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CAPITOLO I

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„ S'apparecchi una mensa, ove a ribocco

„ Stian le vivande; un mezzo pollastrello

„ Ier ne rimase, da coltel non tocco,

„ Avanzò ancor di pesce un bel piattello,

„ Sabbbato scorso; puzzerà un pochino.

„ Ma che non fan l'aceto e il ramerino? „


Il Pellegrinaggio d'Amore.

Lo scroscio della folgore da cui derivò tanto scompiglio tra gli abitanti della torre, divenne un incentivo a nuovi trovati per l'ingegno ardimentoso e inventivo di colui che era il fiore de' maggiordomi. Non ne fu appena cessato il romore, non appena ebbesi la certezza che la torre non era rovinata da cima a fondo, sorse come uomo rapito in estasi Caleb: „ Sia lodato Dio! questo fulmine è capitato a proposito, come un turacciolo ad un fiasco di birra quando trabocca. „ Vedendo in quel momento l'intendente del lord Cancelliere che prendea la volta della cucina, ove Caleb stavasi allora, corse a chiuderne l'uscio a chiave, borbottando fra i denti – „ Come diavolo ha fatto ad entrare in casa? Ma ciò poco importa! devo ora pensare ad altro. Ebbene, Misia! che state a far lì gemendo e tremando a canto del fuoco? Fate presto, venite qui; ovvero anche restate al vostro posto, e datevi a strillare quanto forte potete; in sostanza poi, non siete buona da altro; in somma, mi avete capito, vecchia strega? Gridate! più forte! anche più forte! Bisogna che i padroni vi odano da stare in sala. Diamine! avete perduta la voce? Vi ho inteso strillar più forte, quando non v'era tanta ragione di farlo. – A me! Conviene ora ch'io faccia ballare queste masserizie. „

Così dicendo, incominciò a gettare in mezzo alla cucina e piatti, e piattelli, e pentole, e tutti gli arnesi di ferro, di rame, d'ottone, di latta che gli capitarono fra le mani, risparmiando però con giudiziosa attenzione la maiolica e tutto quanto poteva rompersi. Mandava ad un tempo tali grida, o piuttosto urla, che Misia incominciò a propria volta ad urlare da vero, pensando che il suo vecchio collega fosse impazzito.

„ Che cosa fa dunque costui? Oh dio! Ha ribaltata la fricassea di castrato, che io avea preparata con quel pezzetto di coscia avanzata l'altr'ieri al desinar d'oggi del padrone. Povera me! anche il mezzo boccale di latte che dovea servir domani per la sua colezione! Farà colezione il gatto. – Ma il fulmine vi ha fatto dar volta al cervello, Caleb! „

„ Tacete, vecchia pazza, tacete, le diceva a mezza voce Balderston, fregandosi in aria di trionfo le mani. Adesso tutto è a dovere. Il pranzo è pronto, e il fulmine lo ha apparecchiato in un attimo. „

„ Il poveretto è divenuto matto davvero (soggiugnea Misia guardandolo con occhio di compassione, e non senza qualche paura). Temo che non torni più in se. „

„ La pazza siete voi; ma ascoltatemi bene (dicea Caleb, giubilante di potere, mercè la fertilità della sua immaginazione, sciogliersi con onore da un impaccio che sembrato eragli insuperabile). Prima di tutto abbiate cura di non lasciar entrare in cucina quel forestiere. Poi giurate che il fulmine tenendo la via del cammino, è caduto qui, e ha rovinato il miglior desinare che aveste apprestato mai in vita vostra; manzo, lodole, vitella, salvaggina, prosciutto, lepri, pollami, quel che vorrete voi; non badate a spesa, e mettete insieme un pasto squisito. Io intanto vado nel salone a raccontare la storia di questa disgrazia. Ma soprattutto che non entri in cucina quel servo straniero! „ Dopo avere in tal modo istruita la sua confederata, Caleb corse verso il salone; ma prima di entrarvi, volle fare, come abile generale, una scoperta. A tal fine, pose l'occhio ad una fenditura che il tempo, per atto di compiacenza ai servi curiosi, avea fatta nella porta; e vedendo in quale stato trovavasi miss Asthon, ebbe la prudenza di aspettare alcuni istanti per non accrescere colla sua fisonomia spaventata i nostri timori, e perchè la desiderava ben riavuta, e in istato di ascoltare attentamente la storia che ei si accingeva a narrare intorno alle conseguenze disastrose del fulmine.

Ma quando la vide tornata perfettamente in se stessa, e udì che i discorsi aggiravansi sullo stato di desolazione cui ridotta era la torre di Wolfcrag, pensò esser quello l'istante di mostrarsi, e si introdusse nel modo che abbiam descritto sul finire del capitolo precedente.

