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CAPITOLO III

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Udienze del governatore. – Del Kadi. – Viveri. – Matrimonj. – Funerali. – Bagni pubblici.

Il kaïd o governatore suole dar udienza al pubblico ogni giorno, e rende quasi sempre giustizia con sentenze verbali. Talvolta le due parti si presentano assieme, e talvolta soltanto la parte riclamante: in tal caso il kaïd l'autorizza a condurre il suo avversario; lo che viene eseguito senza incontrare opposizione, perchè la menoma resistenza verrebbe severamente castigata.

Il kaïd, adagiato sopra un tappeto ed alcuni cuscini, ascolta le parti rannicchiate presso alla porta della sala. La discussione incomincia, e si prosiegue talvolta parlando tutti assieme, il kaïd, ed i litiganti, un quarto d'ora o più, senza potersi intendere, finchè i soldati che stanno sempre in piedi dietro alle parti impongono loro il silenzio a forza di pugni: allora il kaïd pronuncia la sentenza, e nell'istante medesimo i litiganti vengono cacciati dalla presenza del giudice a replicati colpi dai soldati, e la sentenza qualunque siasi s'eseguisce irrevocabilmente. La è una circostanza veramente notabile, che chiunque presentasi al kaïd per essere giudicato, debba dopo il giudizio essere rimandato dai soldati che vanno gridando Sirr, Sirr, corri, corri.

Talvolta il kaïd dà udienza sulla porta della casa, seduto sopra una seggiola, in mezzo al popolo affollato.

Non molto dopo il mio arrivo a Tanger assistetti ad una di queste udienze. Un giovanetto si fece innanzi al kaïd mostrando una leggier graffiatura al corpo, e chiedendo giustizia: fu condotto il colpevole che venne condannato a trentun colpi. Pronunciata appena la sentenza, fu steso a terra da quattro soldati, e gli furono passati i piedi entro un laccio a nodo corrente attaccato ad un bastone, indi un soldato gli scaricò sulla pianta dei piedi trentun colpi con una doppia corda incatramata: finita l'operazione venne cacciato fuori dall'udienza il reclamante con replicati colpi. Io desideravo di chieder grazia pel condannato, ma non osai di farlo per timore che la mia domanda venisse mal accolta. Seppi poscia, che in ogni caso simile avrei potuto ottener grazia a favor del reo dopo aver ricevuto dieci o dodici colpi. D'ordinario il paziente suole gridare ad ogni colpo Allah! Dio; ma taluni invece di gridare Allah, contano con fierezza i colpi l'un dopo l'altro.

Rarissime volte si presentano istanze al kaïd di quattro o sei linee; e perciò tutti gli attrezzi del suo segretario riduconsi ad un piccolo calamajo di osso con una penna di canna, e pochi pezzettini di carta piegati per mezzo, e preparati per ricevere qualche ordine, ciò che pure accade rarissime volte. Il segretario non ha nè registro nè archivio; cosicchè le carte che gli si consegnano vanno subito a male, non tenendo verun registro degli ordini che riceve.

Il buono o il cattivo senso del kaïd è l'unica norma de' suoi giudizj, e tutt'al più qualche precetto del Corano. Suole pure alcuna rarissima volta accadere ch'egli consulti i fakihs, o rimetta le parti al kadi, ossia giudice civile.

L'attuale governatore di Tanger chiamasi Sid Abderrahman Aschasch; era semplice mulattiere; non sa nè leggere, nè scrivere, e ne pure far il suo nome; ma non è privo di naturali talenti, e di certa quale ardita vivacità. Non trovandosi a portata di sentire quanto l'istruzione sia utile all'uomo, non la procura per sistema ai suoi figliuoli, che, come il padre non sanno leggere nè scrivere. Al presente egli possiede molti averi a Tetovan, città subordinata al suo governo, ove dimora la sua famiglia, risiedendo egli alternativamente quando in una e quando nell'altra città, avendo un luogotenente che ne fa le veci in sua assenza.

Alquanto meno tumultosi sono i giudizj del kadi, comechè si emanino press'a poco colle stesse formalità. Le decisioni appoggiansi ai precetti del Corano, ed alla tradizione in tutto ciò che non è contrario alla volontà del sovrano. Dopo il giudizio pronunciato dal kaïd o dal kadi non rimane alle parti che il ricorso al Sultano medesimo, non essendovi tribunale intermedio.

