'alta tecnologia e l'affidabilità del marchio; il secondo sull'ampia gamma di proposte per il tempo libero e l'intrattenimento che una smart TV può offrire. Il terzo, invece, punta sulla definizione dell'immagine, la qualità del suono e la comodità di un grande schermo.

Tre settimane, è il tempo che abbiamo per sviluppare le nostre idee, e la verità è che vado in ansia quando veniamo messi sotto pressione. Ancor di più quando, poco dopo, il capo fa la sua comparsa in ufficio. Il suo volto è teso e la sua fronte è imperlata di sudore.

"Ragazzi, come va?"

"Abbiamo delle idee." rispondo.

"Non preoccuparti, capo, tireremo fuori qualcosa di buono." aggiunge Hector, sempre così ottimista.

Poi il capo si rivolge a me e mi dice di raggiungerlo in corridoio.

"Perché ti sei comportata a quel modo, stamane?" mi chiede, quando siamo soli.

Il mio capo non è una di quelle persone altezzose a cui i dipendenti hanno terrore di esporre i propri dubbi e lagnanze. È un uomo gentile, aperto e premuroso che si è guadagnato il rispetto dei suoi dipendenti con le buone maniere e il know-how. Mi è sempre piaciuto lavorare con lui, e questo è uno dei motivi per cui amo recarmi in ufficio. Lo adoro e amo anche i miei colleghi.

"Non lo so proprio, Lorenzo." rispondo, con assoluta sincerità.

"La prossima volta controllati, Violeta." E, per la prima volta in cinque anni da che lavoriamo insieme, il suo tono mi suona severo e autoritario. "Abbiamo rischiato di perdere un sacco di soldi".

Pressione, pressione, pressione ...

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