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Capitolo 1 “Cose pericolose”
ОглавлениеTasuki fissò Kyoko che si alzava e si sporgeva sul tavolo per prendere il libro dall`aspetto medievale che aveva aperto di fronte a lui. I suoi occhi color ametista quasi brillarono, quando la camicia di Kyoko già abbastanza scollata si abbassò e le si afflosciò sulle spalle, prima che lei si raddrizzasse. Era sicuro che non avrebbe mai dimenticato la visione allettante della scollatura di Kyoko con quella punta di pizzo nero che si intravedeva. Sbatté le palpebre, poi le indicò il passaggio di cui le aveva parlato sulla pagina del libro. Sorrise dolcemente quando i loro sguardi si incrociarono per un attimo, ma aveva già dimenticato quello che aveva detto, quindi la lasciò leggere. Tasuki si agitò un po’ sulla sedia, cercando di controllare il suo imbarazzo, ma già solo quella sbirciatina innocente gli aveva fatto incendiare il sangue nelle vene, e tutto quel calore gli tendeva i jeans proprio lì. I suoi occhi color ametista si oscurarono sensualmente, mentre metteva da parte la foto per dopo. ”Sai Kyoko, un giorno ci sposeremo ... perché sappiamo entrambi che sono l`unico ragazzo abbastanza pazzo da considerare questo di oggi un appuntamento romantico.” La sua intenzione era di scherzarci sopra, ma la voce roca rivelava i suoi veri sentimenti.
Kyoko gli lanciò un’occhiata coi suoi occhi color smeraldo. Probabilmente aveva ragione ... anche se lei non lo voleva ammettere, e la cosa le andava benissimo. La maggior parte delle volte passavano insieme la notte fuori... a uccidere vampiri o a fare da esca a quelli che non si palesavano.
Era da pochi mesi che lui faceva avances ... ma, per quel che poteva ricordare, era da sempre che i loro amici pensavano che fossero fidanzati o giù di lì. In realtà lui non si era mai dichiarato apertamente…e ora sembrava che i suoi ormoni stessero decidendo per lui.
Per poco non balzò dalla sedia, quando metà delle luci all'interno della biblioteca si spensero. Il primo pensiero che le passò per la mente fu che un demone maligno li avesse presi di sorpresa, poi sentì un brusio e si rese conto che, semplicemente, la biblioteca stava chiudendo. Avevano preventivato di andarsene già da un’ora, ma si sa che i topi da biblioteca fanno sempre tardi…
"Andiamo Kyoko, è meglio che usciamo, prima che ci chiudano dentro!” sussurrò Tasuki, prendendola per mano e conducendola alla svelta fuori dell’edificio, sperando di passare inosservati. Ma si sorprese a chiedersi se rimanere chiuso in biblioteca di notte in compagnia di Kyoko fosse davvero così terribile!
Una volta in parcheggio, Kyoko rallentò, attratta da una strana formazione di nuvole nel cielo, proprio intorno alla luna. Non era superstiziosa ma quella vista le ricordava le scene notturne dei film horror ... il tipo di film che le torceva le viscere.
Non aveva bisogno della magia di Hollywood per percepire l’eterna lotta tra il bene e il male. Forse era meglio che Tasuki tornasse subito a casa. Era uno che sapeva il fatto suo, ma il suo istinto non mentiva e se e diceva che era meglio che se ne andasse…allora bisognava dargli ascolto. Il problema era convincer Tasuki.
Quando raggiunsero la sua macchina, Kyoko lo fissò negli occhi, in cui brillava una strana luce: era l’unico, oltre a suo nonno, a conoscere il suo segreto di sacerdotessa. Si fidava di lui, abbastanza da permettergli di partecipare a molte delle sue caccie ai demoni. Era un ottimo combattente e non l’ aveva mai delusa o tradita. Anche oggi le aveva fatto compagnia, mentre lei cercava di informarsi in biblioteca sulle molteplici diversità dei demoni che infestavano il creato. Si mettevano in un angolo appartato e in genere nessuno li infastidiva…e spesso si divertivano molto, insieme.
"Entra. Ti accompagno a casa, Kyoko." disse Tasuki, aprendole la portiera della macchina. Erano così vicini che gli sarebbe bastato che si chinasse su di le per baciarla…ed era proprio quello che aveva intenzione di fare.
