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TAVOLA ANALITICA DELLE SORGENTI ARABICHE DELLA STORIA DI SICILIA
PARTE SECONDA. – OPERE ESISTENTI

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I. Ibn-Abd-el-Hakem (Abd-er-Rahmân) autore del Fotûh-Misr (Conquisti in Egitto), morto verso l'874 dell'era cristiana. La Biblioteca imperiale di Parigi n'ha due copie, Ancien Fonds 653 e 785; la prima delle quali più bella, ma meno antica e men corretta dell'altra, che porta la data del 1180. È diligentissima narrazione; condotta nel primo stile storico degli Arabi, cioè nominando per ciascun fatto tutti coloro per cui bocca fosse passato, dal testimone oculare infino al compilatore. Ne ho preso pochi righi su la sconfitta navale di Costante imperatore e la uccisione di lui in Sicilia. Alcuni squarci sul conquisto d'Affrica sono stati tradotti in francese dal baron De Slane nella Lettre à M. Hase, Journ. Asiat., (série IV, tomo IV 1844), pag. 356, e nella Histoire des Berbères par Ibn-Khaldoun, tomo I, pag. 301 seg.

II. Ibn-Koteiba (Abu-Mohammed-Abd-Allah-ibn-Moslem), autore dell'Ahâdîth-el-Imâma etc. (Notizie del principato e del governo), e di altre opere molto pregiate, nacque l'828 e morì l'884. Un MS. dell'Ahâdîth è posseduto dal professore Gayangos, il quale ne ha tradotto in inglese molti importanti capitoli49; tra i quali, due che trattano di imprese sopra la Sicilia50. Di questi ultimi darò il testo; avendone avuto copia per favore del signor Gayangos. Egli dubitava che altro fosse, e più antico, lo autore di quest'opera; ma dilegua il dubbio Ibn-Scebbât51, recando lo stesso titolo di libro e nome di autore e il testo di uno dei detti due capitoli. Veggasi su l'Autore, Ibn-Khallikân, vers. inglese di M. De Slane, tomo II, p. 22, e De Slane stesso, Histoire des Berbères par Ibn-Khaldoun, tomo I, p. 175.

III. Beladori (Ahmed-ibn-Iahîa), vissuto a corte del califfo abbassida Motewakkel, e morto a Bagdad l'892, scrisse il Fotûh el-Boldân (Conquisti de' varii paesi), MS. di Leyde (430 Warn.), notato nel Catalogo del Dozy, tomo II, p. 156, nº DCCLXXVII. Ne ho il testo di un capitoletto sul conquisto di Sicilia, mandatomi dal Dozy. Su questo diligente e giudizioso cronista arabo si veggano: Hamaker, Specimen Catalogi Bibl. Lugd. Batav., p. 7; De Slane, Lettre à M. Hase, l. c.; Reinaud, Memoire sur l'Inde, p. 16.

IV. Mas'ûdi (Abu-Hasan-Ali-ibn-Hosein), intrepido viaggiatore, arricchitosi di immensa erudizione, ma non sempre guidato da buona critica, nacque a Bagdad non si sa l'anno appunto; morì il 956; e scrisse varie opere, nelle quali allargò tanto il campo della cosmografia, da comprendervi anco la storia. Ne' due lavori principali che ci rimangono di lui, cioè il Morûg ed-dseheb (I Prati d'oro) e il Tenbîh etc. (Avvertimento e Prospetto), Mas'ûdi nominò poche volte la Sicilia, e sol per dire uno errore su la dominazione bizantina, una favola su l'Etna, e una notizia su l'uso delle pomici al tempo suo. Ho cavato cotesti brevi paragrafi dai MSS. di Parigi, Ancien Fonds 598 e Supp. Arabe 714, copie del Morûg, e Supp. Arabe 901, esemplare del Tenbîh. Del primo v'ha una versione inglese incominciata dal dottor Sprenger e non continuata. Avremo adesso il testo arabico e la versione francese, che si pubblicano a spese della Società Asiatica di Parigi dal valoroso orientalista signor Derembourg.

V. Istakhri (ovvero Estakhri, e con l'articolo Alestakhri, Abu-Ishak), che prese il nome della sua patria, Istakhr, l'antica Persepoli, scrisse, dopo il 951 un trattato di geografia, frutto di lunghi viaggi per l'Oriente, sotto il titolo di Kitâb el-Akâlîm (Libro dei Climi). È descrizione frettolosa e magra, in ciò che risguarda i paesi occidentali; onde altro non vi leggiamo della Sicilia, se non che la era fertilissima, abbondante di grani, greggi, e schiavi. Ho copiato que' pochi righi dal bel fac-simile del MS. della Biblioteca di Gotha, pubblicato in litografia dal dottor Moëller, col titolo di Liber Climatum, auctore Sceicho Abu Ishako al Faresi vulgo El Isstachri, Gothæ 1839. Su l'autore si vegga Reinaud, Géographie d'Aboulfeda, Introduction, p. LXXXI.

VI. Ibn-Haukal (Abu-'l-Kasem-Mohammed), mercatante di Bagdad, dopo una trentina d'anni di viaggi nei quali si spinse fino all'Affrica settentrionale ed alla Sicilia, diè fuori, il 976, un Kitâb el-Mesâlek wa el-Memâlek (Libro delle strade e dei Reami), nel quale inserì, corresse e accrebbe di molto il trattato di Istakhri. Un lungo capitolo contiene la descrizione di Palermo, ch'io pubblicai con la versione francese nel Journal Asiatique, IV série, tomo V (1845), p. 73, seg., e poscia in italiano soltanto nell'Archivio Storico Italiano, vol. IV, Append., nº 16 (1847). Io avea trascritto il testo dal cattivo e moderno MS. di Parigi, Suppl. Arabe 885, copia di quello di Leyde (314 Warner, Dozy, Catalogo, tomo II, p. 131, nº DCCXXII) col quale era stata confrontata la mia trascrizione, per favore del prof. Dozy e del dottor Moëller. Poscia ho riscontrato la edizione mia con l'antico MS. della Bodlejana ad Oxford (Hunt. 538). Vi ho aggiunto altri paragrafi su le città di Salerno, Napoli, Gaeta, isola di Malta e Monte Kelâl o Telâl, che M. Reinaud crede sia Frassineto, quel famoso propugnacolo dei Musulmani sul Mediterraneo: paragrafi copiati da me sul MS. di Parigi e confrontati sul MS. di Leyde dal professore Dozy. Della descrizione dell'Affrica, importantissimo documento, ha dato una versione francese il barone De Slane, Journal Asiat., III série, tomo XIII, p. 153, seg., e 209, seg. Su l'autore si vegga Reinaud, Géographie d'Aboulfeda, Introduction, p. LXXXII, seg.

VII. Cronica di Cambridge. Lascio questo titolo al Kitâb Târîkh Gezîra Sikillîa ec. (Libro della Cronica dell'isola di Sicilia ec.), che possiede la Biblioteca dell'Università di Cambridge, della stessa carta e scrittura, e legato nel medesimo volume degli Annali di Eutichio, patriarca d'Alessandria. Il MS., secondo il giudizio che me ne dava il dotto professore Samuel Lee, fu copiato dalla stessa mano di una versione arabica del Vangelo che porta la data del 1272 e si conserva anche nella Biblioteca di Cambridge. Erpenio, che aveva posseduto questa cronica, vi scrisse in piè 1613, Desunt hic quinque vel sex lineæ; onde si argomenta che possano mancarvi uno o due anni di racconto.

La Cronica di Cambridge, accennata dal siciliano Martino La Farina, poi dall'inglese Guglielmo Cave, fu ricercata su quegli indizii da Giambattista Caruso; il quale ottenne, per mezzo del sig. Tommaso Hobwart, una copia del testo e una buona versione latina. Testo e versione furono pubblicati nella raccolta del Caruso, stampandosi a Roma e ritoccandoli l'Assemani e il Fontanini: indi il Di Gregorio li diè di nuovo nel Rerum Arabicarum. Nel 1845 io andava apposta a Cambridge per confrontare questa ultima edizione col MS., ma nol rinveniva, non ostante che si affaticasse meco il signore J. Power, il quale, eletto a bibliotecario pochi mesi innanzi, avea trovato in disordine i MSS. Orientali. Dopo la mia partenza di Cambridge, questo erudito e gentile uomo, venuto a capo della ricerca, si diè la premura di mandarmi il confronto, fatto dal Lee, dal signor Pharos di Siria, e da lui medesimo: a che aggiunse una esatta descrizione del Codice; mentre un'altra me ne facea pervenire il Lee. Con aiuti sì fatti, ho potuto correggere alcune mende delle edizioni precedenti; e sopratutto metter da canto le correzioni che si eran fatte su le sgrammaticature dell'originale; per lo più scambii tra il caso retto e l'obbliquo; i quali errori trovandosi nella nostra Cronica e non già negli Annali d'Eutichio, copiati dalla medesima persona, si debbon riferire all'autor della Cronica.

L'autore, creduto dapprima Eutichio stesso, e poi Ascanagio o Senhagi del quale dissi di sopra, fu senza dubbio siciliano, e di linguaggio greco, come avvisò il Di Gregorio52; o piuttosto il direi di schiatta latina. A quella dei dominatori non appartenea di certo. Ei segue l'era costantinopolitana, ch'era in uso appo i Cristiani di Sicilia; ma invece dello stile ampolloso e sforzato dei Bizantini, scrive con la rozza semplicità dei cronisti d'Italia e d'altre parti d'Occidente: sì che mi par proprio qualche liberto cristiano o qualche monaco di Palermo che pensasse latino o italiano, e dettasse, o forse traducesse, in quello arabico volgare ch'ei sapeva, per far cosa grata a qualche emir di Sicilia di casa kelbita. Il racconto corre dall'827 al 964, con le solite proporzioni dei cronisti; sottile cioè in cima e largo alla base; mere note cronologiche pei tempi lontani, e narrazioni più o men particolareggiate a misura che si avvicina l'età dell'autore. Pertanto mi par quasi certo che la Cronica di Cambridge fosse stata scritta verso la fine del X secolo: e la rimarrà sempre uno dei più preziosi documenti della Sicilia Musulmana.

VIII. Il Kitâb Hiat Ascikâl el-Erdh, MS. di Parigi, Ancien Fonds 582, copiato il 1445 in bellissimi caratteri, è anco anonima compilazione, della fin del X secolo; o piuttosto copia di Istakhri, con qualche squarcio di Ibn-Haukal, e interpolazioni di notizie del XII secolo, come crede M. Reinaud. Nel capitolo, in fatti, della Sicilia, ch'io ho tolto da questo MS., si nota un giudizio su l'indole dei Palermitani, diametralmente opposto a quel sì severo che ne avea dato Ibn-Haukal: e ciò ben si adatterebbe alle condizioni della città sotto re Ruggiero. Veggasi su questa compilazione, Reinaud, Géographie da Aboulfeda, Introduction, p. LXXXVI.

IX. 'Arîb, autore d'un compendio di Tabari, con aggiunte che sono importantissime per la Storia d'Affrica e di Sicilia, dal 290 al 320 dell'egira (903 a 932). Secondo il professor Dozy, introduzione al Baiân, tom. II, pag. 31, costui scrisse tra il 973 e il 976; opinione che so contrastata dal dottor Weil bibliotecario a Gotha, scrittor della vita di Maometto e della Storia dei califi; e altresì dal baron De Slane, Histoire des Berbères par Ibn Khaldoun, tomo I, p. 261, il quale suppon l'autore identico a un 'Arîb-ibn-Mohammed, o Ibn-Homeidi, spagnuolo morto il 1097. Senza entrar nella lite, io noterò solo che l'andamento della cronica la fa supporre scritta non guari dopo gli avvenimenti che narra, e però nel X secolo. Ve n'ha un MS. nella Biblioteca ducale di Sassonia-Gotha, del quale il dottor Nicholson pubblicò la versione inglese intitolata An Account of the establishment of the Fatemite Dynasty in Africa. Il dotto signor Weil mi ha cortesemente copiato il testo dei paragrafi risguardanti la Sicilia; che poi sono stati stampati dal Dozy nel Baiân.

X. Iahîa-ibn-Sa'îd, continuatore degli Annali di Eutichio, visse verso il medesimo tempo. L'opera di lui, che corre dal 938 al 1026, si trova nel bel MS. della Biblioteca di Parigi, Ancien Fonds 131 A. Contiene importanti ragguagli su i Fatemiti d'Egitto; qualche notizia su i Bizantini; e pochissimi righi su l'argomento nostro.

