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CAPITOLO II

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Circoncisione. – Descrizione di Tanger. – Fortificazioni. – Servizio militare. – Corsa de' cavalli. – Popolazione. – Carattere degli abitanti. – Costumi.

Dissi che nella festa del Mouloud i Mori fanno circoncidere i loro fanciulli: operazione che si eseguisce fuori di città nella cappella sopra accennata, operazione solennizzata dalla famiglia del neofito. Per andare al luogo del sacrificio riunisconsi alcuni giovanetti che portano fazzoletti, cinture, ed ancor de' cenci sospesi a canne o bastoni a guisa di stendardi. Tengono dietro a questo gruppo due suonatori di cornamuse, e due o più tamburri, lo che forma una musica insoffribile per chiunque avvezzò l'orecchio alla musica europea. S'avvanza dietro ai suonatori il padre, o il parente più prossimo colle persone invitate, che circondano il fanciullo, montato sopra un cavallo colla sella ricoperta d'una stoffa rossa: ma se il neofito è troppo piccolo vien portato in collo da un uomo a cavallo. Tutti gli altri camminano a piedi. D'ordinario il neofito è vestito di una specie di mantello dì tela bianca, cui viene sovrapposta un'altra tela di color rosso, ornata di varj nastri; ed ha coperto il capo da una fascia di seta. Ai due lati del cavallo vedonsi due uomini con un fazzoletto di seta in mano, con cui scacciano le mosche dal fanciullo e dal cavallo. Chiudono la processione alcune femmine avviluppate negli enormi loro hhaïks.

Quantunque in ogni giorno della festa del Mouloud si circoncidessero dei bambini, aspettai l'ultimo, perchè mi fu detto, che ve n'erano assai più che ne' precedenti; ed in fatti quel giorno tutte le strade erano affollate di popolo e di soldati coi loro fucili.

Io sortj di casa a dieci ore del mattino, ed attraversando la folla per recarmi alla cappella, mi scontrai in accompagnamenti di tre, di quattro, ed ancora di più fanciulli, che venivano condotti assieme alla circoncisione. La campagna vedevasi coperta di cavalli, di soldati, di abitanti, di Arabi, di crocchj, di donne affatto coperte, sedute all'ombra degli alberi, e in certe cavità del terreno, le quali nell'atto che i fanciulli passavano presso di loro mandavano acute strida, indizio presso questa gente d'allegrezza, e d'incoraggiamento.

Arrivato che fui all'eremitaggio, attraversai il cortile in mezzo ad infinito popolo, ed entrato nella cappella, trovai ciò che ardisco chiamare un vero macello. Stavano presso al sepolcro del santo cinque uomini coperti della sola camicia, e d'un pajo di mutande, colle maniche rimboccate fino alle spalle. Quattro di costoro sedevano in faccia alla porta della cappella, il quinto era in piedi presso alla porta per ricevere le vittime. Due de' seduti tenevano in mano gli stromenti del sacrificio, e gli altri due una borsa o piccolo sacco pieno di una polvere astringente.

Dietro ai quattro ministri eran collocati circa venti fanciulli di età e di colore diverso, i quali, come vedremo ben tosto, avevano pure le loro incombenze: al di là dei fanciulli, ed a non molta distanza, un'orchestra uguale alla già descritta, eseguiva suonate affatto discordi.

Allorchè arrivava un neofito, il padre o la persona che ne faceva le veci, lo precedeva: entrava nella cappella, baciava il capo al ministro principale, e gli faceva alcuni complimenti. Si conduceva dopo il fanciullo, il quale era preso all'istante da un uomo vigoroso, che rimboccatogli l'abito, lo presentava all'esecutore per il sacrificio. In quell'istante la musica suonava con strepito, ed i venti fanciulli seduti dietro ai ministri mandando alte grida, richiamavano lo sguardo della vittima alla volta della cappella, che indicavano coll'alzar l'indice. Stordito da tanto romore, il fanciullo alzava il capo, ed allora il ministro prendendo la pelle del prepuzio tirava assai forte e con un colpo di forbici la tagliava. In pari tempo un altro gettava la polvere astringente sulla ferita, ed un terzo la copriva di filaccie assicurandole con una benda, indi si portava fuori il fanciullo sulle braccia. Quantunque fatta assai grossolanamente, l'operazione non durava più di mezzo minuto. Lo schiamazzar de' giovanetti, ed il frastuono della musica m'impedivano d'udire le grida delle vittime, le quali esprimevano coi loro gesti l'acuto dolore che soffrivano. Ogni fanciullo veniva posto in appresso sul dorso di una femmina; che lo riportava a casa coperto del suo hhaïk, ed accompagnato dal corteggio di prima.