„ Oh che disgrazia! oh che disgrazia! esclamava. Simile inconveniente adunque dovea accadere nel castello di Ravenswood, ed io viver tanto per esserne spettatore! „

„ Che cos'è stato, Caleb? Domandò il padrone, preso veramente da un po' di timore. Qualche parte del castello sarebbe rovinata? „

„ Rovine grandi, no, non ve ne sono; ma il fulmine è venuto giù pel cammin di cucina, ha rovesciate tutte le casserole, gettata fuliggine per ogni dove, e dovea succeder questo, quando voi state ricevendo personaggi distinti, ospiti così rispettabili! aggiunse inchinando profondamente il lord Cancelliere e la figlia di esso. Non dico altro; in tutto il castello, non rimane più cosa che possa servire pel pasto del pranzo o della cena, come poi vi piace chiamarlo. „

„ Vi credo facilmente, Caleb; „ gli disse in tuono corrucciato il padrone.

Caleb si volse con un guardo, metà di preghiera, e metà di rimprovero, e continuò in tal guisa la sua allocuzione: „ Non dirò già che si fossero fatti apparecchi rilevantissimi. Avevamo solamente aggiunto qualche bagattella al vostro pasto ordinario di tutti i giorni, ossia, come lo chiamano a Versailles, Petit couvert; tre portate e le frutta, ecco tutto. „

„ Tenetevi per voi le vostre sciocchezze, vecchio pazzo; „ sclamò Ravenswood, scorgendo la goffaggine di queste ufiziose premure dell'intendente, e arrabbiato al sommo; pure non ardiva contraddirgli apertamente, per non dare occasione a qualche scena ancor più ridicola.

Caleb, avvedendosi di tal momentaneo vantaggio, risolvè profittarne. Ma in quell'istante, avendo osservato che il servo del lord Cancelliere entrava in sala, e parlava sotto voce al suo padrone, trattosi verso il vano d'una finestra, si giovò di una tal congiuntura per dire egli pure alcune cose all'orecchio del sere di Ravenswood. „ Per amor del Cielo, Signore, frenate la vostra lingua! Se io son contento di arrischiare l'anima mia dicendo bugie per l'onore della famiglia, questi non debbono essere i vostri pensieri. Se mi lascerete tranquillamente seguire il corso delle mie idee, non vi farò pazze spese, ma se vorrete interrompermi, non son chi sono, se non v'improvviso un pranzo da sovrano. „

Di fatto Ravenswood pensò che il più saggio partito sarebbe stato lasciar andar l'acqua a seconda della corrente, e permettere che il suo uffizioso maggiordomo dicesse quanto gli veniva alla bocca. Quindi Caleb, sollevando in aria una mano e facendo i conti sulle dita, in tal modo ripigliò la parola.

„ Come io vi diceva, non si erano fatte grandi cerimonie, ma vi era abbastanza perchè tre ragguardevoli personaggi non restassero mal contenti. Prima portata, due capponi colla salsa bianca, vitella e porco, salvo il rispetto dovuto alle Signorie loro. Seconda, un lepre allo spiedo, un piatto di gamberi, e un rifreddo. Terza, un fagiano d'un candore che abbarbagliava la vista, adesso nero di fuliggine, come se fosse stato due anni sotto al cammino; una torta di prune e un flan. Frutta, si sa, alcune galanterie, giulebbi e… e nient'altro, (soggiunse, accorgendosi che il padrone non era più capace di frenar la pazienza). Nient'altro, salvo due conserve di pera e pome. „

Miss Asthon, ben riavutasi allora dal primo spavento, avea attentamente ascoltato il discorso del vecchio Caleb. L'imperturbabile serietà da costui serbata nel porgere la minuta descrizione del suo pasto immaginario, e gli sforzi di Edgardo per nascondere agli ospiti l'impazienza e la rabbia, offerivano un'antitesi sì leggiadra, che la giovinetta non potè a suo malgrado starsi dal prorompere in un grande scoppio di riso; e inutile fu in questo momento la gravità connaturale del padre di lei, il quale si trovò costretto ad imitarla, benchè più moderatamente il facesse. Che più? Fin Ravenswood, il quale s'accorgea certamente che questo riso era un poco a sue spese, partecipò alla generale giocondità; tant'è vero che il riso è un mal contagioso. Risonò di questi scoppi di risa in comune la soffitta del vecchio salone; e vi sono tali scene, delle quali leggiamo talvolta, senza esserne molto commossi il racconto, e delle quali nonostante, si divertirono assai quelli che ne furono spettatori. Uno cessava dal ridere, l'altro ricominciava, comune prurito che durò per alcuni minuti. Aggiungasi che la silenziosa gravità di Caleb, e l'aria di sorpresa e quasi di dispetto da esso manifestata, rendeano più ridicola la scena, e rincalzava negli altri la voglia di ridere.