Cogliendolo di sorpresa, Kyoko si alzò e gli diede un veloce bacio sulle labbra. "No, non fa niente. Il nonno sarà qui a momenti e non voglio che ci veda da soli in macchina. Vai a casa ... ma telefonami appena arrivi, così so che stai bene.” Gli sorrise dolcemente, sperando che non protestasse. Sapeva quanto suo nonno era iperprotettivo!
Tasuki si guardò intorno sperando di non vedere il vecchio camion del nonno parcheggiato da qualche parte nell'ombra. Sospirò di gratitudine quando avvistò solo tre macchine. Il vecchio li aveva beccati insieme lo scorso fine settimana di ritorno da una caccia di mezzanotte al cimitero, e aveva minacciato di fare tiro a bersaglio…col suo sedere. Contrasse la mascella in una smorfia di stizza: se non avesse imparato a tenere a bada quel vecchio cane da guardia, non avrebbe mai combinato nulla con Kyoko!
Le lanciò un ultimo sguardo, col calore del suo bacio ancora sulle labbra , e annuì. "Va bene Kyoko ... ma se a te non da fastidio…aspetterò che arrivi il nonno, prima di andarmene.” Le fece un sorrisetto malizioso: "Non immagini nemmeno quanti mostri inquietanti sono in agguato nell'oscurità, pronti ad attaccare!” Cercò di saltarle addosso per scherzo, come se fosse un fantasma uscito dall’ombra, e lei schizzò fuori dalla macchina ridendo.
"Non ti preoccupare Tasuki, vai a casa, non mi succederà niente!” esclamò Kyoko tutta eccitata. Lui non potè fare a meno di desiderarla, con quell’aria selvaggia e infantile negli occhi, mentre faceva finta di essere una tenera pecorella indifesa…Com’era possibile resistere ai suoi ardenti occhi ametista? Da poco aveva iniziato a farsi crescere i capelli, che erano diventati ondulati, bruni coi riflessi blu, e l'orecchino a croce che le pendeva da un orecchio la faceva apparire più una cattiva ragazza che una timida studentessa universitaria. Stava diventando sempre più difficile resisterle.
Tasuki scosse la testa e uscì dalla machina per avvicinarsi a lei. "E dare a qualcun altro la possibilità di mangiarti? - sussurrò, con voce strozzata - Proprio non mi va!”
"Perché, vorresti mangiarmi tu?” scherzò Kyoko, sentendo i muscoli del ventre e dell’inguine contrarsi per l’eccitazione.
"In realtà sì! - azzardò Tasuki con decisione - Mi piacerebbe mangiarti e mangiarti.”
Kyoko rise e scosse la testa, indicandogli con la testa la strada verso casa. “Dai, fai il buono Tasuki. Torna a casetta tua!” Giocare con lui al gatto col topo la eccitava sempre, ma quella sera le cose stavano prendendo una piega diversa.
"Mi piace quando mi dai degli ordini ma ... mormorò sensualmente Tasuki - sai bene che con me non funziona.”
"Dannazione!" rise Kyoko, pestando il piede a terra come una bambina per impedirgli di andare oltre - Ti ricordi cosa è successo, l’ultima volta che il nonno ci ha trovato insieme a tarda notte? Vuoi davvero che te lo tagli?” chiese, alludendo al suo pisello. A questo ricordo, Tasuki non potè fare a meno di lanciare un’occhiata a quel rigonfiamento sotto i calzoni…e rabbrividire.
Ringhiò: "Non mi piacerebbe ma ..." La guardò e sorrise. "Comincio a pensare che valga la pena rischiare."
Kyoko gridò quando Tasuki balzò in avanti di nuovo per ghermirla ... e questa volta si ritrovò schiacciata contro la portiera della macchina. Spalancò con eccitazione gli occhi color smeraldo e si afferrò per gioco alle maniche della sua giacca. Poteva sentire sotto le dita la magnificenza dei suoi muscoli sodi.
Tasuki guardò gli occhi di Kyoko pieni di passione, e abbassò lentamente la testa per posarle un lieve bacio sul collo. Sentì un brivido attraversargli la schiena e puntare dritto all’inguine ... dove avvertiva un delizioso dolore. Incapace di resistere alla tentazione, Tasuki le mordicchiò il collo e si premette contro di lei. Gemette debolmente, quando sentì le lunghe gambe di Kyoko e aprirsi leggermente, come a permettergli di insinuarsi. Rapidamente, fece scivolare una gamba tra le cosce roventi della ragazza.