I viveri sono a Tanger assai abbondanti, ed a vil prezzo, e specialmente la carne, che è molto pingue. Vi si fa del pane bellissimo, e non è pur cattivo il più comune. A fronte della poca cura con cui conservansi gli acquedotti, l'acqua si mantiene buona. Non vi si trova alcuna osteria, e altro venditore di vino; ed i consoli sono costretti di provvederlo in Europa.

Il terreno produce eccellenti frutti, ed in ispecie fichi, popponi, uve ed aranci di Tetovan.

Il principal cibo degli abitanti di tutto il regno di Marocco è il couscoussou, pasta composta di sola farina ed acqua, che si va impastando finchè sia resa durissima; ed allora viene divisa in pezzi cilindrici della grossezza d'un dito, che poi riduconsi in grani assotigliando successivamente questi pezzetti, e dividendoli con molta destrezza colle mani. Questa pasta per ultimo così divisa si secca esponendola sopra le salviette al sole, od anche semplicemente all'aria. Il couscoussou si fa poi cuocere col burro in una specie di pentola col fondo pertugiato a piccoli pertugi, e posta entro una altra pentola alquanto più grande, in cui i poveri non pongono che acqua, ed i ricchi carni e polli. Posta a fuoco la doppia pentola, il vapore che s'alza dalla inferiore entra pei pertugi, e fa cuocere il couscoussou posto nel pentolino. La carne cotta nella maggior pentola viene posta in un piatto, circondata e coperta di couscoussou, formando così una specie di piramide senza salsa, o brodo. I grani del couscoussou sono sciolti: se ne fanno d'ogni genere dal più fino, come un granello d'orzo macinato, fino al più grosso come un grano di riso. Io risguardo quest'alimento come il migliore di tutti per il popolo, perchè facile ad aversi, ed a trasportarsi, perchè è sostanzioso assai, sano ed aggradevole al palato.

Ogni musulmano mangia colle dite della destra, non adoperando nè forchetta nè coltello, perchè anche il Profeta mangiava così. Tale costumanza che ributta i cristiani, non ha per altro nulla d'incomodo, o di disgustoso. Dopo tante legali abluzioni che il musulmano deve fare ogni giorno, nelle quali, come vedremo ben tosto, si lava le mani; egli le lava altresì qualunque volta vuol mangiare, e dopo aver mangiato, talmente che esclude perfino il sospetto d'ogni sozzurra. Altronde poi niente è più comodo del prendere i cibi colle proprie dita. Rispetto al couscoussou suol pigliarsi riunendolo in grumi, che s'accostano alla bocca.

A Marocco per altro non mancano cucinieri molto esperti, che sanno fare varie squisite vivande di carne, di polli, di uccelli, di pesci, di legumi e di erbaggi. Ma perchè la legge non permette di mangiar sangue, conviene adoperare molta circospezione. Rispetto ai volatili ed al pesce non si mangiano che dopo avere avuta la precauzione di scannarli ancora vivi, affinchè tutto il sangue sorta loro dal corpo. I ricchi abitanti sogliono avere delle schiave negre, che hanno opinione d'essere eccellenti cuciniere.

Per mangiare si ripone il piatto sopra una piccola tavola rotonda senza piedi, di venti a trenta pollici di diametro, con un bordo alto cinque in sei pollici: la tavola vien coperta da una specie di paniere conico fatto di vinchi, oppure di foglie di palma, talvolta di varj colori. A Marocco tutti i piatti hanno la figura di cono rovesciato o troncato, sicchè la base del piatto viene ad essere strettissima. Talvolta pongonsi sulla medesima tavola intorno al piatto alcuni piccoli pani assai teneri, e ciascuno piglia a pezzetti il pane che gli sta innanzi. Ogni piatto viene servito sopra una diversa tavola sempre coperta, onde sonovi tante tavole quanti sono i piatti. Costumasi ancora di presentare talvolta una grande tazza piena di latte agro con molti cucchiai di legno assai grossolani lunghi e profondi, coi quali i convitati prendono di quando in quando, e taluno ancora ad ogni boccone di carne o di couscoussou, un poco di questo latte. Siedono in terra, o sopra tappeti intorno alla tavola prendendo tutti la vivanda dallo stesso piatto; ma quando i convitati sono molti, vengono servite più tavole, in modo che ogni tavola abbia intorno cinque o sei persone sedute e colle gambe incrocicchiate.