„ Vedo che cos'è (soggiunse non si scompigliando Caleb, quando questa parve acchetata), le Signorie loro sono avvezze a sì buone colezioni, che la perdita del migliore fra quanti pranzi un cuoco possa apprestare, loro sembra cosa da ridere. Ma se i vostri Onori avessero lo stomaco vôto, come Caleb Balderston, non troverebbero tanto motivo di ridere su di un argomento seriissimo di sua natura. „

Il qual discorso eccitò nuove risa, che parvero a Caleb non solamente un attentato contro la dignità della famiglia, ma un atto speciale di disprezzo usato alla eloquenza con cui avea recapitolati i pretesi danni prodotti dal fulmine, e descritto un pasto, che come egli dappoi si espresse con Misia, avrebbe infuso l'appetito ad un morto, e a quei signori inspirò solamente voglia di ridere.

„ Ma (soggiunse miss Asthon, con quanta serietà le era possibile di ostentare) tutte queste buone cose sono esse guaste per modo, che nessuna, nessuna possa comparire in tavola? „

„ Nemmeno una briciola, Milady; tutto è pieno di cenere, di fuliggine, roba buona unicamente per gettarla ai cani. Vorrei che poteste solo scendere in cucina; vedreste che vaga confusione; le porcellane in pezzi; le cassarole rovesciate, la cuciniera andata fuor di se nel voler riordinare un poco le cose; le pietanze non riconoscibili, in somma andate a male del tutto. Vi era per le frutta un bianco-mangiare, che sarebbe stato squisito; il fulmine lo ha trattato, come le altre vivande, in mezzo alla cucina; vi ho intinto un dito per assaggiarne, si direbbe che era fatto di latte acido. Non so quanto mi pagassi che i loro Onori venissero abbasso a contemplare questo guasto, semprechè però (aggiugnea per prudenza, e per timore di essere preso in parola) semprechè però a quest'ora la cuciniera non abbia, come sarebbe suo dovere, spazzato via tutto. Mi pare impossibile, Milord (e in questa volgevasi a ser Guglielmo), che il vostro servo non abbia udito lo strepito delle porcellane nell'atto che il fulmine ribaltò ogni cosa. „

Il servo del lord Cancelliere, benchè, com'uomo che stava a servire un gran signore, fosse avvezzo a comporre il volto a seconda di tutte le circostanze, si trovò alquanto scompigliato da questa inaspettata appellazione, e per tenersi alla più sicura, si contentò di chinare urbanamente il capo.

„ Penso, sig. maggiordomo, (così si volse a Caleb il lord Cancelliere, venuto in timore che il prolungar più a lungo sì fatta scena, dopo cessato il primo prurito di ridere, reiterasse unicamente mortificazioni a Ravenswood), penso che non fareste male consigliandovi a tale proposito con Lockart. Ha viaggiato assai; è avvezzo ad inconvenienti d'ogni specie e ad accidenti non prevenuti, spererei che intendendovi insieme tutt'a due, dovreste trovare qualche espediente per uscire d'imbarazzo. „

„ Suo Onore, il sere di Ravenswood, sa (rispose Caleb, il quale comunque non vedesse speranza di spacciarsi, piuttosto che ricorrere all'aiuto di uno straniero, sarebbe morto di stento, come il generoso elefante che volle ad ogni costo fare quanto il suo padrone aspettava da esso), suo Onore sa ch'io non abbisogno di consiglieri, quando si tratta del decoro della famiglia. „

„ Sarei ingiusto, se dicessi il contrario, o Caleb; il suo padrone rispose, ma il vostro ingegno consiste soprattutto nel trovare scuse; e queste non ci sazierebbero più della descrizione del vostro pranzo colpito dal fulmine. Bramo dunque che, in compagnia del sig. Lockart, cerchiate qualche via di supplire a quanto non vi è più, o forse non vi è mai stato. „

„ Vostro Onore ha sempre le sue facezie pronte. Certamente, non dovrei far altro che trasferirmi subito a Wolfhope, e troverei l'occorrevole per dar da desinare a quaranta persone. Ma quei paesani non meritano che un galantuomo si volga ad essi; ebbero l'inconsideratezza di servirci male nel burro e nelle uova. É cosa che non ho dimenticata. „

„ Non fa niente, Caleb; andate al villaggio, e ivi ingegnatevi come potete. Non conviene permettere che i nostri ospiti digiunino per l'onore, come siete solito dire, della famiglia. Prendete questa borsa, credo che sarà per voi il miglior consigliere. „

„ La vostra borsa! danaro! esclamò Caleb, facendo alcuni passi addietro in tuono d'indegnazione. Che cosa devo io farne? Non siamo sui vostri dominj? Chi è quello fra i vostri vassalli che volesse pagamento per prestarmi servigio? „

Ritiratisi i servi, e poichè la porta del salone fu chiusa, il lord Cancelliere si credè in obbligo di far qualche scusa coll'ospite sull'arbitrio che si era preso di ridere, e Lucia espresse il proprio desiderio di non avere colla sua giocondità nè offeso, nè mortificato il buon vecchio Caleb.