"Cosa stai facendo?" sussurrò lei, incapace di fermarlo ... o meglio: senza alcuna intenzione di fermarlo.
Tasuki premette la coscia contro la sua vagina e la sollevò dolcemente da terra. Si sciolse di libidine, quando la sentì piagnucolare dolcemente. Allora le leccò lievemente il collo, facendo scivolare la lingua fino alla sua bocca.
“Ti voglio.” le sussurrò, imponendo una lieve violenza alle sue labbra per convincerle ad aprirsi. Poi la baciò con passione.
Kyoko chiuse gli occhi e si lasciò andare. Non era la prima volta che Tasuki le rubava un bacio…ma non era mai stato così appassionato come quella sera. Si ribellò debolmente alla sua violenza…ma poi lo lasciò fare.
Tasuki gemette, assaporando la dolcezza delle labbra di Kyoko. Le sue braccia scivolarono attorno alla sua piccola vita, e la sollevò leggermente, tenendola intrappolata tra lui e l'auto. Premette più forte la gamba contro il suo inguine e si dondolò contro di lei. Quando Kyoko ricambiò il bacio, l’eccitazione di Tasuki salì alle stelle.
Kyoko sentì una delle mani di Tasuki spostarsi dalla spalla alla nuca, e affondare tra i suoi capelli ramati. Era felice che suo nonno non fosse tra i piedi, perché voleva che quella cosa continuasse. Per la prima volta desiderò saltare sulla macchina di Tasuki e proporgli di portarla a casa sua per passare la notte insieme.
Stava quasi per dirglielo, quando lui fece scorrere lentamente la mano dal ginocchio fino alla sua coscia…e poi più su, avvicinandosi pericolosamente alla sua vagina.
Cosa avrebbe provato, svegliandosi nel letto accanto a Tasuki dopo una notte d’amore? Avrebbero riso e scherzato come facevano di solito? O lui le avrebbe preparato la colazione…prima di prenderla di nuovo? C'erano così tante domande che la stuzzicavano e a cui avrebbe voluto dare risposta…e questo era un altro dei motivi per cui stava per dirgli che sarebbe andata a casa con lui.
Proprio mentre si stava lasciando andare al piacere, uno strano brivido le gelò la schiena…costringendola a divincolarsi dalle braccia di Tasuki. Aveva dovuto farsi forza per uscire dalla prigione delle sue cosce e costringerlo a farsi da parte, ma aveva la pessima sensazione che qualcuno li stesse spiando. Ci volle così tanta determinazione da parte sua, che sentì il ventre contrarsi dolorosamente.
Per un attimo rimasero immobili a guardarsi in faccia, respirando affannosamente. Poi Kyoko chiuse gli occhi, chiedendosi se anche lui avvertisse quella violenta pulsazione alle cosce.
Per tre volte aprì la bocca per parlare, ma non trovò il coraggio. Alla fine con voce tremante disse:. "Vai a casa Tasuki, starò bene." Tasuki fece una faccia talmente triste che per un attimo Kyoko pensò di rimangiarsi tutto. Ma il suo senso di disciplina prevalse. “Non mi succederà niente, te l’assicuro!” aggiunse, con forza.
Tasuki strinse i denti, ma non gli andava di costringerla. Era un po’ deluso, ma comunque quella sera aveva fatto un grande passo avanti nella sua conquista. Così decise di interpretare quell’ennesimo palo come una piccola vittoria. "Va bene, ma la prossima volta sarò io a portarti a casa." Ovviamente intendeva …casa SUA e, nello specifico, nel SUO letto!
Kyoko si mise in bella vista sotto un lampione per rassicurare Tasuki. Lui esitò, poi provò a raggiungerla, ma quando furono a pochi passi l’uno dall’altra lei gli fece intendere con lo sguardo che era meglio che non ci provasse, così lui fece dietro front e si avviò verso l'auto.