XI. Il Riâdh-en-Nofûs (Giardino degli animi), compilato da Abu-Bekr-Abd-Allah-ibn-Mohammed-el-Maleki, è raccolta di biografie e notizie storiche dell'Affrica dai principii del conquisto musulmano fino al 963. Manoscritto unico in Europa; posseduto dalla Biblioteca di Parigi, Ancien Fonds 752: un vol. in-fog., mutilo in fine, di mediocre scrittura, con pochi punti diacritici e malagevole a deciferare; copiato il 1326 su due esemplari, l'uno del 1149 e l'altro del 120453 e racconciato, e forse legato di nuovo, il 1640, come vi si legge in una postilla assai moderna54. Dell'autore non ho potuto trovar notizie; nè anco par n'abbia avuto Hagi-Khalfa, poichè nota il titolo del libro e il nome dell'autore, lasciando in bianco l'anno della costui morte55. Parmi dettato alla fine del X o al principio dell'XI secolo al più tardi: poichè l'autore non cita giammai Ibn-Rekîk nè altri scrittori dalla metà del X secolo in poi, e all'incontro riferisce un fatto per tradizione orale di un Asdani, che lo sapea dal figliuolo di Abu-l-Arab, al quale lo avea detto Abu-l-Arab stesso, che morì il 94456. Aggiugnendo a questa data tre generazioni a ragion di 25 anni per ciascuna, si arriva poc'oltre il mille. Debbo avvertire che in altro luogo si dice la Sicilia in potere dei Cristiani57; il che ci condurrebbe un secolo più giù; ma può essere postilla del copista del 1140 inserita nel testo da chi lo trascrisse; come si vede sovente nei codici.

Il gran pregio del Riâdh è che inserisce, per lo più, squarci di biografi contemporanei agli avvenimenti; a moltissimi di Abu-l-Arab, or or citato, autore delle Tabakât-Ifrikîa, o vogliam dire Biografie classificate di illustri affricani58, il cui nome intero è Mohammed-ibn-Ahmed-ibn-Temîm; parente di casa aghlabita; uomo eruditissimo e d'alto stato: sì che fu dei capi della rivoluzione del popolo di Kairewân contro il secondo califo fatemita. Tra i biografi i cui frammenti leggonsi nel Riâdh, ve n'ha uno siciliano; e di parecchi siciliani vi si danno le biografie: onde questo libro, sendo pieno di aneddoti, ci svela meglio le fattezze della colonia musulmana di Sicilia, le opinioni, le bizzarrie, le passioni predominanti, le usanze; la vita interiore, com'oggi si dice. La storia poi dei Musulmani d'Affrica non si potrà scriver degnamente, se non si intraprenderà prima l'arduo lavoro di pubblicare e tradurre tutto il Riâdh-en-Nofûs.

XII. Khodhâ'i (Abu-Abd-Allah-Mohammed-ibn-Selâma-ibn-Hedher), morto il 1062, dettò una storia generale, che può passare per buona cronica dei Fatemiti d'Egitto. Si addimanda 'Oiûn el-Me'ârif etc., ovvero Tarîkh el-Khodhâ'i (Fonti di cognizioni e varii ragguagli dei califi), ovvero Cronica di quel della tribù di Khodhâ'59. La Biblioteca di Parigi ne ha un MS., Ancien Fonds 761, dal quale ho cavato due righi sul liberto siciliano Giawher, che conquistò l'Egitto ai Fatemiti.

XIII. Ibn-'Awwâm (Abn-Zakarîa-Iahîa-ibn-Mohammed-ibn-Ahmed) da Siviglia, verso la metà dell'XI secolo, scrisse una bella opera intitolata Kitâb et-Felâh (Libro dell'agricoltura), che è stata pubblicata con versione spagnuola dal Banqueri60. Quivi si descrive un modo di orticultura detto siciliano, e si trovano pochi altri squarci toccanti l'industria siciliana sotto gli Arabi. Li darò secondo il testo del Banqueri.

XIV. Bekri (Abu-Obeid-Allah-Abd-Allah-ibn-Abd-el-'Azîz), nobile arabo, nato in Spagna nella prima metà dell'XI secolo, compilò, tra le altre, un'opera geografica, intitolata El-Mesâlek wa l-Memâlek (Le vie e i Reami). Un volume staccato di questa opera si conserva nella Biblioteca di Parigi, Ancien Fonds 580; del quale il dotto M. Quatremère ha voltato in francese la descrizione dell'Affrica61, scritta il 106762. Io ne ho cavato qualche cenno su le prime incursioni dei Musulmani in Sicilia. Su lo autore si vegga la prefazione di M. Quatremère; Reinaud, Géographie d'Aboulfeda, introd., p. CV; e Dozy, Recherches sur l'histoire de l'Espagne pendant le moyen-âge, tomo I, p. 296, seg.

XV. Momaidi ( Abu-Abd-Allah-Mohammed-ibn-abi-Nasr), della tribù arabica di Azd, nato ad Algeziras innanzi il 1029 e morto il 1095, ci dà ragguagli di tre poeti siciliani suoi contemporanei. L'opera tratta principalmente della Storia letteraria della Spagna; si intitola Gezwat-el-Moktabis ec. (Tizzone per chi accatta il fuoco della dottrina); e ve n'ha un MS., bello e antico, nella Bodlejana a Oxford (Hunt. 464, catalogo, tomo I, nº DCCLXXXIII), dal quale ho copiato ciò che fa al nostro argomento.

XVI. Bellanôbi (Abu-Hasan-Ali-ibn-Abd-er-Rahmân) siciliano, detto il Bellanôbi ch'è a dir della città di Villanuova, fu Kâteb, ossia segretario in oficii pubblici. Le sue poesie trovansi nel MS. dell'Escuriale, nº CCCCLV, raccolte, insieme coi versi di altri poeti, dal Cadi Abd-Allah-'Othmâni, al quale erano state recitate il 1119 in Alessandria d'Egitto da un Ibn-Hamûd che le tenea dallo autore medesimo. Da ciò è chiaro che questi visse nella seconda metà dell'XI secolo. Casiri, copiato dal Di Gregorio63, lesse il nome dell'autore Albalbuni; e, quel ch'è peggio, percorrendo il MS. più che di passo, suppose ch'egli avesse scritto a lode di parecchi principi siciliani, e segnatamente d'Ibn-Hamûd. Movendomi a curiosità questo gran nome, che fu portato da un ramo della regia famiglia degli Alidi, trapiantato in Sicilia e rimasovi celebre per liberalità e intrighi politici sotto la dominazione normanna, io feci opera ad aver copia del MS. dello Escuriale: onde pregatone il conte di Siracusa a Parigi, ei si piacque richieder la regina di Spagna, per cui volere fu fatto un bellissimo esemplare del MS. sotto la direzione del professor Gayangos. Avuto così alle mani il testo, le speranze mie si dileguavano. In vece di canti eroici o satire su la nobiltà musulmana di Sicilia, ho trovato una tenera elegia del Bellanôbi per la morte della propria madre e altri versi suoi; altri di Ibn-Rescîk, ricordato di sopra64 che fu siciliano per soggiorno; ho scoperto, infine, che Ibn-Hamûd entra in iscena, non da protagonista, ma da rawi come dicono gli Arabi, ossia recitatore degli altrui componimenti; e dubbio pur è s'ei fosse appartenuto alla illustre famiglia siciliana di tal nome. Darò dunque nella raccolta dei testi que' pochi cenni biografici e bibliografici che si possono ricavare dal MS., le poesie non già, non contenendo allusioni istoriche. E del Bellanôbi tornerò, a parlare, a luogo suo, nel quarto libro.

XVII. Ibn-Hamdîs (Abd-el-Gebbâr-ibn-Abi-Bekr-ibn-Mohammed), nato a Siracusa, verso il 1052, di nobile stirpe arabica, emigrato in Spagna, e morto a Majorca il 1132, noverato tra i più eleganti poeti dell'Occidente, spesso fece ricordo nei versi suoi della cara patria siciliana; e in parecchi poemetti toccò i costumi dei nobili musulmani dell'isola, al tempo di sua gioventù. Darò cotesti squarci, come documenti storici che son veramente; e vi aggiugnerò qualche nota biografica che li accompagna. Li traggo dal Diwân, o vogliam dire raccolta delle poesie, di Ibn-Hamdîs, MS. della Biblioteca imperiale di Pietroburgo, copiato il 1598 e proveniente da Costantinopoli, prestatomi dal governo russo a intercessione del duca di Serradifalco, e mandatomi cortesemente infino a Parigi l'anno 1846. Lo trascrissi tutto; e gli squarci che ho accennato or ora, sono stati confrontati, per favore del nostro orientalista il conte Miniscalchi da Verona; e dell'ellenista Pietro Matranga siciliano, scrittore alla Vaticana, con un MS. del 1210 che ne possiede quella splendida Biblioteca, antico, bello e corretto esemplare65. Ho detto qui del Diwân apposito di Ibn-Hamdis. Molti versi suoi son dati da altri scrittori che lungo sarebbe a nominare; dalle cui opere io li ho trascritto, e alcuni me ne ha copiato l'amicissimo professor Dozy dai MSS. di Leyde.

XVIII. Ibn-Bassâm (Abu-Hasan-Ali) da Santarem, scrisse, nei principii del duodecimo secolo, un'opera di Storia letteraria, intitolata la Dsakhîra; della quale la Bodlejana di Oxford possiede una copia (Marsh. 407, catalogo, tomo I, nº DCCXLIX). Vi ho trovato due versi d'Ibn-Hamdîs. Su l'autore si vegga il Dozy, Historia Abbadidarum, tomo I, p. 189 seg.

XIX. Ibn-Besckhowal (figlio cioè di Pasquale, Abu-l-Kâsim-Khelaf) da Cordova, nella Sila fi tarîkh ec. (Dono della Storia de' principali dottori Spagnuoli), scritta il 1140, dà la biografia di un teologo musulmano di Sicilia, che io ho trascritto dal MS. della Società Asiatica di Parigi, copia moderna di un codice dell'Escuriale. Su lo autore si veggano: Ibn-Khallikân, versione del baron De Slane, tomo I, p. 191; e Dozy, Historia Abbadidarum, tomo I, p. 380.

XX. Edrisi (Abu-Abd-Allah-Mohammed) compilò la Geografia, intitolata Nozhat-el-Mosctâk ec. (Sollazzo di chi brama di percorrere le regioni), detta altresì il libro di Ruggiero, e pubblicata il 1154, pochi mesi innanzi la morte di quel re. Avrò a trattare largamente, nel sesto libro, di Edrisi e di questo lavoro geografico che primeggia tra tutti gli altri del medio evo. Basti qui notare che la descrizione fattavi della Sicilia contiene dati statistici; e però è documento importantissimo della storia. Un compendio, o piuttosto mutilazione, del Nazhat fu pubblicato a Roma il 1592 in arabico soltanto; e ristampato a Parigi il 1619 con la versione latina di due Maroniti, sotto il titolo di Geographia Nubiensis. Domenico Macrì maltese, nel 1632, voltò in italiano il capitolo della Sicilia, come lo si trovava nel compendio; la quale versione fu rinvenuta in Palermo tra i MSS. di Domenico Schiavo: e sì il 1764 comparve nel tomo VIII degli Opuscoli di autori siciliani, rabberciata, annotata, corredata di una prefazione e messovi il nome dell'autore, Scherif Elidris. E ciò per opera di Francesco Tardìa, da me ricordato nella Introduzione; il quale non avendo potuto aver alle mani il testo, si sforzò a correggere almeno i nomi topografici indovinando le lettere arabiche a traverso le trascrizioni del Macrì, e il più sovente sbagliò; ma del resto non si mostrò digiuno di erudizione arabica. Il Di Gregorio ristampava nel Rerum Arabicarum il detto capitolo, in arabico e latino, con qualche correzione. Ritrovatisi intanto i MSS. dell'opera originale, M. Jaubert, incoraggiato dalla Società Geografica di Parigi, la traducea tutta in francese66 non senza molte inesattezze. Adesso io ho riveduto il testo del Di Gregorio; aggiuntavi la introduzione che appartiene di dritto alla Storia letteraria di Sicilia, e i molti squarci dell'originale che mancano nel compendio; e altri squarci di più che danno notizie su la Storia di Sicilia, ancorchè si trovin fuori della descrizione geografica dell'isola. Ho adoperato i MSS. seguenti, che denoterò per lettere dell'alfabeto;

A. MS. della Biblioteca imperiale di Parigi, Suppl. Arabe 893, in-fog., caratteri affricani non belli, copiato in Spagna il 1344, designato con la stessa lettera A nella versione di M. Jaubert;

B. MS. di Parigi, Suppl. Arabe 655, in caratteri neskhi di Siria o Egitto, designato da M. Jaubert con la medesima lettera B, corredato di belle carte geografiche e assai più corretto del primo, ma vi mancan parecchi fogli;

C. MS. della Bodlejana (Pococke 375, catalogo, tomo I, nº DCCCLXXXVII), mediocre copia dell'anno 1403 in caratteri neskhi. Al par dei due precedenti contien tutta l'opera.