I musulmani avanti di porsi a tavola invocano la divinità dicendo Bism-Illah, in nome del Signore; e terminato il pranzo, lo ringraziano coll'espressione Alhmado-Liliahi, sia lode al Signore! Le stesse invocazioni sogliono farsi prima e dopo di bevere; e le ripetono qualunque volta intraprendono qualunque affare. Ma se hanno sempre sulla bocca il nome di Dio; non sempre ne hanno il rispetto in fondo al cuore. Uscendo di tavola si lavano le mani, la bocca, e la barba. Al quale oggetto si fa loro innanzi un domestico, od uno schiavo, con un piatto di rame o di majolica nella mano sinistra, una brocca nella destra, ed un asciugatojo sulla spalla sinistra. Il domestico passa successivamente dall'uno all'altro convitato; questi stende la mano sopra la brocca senza toccarla, ed il domestico gli versa l'acqua con cui si lava le mani, indi la bocca e la barba; e termina asciugandosi col drappo che sta sulla spalla del domestico. In casa delle persone più ricche un domestico versa l'acqua, ed un altro presenta l'asciugatojo. Il costume di asciugarsi col tovagliolo in tempo del pranzo non è molto comune. Il pranzo termina sempre con una tazza di caffè.

Anticamente facevasi a Marocco grandissimo uso di caffè prendendosi in qualunque ora come costumasi in Levante; ma avendo gl'Inglesi regalato del te ai Sultani, e questi ai loro cortigiani, in breve tempo questa nuova bevanda si comunicò dagli uni agli altri fino alle ultime classi della società: di modo che, proporzionatamente consumasi più te a Marocco che in Inghilterra, non essendovi musulmano per povero ch'egli sia che non abbia te da offrirne in qualunque ora a coloro che vengono a fargli visita. Suole prendersi assai carico, pochissime volte col latte; e lo zuccaro si pone nel vaso. I Marocchini ricevono questi generi dagl'Inglesi, e ne importano altresì molto essi medesimi da Gibilterra.

La legge permette ai Mussulmani d'avere quattro mogli, e quante concubine possono mantenere; le ultime devono essere comperate o prese in guerra, o avute in dono. Le altre si hanno in forza d'un contratto stipulato tra il pretendente o i suoi parenti, ed i parenti della pretesa, in presenza del kadi e dei testimonj; e l'unione si fa senza alcuna ceremonia religiosa, onde il matrimonio è puramente civile. È per altro cosa notabile che malgrado la mancanza della sanzione religiosa, che altre sette religiose danno a questo contratto, le leggi della castità conjugale, e la pace domestica, trovinsi d'ordinario meglio mantenute nelle famiglie musulmane, che in quelle delle altre religioni.

Dopo la stipulazione del contratto la famiglia dello sposo manda d'ordinario a quella della sposa alcuni regali. Questa ceremonia si eseguisce con molta pompa in tempo di notte accompagnando i regali con molti lampioni, candele, fanali, con una compagnia di quei cattivi musici di cui si è già parlato, e da molte donne che mandano acutissime voci.

La novella sposa si conduce alla casa dello spose con molta ceremonia, e con un corteggio press'a poco uguale a quello che accompagna i fanciulli alla circoncisione. La prima volta che m'avvenni a Tanger in questo spettacolo fu una mattina alle sei ore. La sposa era portata sulle spalle da quattro uomini in una specie di paniere cilindrico coperto al di fuori da una tela bianca, e con sovrapposto un coperchio di figura conica dipinto a varj colori, come quelli del panierino di cui cuopresi la tavola da mangiare: ogni cosa era così piccola che non pareva possibile che potesse contenere una donna; e questo paniere aveva perfettamente l'apparenza d'un piatto di vivande che si mandasse allo sposo. Questi, ricevendola, alza il coperchio, e vede la prima volta la futura compagna.

Quando muore un musulmano è posto sopra una barella, e ricoperto col suo hhaïk, e talvolta con fronde d'alberi, indi viene portato sulle spalle da quattro uomini, ed accompagnato da molte persone che camminano a gran passi senza alcun ordine, e senza verun segno di cordoglio. Il convoglio nell'ora della preghiera del mezzogiorno si reca alla porta d'una moschea; e terminata la preghiera l'imam avvisa che trovasi un morto alla porta: allora tutti si alzano per pregare in comune riposo all'anima del fedele credente; ma il corpo non viene introdotto nella moschea.