Presso ai neofiti campagnuoli vidi molti militari e beduini maneggiare con mirabile destrezza i lunghissimi loro fucili, che tiravano nelle gambe gli uni degli altri in segno d'amicizia.

Udj raccontare da alcuni cristiani, che taluno di loro visitando i paesi Mussulmani, fecero i loro viaggi con piena sicurezza, coll'addottare le loro costumanze; ciò che io non posso credere, a meno che non siansi preventivamente assoggettati alla circoncisione, della qual cosa sogliono informarsi tosto che vedono uno straniero; e quando io giunsi a Tanger, ne fecero inchiesta ai miei domestici ed a me medesimo.

La città di Tanger offre dalla banda del mare una prospettiva abbastanza vaga. La sua figura d'anfiteatro, le case bianche, quelle de' consoli regolarmente fabbricate, le mura della città, l'alcassaba, ossia castello, che la signoreggia dall'alto d'un colle, la baja vasta e circondata di ridenti colline, formano tutt'insieme un complesso di cose che illudono il viaggiatore: illusione che sparisce all'istante che entra nell'interno della medesima, ove si vede circondato da tutto quanto può riunire assieme la più ributtante meschinità.

Tranne la strada principale passabilmente larga, e che attraversa alquanto tortuosamente la città da levante a ponente, tutte le altre sono in modo anguste ed irregolari, che tre persone di fronte vi passano a stento. Bassissime sono quasi tutte le case, talchè il passaggiero può toccarne colla mano il tetto affatto piano, e coperto d'argilla. Le case dei consoli sono abbastanza ben fatte, ma quelle degli abitanti hanno appena qualche finestra, o piuttosto pertugio d'un piede quadrato al più, e moltissime uno spiraglio largo uno o due pollici, ed alto un piede. La principale strada vedesi in alcuni luoghi mal selciata, altrove abbandonata alla semplice natura ed ingombrata d'enormi sassi, che niuno si prende la cura di appianare.

Le mura della città sono ridotte ad un estremo stato di deperimento. Sono qua e là interrotte di torri rotonde o quadrate, e dalla banda di terra circondate da larga fossa ugualmente in rovina, e ridotta a coltura.

Sulla diritta della porta a mare sonovi due batterie l'una quasi a fior d'acqua di quindici pezzi di cannone, l'altra più alta di undici. La seconda batte il mare di fronte, ed ha pure una piccola piattaforma con due cannoni per difesa della porta, l'altra batte ugualmente il mare e la spiaggia. Altri dodici cannoni trovansi sopra la più elevata parte delle mura. Tutti questi cannoni di vario calibro sono di fabbrica europea, ma i carri sono del paese, e tanto malfatti, che quelli dei cannoni da 12 a 24 non reggerebbero ad un quarto d'ora di fuoco. Due informi tronchi con tre o quattro traversi, un debolissimo asse e due ruote formate di grosse tavole quasi prive di ferramenti compongono il carro: è tutto coperto di color nero, ma lo credo di legno di quercia. Nella parte orientale della spiaggia sonovi tre altre batterie.

Le maggiori navi ch'io vedessi entrare in porto non eccedevano la portata di 250 tonnellate, ma quantunque la baja sia alquanto esposta ai venti di levante, la sua situazione è molto bella; e sono di sentimento che vi si potrebbe formare con piccolissima spesa un eccellente porto.

Dalla banda di terra Tanger non ha altra difesa che il muro e la fossa rovinati, senza cannoni. Al nord il muro della città si riunisce a quello del vecchio castello alcassaba, posto sopra un'eminenza, e dove trovasi un sobborgo ed una moschea.

E perchè i Mori non conoscono affatto il servizio militare, lasciano d'ordinario le loro batterie senza guardia. Soltanto presso alla porta del Kaïh trovasi un piccolo corpo di guardia, ed un altro corpo di guardia viene rappresentato, quantunque effettivamente non esista, da alcuni fucili posti a porta a mare, ove al più alcune volte si vedono due o tre soldati. Ogni giorno in sul far della sera, mentre il Kaïh passeggia o sta seduto sulla spiaggia, alcuni soldati fanno la ceremonia di mutar la guardia; ma poco dopo tutti ritornano alle loro case.

L'avviso della ritirata vien dato alle dieci della sera con un colpo di fucile tirato in su la piazza; ove nello stesso tempo viene collocata una sentinella, la quale ogni cinque minuti dà la parola ad un'altra posta alla porta a mare, gridando assassa, cui l'altra risponde alabata. I Mori fanno le loro fazioni sempre seduti, e d'ordinario disarmati, lo che è comodo assai.