„ Caleb ed io, miss Asthon, dobbiamo avvezzarci a sopportare con rassegnazione e pazienza tutto ciò che va unito di ridicolo alla povertà. „

„ Voi non siete giusto verso di voi medesimo, sere di Ravenswood, rispose il lord Cancelliere; sulla mia parola d'onore, credo di conoscere gli affari vostri meglio di voi medesimo, e spero provarvi che mi stanno a cuore, e che… in una parola vi sta innanzi agli occhi una prospettiva migliore di quanto v'immaginate. Nonostante permettetemi di assicurarvi, ch'io non conosco al mondo cosa più rispettabile di un uomo, il cui carattere sollevisi al di sopra della fortuna, e che preferisca l'imporre a se stesso nobili privazioni, all'umiliazione di contrar debiti, o di sottomettersi ad uno stato di dipendenza. „

Fosse sollecitudine di non offendere il delicato animo dell'ospite, o timore di destarne soverchiamente l'orgoglio, il lord Cancelliere gli dicea queste cose con una specie di timida riservatezza; onde esitava, e parea che a ciascuna parola temesse di essersi spiegato di troppo su tale argomento, benchè l'occasione di trattarlo fosse stata somministrata dallo stesso sere di Ravenswood. In somma, lord Asthon sembrava, animato a parlare dal desiderio di offerire prove di amicizia, rattenuto dalla tema di arrecar dispiacere. Non dobbiamo pertanto maravigliare, se Edgardo, poco pratico ancora degli uomini, supponea in questo espertissimo cortigiano maggiore sincerità di quanta si durerebbe fatica a trovarne in venti persone di simil classe. Gli rispose nondimeno con molto sussiego, essere egli grato a tutti quelli che aveano la cortesia di tenerlo in buona opinione; rinovate indi e col Lord e colla figlia lo sue scuse sul non poterli ricevere in modo più convenevole, uscì tosto del salone per dare alcuni ordini che erano indispensabili.

Quanto al modo di far dormire gli ospiti, le cose vennero ben tosto concertate colla vecchia Misia; nè per vero, potea in ciò dar molestia la perplessità sulla scelta. Edgardo cedè il proprio appartamento a miss Asthon, ponendole a fianco, qual cameriera, la stessa Misia, che venne, perchè sostenesse più addicevolmente una tal parte, vestita di un abito di raso nero, portato dall'avola di Ravenswood, e che avea fatta la sua comparsa nelle feste di Corte di Enrichetta Maria. Domandò che cosa fosse avvenuto di Bucklaw, e poichè intese che era a Wolfhope cogli altri cacciatori, incaricò Caleb di andarlo a vedere, e fargli noto l'imbarazzo in cui si trovava, pregandolo a nome suo a procacciarsi per quella notte un letto nel villaggio, non ve n'essendo altri nel castello fuor quello della camera segreta, che in tale congiuntura non si poteva a meno di offrire a ser Guglielmo Asthon. Caleb si rassegnò a cedere il proprio letto al servo straniero, e a dormire coricato sulla paglia nel granaio, per non dare a divedere che nella torre di Wolfcrag vi fosse scarsezza di letti. Il sere di Ravenswood si preparò a passar la notte avviluppato in un gran ferraiuolo, entro il salone.

Del rimanente, Lockart avea ricevuto dal padrone l'ordine di trasferirsi all'osteria, ove convennero i cacciatori, per trarne alcun poco di salvaggina, e Caleb non disperava dell'efficacia de' suoi stratagemmi ordinarj, all'uopo di porre in salvo l'onore della famiglia. Edgardo avea voluto dargli una seconda volta la propria borsa, ma essendo presente il servo straniero, Caleb si pensò in dovere di non accettarla, comunque sentisse che gli sarebbe stata di massimo giovamento. – „ Perchè non mettermela di soppiatto fra le mani? (andava pensando fra se medesimo.) Ma già suo Onore non sa, non saprà mai il modo di contenersi nelle congiunture ardue e dilicate. „

In questo mezzo, Misia, giusta un uso ricevuto allor nella Scozia, e non ancora dismesso affatto, offerse agli ospiti il latte della sua picciola mandria, intantochè fosse all'ordine il desinare. Edgardo per guadagnar tempo, condusse Milord e la figlia a girare tutto il castello; ed essendosi rasserenato il cielo, li fece salire sino in cima della torre, d'onde ammirarono la vasta estensione del mare, abbellita dai raggi del sole che ogni nube avea dissipata.

La promessa sposa di Lammermoor, Tomo 2

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