Era un po’ preoccupato per lei, e di nuovo si voltò a guardarla. Kyoko scorse un lampo di ansia nei suoi meravigliosi occhi ametista, e il cuore le fece un balzo.. Sapeva che era confuso ma non poteva farci niente. Non era la serata adatta per amoreggiare... o sarebbero stati entrambi in pericolo. Gli sorrise giocosamente, gli fece ciao ciao con la manina e gli gridò di non preoccuparsi.
Ormai sconfitto, Tasuki le sorrise di rimando e salì in macchina; poi le passò davanti e la salutò col clackson mentre prendeva la direzione di casa. Non riusciva a sentirsi tranquillo. Si girò di nuovo a guardarla…per assicurarsi che stesse bene…come se qualcosa lo costringesse a farlo. Aveva la strana sensazione di stare per perdere la sua Kyoko.
Non appena l’auto di Tasuki svoltò l’angolo, Kyoko smise si sorridere e si concentrò sulla sua mano. Immediatamente un dardo spirituale le apparve nel palmo. Bene: quella era l’unica arma in grado di difenderla davvero!
Aveva costretto Tasuki a tornare a casa da solo per metterlo al sicuro: era da quando erano usciti dalla biblioteca che sentiva un pericolo nell’aria, come se ci fosse qualcuno in agguato nell’ombra. In quel momento le parve di sentirsi uno sguardo gelido addosso, che le fece accapponare la pelle dal terrore. Si maledisse, per aver lasciato che Tasuki le facesse abbassare la guardia. Era colpa sua, non del suo amico!
Tasuki l'aveva aiutata a combattere i demoni quasi dal principio. Qualche tempo fa lei gli aveva persino procurato un'arma e sembrava che lui fosse davvero portato. Gli aveva insegnato molte prese mortali, in grado di aiutarlo a vincere in un qualsiasi combattimento, tuttavia…se Tasuki fosse stato ferito o peggio non se lo sarebbe mai perdonato!
Gli aveva mentito quando aveva detto che suo nonno sarebbe venuto a prenderla. La verità era che suo nonno non sapeva nemmeno che si trovava fuori. Ma doveva tagliare con le avances di Tasuki e spedirlo a casa, prima che il demone che li stava seguendo potesse approfittare del…loro stato di eccitazione e ucciderli. Ora che sentiva di amare Tasuki, desiderava proteggerlo ancora di più!
Se il demone li avesse attaccati mentre erano ancora insieme, di sicuro lui l’avrebbe aiutata a combattere. Ma negli ultimi tempi aveva fatto degli orribili incubi su di lui: lo aveva visto azzannato da un demone e sapeva che i suoi sogni non mentivano. Era in pericolo di morte, e questo le aveva tolto il sonno. Se Tasuki fosse stato morso e si fosse trasformato in uno dei demoni che erano soliti combattere…come avrebbe potuto trovare la forza di ucciderlo? Perché quello sarebbe stata costretta a fare…e non era affatto piacevole.
Tirando un grosso respiro si avviò lentamente a piedi verso casa…a circa un’ora di marcia da lì. Chi o cosa le stesse inseguendo avrebbe avuto tutto il tempo di mostrarsi.
Camminò per un paio di isolati senza che nessun mostro l’attaccasse. Dopo un po’ Kyoko iniziò a stizzirsi. Provò perfino a eccitare il demone, scostandosi i capelli di lato per esporre la nuca, quasi offrendosi su un piatto d’argento, ma a quanto pare il demone voleva prenderla per sfinimento. Questo la fece irritare ancora di più, perché era maledettamente stanca e non vedeva l’ora di chiudere la partita.
Di sicuro Tasuki era già arrivato a casa e le aveva telefonato, com’erano rimasti d’accordo. O almeno sperò che lo avesse fatto. La sua mente era ancora sotto l’eccitazione di quando lui l’aveva intrappolata contro la macchina, e le aveva piazzato la gamba tra le cosce, il che la fece gemere di frustrazione. Se quel maledetto demone avesse avuto il coraggio d’importunarla, lo avrebbe presi a calci in culo!
Camminando camminando, si trovò in un quartiere che non aveva mai visto, e avvertì il ringhio cupo di un cane in lontananza. La sua mente si allertò: sapeva quanto i cani odiassero i vampiri! Probabilmente avevano capito che, se un vampiro non riusciva a sgozzare una vittima umana…si sarebbe rassegnato a nutrirsi del sangue di un cane. I capelli le si drizzarono sulla testa quando al ringhio seguì un acuto guaito…come quello che emette un cane ferito a morte!