Il MS. della medesima Biblioteca di Oxford (Grav. 3837-42), splendido e antico codice in grandi caratteri affricani, è il sol primo volume. Non contien la descrizione della Sicilia, poich'esso arriva appena alla prima parte del 3º clima: mancanza tanto più rincrescevole, quanto questo MS. è ornato di bellissime carte geografiche.

XXI. Abu-Hâmid (Mohammed-ibn-Abd-er-Rahîm-el-Mokri) da Granata diè fuori, nel 1162, una mediocre compilazione geografica, intitolata Tohfat l-Albâb ec. (Regalo agli ingegni ec.), nella quale descrive le isole del Mediterraneo, e parla dell'Etna; ma su i detti altrui, non avendo, a quanto ei pare, percorso la Sicilia quando vi approdò nel 1117. Di quest'opera v'ha quattro MSS. a Parigi, Ancien Fonds 586, e Suppl. Arabe 861, 862, 863, anche troppi per confrontare quel po' di testo che io ne ho cavato. Su l'autore veggasi Reinaud, Géogr. d'Aboulfeda, Introd., p. CXII.

XXII. Ibn-Zafer (Abu-Abd-Allah-Mohammed), morto il 1172, del quale ho dato lunghi ragguagli nella Introduzione al suo Solwân el-Motâ'67, accenna, in varii scritti, notizie della propria vita e delle molte opere ch'ei compilò. Di queste notizie inserirò i testi nella raccolta. Li ho cavato dai MSS. del Solwân nella Biblioteca di Parigi, Ancien Fonds 536 e altri; del Khair el-Biscer, ibid., Suppl. Arabe 586; e dell'Anbâ Nogiabâ el-Ebnâ, ibid., Suppl. Arabe 486, 487.

XXIII. Abd-er-Rahmân-es-Sikillî (Abu-Mohammed-ibn-Mohammed) lasciò un'opera di teologia e morale musulmana, il cui titolo, forse alterato, è Alfaz Zohûr el-Anwâr, MS. di Leyde 529, copiato il 1251. Non si ritrae in qual tempo sia vivuto l'autore. Io darò la breve prefazione di questo libro, del quale mi inviò alcuni estratti il Dozy e altri ne presi io stesso a Leyde.

XXIV. Ibn-Sâhib-es-Selât (Abd-Allah-ibn-Mohammed) da Beja, morto il 1182, nella Storia di Spagna intitolata El-Mann bil-Imâma, ci indica una data su la impresa degli Almohadi contro Mehdia, tenuta allora dalle armi siciliane. Di quest'opera rimane il 2º volume soltanto a Oxford (Marsh. 433, catalogo, tomo I, nº DCCLVIII, e tomo II, p. 595), studiato dal prof. Dozy; il quale si piacque trascrivermi quei pochi righi di testo.

XXV. Ibn-Wuedrân compilò una cronica d'Affrica, nella quale il conquisto normanno della Sicilia si dice seguíto dopo l'anno 540 dell'egira (1145-46); e questo anacronismo fa pensar che l'autore, che altro non so di lui, fosse vivuto alla fine del XII secolo, se non più tardi. Nondimeno han qualche pregio gli squarci che egli inserisce delle opere perdute di Ibn-Rekîk e Ibn-Rescîk. Il MS. di Ibn-Wuedrân, del quale ignoro il titolo, si trova nella Giâmi-Zeitûna di Tunis. Il sig. Honnegar, ingegnere tedesco che fece lungo soggiorno in quella città, recommene a Parigi alcuni estratti risguardanti la Sicilia; i quali io ho diviso in paragrafi per maggior comodo nelle citazioni. M. Cherbonneau, professore d'arabico nel Collegio di Costantina, ha dato una versione del capitolo su gli Aghlabiti, nella Revue de l'Orient, Paris, décembre 1853, p. 417, seg.

XXVI. Falso Wakîdi. Il libro intitolato Fotûh es-Sciâm wa-Misr (Conquisti in Siria e in Egitto) è fattura, come pensano i dotti, di uno o parecchi compilatori moderni, l'epoca al giusto non si sa, i quali mescolaron fole da romanzo ai racconti delle prime imprese dei Musulmani; e per dar credito alla frode spacciarono questo libro sotto il nome di Wakîdi, celebre cronista del nono secolo. Tra i molti MSS. che ve n'ha in Europa, uno del British Museum (Bibl. Rich., 7361) è seguíto da appendici, una delle quali tratta la prima scorreria che fecero i Musulmani sopra la Sicilia. A me par che vi si trovi una tradizione verace, da potersi scevrare agevolmente dalle favole in cui è avviluppata; e credo potersi dimostrare che il compilatore di questa appendice sia vivuto nella seconda metà del XII secolo. Perciò la ho ammesso nella raccolta. I particolari si vedranno in una nota del presente volume, p. 86.

XXVII. Ibn-Scebbât (Il cadi Abd-Allah-Mohammed-ibn-Ali) da Tauzer in Affrica, commentò un poemetto scritto nell'XI secolo da Abd-Allah-ibn-Iahîa da Sciakâtis, castello presso Cafsa in Affrica. Nel commento, intitolato Diwân Sila es-Semât ec., son raccolte notizie di scrittori molto accreditati, su i conquisti di Affrica e di Spagna, ed altri ragguagli biografici e geografici. Ibn-Scebbât par vissuto nella seconda metà del XII secolo. M. Alphonse Rousseau, primo interprete della Legazione francese a Tunis, mi mandò alcuni estratti di quest'antico e bel MS. ch'ei possiede: e poi, venuto a Parigi, mi permesse di copiarne ciò che io volessi. Così ho preso da Ibn-Scebbât un cenno delle scorrerie dei Musulmani d'Affrica in Sicilia e alcuni ragguagli geografici e filologici.

XXVIII. 'Imad-ed-dîn da Ispahan (Abu-Abd-Allah-Mohammed), nato il 1125, morto il 1201, direttore di un oficio pubblico in Mesopotamia, poi professore di università a Damasco, ministro di Nur-ed-dîn e segretario del gran Saladino, coltivò le lettere con ardore; ebbe alle mani immensa copia di libri; e, alla morte di Saladino (1193), caduto in disgrazia dei nuovi principi, si messe a dettar sue opere, tra le quali le due che cel fan qui ricordare.

La prima, intitolata Kharîdat el-Kasr etc. (La perla del palagio ec.), è antologia dei poeti arabi del XII secolo e d'alcuni più antichi, della quale quasi mezzo volume è destinato ai poeti siciliani. Delle loro opere Imad-ed-dîn altre raccolse dassè, altre cavò dalle antologie dei Siciliani Ibn-Bescirûn e Ibn-Katâ' e dello spagnuolo Abu-s-Salt-Omeîa, dei quali si è fatta menzione nella prima parte di questa Tavola. Negli altri volumi di Imad-ed-dîn si trovano qua a là poesie di Siciliani o scritte in Sicilia, e fino un'elegia per la morte d'un figliuolo di re Ruggiero. Di ciascun poeta Imad-ed-dîn dà un cenno biografico e critico e squarci di poesie o prose rimate. Tutti insieme, que' ricordati nella Kharîda che appartengono alla Sicilia, son sessantotto poeti; il testo dei quali prenderebbe da 120 pagine in-8º, e quel dei soli cenni biografici che mi propongo di dare, farà sedici pagine. La Kharîda, composta di molti volumi, il numero dei quali varia secondo le diverse copie68, va divisa in quattro parti. 1º Poeti dell'Irak, MS. di Leyde 21 A, e MSS. di Parigi Ancien Fonds 1447 e 1373. 2º Poeti di Persia, MS. di Oxford e MSS. di Leyde 21 B e 348 Warner. 3º Poeti di Siria, rive dell'Eufrate, Asia Minore ed Arabia. MS. di Leyde 348 Warner in parte, e di Parigi Ancien Fonds 1414 in parte. 4º Sezione 1, Egitto, MS. di Parigi Ancien Fonds 1374: Sezione 2, Sicilia, ed Affrica, MS. di Parigi Ancien Fonds 1375, e MS. di Londra, British Museum, Rich. 7393, che son l'uno e l'altro il volume XI di due copie analoghe; Sezione 3, Spagna, MSS. di Parigi, Ancien Fonds 1376 e Suppl. Arabe 1051.

All'altra opera Imad-ed-dîn, orgogliosamente diè il titolo di El-Feth el-Kosi fi l-Feth el-Kodsi, che sarebbe come a dire “Pezzo di eloquenza ciceroniana sul conquisto di Gerusalemme,” perocchè Kos, vescovo cristiano contemporaneo di Maometto, era tenuto il sommo oratore degli Arabi. L'autore in fatti, descrivendo quella impresa di Saladino, rincalza metafore, e vocaboli insoliti, e frasi bizzarre, e sonanti parole, oltre il solito suo stile, ch'era abbastanza ampolloso. In questo pezzo di eloquenza occorre la non felice espedizione dell'ammiraglio Margaritone, mandato da Guglielmo il Buono su le costiere di Siria con l'armata Siciliana. Son due capitoli, che ho tratto dai MSS. di Parigi Ancien Fonds 714 e 715. Veggansi su l'autore: M. Reinaud, Extraits des Auteurs Arabes… relatifs aux Croisades, Introduzione, p. XVII e XVIII, e Ibn-Khallikân, l. c.

XXIX. Malek-Mansûr principe di Hama in Siria, scrisse, il 1205, l'Akhbâr el-Molûk… fi Tabakât es-Scio'arâ (Notizie regie su i varii ordini di poeti), del quale la Biblioteca di Leyde possiede una copia contemporanea. Il prof. Dozy me ne ha mandato un breve estratto relativo a tre poeti siciliani. Su questa opera veggasi il catalogo del Dozy stesso, tom. II, p. 288, nº DCCCLXXXIV.

XXX. Herawi (Ali-ibn-abi-Bekr), nato a Mosûl, detto giustamente Sâih, ossia il Pellegrinante, capitò tra i suoi viaggi in Sicilia dopo il 1173, e morì ad Aleppo il 1215. Nell'opera intitolata Kitâb el-Asciârât ec. (Libro che addita i luoghi di pellegrinaggio) ei dà una notizia dell'Etna, della quale il signore Samuel Lee pubblicò testo e versione inglese, in nota ai viaggi d'Ibn-Batuta69. Su l'autore si vegga Reinaud, Géographie d'Aboulfeda, Introd., p. CXXVII a CXXIX.

XXXI. Ibn-Giobair (Abu-Hosein-Mohammed-ibn Ahmed) della tribù arabica di Kinâna, nacque a Valenza il 1145; fu di passaggio in Sicilia da dicembre 1184 a febbraio 1185; e nel racconto dei suoi viaggi, intitolato Rehla el-Kinâni, scrisse importanti notizie su la condizione de' Musulmani dell'isola. Il MS. si trova nella Biblioteca di Leyde. Avuta dal professore Dozy una copia dello squarcio che risguarda la Sicilia, io ne diedi il testo e la versione francese nel Journal Asiatique, IV série, tomo VI, p. 307, e tomo VII, p. 73 e 201, (1845 e 1846), e poi la sola versione italiana nell'Archivio Storico Italiano, vol. IV, appendice nº 16, (1847). Mutò alcune lezioni del testo e alcune frasi della versione, lo Sceikh Mohammed Ailad-et-Tantawi, il primo arabista d'Oriente; al qual fine ei scrisse una lettera a M. Mohl dell'Istituto di Francia, inserita nel Journal Asiatique, IV série, tomo IX, p. 351, (1847). Il sig. W. Wright ha testè pubblicato molto correttamente e con belle note, tutto il viaggio d'Ibn-Giobair, del quale ci promette una versione inglese70.

