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CAPITOLO V

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Giudei – Pesi, misure e monete. – Commercio. – Storia naturale. – Situazione geografica.

I Giudei del regno di Marocco vivono nel più misero stato di schiavitù. È veramente cosa straordinaria che i Giudei abitino in Tanger indistintamente coi Mori senza avere un separato quartiere, siccome costumasi in tutte le altre città ove domina l'islamismo, ma questa stessa distinzione è una perenne sorgente di dispiaceri per questa casta disgraziata; rendendo più frequenti i motivi di contese, nelle quali se il giudeo ha torto il moro si fa giustizia da se medesimo; e se il giudeo ha ragione è costretto di portare i suoi riclami al giudice sempre parziale per il musulmano.

Quest'orribile disuguaglianza di diritti tra individui della stessa setta rimonta fino alla culla; di modo che un giovinetto musulmano insulta o batte un giudeo qualunque siasi l'età sua, e le sue infermità, senza che questi abbia, sto per dire, il diritto di lagnarsene, non che quello di difendersi. I fanciulli delle due religioni trovansi nella medesima disuguaglianza, avendo più volte veduto i fanciulli musulmani divertirsi a battere i fanciulli giudei, senza che questi osassero giammai opporgli la più piccola difesa.

Per ordine del governo i Giudei vestono diversamente dagli altri: il loro abito è composto d'un pajo di mutande, d'una tonaca che scende fino al ginocchio, e d'una specie di bournous o mantello posto da un lato, pantoffole, ed una piccola berretta; tutte le quali cose, devon essere di color nero, ad eccezione della camicia le di cui maniche estremamente larghe rimangono scoperte e pendenti.

Quando i Giudei passano avanti ad una moschea, sono obbligati di levarsi le pantoffole, come pure innanzi alle case del kaïd, del kadi, e de' principali musulmani. A Fez ed in alcune altre città non possono camminare che a piedi nudi.

Se scontransi in un musulmano di alto rango devono a una certa distanza precipitosamente gettarsi sulla sinistra, lasciar in terra le pantoffole in distanza di un passo o due, e porsi in sommessa attitudine col corpo tutto piegato davanti, finchè il musulmano sia passato, e trovisi a considerabile distanza. Se non si prestano subito a così umiliante dimostrazione, come a quella di smontare da cavallo quando scontransi in un seguace di Maometto, vengono severamente castigati. Io dovetti più volte richiamare i miei soldati o domestici, che avventavansi contro questi sgraziati per batterli, quando avevano tardato un istante a porsi nell'attitudine prescritta dal despotismo musulmano.

Malgrado tutto questo i Giudei fanno a Marocco un grandissimo commercio; e più d'una volta ebbero la ferma delle dovane: accade però d'ordinario ch'essi vengano spogliati dai Mori o dal governo. Quand'io v'andai la prima volta aveva due giudei tra i miei domestici, ai quali, vedendoli così duramente trattati, chiedevo perchè non riparavansi in altri paesi; ed assi mi rispondevano di non lo poter fare per essere schiavi del Sultano.

I Giudei sono i principali artigiani di Tanger quantunque travaglino più male del peggiore artigiano europeo. Da ciò può argomentarsi cosa siano gli artigiani mori. Ma nel medesimo tempo i giudei hanno una particolare destrezza nel rubbare, vendicandosi dei cattivi trattamenti dei Mori col giontarli continuamente.

I Giudei hanno in Tanger alcune sinagoghe; ed hanno pure alcuni santi, o savj che vivono una vita beata a spese degli altri, come in tutte le sette.

Le donne ebree sono generalmente belle, ed alcune bellissime, che per lo più diventano le amanti dei Mori, lo che talvolta contribuisce ad avvicinare le due sette nemiche. Estremamente bello è il colorito delle ebree, mentre la tinta delle more è d'un bianco smaccato che s'assomiglia a quello delle statue di marmo bianco, sia per cagione della vita sedentaria che menano, o perchè vivono sempre rinchiuse nelle loro case; e se sortono talvolta, sortono coperte in maniera che il loro volto non rimane mai esposto all'aria aperta.

La sola misura lineare che conoscasi in Marocco è la draa, che dividesi in otto parti chiamate tomins.

Non essendovi campione o modello originario per l'esatta dimensione della misura, difficilmente se ne trovano due rigorosamente eguali, ma per un termine medio tra le differenti draa che io paragonai ai miei modelli europei, trovai che quella di Marocco è uguale a 244, 7 linee della tesa di Francia, e a 0,55126 d'un metro.

La misura di capacità per i grani chiamasi el moude: de' quali ve ne sono due, il grande ed il piccolo, cioè il secondo la metà del grande.

Lo stesso difetto d'esattezza notata nella misura lineare trovasi ancora in questo. El moude è un cilindro vuoto assai mal fatto, la di cui capacità, avuto riguardo a tutte le imperfezioni, può essere considerato come eguale a 123 linee 56 di diametro, e 106 linee 29 di altezza, ciò che dà 856 pollici e mezzo cubi della tesa di Francia.

Anche il peso va soggetto alle medesime varietà o vacillazioni come le misure; ma finalmente dopo il confronto di molti di questi pesi co' miei campioni d'europa, risulta, preso un termine medio, che la libra di Marocco chiamata artal

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