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TAVOLA ANALITICA DELLE SORGENTI ARABICHE DELLA STORIA DI SICILIA
PARTE PRIMA. – OPERE PERDUTE
ОглавлениеI. Ibn-Katâ' (Abu-'l-Kasem-Ali-ibn-Gia'far-ibn-Ali, detto Ibn-Katâ') discendente della regia schiatta aghlabita, nacque in Sicilia il 433 (1041-1042); uscì dopo il conquisto normanno, e morì in Egitto il 515 (1121-1122). Di questo sommo filologo darò, a suo luogo, la biografia. Tra le molte opere ch'ei scrisse, era un Târîkh-Sikillîa (Cronica di Sicilia) ricordato da Soiûti26 e da Hagi-Khalfa27. Nessuno annalista par che abbia letto quella cronica. Compose di più El-Dorra-el-Khatîra (La nobil Perla), antologia dei versi di censettanta poeti arabo-siculi28, della quale molti frammenti ci ha conservato Imad-ed-dîn da Ispahan29; e ciò si vegga al nº XXVIII della parte seconda di questa Tavola.
II. Abu-Zeîd-el-Gomri, di origine berbera come sembra al nome, scrisse anch'egli una cronica di Sicilia. Lo afferma Sekhâwi, autore del XV secolo, in un suo studio di storiografia30; e lo ripete Hagi-Khalfa31. Nè il primo nè il secondo ci dicono dove e in qual tempo sia vivuto questo Abu-Zeîd; non citato per altro da alcuno annalista.
III. Ibn-Rekîk (Abu-Ishâk-Ibrahîm-ibn-Kasem-ibn-Rekîk) liberto ei medesimo, o il padre, come potrebbe argomentarsi dalla voce rekîk (schiavo), fu segretario in un oficio pubblico a Kairewân, verso la fine del decimo secolo32. Egli scrisse una Cronica d'Affrica, che talvolta fa menzione della Sicilia, ed è citata spesso dai compilatori: Ibn-Wuedrân, Ibn-Abbâr, Ibn-Adsari autore del Baiân, Ibn-Khaldûn, Nowairi, Tigiani, Leone Affricano. Quantunque io accetti il giudizio del dotto barone De Slane, il quale gitta su le spalle d'Ibn-Rekîk le favole che si mescolarono al racconto delle prime guerre dei Musulmani in Affrica33, penso pure che costui potea compilar senza critica le narrazioni dei tempi andati, e scrivere schiettamente le vicende de' suoi proprii. Si badi a tal distinzione, quante volte si vedrà citata l'autorità d'Ibn-Rekîk nel corso del presente lavoro.
IV. Ibn-Rescîk (Abu-Ali-Hasan) forse di origine siciliana, nato in Affrica d'uno schiavo greco, orafo, l'anno mille; vivuto a corte dei principi Zîrîti a Mehdia e negli oficii pubblici a Kairewân; rifuggito poscia in Sicilia; e morto a Mazara, chi dice il millecinquantotto, chi il sessantatrè, e chi il settanta, fu uomo di molte lettere; del quale tratterò più largamente nel quarto libro di questa istoria. Tra le altre cose, ei scrisse una cronica di Kairewân, ove toccò talvolta i fatti di Sicilia: come si ritrae dalle citazioni di varii compilatori. L'Anmûdeg (il Tipo), opera del medesimo autore, contiene un aneddoto, trascrittoci da Ibn-Khallikân, risguardante il principe kelbita di Sicilia Iusûf. Da altri frammenti che abbiamo d'Ibn-Rescîk ei sembra informato della erudizione che potea rimanere in quel tempo tra i Greci di Sicilia: il che aumenta l'autorità sua come cronista.
V. Ibn-Iahîa (Abu-Ali-Hasan-el-Fakîh, ossia il giurista) scrisse un Târîkh-Sikillîa (Cronica di Sicilia) del quale i geografi Jakût e Kazwîni ci hanno conservato qualche squarcio. Ancorchè il soprannome e il nome proprio di costui si riscontrino con quei d'Ibn-Rescîk e l'uno e l'altro sembrin di certo vissuti al medesimo tempo, pure il divario dei nomi patronimici; la origine greca d'Ibn-Rescîk; la qualità di giurista data a Ibn-Iahîa; infine la diversità delle due croniche che s'intitolano, l'una di Kairewân e l'altra di Sicilia, fanno supporre con fondamento che ai tratti di due autori diversi.