Nelle guerre d'Affrica il fantaccino non ha veruna considerazione, di modo che le forze d'ogni potentato viene calcolata sul numero de' loro cavalli, e per tale ragione i Mori si esercitano principalmente nel cavalcare. A Tanger fannosi tali esercizj lungo la spiaggia, facendo correre i cavalli sull'arena ancor bagnata dalla bassa marea. Con questi continuati esercizj si rendono eccellenti cavalieri. Adoperano selle assai pesanti, con arcioni altissimi assicurati sul cavallo da due cinghie che serrano il cavallo, una passandogli sotto le coste, e l'altra obbliquamente per i fianchi sotto il basso ventre. Hanno cortissime staffe per montare, ed i loro speroni sono formati da due ferri appuntati lunghi circa otto pollici. Con questo equipaggio, e con un morso durissimo martirizzano talmente i poveri cavalli, che frequentemente spargono sangue dai fianchi e dalla bocca.

Essi non conoscono che una sola manovra: tre o quattro cavalieri, e talvolta anche più, partono assieme mettendo altissime grida, e presso alla metà della corsa scaricano il loro fucile senza unione di tempo o di luogo. Talvolta l'uno corre dietro l'altro sempre gridando, e nell'atto di raggiungerlo scarica il suo colpo tra le gambe del cavallo.

Nè solo trattano duramente adoperandoli i loro cavalli, ma non curansi pure di metterli al coperto; lasciandoli per lo più in aperta campagna, in un cortile con i piedi d'avanti assicurati ad una corda tirata orizzontalmente tra due pivoli, senza testiera, e senza cavezza. Gettano loro della paglia in terra, e danno un poco d'orzo in un piccolo sacco che viene sospeso alla loro testa. Per lo più danno la paglia al cavallo due o tre volte al giorno, e soltanto una volta la biada verso sera. Quando viaggiano non sogliono fermarsi finchè non giungano al luogo destinato a passarvi la notte; e non mangiano prima di sera. Avvezzati ugualmente all'ardente sole della state, ed alle continue pioggie dell'inverno, si conservano grassi e sani, lo che mi persuaderebbe che il reggime degli Affricani debba preferirsi a quello degli Europei, che rende i cavalli soverchiamente dilicati, e poco destri ne' grandi movimenti militari; se altronde non si dovesse aver riguardo alla diversità dei climi.

Veggonsi a Tanger molti cavalli, alcuni muli, e pochissimi asini; e questi ultimi sono generalmente assai piccoli, come anco i muli. Di cavalli se ne trovano d'ogni grandezza, ma non già della maggiore: sono vivaci, e ben disposti, benchè male ammaestrati per colpa de' cavalieri che non conoscono l'arte. Il pelo bianco e cenericcio è il più comune, ed è quello de' cavalli più robusti; i più belli per altro sono quelli di color bajo-oscuro, o balzano.

La popolazione di Tanger ammonta a circa dieci mille uomini, soldati, mercanti spicciolati, cattivi artigiani, poche famiglie agiate, e pochi ebrei.

L'infingardaggine è il distintivo carattere di questi abitanti, i quali sogliono rimanersi quasi tutto il giorno seduti o stesi al suolo nelle strade, e nei luoghi pubblici. Sono loquaci assai, e ceremoniosi in modo, che a stento ne' primi giorni potevo sbarazzarmene: ma avendo in seguito appreso a rispettarmi, si ritiravano al primo segno che loro ne facessi, e mi lasciavano attendere alle mie faccende.

L'abito degli abitanti riducesi ad una camicia con maniche estremamente larghe, un enorme pajo di mutande di tela bianca, un giubboncello di lana, o corto sopr'abito di seta, ed una berretta rossa appuntata. Sogliono i più avvolgersi intorno alla berretta una mussola o tela bianca, e formarne il turbante; il hhaïk li avviluppa interamente e gli cuopre ancora il capo con una specie di grande cappuccio; hanno talvolta un cappotto bianco sopra il hhaïk, e le pappuzze o pantoffole gialle. Altri ancora invece del giubboncello portano un caftan, o lunga veste abbottonata sul davanti da cima a fondo, con maniche assai larghe, ma meno lunghe di quelle dei caftan turchi. Tutti poi adoperano una cintura di lana o di seta.

Le donne escono di casa sempre coperte in modo, che a stento si vede un occhio in fondo ad una enorme piega del loro hhaïk: calzano grandi pappuzze rosse, e, come gli uomini, non usano calze. Se portano un fanciullo, o qualche altra cosa, la tengono sulle spalle, onde le si vedono le mani.

I fanciulli non hanno che una semplice tonaca, ed una cintura.

Il bournous sopra il hhaïk è l'abito di cerimonia per i tables ossia letterati, gl'iman o capi di Moschea, ed i fakihs dottori della legge.

Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 1

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