XXXII. Ibn-Hammâd (il cadi Abu-Abd-Allah-Mohammed-ibn-Ali) affricano, nel 1220 compilò, sul Târîkh-el-Kodhâ'i e su opere che noi non abbiamo, una Cronica, intitolata: Nabdat el-Mohtâgia fi Akhbâr Molûk Sanhâgia (Cenno di quanto occorre sapere dei fatti dei re sanhagiti). Il capitolo che tocca la dominazione fatemita in Affrica, dà alcuni particolari su la storia di Sicilia. Il MS., piccolo in-4 di scrittura affricana, appartiene a M. Cherbonneau, il quale ha dato in parte la versione francese nel Journal Asiatique, IV série, tomo XX, p. 470; e con somma cortesia mi ha mandato a Parigi il MS. originale, ond'ho cavato gli squarci che fanno al nostro argomento. M. De Sacy, non avendo veduto quest'opera, ne attribuì a Ibn-Hammâd (Chrestomathie Arabe, tomo II, p. 296) un'altra, di cui or si conosce il vero autore.

XXXIII. Abd-el-Wâhid (Abu-Mohammed-ibn-Ali) da Marocco, nato il 1185, dettò nel 1224 una Cronica intitolata: El Mo'gib fi Takhlîs Akhbâr el Moghreb (Maravigliosa Critica sugli avvenimenti dell'Occidente), testo stampato dal Dozy71, il quale, avanti la pubblicazione, me n'avea inviato un capitolo su la pace fermata tra Guglielmo Secondo di Sicilia e il califo almohade Abu-Ia'kûb. Ho fatto uso di questo e di qualche altro cenno su la storia degli Almohadi.

XXXIV. Jakût schiavo greco vivuto in Siria, Mesopotamia e Persia, e morto il 1229; compilò due dizionarii geografici, l'uno dei quali, intitolato il Mosctarik etc. (Omonimie geografiche), è stato pubblicato dall'infaticabile sig. Wustenfeld72, ed io me trarrò i pochissimi articoli risguardanti la Sicilia. Dell'altro, che s'addimanda Mo'gim el-Boldân (Ortografia de' nomi geografici), v'ha due MSS. in Inghilterra, l'uno incompleto a Oxford, Catalogo, tom. I, p. 201, ni CMXXVIII e CMXXIX, l'altro quasi compiuto al British Museum in due volumi, ni 16,649 e 16,650. Il Mo'gim propriamente è dizionario di erudizione relativa ai varii paesi. Per favore del sig. W. Wright io ho avuto copia dagli articoli del MS. di Oxford relativi alla Sicilia; e ben mi prometto di compiere cotesti estratti col MS. del British Museum. Infine ho avuto alle mani il noto compendio del Mo'gim che si crede fatto dall'autore medesimo e postillato da scrittori più moderni, e porta il titolo di Merâsid el-Ittilâ' ec.73. Ne ho percorso un esemplare, quello cioè di Leyde, MS. 295, del quale la Biblioteca di Parigi ha una copia moderna, Suppl. Arabe 891. Il professore Juynboll di Leyde ha cominciato a pubblicarne il testo.

XXXV. Ibn-el-Athîr ('Izz-ed-dîn-Abu-l-Hasan-Ali) nacque il 1160 di nobile famiglia arabica nella città di Gezîra in Mesopotamia; in gioventù combattè le guerre di Saladino e compiè missioni politiche a Bagdad: ma poi amò meglio chiudersi in casa a Mosûl, seppellirsi tra i libri, e non conversare con altri che gli eruditi cittadini e stranieri che andavano a trovarlo. La passata vita pubblica, il secolo delle Crociate, e, perchè no? le ruine di Ninive ch'ei potea vedere ogni dì, inchinarono l'ingegno suo alla storia. Morì il 1223. Scrisse varie opere; e tra quelle il Kâmil el-Tewârîkh, o, diremmo noi, Compiuto lavoro storico.

E in vero non è indegno del titolo; e tanto esso vale per l'Oriente, dal principio del settimo al principio del decimoterzo secolo, quanto sarebbero per la patria nostra nel medio evo gli Annali del Muratori, se fosse perduta la più parte del Rerum Italicarum Scriptores. Principia il Kâmil con un succinto discorso su la dignità della Storia; espone la cronografia seguíta dalle varie nazioni; tocca sommariamente le dominazioni antiche: Ebrei, Persiani, Arabi, Romani, e i primordii del Cristianesimo; e, venendo a Maometto, prende a narrare alla distesa le geste del Profeta e dei Musulmani. Dal principio dell'egira fino all'anno 628 (1230-31), l'autore tien quest'ordine che, anno per anno, nota gli avvenimenti di maggiore rilievo, in tanti capitoli separati: e registra alla fine di ciascun anno i casi di poca importanza e le notizie necrologiche, in un capitoletto intitolato “Ricordo di fatti diversi.” Del resto, Ibn-el-Athîr non segue il metodo cronologico sì servilmente che non raccolga nei grandi capitoli tutte le vicende d'un medesimo fatto accadute prima o appresso. Per esempio, il conquisto musulmano della Sicilia va nell'anno 212 dell'egira, quando sbarcò lo esercito musulmano a Mazara; ma il racconto incomincia con la rivolta di Eufemio, cioè uno o più anni avanti, e finisce al 223. Similmente la narrazione del conquisto normanno, posta nel 484, esordisce da quella che Ibn-el-Athîr credea la prima cagione di decadenza del principato kelbita nel 388; e si prolunga fino alla morte del conte Ruggiero nel 490 e agli ordinamenti politici di re Ruggiero. Lo stesso potrebbe notarsi in cento e cento altri luoghi.

Oltre questo eccellente metodo, dobbiamo ammirare, secondo i tempi e i mezzi dell'autore, la diligenza e il giudizio ch'ei pose nello scegliere, comparare e intessere le tradizioni: talchè nel medio evo la Cristianità non ha annalista che gli possa stare a fronte. In oggi non lo darei come modello di critica. Assai di rado cita le sorgenti, e poco o nulla ne dice nella Introduzione. Come tanti altri Arabi e non Arabi, trascrive qualche fiata autori più antichi, mutilandoli e non citandoli: ma per lo più compila dassè, con stile conciso o più tosto spolpato, imparziale o più tosto indifferente; se non che, sceso ai proprii tempi, divenendo cronista, perde la brevità, è turbato dalle passioni, si avviluppa nelle minuzie. Con tutti questi difetti il Kâmil è il più vasto e ordinato lavoro che ci rimanga su i primi sei secoli dell'islamismo, e avanza tanto gli Annali di Abulfeda, quanto questi i magri compendii di Elmacin e Abulfaragi. L'Europa darà un gran passo nello studio dell'Oriente, quando qualche dotta società intraprenderà la stampa dei dodici o più volumi in quarto che ci vogliono per lo testo e versione d'Ibn-el-Athîr.

Questo autore mi ha fornito molti ragguagli ignoti fin qui. Gli ottanta capitoli che ne ho tolto, tra lunghi e brevi, abbracciano sei secoli dal 31 al 625 dell'egira, e messi insieme fanno una storia compiuta delle relazioni dei Musulmani con la Sicilia; dei quali capitoli circa sessanta sono inediti74. Li ho copiato dai MSS. seguenti, dei quali segnerò con le lettere dell'alfabeto i tre primi, che occorrono a ogni passo nelle citazioni.

A. MS. di Parigi, Suppl. Arabo 740, in sei volumi, dall'anno 153 al 628, con una lacuna di mezzo secolo e molte altre minori. I sei volumi non son tutti di una mano, ma quella che ne copiò la più parte è nitida e corretta.

B. MSS. dalla Bodlejana d'Oxford.

1. Due volumi, Marsh. 324, Catalogo, tomo I, nº DCCXXXVII, comprendono gli anni dal 296 al 369.

2. Un volume, Pococke 346, Catalogo, tomo I, nº DCXCIII, corre dall'anno 502 al 572, coi quali ho supplito alle lacune del MS. A, e collazionato il resto. Gli altri quattro volumi staccati che possiede la Bodlejana, Catalogo, tomo I, ni DCXCIV, DCXCVI, DCCLXXXIV e DCCLXIV, mi han fornito qualche variante.

C. MS. di Parigi, Suppl. Arabe 740 bis, cinque volumi in-4, dal principio dell'opera all'anno 621, comperati a Costantinopoli il 1846 dal barone De Slane, per conto della Biblioteca di Parigi; il primo dei quali fatto copiare apposta, tutti riveduti da quello egregio orientalista su i MSS. delle biblioteche di Costantinopoli. È il solo esemplare intero che v'abbia in Occidente; non mancandovi altro che l'anno 27 dell'egira e parecchi frammenti. Questo MS. mi è servito a confrontare le copie che io avea già fatto su quei segnati A e B.

Allo stesso effetto ho adoperato gli altri frammenti d'Ibn-el-Athîr che possiede la Biblioteca Parigina, Suppl. Arabe 741, 743 e 744.

Finalmente mi ha aiutato a correggere il testo d'Ibn-el-Athîr uno sfacciato plagiario, lo emir Bibars Mansûri, morto il 1325; il quale nella Zobdat el Fikra fi Târîkh el Higra (Crema di riflessione su gli annali dell'egira) copiò, scorciandoli e continuandoli, gli Annali d'Ibn-el-Athîr; e gliene dobbiamo saper grado, perchè ebbe alle mani buoni MSS., e ottime copie sono quelle dei due volumi della compilazione sua che ci rimangono. Dico il V, a Parigi, Ancien Fonds 668, che corre dall'anno 252 al 322, e il VI a Oxford (Hunt. 198) che arriva con qualche lacuna al 399.

XXXVI. Boha-ed-dîn (Abu-l-Mebâsin-Iusûf-ibn-Sceddâd), n. il 1145, morto il 1235, intimo di Saladino e cadi dell'esercito suo, poi di Gerusalemme, senza dire il nome de' Normanni di Sicilia, accenna alla impresa loro d'Alessandria del 1174, nella Sîrat es-Sultân… Selâh-ed-dîn etc., ossia Vita di Saladino. Ho preso questo squarcio dal testo pubblicato da Schultens, Leyde 1732, in-fog., p. 41; dove la impresa è raccontata assai brevemente; e ciò conferma la osservazione di M. Reinaud75, che Boha-ed-dîn faccia più autorità per gli ultimi anni del regno di Saladino, che per le prime imprese di quello.

XXXVII. Tarîkh el-Hokemâ (Istoria dei Filosofi) per Mohammed-ibn-Ali, detto Zuzeni, è compendio di una importante opera dello stesso titolo, scritta da Gemâl-ed-dîn-Ali-el-Kifti, visir di Aleppo, morto il 1249. Dal compendio, che si trova nelle biblioteche di Parigi e Leyde, ho cavato le biografie d'Archimede e di Empedocle; e l'ultima, che un Siciliano non potea trasandare, è notevolissima per la menzione che vi si fa d'un'opera attribuita al filosofo Agrigentino, la versione arabica della quale si trovava nel XIII secolo a Gerusalemme. Mi son servito del MS. di Parigi, Suppl. Arabe 672. Veggansi sul Tarîkh-el-Hokemâ, Casiri, Bibl. Arab. Hisp., tomo II, p. 332, nº MDCCLXXIII, che lo suppone scritto nel XII secolo; Wenrich, De Auctorum Græcorum versionibus ec., Lipsiæ 1842, prefazione; Reinaud, Géographie d'Aboulfeda, Introduction, p. LII, nota 4; e Dozy, Catalogo dei Manoscritti arabi di Leyde, tomo II, p. 289, nº DCCCLXXXV.

XXXVIII. Abu-Sa'îd-Îbn-Ibrahîm, Siciliano, compilò un Kitâb el-Mongih ec. (Felice Guida per curarsi senza medico da ogni sorta di morbi e infermità). Quest'opera, non citata da Hagi-Khalfa, si trova alla Bodlejana (Marsh. 173, Catalogo, tomo I, nº DLXIV), e ne ho trascritto la prefazione. Con poche varianti, il MS. corrisponde a quel di Parigi, Ancien Fonds 1027, intitolato Tekwîm el-Adwia el-Mofreda, d'Ibrahîm-ibn-abi-Sa'id-el-Maghrebi; il cui nome mostra ch'egli era figliuolo del Medico siciliano.