Terminata questa preghiera il convoglio riprende la strada, ed il corteggio cammina precipitosamente perchè l'angelo della morte aspetta l'individuo nel sepolcro per sottoporlo ad un interrogatorio, e per pronunciare il giudizio che deve decidere della sua sorte: ad ogni istante i portatori si cambiano desiderando tutti di prendere parte a quest'opera di misericordia. Lungo il cammino cantano tutti alcuni versetti del Corano sull'aria rè, ut, rè, ut.

Arrivati al cimitero depongono, dopo una breve preghiera, il cadavere nella fossa senza cassa, e steso col volto alquanto rivolto verso la Mecca, gli fanno portare la mano destra all'orecchio dello stesso lato, poscia gettando della terra sul corpo, il corteggio ritorna alla casa del defunto per complimentarne la famiglia. In questo tempo, come pure all'istante dell'agonia, e per otto giorni consecutivi, le donne della casa riunisconsi per fare urli spaventosi, che durano gran parte del giorno.

Schifosi sono i pubblici bagni di Tanger, e d'un aspetto assai meschino. Entrando per una piccola porta si scende per un'angusta scala, al di cui sinistro lato vedesi un pozzo dal quale si attinge l'acqua per servigio dello stabilimento: dall'altra banda presso ad una specie di vestibolo avvi una piccola camera. In questi due luoghi si depongono e si ripigliano gli abiti. Alla diritta del vestibolo trovasi una camera che ha l'aspetto di cantina così poco illuminata, che all'entrarvi si crederebbe affatto oscura; e su quel suolo sempre coperto d'acqua si sdrucciola con molta facilità. I più vi prendono i bagni con un secchio d'acqua calda, ed un altro di fredda, che riducono alla temperatura che loro piace, e che gettansi poc'a poco sul corpo colle mani, dopo aver adempiute le ceremonie dell'abluzione.

Coloro, che vogliono prendere i bagni a vapore, entrano in una camera posta alla sinistra, lastricata a scacchi di pezzi quadrati di marmo bianco e nero: il palco a volta ha tre lucerne circolari del diametro di quasi tre pollici coperte di vetro di diversi colori, lo che produce un buon effetto per la luce. La porta di questa camera sta sempre chiusa, e dicontro alla medesima avvi un piccolo recipiente che riceve l'acqua calda da un tubo; la fredda trovasi ne' secchi. Entrando in questa camera s'incontra un'aria soffocante che difficulta la respirazione, ed in meno d'un minuto il corpo trovasi ricoperto d'acqua, che riunendosi in grosse gocciole, scorre lungo la cute, ed un abbondante sudore tutto vi ricuopre da capo ai piedi. Si siede nel lastricato talmente caldo, che da principio sembra insopportabile, ma che presto si dissipa: si resta in questa camera seduti finchè ognun vuole; ed in appresso si fanno le abluzioni, e si lava, o si bagna il corpo. L'uscita riesce incomodissima perchè non avvi alcuna camera ove trattenersi alcun tempo prima d'esporsi all'aria libera.

Quando entrai la prima volta in questo bagno soffersi assai per l'eccessivo calore che vi si conserva; ma non tardai ad avvezzarmi, e ne riconobbi la salubrità: pure avrei desiderato maggior comodo, e meno calore. Qualunque volta v'andai, ho sempre trovato otto, dieci, ed anche più persone ignude, cosa poco decente.

Il prezzo di questi bagni monta ad una mouzouna, che gli Europei del paese chiamano blanquille, e che può rispondere press'a poco a due soldi di Francia.

Per conservare il caldo, ed il vapore del bagno, vi è un forno sotto la camera, che riscalda il pavimento; indi una caldaja dalla quale per mezzo d'un tubo che con una chiave s'apre e si chiude, a piacere si attinge l'acqua: avvi pure un altro tubo che conduce il vapore dell'acqua della caldaja. Questo vapore cresce a dismisura quando versandosi l'acqua sul pavimento caldo, ed alzandosi in vapori, carica l'atmosfera d'assai maggiore umidità, e produce sulle persone che entrano i già descritti effetti.

Viaggi di Ali Bey el-Abbassi in Africa ed in Asia, v. 1

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