VI. Abu-s-Salt-Omeîa (Ibn-Abd-el-'Azîz-ibn-abi-s-Salt) nato a Denia in Spagna il 1067, morto a Mehdia in Affrica il 1131 o pochi anni appresso, medico, poeta, erudito, meccanico, continuò la Cronica d'Ibn-Rekîk34. In questa, o altra opera, ci narra un curioso aneddoto della sconfitta dell'esercito siciliano al Capo Dimas il 1123. Imâd-ed-dîn da Ispahan, nella Kharîda, ci ha conservato alcuni squarci di poeti arabo-siculi e di loro biografie, raccolti da Abu-s-Salt35 in un'altra opera che ha per titolo Risâla min Ahl el-'Asr (Epistola su i contemporanei).
VII. Ibn-Sceddâd ('Izz-ed-dîn-Abu-Mohammed-Abd-el-'Azîz-ibn-Sceddâd-ibn-Temîm) della tribù berbera di Senhâgia e della regia schiatta dei Zirîti, visse nella seconda metà del XII secolo, poichè l'avol suo Temîm, regnava a Mehdia dal 1062 al 1107. Secondo la espressa testimonianza di Abulfeda36, ei compilò due istorie, di Kairewân, cioè, e di Sicilia. Di questa ultima troviamo squarci negli Annali d'Abulfeda, e perciò anche nell'opera di Scehâb-ed-dîn-Omari37. In fine, il Tigiani tolse da Ibn-Sceddâd il racconto della espugnazione di Mehdia nel 1160, che quel cronista sapea da un testimonio oculare38.
Ibn-Sceddâd, di cui adesso abbiamo precise notizie39, è appunto l'Ascanagius del Caruso, l'Al-Sanhaj del Di Gregorio, ec.40, come si trascriveva inesattamente il nome etnico di Es-Senhâgi col quale lo denotò Abulfeda. Monsignor Airoldi, nella prefazione al Codice diplomatico dell'abate Vella, diè i suoi nomi nella forma in cui li trovava presso D'Herbelot; aggiugnendo, su la fede dello impostore Vella, che l'opera in diciotto volumi si serbasse nella Biblioteca di Fez41.
VIII. Ibn-Bescirûn (Othmân-ibn-Abd-er-Rahîm-ibn-abd-er-Rezzâk-ibn-Gia'far-ibn-Bescirûn-ibn-Scebib) della tribù arabica di Azd, detto Sikîlli e Mehdi, ossia Siciliano e da Mehdia (in Affrica), perchè nato forse in uno di cotesti paesi, non sappiamo quale, e passato a dimorare nell'altro, visse nella seconda metà del duodecimo secolo. Ei compilò un Mokhtâr fi-l-Nezm wa-l-Nethr li Afâdhil Ahl el-'Asr (Scelta di poesie e prose dei più illustri contemporanei), nel quale ricordò molti Spagnuoli, Affricani e Siciliani. Imad-ed-dîn da Ispahan42 si servì di questa raccolta, che è notata altresì nella bibliografia di Hagi-Khalfa43. Dell'autore diremo nel sesto libro.
IX. Gemâl-ed-dîn (Mohammed-ibn-Sâlem) cadi supremo d'Egitto, nato il 1207, morto il 1297, conobbe di persona lo imperator Federigo Secondo; fu poi mandato ambasciatore a Manfredi dal Sultan di Egitto Bibars: e dimorò in Italia parecchi anni. Egli accennò, non sappiamo in quale delle opere sue, la condizione dei Saraceni di Lucera, la sconfitta di Manfredi, e il sapere di questo re in matematica, filosofia e lettere arabiche. Di questi squarci abbiamo una trascrizione o sunto negli annali di Abulfeda44.