XXXIX. Ahmed-ibn-Abd-es-Selâm, Sceriffo, ossia della schiatta di Ali, Siciliano, scrisse un altro libro di medicina, MS. di Leyde (Catalogo del 1716, nº DCCXXVII), sul quale non ho trovato titolo; e quello che si legge nel Catalogo mi par si debba correggere Kitâb el-Atibbâ fi l-Amrâdh min el Ferk ila el Kedem (Libro dei medici intorno le malattie dalla cima della testa infino al piè). Pria che io studiassi il MS., il professore Dozy mi avea mandato copia di quel tanto che occorre metterne nella Raccolta; cioè la prefazione e la tavola dei venti capitoli in cui va divisa l'opera. Hagi-Khalfa tratta al certo del medesimo autore e di un libro diverso nell'articolo seguente: “Kitâb Hifz es-Sahha ec. (Libro d'Igiene), dello Sceriffo Ahmed-ibn-Abd-es-Selâm Siciliano, Tunisino, compendiato da Abu-Fares-Abd-el-Azîz-ibn-Ahmed, in ottanta capitoli76.” Nè quel bibliografo, nè altri, dà notizie del tempo in cui visse l'autore.

XL. Ibn-el-Giuzi (Scems-ed-dîn-Abu-Mozafer-Iusûf), morto il 1256, nel Merat-ez-zemân (Specchio del secolo), MS. di Parigi, Ancien Fonds 641, dà due brevi notizie su i Musulmani di Sicilia.

XLI. Ibn-Abbâr (Abu-Abd-Allah-Mohammed-ibn-Abd-Allah-ibn-Abi-Bekr) da Valenza, segretario dei governatori musulmani di quella città verso la metà del XIII secolo; poi dei Beni-Hafs di Tunis; fu messo a morte il 1260 e bruciato il cadavere coi suoi scritti, per accusa di stato e per un verso che gli avean trovato in casa contro il principe Hafsita Mostanser. Ibn-Abbâr dettò, tra le altre opere, l'Hollet Sîarâ ec. (Il Pallio striato ec.), raccolta delle biografie dei poeti di regia schiatta, in Spagna e Affrica. Da un MS. che ne possiede la Società Asiatica di Parigi, copia moderna d'uno dell'Escuriale, ho cavato pregevoli notizie su gli Aghlabiti d'Affrica e di Sicilia; poichè l'autore diligentemente raccolse e vagliò con critica molte opere istoriche a noi non pervenute77.

XLII. Abu-Sciâma-Mokaddesi (Scehâb-ed-dîn-Abu-Mohammed-Abd-er-Rahmân-ibn-Ibrahîm) da Gerusalemme, come lo mostra il nome di Mokaddesi, nato il 1202, morto il 1267, diè fuori il Kitâb-er-Raudatein (Libro dei due Giardini), storia delle dinastie di Nur-ed-dîn e di Saladino, nella quale copiò, oltre varii libri a noi pervenuti, altri che non abbiamo e parecchi diplomi. Ho preso da questo plagiario i capitoli su le espedizioni mandate da Guglielmo il Buono in Alessandria d'Egitto e in Siria. Ho adoperato i MSS. di Parigi, Supplément Français 2503, 13 a, copia inesatta e recente, e l'altro Ancien Fonds Arabe 707 A, ch'è del XVII secolo. Su l'Autore veggansi: Reinaud, Extraits des Historiens… relatifs aux Croisades, p. 20; e Quatremère, Histoire des Sultans Mamlouks, par Makrizi, tomo I, parte II, p. 46.

XLIII. Ibn-Sab'în (Kotb-ed-dîn-Abu-Mohammed-Abd-el-Hakk-ibn-Ibrahîm), nato a Murcia il 1217, morto alla Mecca di propria mano il 1271; trovandosi a Ceuta, verso il 1240, dettò un trattato di filosofia intitolato El-Mesâil es-Sikillîa (Quesiti Siciliani), perchè con esso rispondeva alle tesi che avea proposto ai dotti musulmani Federigo Secondo imperatore, re di Sicilia. Quest'opera, che si trova alla Bodlejana di Oxford (Hunt. 534), sparge qualche lume su gli studii che la civiltà musulmana promoveva allora in Sicilia e nella penisola: e però appartiene al nostro argomento. Io ne ho dato un ragguaglio nel Journal Asiatique, lo scorso anno 1853. Porrò nella raccolta dei testi la prefazione e i quesiti di Federigo Secondo.

XLIV. Ibn-Abi-Oseib'a (Mowaffik-ed-dîn-Ahmed-ibn-Kâsem), nato al principio del XIII secolo e morto nella seconda metà di quello, compilò l''Oiûn el-Anbâ fi Tabakât el-Atibbâ (Sorgenti di notizie su le classi dei medici). Quivi, nella vita di Ibn-Giolgiol (Abu-Dâwd-Soleimân-ibn-Hasan), famoso medico della corte di Cordova nella seconda metà del X secolo, si legge un frammento d'Ibn-Giolgiol stesso, in cui si descrivono le fatiche fatte in Ispagna il 952 per compiere la versione di Dioscoride dal greco in arabico; alla quale collaborò un Abu-Abd-Allah Siciliano che parlava il greco, dice Ibn-Giolgiol, ed era pratico, alsì, in botanica e in medicina. Darò questo squarcio e un capitoletto sopra Empedocle. Il primo fu pubblicato in arabico e in francese da M. De Sacy sul MS. di Parigi, Ancien Fonds 87378, al qual testo aggiungo le varianti degli altri due MSS., Suppl. Arabe 673 e 674. Su l'autore si veggano Sacy stesso79, e Hagi-Khalfa80.

XLV. Ibn-Sa'îd (Abu-l-Hasan-Ali) del quale feci menzione nella prima parte di questa Tavola, nº X, lasciò, tra le altre opere, un Mokhtaser Gighrafia (Compendio di Geografia), una copia del quale, passata per le mani del celebre Abulfeda, or si trova nella Biblioteca di Parigi, Suppl. Arabe 1905. Ne ho preso quel che riguarda la Sicilia e le isole adiacenti: breve ma diligente descrizione. Sul merito di questo lavoro geografico si consulti Reinaud, Géographie d'Aboulfeda, Introduction, p. CXLI.

XLVI. Newâwi (Mohî-ed-dîn-Abu-Zakarîa), nato il 1253, morto il 1277, nel Tehdsîb el-Asmâ ec. (Dizionario biografico di illustri musulmani), cita un grammatico e filologo siciliano per nome Abu-Hafs-Omar-ibn-Khelef-ibn-Mekki. Ho tolto questo breve passo dalla edizione del Wüstenfeld, Gottinga, 1842-1847.

XLVII. Ibn-Khallikân (Scems-ed-dîn-Abu-l-'Abbâs-Ahmed-ibn-Mohammed), nacque ad Arbela il 1211, morì il 1282, fu giurista, teologo, grammatico, e cadi a Damasco e al Cairo: uomo di molta virtù, condotto agli studii storici da Ibn-el-Athîr, col quale ei praticava in gioventù sua. Di Ibn-Khallikân abbiamo il famoso dizionario biografico degli uomini illustri dello islamismo intitolato Wefiât el-'Aiân; del quale il baron De Slane ha preso a stampare il testo e una versione inglese81, e il signor Wüstenfeld ha compiuto un'altra edizione del testo in autografia82. Traggo da Ibn-Khallikân non poche vite di Siciliani, che porrò nella mia raccolta, usando, oltre le edizioni dette, i MSS. di Parigi, Suppl. Arabe 702 e 704, e un altro di proprietà di M. Reinaud.

XLVIII. Kazwîni, (Zakarîa-ibn-Mohammed-ibn-Mahmûd), morto il 1283, scrisse due opere, recentemente pubblicate dal Wüstenfeld e intitolate, l'una 'Agiâib el-Mekhlûkâi (Meraviglie del Creato), e l'altra Athâr el-belâd (Luoghi notevoli de' paesi). Come sopra accennai, Kazwîni cita una cronica di Sicilia che a noi non è pervenuta. Ripete nelle dette due compilazioni varii squarci di geografi più antichi, su la Sicilia e in particolare su l'Etna. Dà un importantissimo fatto storico di Malta, cavato forse dalla detta cronica; e la curiosa notizia dell'orologio a soneria, costruito per uso di un re, probabilmente Ruggiero I di Sicilia, che fu argomento ai versi di due poeti maltesi, un dei quali è ricordato d'altronde nell'Antologia di Imâd-ed-dîn da Ispahan. Dell''Agiâib v'han parecchi MSS. a Parigi, cioè Ancien Fonds 990, e Suppl. Arabe 864 a 867; e dell'Athâr, due MSS., Suppl. Arabe 658 e 915. Io ne ho usato per notar qualche variante alle correttissime edizioni del Wüstenfeld, che son fatte su MSS. migliori.

XLIX. Il Baiân di Ibn-'Adsâri da Marocco, fu compilato il 1299 con gran diligenza sopra libri che noi non abbiamo; e contiene molti ragguagli novelli su la storia di Spagna, Affrica e Sicilia. MS. unico, comperato dal Golio a Marocco; posseduto dalla Biblioteca di Leyde (nº 67 Golius), e pubblicato, il testo, dal prof. Dozy, con dotte note, un glossario, e una splendida introduzione intorno i cronisti arabi di Spagna83. Sventuratamente il MS. è mutilo; nè d'altronde il compilatore avea trovato la serie continua degli annali dei cinque secoli che abbraccia quest'opera. Vi si contengono non pochi squarci del compendio di 'Arîb, del quale feci menzione al nº IX. Il Dozy prima della pubblicazione mi avea mandato gli estratti riguardanti la Sicilia, i quali spargono nuovo lume su le relazioni dei Musulmani con questa isola fino alla prima metà del X secolo, e nella prima metà del XII. I quali squarci io darò secondo la edizione del Dozy.

L. Tigiâni (Abu-Mohammed-Abd-Allah), uomo di alto stato nella corte di Tunis, ci ha lasciato la relazione d'un viaggio ch'ei fece in quello Stato, dal dicembre 1306 fino al luglio 1309, con l'emir hafsita Abu-Iahîa-Zakarîa, esaltato pochi anni appresso al trono di Tunis; lo scopo apparente del qual viaggio era di incalzare l'assedio del castello che tenean tuttavia le armi siciliane nell'isola delle Gerbe. Oltre le notizie che toccan questo fatto dell'istoria siciliana, il Tigiâni ne dà delle importantissime e nuove, su i tempi precedenti, cavate da diligenti ricerche su la storia letteraria e politica delle città ch'ei percorrea. Tali sono molti particolari delle imprese dei Normanni di Sicilia su la costiera d'Affrica nel XII secolo; la vita del famoso ammiraglio siciliano Giorgio d'Antiochia; il sublime sagrifizio di Abu-Hasan-Feriani da Sfax, novello Attilio Regolo che spirò sul patibolo su le sponde dell'Oreto in Palermo ec.

Quest'opera, intitolata Rehla et-Tigiâni, è stata ritrovata, non è guari, da M. Alphonse Rousseau; il quale n'ha dato una versione nel Journal Asiatique84, ed ha donato un MS. del testo alla Biblioteca di Parigi, Suppl. Arabe 911 bis. Dal cortesissimo M. Rousseau ebbi alcuni estratti del testo; i quali ho accresciuto poscia sul MS. di Parigi: e non saranno la parte men pregevole della mia raccolta.

LI. Il Kartâs, come comunemente si chiama una buona compilazione, fatta nel reame di Marocco il 1326 e attribuita ad Abu-Hasan-Ali-ibn-Zera', dà pochi e noti ragguagli su le guerre dei Siciliani in Affrica nel XII secolo. È testo arabico niente raro in Europa; tradotto in tedesco dal Dombay; in portoghese dal Moura; e recentemente pubblicato con versione latina dal professor Tornberg, con erudite annotazioni che contengono altri squarci di testi arabici85. Dall'edizione del Tornberg trascriverò i paragrafi relativi alla Sicilia.

LII. Dimaski (Scems-ed-din-Abu-Abd-Allah-Mohammed), così chiamato per essere oriundo di Damasco, morì vecchio nel 1327, dopo aver composto il Nokhbet ed-Dahr ec. (Eletta del secolo su le maraviglie della terra e del mare), opera geografica compilata, dice M. Reinaud, senza molta critica, ma pregevole per molti fatti che invano si cercherebbero altrove86. E così io ho trovato, in vero, il capitolo su la Sicilia e altre isole del Mediterraneo, scritto, com'e' pare, sopra osservazioni contemporanee, e, al certo, non mero compendio di Edrisi. Tolgo questo capitolo da due MSS., cioè di Parigi, Ancien Fonds 581, e di Leyde, 464 Warn., Catalogo del prof. Dozy, tomo II, p. 134, nº DCCXXXV, del quale il Dozy mi mandò un estratto.

LIII. Abulfeda ('Imâd-ed-dîn-ibn-Ali), della illustre schiatta di Saladino, nacque a Damasco il 1272; conseguì nel 1310 il principato di Hama, retaggio di sua casa; e morì il 1331. Come ognun sa, le sue opere principali sono il Tekwîm el-Boldân (Tavola sinottica dei paesi), e il Moktaser fi Akhbâr el-Biscer (Compendio dei fatti del genere umano).

Della prima è stato pubblicato il testo dai sigg. Reinaud e De Slane nel 1840; e il Reinaud ne dà attualmente una versione francese, della quale è uscito il primo volume, preceduto da una dottissima introduzione che contiene la vita di Abulfeda e la storia della geografia appo gli Arabi.

Del compendio storico, abbiam detto come gli estratti risguardanti la Sicilia pervenissero, tradotti in latino, allo Inveges e al Caruso. Il Reiske pubblicò a Lipsia, il 1754, una sua versione latina dell'opera dal principio dell'islamismo in poi; della quale si servì il Di Gregorio nel Rerum Arabicarum. Una copia del testo arabico, lasciata inedita dal Reiske, fu stampata dall'Adler con la versione latina a riscontro87. Non dirò delle edizioni e versioni della istoria anteislamitica e della vita di Maometto cavate dal Moktaser, poichè son lontane dall'argomento nostro. Gli Annali di Abulfeda, compilati in parte sopra Ibn-el-Athîr e in parte sopra altre opere, son compendio di compendii.

Io darò uno estratto della Geografia su la edizione del testo; e gli estratti degli Annali sul testo di Adler, confrontandolo, che ben n'è mestieri, col MS. di Parigi, autografo di Abulfeda.

LIV. Nowairi (Scehâb-ed-dîn-Ahmed-ibn-Abd-el-Wehâb) della tribù arabica di Bekr, detto il Nowairi o Noweiri, da un villaggio d'Egitto in cui nacque il 1278 o 1273, morto il 1332; accozzò con le forbici, come dicesi in Francia, tagliando una pezza di qua e una di là, un centone enciclopedico in trenta volumi, non modestamente intitolato Nihâiet el-Areb fi Fonûn el-Adeb, che sarebbe a dire: il non plus ultra dell'erudizione. Va diviso in cinque parti: Cosmografia, Nosografia, Zoologia, Botanica e Storia88; del quale abbiam volumi staccati in varie biblioteche, segnatamente a Parigi, Leyde, Escuriale e Roma.

Nella prima parte, il Nowairi dà un cenno geografico della Sicilia, che io pubblicherò secondo la copia fattane gentilmente per me dal Dozy sul MS. di Leyde, 273 Warn., Catalogo del Dozy stesso, tomo I, p. 4, nº V.

Nell'ultima parte v'ha le istorie di Affrica e di Sicilia, compilate, non solamente sopra Ibn-el-Athîr, ma anco sopra Ibn-Rekîk, Ibn-Rescîk, Ibn-Sceddâd, e altri, che quell'annalista o non ebbe alle mani o trascurò. Pertanto il Nowairi narra non di rado i medesimi fatti con altri particolari; cimentando i quali con buona critica, se ne può cavar partito. I racconti che toccano l'argomento nostro contengonsi nei MSS. di Parigi 70289, e 702 A, ed Ancien Fonds 638, dai quali avean preso notizie il Cardonne, e il De Guignes; talchè il marchese Caraccioli, lodatissimo vicerè di Sicilia, avutone sentore da amici suoi francesi, fece opera ad ottenere il testo arabico, per la collezione intrapresa sotto gli auspicii suoi dal Di Gregorio. Adoperandovisi il Barthélemy, fu mandato il testo del capitolo su la Sicilia, con la versione francese di questo e di alcuni squarci della Storia d'Affrica per M. J-J. Caussin, padre dell'attuale professore d'arabico M. Caussin de Perceval. Così il Di Gregorio stampava, non senza errori, il testo, nel Rerum Arabicarum, e vi aggiugnea con la guida della francese una traduzione latina; nella quale talvolta volle rifare il verso a M. Caussin90; e, non essendo da tanto, sfigurò e imbrogliò di molte frasi. L'orientalista francese ne lo punì, pubblicando la propria versione ed alcune note, che contengono una critica urbana, ma severa e senza replica91.

Il lavoro da me intrapreso mi portò a confrontare su i citati MSS. la edizione del Di Gregorio, e copiare gli squarci di testo della Storia d'Affrica tradotti dal Caussin e altri che gli erano sfuggiti. Debbo al professor Dozy altri capitoli risguardanti scrittori siciliani, copiati sul MS. di Leyde. Così ho potuto quasi raddoppiare i frammenti del nostro autore dati nel Rerum Arabicarum; senza dir dei nomi proprii e geografici che mi è occorso di correggere, nè degli squarci non bene interpretati, dei quali ho dovuto rifare la versione.

Debbo avvertire infine che M. Des Vergers pose la versione di varii capitoli della Storia d'Affrica del Nowairi in appendice alla parte di Ibn-Khaldûn pubblicata da lui; e che il baron De Slane ha tradotto in francese la prima parte della Storia d'Affrica, inserita nel Journal Asiatique, série III, tomo XI-XII (1841), e ristampata in appendice alla Hist. des Berbères par Ibn-Khaldoun, tomo I, p. 313, seg. M. De Slane ha giudicato troppo severamente il Nowairi, incolpandolo di tutte le favole del conquisto musulmano d'Affrica, che quegli non avea fatto che copiare da altri compilatori92.

LV. Dsehebi (Scems-ed-dîn-Abu-Abd-Allah), morto il 1347, fu compendiatore come i contemporanei suoi Abulfeda, Nowairi, e Scehâb-ed-dîn-Omari; se non che attese alla sola storia, e particolarmente alla letteraria, o, per dir meglio, alle biografie degli uomini dotti. Questo è il pregio delle opere che ci rimangono di lui. La principale intitolata Târîkh el-Islâm è tavola cronologica, divisa per decennii e corredata alla fine di ciascun decennio da una lunga serie di cenni biografici. La Biblioteca di Parigi ne possiede due volumi staccati, Ancien Fonds 626 e 646, dei quali il primo corre dall'anno 1º al 40º dell'egira, l'altro dal 301 al 370. Un altro MS. della stessa Biblioteca, Ancien Fonds 753, che abbraccia gli anni dal 581 al 620, mi pare appartenente non al Târîkh, ma al compendio che ne fece lo stesso Dsehebi, del quale v'ha esemplari a Leyde e altrove93. Pochissime notizie ho cavato, sì da cotesti tre volumi, sì dai due del Suppl. Arabe 746, opera dello stesso autore, intitolata Kitâb el-'iber ec. (Avvertimenti su le geste dei trapassati). All'incontro, ho preso una ventina di buoni cenni biografici di Siciliani, dal MS. di Leyde, nº 654 Warn., Catalogo del Dozy, tomo II, p. 205, nº DCCCLXXVI, compendio che fece il Dsehebi dell'Anbâ en-Nohâ di Abu-Hasan-Ali-el-Kifti, morto alla metà del XIII secolo.

LVI. Scehâb-ed-dîn'Omari (Abu-Abbâs-Ahmed-ibn-Iahîa), detto Ibn-Fadhl-Allah, soprannominato anche Dimascki, da Damasco ond'era oriundo, e 'Omari dal nome di Omar il grande, dal quale pretendea discendere; nacque verso il 1300 di famiglia benemerita ai sultani d'Egitto; fu professore di tradizion del Profeta; servì nelle cancellerie di Damasco e del Cairo; e morì il 1349. Costui accozzò una enciclopedia a modo suo, intitolata Mesâlek el-Absâr ec. (Escursioni degli sguardi sopra i varii reami della terra). Dei ventisette volumi di tal compilazione, i pochi che ci rimangono trattan di geografia, storia e antologia poetica. La parte geografica è cavata da buone opere, e, tra le altre, da Abulfeda; ma l'Omari vi aggiunse non poche notizie raccolte dassè, sia da documenti oficiali, sia dalle relazioni di viaggiatori e mercatanti ch'egli interrogava, ben usando le comodità che gli dava l'oficio suo. Pertanto il capitolo su la Sicilia, che ho tolto da un MS. della Bodlejana, Pococke 191, Catalogo tomo I, nº CM, contiene ragguagli contemporanei, anche di fatti storici. Nel medesimo volume ho veduto una descrizione della Calabria, porto di Taranto e altri luoghi d'Italia.

Dobbiamo saper grado, altresì, all'Omari degli squarci di poesie d'Arabi Siciliani ch'ei ci conservò; i quali ho copiato dal MS. di Parigi, Ancien Fonds 1372.

Allo incontro, la parte storica non può servire ad altro che a confrontare qualche passo d'Abulfeda; i cui annali l'Omari copiò sfacciatamente, trinciandoli di decennio in decennio, forse per occultare il plagio. Dissi già che alcuni estratti della Storia relativi alla Sicilia furono tradotti da un MS. dell'Escuriale, il quale poi si perdè, probabilmente nell'incendio del 1671. Il Di Gregorio ristampò la versione latina che ne avea fatto il Caruso su la italiana dello Inveges, presa dalla latina di Marco Dobelio Citeron. Io ho trovato parte del testo arabico nel MS. di Parigi, Ancien Fonds 642, il quale corre dall'anno 541 al 744, cioè dall'ultimo capitolo della versione del Di Gregorio in poi; nè posso rammaricarmi troppo della perdita dei precedenti, poichè ne abbiamo il tenore originale in Abulfeda. Nelle citazioni che mi occorrerà di farne, aggiugnerò il nome patronimico di Omari al titolo di Scehâb-ed-dîn (Fiaccola della Fede), ch'è comune a cento altri dottori musulmani; e però mal si è adoperato a significare il nostro autore. Avverto poi non esser questi il cadi Scehâb-ed-dîn-Ibn-Abi-l-Damm, da Hama, come suppose il Di Gregorio94, traendo nel proprio errore il Wenrich95; perocchè quel cadi visse un secolo innanzi l'Omari, sendo morto il 1244; e Abulfeda cita sovente l'opera sua, ch'è intitolata: Tarîkh Mozafferi, e non Mesâlek el-Absâr96. Su Scehâb-ed-dîn-'Omari si veggano: Quatremère, nelle Notices et Extraits des MSS., tomo XIII, p. 151 seg.; Catalogo della Bodlejana d'Oxford, tomo II, p. 599; Catalogo de' MSS. Orientali del British Museum, parte II, p. 273, nº DLXXV; Reinaud, Géographie d'Aboulfeda, Introd., p. CLII97.

LVII. Ibn-el-Wardi (Zîn-ed-dîn-Abu-Hafs-Omar), morto il 1348; mezzo copiò e mezzo compendiò le notizie di Edrisi e Dimascki su la Sicilia. Quali ch'elle siano, le darò, secondo la lezione dei MSS. di Parigi, Ancien Fonds 590, 593, 594, confrontata col testo che ha pubblicato il Tornberg98 di questa mediocre compilazione geografica, intitolata Kharîdat el-'Agiâib (Perla delle Meraviglie).

LVIII. Sefedi (Selâh-ed-dîn-Khalîl-ibn-Ibek), che morì il 1362, compose un dizionario geografico, addimandato El-Waki bil-Wefeiât (Il Conservatore delle Necrologie), diligente e giudiziosa compilazione. La Biblioteca di Parigi ne possiede due volumi staccati, Suppl. Arabe 706, che contengono le lettere dell'alfabeto arabico dalla Kha al Sad; dalle quali ho cavato tre biografie, e, delle tre, due sono di Cristiani: re Ruggiero, cioè, e l'ammiraglio Giorgio d'Antiochia.

LIX. Domairi (Kemâl-ed-dîn-Abd-Allah) scrisse nel 1371 l'Haiât el-Haiwân, opera di Storia naturale; in cui, trattando dello scorpione, l'autore cita i versi e la trista fine di un poeta del Iemen che si trovò avviluppato in una cospirazione contro Saladino, tramata da malcontenti egiziani con la corte normanna di Sicilia. Ho cavato questo squarcio dal MS. di Parigi, Suppl. Arabe 873.