X. Ibn-Sa'îd (Nûr-ed-dîn-Ali-ibn-Sa'id-ibn-Musa) da Granata, nato il 1214, morto il 1274, oltre il trattato di geografia di che sarà detto nella seconda parte di questa Tavola, e oltre un'opera istorica su l'Oriente, che non appartiene al soggetto nostro, ne pubblicò un'altra alla quale si lavorava in sua famiglia da due generazioni: opera compiuta da lui con ricerche in Oriente e segnatamente nelle biblioteche di Bagdad innanzi la irruzione dei Tartari45. Voglio dire del Moghrib fi Holâ-el-Maghreb (Peregrino discorso su gli ornamenti dell'Occidente), del quale scrive il Makkari, che il primo libro trattasse della Spagna, il secondo della Sicilia, il terzo della Italia e altre province del continente46. Pertanto è da supporre molto importante quella storia di Sicilia i cui elementi furono apprestati forse alla famiglia di Ibn-Sa'îd da dotti Siciliani rifuggiti in Spagna. Persuaso di ciò, io ho tentato per dieci anni tutti i modi di aver questo libro; guidandomi cortesemente il professore Gayangos di Madrid, ch'io richiesi dapprima, e cooperando poi meco il Dozy, che dal canto suo desiderava anco di studiare quella celebre opera, intento, com'egli era ed è, a rifare la storia della Spagna Musulmana. Ma fallirono le speranze che noi avevamo posto in sir Thomas Read, console inglese a Tunis, credendo ch'ei possedesse una copia di Ibn-Sa'îd; al quale ancorchè io avessi scritto e fattogli scrivere da persone ch'ei conoscea, non n'ebbi risposta mai. M. Alphonse Rousseau, interprete della Legazione francese a Tunis, ch'è uom gentile ed erudito, si è adoperato anco invano a trovare quel MS. a Tunis. Pur non dispero che si venga a capo dell'intento, quando che sia; parendo che una copia dell'Ibn-Sa'id si conservi nella moschea principale di Tanger, e forse un'altra ve n'abbia a Pietroburgo47, senza contare quella di sir Thomas Read.
Queste dieci son le opere principali non pervenute insino a noi, note per espresso attestato d'altri scrittori, o per gli squarci che questi ne abbian dato; opere, dico, che di proposito o per incidenza toccavano la storia dei Musulmani di Sicilia. V'ha inoltre parecchi biografi affricani e siciliani del nono e decimo secolo, citati nel Riâdh-en-Nofûs, dei quali farò menzione nella seconda parte della presente tavola, nº XI, trattando del Riâdh. È probabilissimo che abbian detto anco della Sicilia tanti cronisti di Kairewân, i cui nomi sappiamo da Hagi-Khalfa e da altri, ma parmi inutile di trascriverli qui. Se è da prestar fede a Leone Affricano, scrisse anco la cronica di Sicilia un Ibn-Hossein48, del quale invano ho cercato il nome presso autori più diligenti di Leone. Infine avverto i lettori che non troveranno qui il nome del Tabari, famosissimo annalista del nono e decimo secolo, che condusse sua narrazione dai tempi più remoti fino all'anno 302 dell'egira (914 e 915). Come ognun sa, que' pochi volumi che abbiamo in Europa de' molti onde si componea l'opera del Tabari, trattano di tempi anteriori al conquisto musulmano della Sicilia; e però non se ne può sperar altro che qualche notizia su le incursioni del settimo e ottavo secolo. Io ne ho cercato invano tra i frammenti del Tabari che posseggono la Bodlejana (Hunt. 198), e la Bibl. di Parigi (Supp. Ar., 744); onde mi è parso inutile di percorrere a questo effetto i tre volumi della Biblioteca di Berlino, che comprendono gli Annali, dal 71 al 159 (690-775).
26
MS. del dottor John Lee, e MS. di Parigi, al nome Ali-ibn-Gia'far etc.
27
Ediz. di Fluegel, tomo II, p. 135, nº 2243; e tomo III, p. 203, nº 4935.
28
Soiûti e Hagi-Khalfa, l. c.
29
Imad-ed-dîn, nella Kharîda, tomo XI, MS. di Parigi, Ancien Fonds 1375, fog. 20 verso, e MS. del British Museum, Rich. 7593.
30
MS. di Leyde, 677, Warn, notato nel Catalogo del Dozy, tomo II, pag. 142, nº DCCXLVI. Debbo questa notizia al Dozy stesso.
31
Ediz. Fluegel, tomo II, p. 135, nº 2213.
32
Baiân, tomo I, p. 254, nell'anno 387 (997), cita uno squarcio d'Ibn-Rekîk sopra un magistrato per nome Iusûf, col quale ci solea fare il giro delle province per levar le tasse.
33
Lettre à M. Hase, nel Journal Asiatique, série IV, tomo IV, p. 349 e 350; Histoire des Berbères par Ibn-Khaldoun, tomo I, p. 292, nota del traduttore.
34
Questo fatto si ricava da Tigiani, Rehela, versione francese, di M. Alph. Rousseau, p. 120. (Estratto dal Journal Asiatique, série IV, tomo XX, sept. 1852, p. 176.)
35
Veggansi su questo autore: Ibn-Khallikân, versione inglese, tomo I, p. 228; Dozy, Historia Abbadidarum, tomo I, p. 405, nota 52; Ibn-Abbâr, MS. sella Società Asiatica di Parigi, fog. 408 verso; Ibn-abi-Oseba, MS. della Bibl. imper. di Parigi, Suppl. Arabe, 673, fog. 191 recto, seg.
36
Annales Moslemici, tomo II. p. 446, anno 336, e presso Di Gregorio, Rerum Arabic., p. 81 a 83. Veggasi anche la Prefazione di Reiske nel primo volume degli Annales Moslemici, p. VIII.
37
Presso Di Gregorio, op. cit. p. 59.
38
Tigiani, Rehela, MS. di Parigi, fog. 141 recto, e versione di M. Rousseau, p. 261 (Estratto del Journal Asiatique.)
39
Veggansi: Ibn-Khallikân, edizione di M. De Slane, testo arabico, tomo I, 145, e versione inglese, tomo I, 282, seg.; Quatremère, Mémoires sur les Khalifes Fatimites, nel Journal Asiatique, série III, tomo II (1836), p. 131; Sacy, Exposé de la Religion des Druses, tomo I, p. CCCCLX. Il Sacy, Chrestomathie Arabe, tomo II, p. 295, 296, avea dato ragguagli meno esatti su questo autore.
40
Rerum Arabicarum, p. 37, 38.
41
Codice Diplomatico di Sicilia, introduzione, tomo I. p. 15.
42
Veggasi la seconda parte di questa tavola, n. XXVIII.
43
Ediz. Fluegel, tomo IV, p. 146, e tomo V, p. 438, nº 11,590.
44
Annales Moslemici, anno 697 (1297), V, p. 144. Abulfeda conoscea di persona Gemâl-ed-dîn. Su le opere di lui si vegga Reinaud, Extraits etc. des Croisades, p. XXV.
45
Riscontrinsi: Reinaud, Géographie d'Aboulfeda, introduzione, tomo I, p. CXLI, e Dozy, Historia Abbadidarum, tomo II, p. 150.
46
Makkari, The history of the Mohammedan Dynasties in Spain, versione del prof. Gayangos, tomo I, p. 204, 481.
47
Veggasi a questo proposito la Historia Abbadidarum del Dozy, tomo I, p. 215 in nota. Sui varii titoli delle opere istoriche di Ibn-Sa'id, sia che tutti denotino opere diverse, o che alcuni indichino solemente diverse redazioni, si confrontino: Hagi Khalfa, edizione di Fluegel, tom. V, p. 438 e 647, n. 11,822 e 12,488; Casiri, Bibl. Arab. – Hisp., tomo II, p. 16; Abulfeda, Annal. Moslem., tomo I, p. viii, prefazione di Adler; Sacy, Chrestomathie Arabe, tomo I, p. 240; e gli scrittori nostri contemporanei che ho citato nelle note precedenti.
48
Leonis Africani De Viris illustribus etc., presso Fabricius, Bibliotheca Græca, tomo XIII (Hamburgo 1726), p. 278, nella vita di Esseriph Essachali ossia Edrisi, nella quale sono confusi il conte Ruggiero e re Ruggiero suo figliuolo.