LX. Ibn-Khaldûn (Wâli-ed-dîn-Abu-Zeid-Abd-er-Rahmân-ibn-Mohammed), nacque a Tunis il 1332 d'illustre famiglia, passata dall'Arabia meridionale in Spagna ai tempi del conquisto, e rifuggitasi in Affrica nel XIII secolo. Nobile dunque e povero, cominciò sua carriera da calligrafo nella Segreteria dei principi hafsiti di Tunis. Da costoro passò al servigio dei loro nemici i Merinidi; poi, sempre da un regolo a un altro, di que' che usurpavan oggi e cadean domani sì in Affrica e sì in Spagna: appo i quali ei fu cortigiano, agente diplomatico, ministro, professore; or arricchito e onorato, or imprigionato e perseguitato per gara di altri intriganti, e sospetti che destava quel suo far da Girella. A cinquant'anni, ristucco dell'Affrica, se n'andò in Egitto; ove diessi all'insegnamento pubblico; toccò una pensioncella dal Sultano; salì allo uficio di cadi di scuola malekita al Cairo: e sì balzano è l'animo degli uomini, che quello statista di larga coscienza fu deposto della magistratura per la rettitudine e severità ch'ei manteneva tra la corruzione degli altri giuristi. Il caso, alfine, lo fe' trovare nel 1400 sotto le mura di Damasco in mezzo alle orde dei Tartari e in presenza di Tamerlano; al quale ei fu prodigo di adulazioni, e n'ebbe onori e profferta di rimanere alla corte tartara; ma destramente ei se ne svincolò. Tornato in Egitto, salito e sceso, e risalito all'oficio di cadi, moriva il 1406. Questi particolari tolti dall'Autobiografia di Ibn-Khaldûn, non parranno troppi, quando si pensi che discorriamo del primo scrittore al mondo che abbia trattato di proposito la filosofia storica: nè saprei dir se altri v'abbian levato il velo più alto di lui.

Il lavoro istorico d'Ibn-Khaldûn, composto la più parte in Affrica, nelle brevi stagioni ch'egli ebbe di calma, è intitolato: Kîtâb el-'Iber ec., che io, discostandomi dalle interpretazioni date fin qui, tradurrei: “Libro dei concetti storici e raccolta delle origini e vicenda di Arabi, Stranieri e Berberi.” Va diviso in Introduzione, tre libri, e Autobiografia; delle quali parti, la Introduzione tratta della Storiografia e il primo libro racchiude le considerazioni generali che noi intendiam sotto la denominazione di filosofia storica. Gli altri due libri contengono la narrazione storica; cioè il secondo libro, degli Arabi e altri popoli orientali ed europei; e il terzo, dei Berberi. Disegno vasto e ben ordinato, ma colorito con man disuguale, quasi da due uomini di varia tempra d'ingegno. Da un canto, Ibn-Khaldûn, superiore alla età e società in cui visse, speculando su i fatti generali della storia, arrivava a scoprirne le leggi e s'imbatteva anco in chimere, come è avvenuto poi al Vico ed altri naviganti in quelle regioni; e ritrovava i canoni della critica; e, maravigliosa coincidenza col Vico, discorrendo di così fatti studii, conchiudeva essere scienza nuova, a meno che, aggiunse modestamente, qualche antico non ne abbia scritto, e si sian perdute le opere99. Dall'altro canto, Ibn-Khaldûn si messe a riempire, come un volgare annalista, i compartimenti sì bene immaginati in schiatte, dinastie, e cronologia storica di ciascuna dinastia. In questo usò molti ottimi materiali, e tra gli altri il Kâmil d'Ibn-el-Athîr; ma non digerì i fatti con la critica di cui avea già dettato i principii; non serbò proporzione nei racconti; non seppe sviluppare le cagioni immediate degli avvenimenti con la intuizione che hanno, per esempio, i Latini e il Machiavelli: in somma fece una compilazione, e, pei tempi più vicini, una cronica e nulla più. Il barone De Slane, che lo ha studiato e può giudicarne, notava che Ibn-Khaldûn scrisse la filosofia storica con chiarezza, e le narrazioni con uno stile avviluppato, saltellante e pieno di neologismi.

Lunga sarebbe la rassegna dei lavori che si son fatti, da una trentina d'anni in qua, su questa mirabile opera. Limitandomi a quei che più s'avvicinano all'argomento nostro, ricorderò il testo e versione della Storia dell'Affrica sotto gli Aghlabiti e della Sicilia, pubblicati da M. Des Vergers; la Storia dei Berberi il cui testo si è dato a stampa in Algeri a spese del Ministero della Guerra di Francia e per le cure di M. De Slane, e la cui versione è stata fatta dallo stesso orientalista, con erudite annotazioni, e n'è uscito il primo volume. I Prolegomeni, come van chiamati comunemente la introduzione e il primo libro, vedran la luce, tra non guari, per opera di M. Quatremère, uomo da reggere a questo ed a maggior peso. Mi si permetta infine che io ricordi la edizione del testo e versione italiana della storia antica di Ibn-Khaldûn, incominciata dal nostro compatriotta l'abate Arri da Asti nel 1840, e interrotta l'anno appresso per la immatura sua morte100.

Ibn-Khaldûn nella Storia di Sicilia compendia Ibn-el-Athîr, sì che appena vi si potrebbe scoprir qualche fatto attinto ad altre sorgenti. Negli altri capitoli ci dà ragguagli più pregevoli. Da tutta l'opera io ho cavato, per inserirli nella mia Raccolta, gli squarci seguenti:

1. Uno dei Prolegomeni inedito; ove si tratta del navilio siciliano sotto i Normanni. Dal MS. del British Museum, nº 9571, bel codice in caratteri affricani.

2. La Storia di Sicilia. Dalla edizione di M. Des Vergers, riveduta su i MSS. di Parigi, e confrontata con gli estratti di un buon MS. di Tunis recatimi dal sig. Honnegar.

3. Molti squarci della Storia dei Berberi, ch'io avea copiato dal MS. di Parigi, Suppl. Arabe 742 quater, tomo III, e che oggi ho potuto confrontare con la edizione d'Algeri.

4. Altri squarci inediti su le prime imprese dei Musulmani nel Mediterraneo, su la Storia dei Fatemiti, e su le Crociate; che ho tolto dai MSS. di Parigi, 742 quinquies, tomo II, e 742 quater, tomo IV.

LXI. Zohri (Ibn o piuttosto Abu-Abd-Allah-Mohammed-ibn-abi-Bekr), alla fine del XIV o principio del XV secolo, compendiò un trattato di Geografia di Kimâri, copiato o compendiato, non sappiam quando, da un libro che avea fatto compilare il califo Mamûn (815-835) e delineare insieme un planisfero. Tanto si ritrae dalla prefazione del Zohri al detto Kitâb Gi'rafîa, MS. di Parigi, Ancien Fonds 596, e dal cenno che l'autore fa a fog. 58 verso. Di certo, il Kimâri, o lo Zohri stesso, aggiunsero qualcosa alla compilazione del IX secolo; leggendosi qui i nomi di Mehdîa e della Kalat-Beni-Hammâd, che furono fondate appresso. Però non si può ben determinare l'epoca alla quale riferirsi le notizie su l'Etna e su non pochi prodotti del suolo siciliano, che si trovano nel capitolo della Sicilia e che io tolgo dal MS. di Parigi.

LXII. Makrizi (Taki-ed-dîn-Ahmed-ibn-Ali), nato al Cairo il 1364, morto il 1441, dotto e diligente compilatore di varie opere101, tra le altre ne dettava tre che servono al nostro proposito. Sono:

Il Mokaffa, dizionario biografico, del quale la Biblioteca di Parigi possiede un volume, Ancien Fonds 675, che va dagli ultimi della lettera ta (decimasesta dell'alfabeto orientale) a parte dell'Ain; e la Biblioteca di Leyde, nº 1366, tre volumi, che prendono l'alef, Caf (22ª lettera), lam e mim102. Però ci mancano parecchi volumi dell'opera. Dal MS. di Parigi ho estratto io le biografie dei Siciliani; dai MSS. di Leyde lo ha fatto per cortesia verso di me il prof. Dozy.

Il Kitâb-es-Solûk ec. (Introduzione alla conoscenza delle dinastie), del quale una parte è stata tradotta in francese da M. Quatremère. Ho tolto un passo del testo arabico dal MS. di Parigi, Ancien Fonds 673 C., tomo III, e Ancien Fonds 673, A. 2.

Il Kitâb-el-Mewâ'iz ec. (Avvertimento e riflessioni su le divisioni territoriali e i monumenti), MS. di Parigi, Ancien Fonds 680, ove si fa menzione d'un astronomo siciliano dell'Osservatorio del Cairo; uno squarcio del qual testo è stato pubblicato da M. Caussin de Perceval, nella raccolta Notices et Extraits des MSS., tomo VII, p. 45.

LXIII. Zerkesci (Abu-Abd-Allah-Mohammed-ibn-Ibrahîm), vissuto alla fine del XV secolo, come conghiettura con buon fondamento M. Alphonse Rousseau103, scrisse una storia dei principi almohadi e degli hafsîti di Tunis fino all'anno 1429. Quest'accurata compilazione, fatta su buoni materiali, mi fornisce due squarci, che ho tolto dal MS. di Parigi, Suppl. Arabe 852.

LXIV. Soiûti (Gelâl-ed-dîn-Abu-l-Fadhl-Abd-er-Rahmân), nato a Soiût nell'alto Egitto il 1445, e morto il 1505, fu compilatore infaticabile ma non sempre accurato; e basta a dir che si crede abbia scritto da trecento opere diverse.

Da quella intitolata Tarîkh-el-Kholafâ (Storia dei Califi), MSS. di Parigi, Ancien Fonds 639 e 776, ho cavato due parole di cenno storico;

Dall'altra, che s'addimanda Kitâb-el-Boghiat ec. (Libro di quanto posson desiderare i raccoglitori delle Vite dei Lessicografi e Grammatici), ho preso una ventina di biografie di Siciliani. Ho avuto alle mani due MSS., l'uno del dottor John Lee, ch'era prestato al prof. Dozy di Leyde in cui casa lo percorsi; l'altro acquistato recentemente dalla Biblioteca di Parigi, ove si conserva, Suppl. Arabe 683.

LXV. Ibn-Aiâs (Mohammed-ibn-Ahmed), nato in Egitto, scrissevi nel 1516 il Nescek el-Azhâr ec. (Fragranza dei fiori su le meraviglie delle regioni), mediocrissima compilazione su l'opera di Edrisi e altre. Nondimeno, raccogliendo tutti i testi ove si tratti della Sicilia, non ho voluto rigettar questo, che ne dà due capitoletti. Li ho copiato dai MSS. di Parigi, Ancien Fonds 595, e Suppl. Arabe 904.

LXVI. Makkari (Ahmed-ibn-Mohammed), nato presso Telemsen innanzi il 1590, e morto il 1631, lasciò una voluminosa e diligente opera su la Spagna musulmana, della quale la più parte è stata tradotta in inglese dal professor Gayangos, e adesso danno opera a pubblicare il testo arabico i signori Dozy, Dugat, Krehl e Wright. Nella descrizione di Cordova occorre al Makkari di citare versi del Siciliano Ibn-Hamdîs e darne giudizio. Porrò questo passo e pochi altri cenni nella mia raccolta, cavandoli del MS. di Parigi, Ancien Fonds 704.

LXVII. Hagi-Khalfa (Mustafa-ibn-Abd-Allah) da Costantinopoli, morto il 1658, per erudizione, critica, e altezza di ingegno, gareggia coi migliori scrittori di storia letteraria che abbiamo in Europa. Due opere sue forniscon materiali alla storia dei Musulmani di Sicilia; cioè:

Il celebre Dizionario bibliografico di 15,000 opere, quasi tutte arabiche, pubblicato dal Fluëgel, testo e versione latina; dal quale ho cavato tutti i paragrafi su opere di Siciliani, riscontrandoli per lo più coi MSS. di Parigi104.

E il Tekwîm et-Tewârîkh, ossia Tavola cronologica, scritto in turco e in persiano e tradotto in lingua nostra da Gian Rinaldo Carli105. Gli estratti della versione italiana relativi alla Sicilia, furono voltati in latino e pubblicati dal Caruso e dal Muratori, e a ragione lasciati indietro dal Di Gregorio: tanto orribilmente il conte Carli avea saputo sfigurare quella semplice Tavola. Ho trascritto il testo persiano, non avendo potuto capitare la edizione turca di Costantinopoli, dal MS. turco di Parigi, Ancien Fonds 45; e l'ho confrontato con una versione latina del Reiske che v'ha nella Biblioteca di Parigi.

LXVIII. Ibn-Abi-Dinâr (Abu-Abd-Allah-Mohammed-el-Kairewâni) scrisse il 1681 un Kitâb el-Munis etc. (Libro dilettevole sugli avvenimenti dell'Affrica e di Tunis), che corre dai principii del conquisto musulmano fino ai principii della dominazione ottomana in Affrica, e contiene ragguagli topografici e di usanze: sennata e diligente compilazione, ancorchè moderna; nella quale non di rado si fa menzione della Sicilia. Alcuni estratti di questa opera mi furono recati da Tunis per favore del signor Honnegar; e li ho accresciuto notabilmente percorrendo lo esemplare che n'ha la Biblioteca di Parigi, Suppl. Arabe 851. Di questo libro han fatto una versione francese MM. Pellissier et Remusat, nella quale l'autore è chiamato ordinariamente col nome etnico di Kaïrouani106: lavoro corredato di ottime note, ma fatto, com'ei sembra, sopra un cattivo MS.

LXIX. Teserif el-Aiâm ec. (Ornamento dei giorni e dei tempi e vita del Malek-Mansur). Il principe di cui si parla è Kelaûn, sultano d'Egitto verso la fine del XIII secolo: il compilatore della cronica non si sa. La Biblioteca di Parigi n'ha il solo volume secondo, Suppl. Arabe 810, splendidissimo MS. fatto senza dubbio per uso della corte di Egitto. Contiene alcune notizie intorno la guerra del Vespro Siciliano, e il testo d'un trattato politico e commerciale tra il Sultano e i principi aragonesi Alfonso re d'Aragona e Giacomo re di Sicilia. Io ho dato la versione italiana di cotesti squarci nella edizione della Guerra del Vespro, Firenze 1851, Documento XXX, p. 588 a 597. Il trattato era stato pria tradotto in francese da M. De Sacy.

LXX. Ibn-Konfûd (Abu-l-Abbâs-Ahmed-ibn-Hasan-ibn-Ali-ibn-Khatîb) nel XIV secolo dettò la Farisîa ec., ch'è parte annali e parte cronica della dinastia hafsita di Tunis. Alcuni squarci ne ha pubblicato M. Cherbonneau, professore d'arabico a Costantina, nel Journal Asiatique, IV série, tomo XII, XIII e XX, con utilissime note. Tolgo dal detto Giornale il testo relativo a due imprese di Cristiani sopra le Gerbe e Mehdia nel 1284. Questa e la precedente opera son messe fuori dell'ordine cronologico, non appartenendo propriamente alla storia dei Musulmani di Sicilia; ma come danno ragguagli su la storia di Sicilia dei tempi susseguenti, così non mi è parso di trascurarle.

49

Nell'opera di Makkari intitolata: The History of the Mohammedan Dynasties in Spain, tomo I, p. L.

50

Ibid., p. LXVI e LXVII.

51

Veggasi il nº XXVII della presente Tavola.

52

Veggansi le prefazioni del Caruso e del Di Gregorio nel Rerum Arabicarum, p. 33 a 39. Il Wenrich. Commentarii, Introductio, § IX, p. 14 e 15, replicò le conchiusioni del Di Gregorio senz'altro.

53

Fog. 83 recto dal MS., che dovrebbe essere in fin del volume e si trova verso la metà, sendo stati trasposti i fogli nella legatura.

54

Si legge in arabico, in foglio di altro sesto, messo tra il 75 e il 76 del MS. Vi si aggiunge in italiano: è scritto questo libro doppo mille e cinquecento anni; grossolana impostura, perchè tornerebbe al VI secolo dell'era cristiana.

55

Ediz. di Finegel, tomo III, p. 521. Non trovo nè anco la data nei MSS. di Hagi Khalfa della Bibl. di Parigi.

56

MS. fog. 5 recto.

57

MS. fog. 28 recto.

58

Fa cenno di quest'opera Ibn-Abbâr, MS. dalla Società Asiatica di Parigi, fog. 14 recto.

59

Hagi-Khalfa, ediz. Fluegel, tomo IV, p. 293, nº 8,486, e tomo II, p. 142, nº 2,280.

60

Libro de agricultura. Su autor el doctor… ebn el Awam Sevillano, Madrid 1802, due volumi in foglio.

61

Nell'opera intitolata: Notices et Extraits des MSS., tomo XIII (1831) p. 437, seg.

62

Ibid., p. 633

63

Rerum Arabicarum, p. 237.

64

Nella prima parte di questa Tavola, nº IV.

65

È segnato col nº CCCCXLVII, e notato nel Catalogo di Stefano Assemani, presso Mai, Scriptorum Veterum Nova Collectio, tomo IV, p. 518.

66

Géographie d'Edrisi, 2 volumi in-4. Paris, 1836, 1840.

67

Solwân ec., ossiano Conforti Politici, di Ibn Zafer. Firenze 1851.

68

Ibn-Khallikân, versione di M. De Slane, tomo III, p. 306, non pubblicato per anco, afferma che la Kharîda si componea di dieci volumi. I MSS. di Parigi e Londra provano la inesattezza di cotesta asserzione, o che si fecero altre copie, divise in maggior numero di volumi. A ciò conduce ancora il MS. di Parigi. Suppl. Arabe 1051. il quale non risponde esattamente all'Ancien Fonds 1375 nè al MS. di Londra.

69

The Travels of Ibn-Batuta, London 1829, in-4, p. 6.

70

The Travels of Ibn-Jubair, Leyden 1852, in-8.

71

The history of the Almohades by Abdo-'l-Wáhid-el-Marrékoshi, Leyden 1817, in-8.

72

Jacut's Moschtarik, Gottingen 1846, in-8.

73

Veggasi Reinaud, Géographie d'Aboulfeda, Introduc. p. CXXIV, seg.

74

Gli squarci pubblicati lo sono stati da Monsieur Des Vergers nel 1811, note a Ibn-Khaldûn, Histoire de l'Afrique et de la Sicile, a Tornberg, note al Kartas, ossia Annales Regum Mauritaniæ, tomo II, p. 411, seg. Altri ne usciranno nel Recueil des Historiens des Croisades publié par l'Académie des Inscriptions, tomo I, che si stampa attualmente per cura di M. Reinaud. Il Tornberg ha pubblicato il 1850 un volume d'Ibn-el-Athîr dal 527 al 583. I signori Dozy, De Frémery e altri orientalisti han dato in varie opere il testo e la versione di capitoli dello stesso autore che non appartengono al nostro argomento.

75

Extraits des Historiens Arabes… relatifs aux Croisades, p. XVI.

76

Edizione Fluegel, tomo V, p. 75, nº 10,057.

77

Veggansi Ibn-Khaldûn, Storia dei Berberi, testo arabo stampato ad Algeri, tomo I, p. 429, seg.; Gayangos, Mohammedan Dynasties in Spain by Makkari, tomo II, p. 528, seg., nota 20; e Dozy, Historia Abbadidarum, tomo II, p. 46.

78

Nell'opera: Relation de l'Egypte par Abdallatif, appendice, p. 495, seg. 549, seg. Il professore Gayangos, The History of the Mohammedan Dynasties in Spain, tomo I, Appendice, p. XXXV e XXXVI, ne ha dato una versione inglese.

79

Op. cit., p. 478.

80

Edizione Fluegel, tomo IV, p. 133 e 288, nº 7883 e 8640.

81

Kitâb Wafayat al Alyan, Vies ec. par Ibn-Khallikan, publiées par le B. Mac-Guckin De Slane, Paris, 1842, tomo I, in-4, testo arabo. Ibn-Khallikan's Biographical Dictionary translated ec., tomo I, II, Paris, 1842, 1843. Il terzo volume non è pubblicato; ne ho avuto alle mani parecchi fogli per cortesia del traduttore e di M. Reinaud.

82

Ibn-Challikani, Vitæ illustrium virorum, Gottingæ, 1835, in-4.

83

Histoire de l'Afrique et de l'Espagne, intitulée Al-Bayano-'l-Mogrib, Leyde, 1848, 1851, 2 vol. in-8.

84

Série IV, tomo XX (1852), e série V, tomo I, (1853). Raccolti insieme i fogli e stampati a parte, fanno un volume di 290 pagine.

85

Annales Regum Mauritaniæ, Upsal, 1843, 1846, 2 vol. in-4.

86

Géographie d'Aboulfeda, Introduz., p. CL e CLI.

87

Col titolo di Annales Moslemici, Copenhagen, 1789, 1791, 5 vol. in-4.

88

Veggansi: Hagi-Khalfa, ediz. Fluegel, tomo V, p. 397, nº 14,069; Quatremère, Histoire des Sultans Mamlouks par Makrizi, tomo II, Parte II, p. 173; Reinaud, Géographie d'Aboulfeda, Introduz., p. CLI.

89

Secondo la soscrizione che si legge in fine di questo MS., sarebbe autografo. Il barone De Slane la crede bugiarda per cagion di parecchi errori del MS. La stessa soscrizione è in uno dei MSS. di Leyde secondo il Dozy, Catalogo, I, p. 5.

90

Veggansi: Di Gregorio, Rerum Arabicarum, Prefazione al Nowairi; Airoldi, Prefazione al Codice Diplomatico ec., dell'Abate Vella; e Scinà, Storia Letteraria di Sicilia nel XVIII secolo, tomo III, cap. VI.

91

Histoire de Sicile, traduite de l'arabe du Novaïri par le citoyen J. J. Caussin, in appendice al Voyages en Sicile, dans la Grande Grèce et dans le Levant, par M. le Baron de Riedesel, Paris, an. X (1802), in-8.

92

Lettre à M. Hase nel Journal Asiatique, IV série, tomo IV, p. 329, (1844).

93

Catalogo del Dozy, tomo II, pag. 148, nº DCCLXIII, seg.

94

Rerum Arabicarum, p. 57.

95

Commentarii ec., §, VI, p. 8.

96

Veggasi la prefazione di Adler nel primo volume degli Annales Moslemici d'Abulfeda, p. VIII.

97

I volumi che io conosco del Mesâlek-el-Absâr, sono i seguenti:

I. Bibl. Bodlejana, Pococke, 191, già citato. – Geografia.

III. Parigi, Ancien Fonds 583. – Altra parte di Geografia.

XIV. Parigi, Ancien Fonds 1371: British Museum, Catalogo, nº DLXXV, parte II, p. 273. – Antichi poeti arabi.

XV. Escuriale, Catalogo di Casiri, tomo I, p. 68, nº CCLXXXV. – Altri poeti.

XVII. Parigi, Ancien Fonds 1372, già citato. – Altri poeti.

XXIII. Parigi, Ancien Fonds 612. – Storia già citata.

XXIII. (Numero di volume sbagliato o appartenente a una copia divisa altrimenti). Parigi, Ancien Fonds 904. – Mineralogia e Storia antica.

Il Casiri, Catalogo, tomo II, p. 6, nº MCDXXXIV e MDCXXXV, nota un Kitâb et-Ta'rif, altra opera del medesimo autore.

98

Stampato ad Upsal il 1839, un vol in-8.

99

Saggi di Schultz, inseriti nel Journal Asiatique. Questo passo si legge nella serie I, tomo VII, (1835), pag. 293, ove il traduttore ha dato anche il testo arabico di tal frase.

100

Il baron De Slane, che ricorda spesso con affetto i lavori di questo valente giovane, dice in una nota della Histoire des Berbères par Ibn-Khaldoun, tomo I, Introduction, p. III et IV, che si erano già stampate 108 pagine di testo e 140 della versione, e che rimangono come carta inutile nei magazzini del tipografo.

101

Su l'autore veggansi: Sacy, Chrestomathie Arabe, tomo I. p. 112, seg.; e Quatremère, Histoire des Sultans Mamlouks de l'Egypte par Taki-Eddin-Ahmed-Makrizi, tomo I, prefazione.

102

Catal. del Dozy, tomo II, p. 200, nº DCCCXX.

103

Journal Asiatique, série IV, tomo XIII, (1819), p. 256, seg.

104

Lexicon Bibliographicum et Enciclopædicum a Mustapha… Haij-Khalfa ec., Lipsia e Londra. 1840, 1852, sei vol. in-4.

105

Cronologia historica di Hazi-Halifé-Mustafà ec., Venetia, 1697, in-4.

106

Historie de l'Afrique de Mohammed-ben-Abi-el-Raïni-el-Kairouani, Paris, 1845, in-4, che è il vol. VII della Exploration scientifique de l'Algérie, Sciences historiques et géographiques.

Storia dei musulmani di Sicilia, vol. I

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