Poi il guaito si affievolì e infine cessò…e Kyoko capì che la povera bestia aveva smesso di respirare.
Con i sensi allertati, posò i libri a terra e fece finta di allacciarsi le scarpe. “Si comincia…” mormorò allegramente, come se si trattasse di una cosa da nulla.
Era convinta che il demone l’avrebbe attaccata da dietro, perché per la maggior parte erano dei codardi, e non gradivano che la vittima avesse la possibilità di difendersi. Ecco perché si era messa in quella posizione: con i suoi quarantotto chili di peso e la corporatura minuta, una fanciulla umana non avrebbe avuto speranza di salvarsi. Ma lei non era una ragazza qualsiasi.
Alzò gli occhi al cielo quando non successe niente. Riprese a camminare guardandosi per bene attorno, per capire dove si nascondesse il suo presunto assalitore…e alla fine lo vide. C’era un bambino dall’altra parte della strada, con un cane morto ai suoi piedi. La pelle e i capelli del bambino erano bianchi come la neve, ma anche da quella distanza poteva vedere che i suoi occhi erano neri…come la notte più profonda.
Che strano ... la maggior parte dei vampiri assomigliava esattamente agli umani. Questo era ciò che li rendeva i più pericolosi tra tutti i demoni che vagavano segretamente sulla terra. Ma quel bambino non sembrava affatto umano. Mentre lo scrutava fu presa da una tristezza infinita, pensando a quanto fosse giovane quando era stato preso. Ma ormai, non aveva più importanza.
Yuuhi la fissò da lontano ... e per un attimo desiderò che quella fosse una SUA vittima. Gli piacevano le fanciulle innocenti. Convocò i demoni suoi figli, chiedendosi quanto avrebbe resistito quella piccola umana contro di loro. Aspirò l’aria, aspettandosi di godere dell’odore della sua paura…ma non ne trovò. Scoprì invece che la fanciulla odorava di purezza e di morte…e la cosa lo eccitò profondamente. Yuuhi continuò a fissarla, mentre alcuni demoni di basso livello erano in procinto di aggredirla alle spalle.
Kyoko avvertì il consueto formicolio di allarme alla base del collo e per tutta la schiena, e capì che il bambino si era messo lì per tenderle un agguato e farla prendere di sorpresa. Ora ne era assolutamente sicura…era circondata da vampiri. Se ne aspettava uno solo, e invece dovevano essere almeno tre…quattro, contando anche il bambino.
"Beh, non era quello che volevo?” provò a consolarsi, mettendosi in posizione di combattimento.
Un vampiro dall'aspetto di studente del college sogghignò, il che lo rese quasi disgustoso. “Era quello che volevi, eh? Te lo do io, quello che vuoi, piccola!" Le fece un sorriso a trentadue denti, cercando di fascinarla con lo sguardo.
Kyoko sapeva cosa stava provando a farle… e provò una forte eccitazione, al pensiero che mai nessun vampiro avrebbe potuto abbatterla con una magia così stupida. Lo guardò dall'alto in basso. "Ne dubito. - lo provocò, spingendolo ad attaccarla - In genere i chiacchieroni repressi non sono il mio tipo!”
Almeno questi vampiri sembravano normali. Beh... come possono apparire normali tre giovani studenti ben vestiti…con un paio di zanne da far invidia a un lupo! Comunque, non capitava tutti i giorni d’incontrare dei vampiri che vestivano Armani. Diavolo, se quei tre fossero stati ancora vivi avrebbero urlato per una macchia sul pantalone. E poi c’era quel bambino albino, dall’altra parte della strada, che la guardava come un voyeur malato.
Quel pensiero la fece rabbrividire. Aveva sentito strane storie su quel genere di vampiri. In genere tendevano l’agguato alle loro vittime, ma poi mandavano altri ad agire mentre loro guardavano estasiati…per quanto possa sentirsi eccitato un demone dal sangue freddo. Aveva visto un mucchio di ridicoli film dell’orrore e su un’unica cosa avevano fatto centro: i vampiri erano dei libidinosi e non facevano differenze tra umani maschi o femmine. Provavano piacere con entrambi…
"Se fossi in te continuerei a studiare…” Rise alla sua battuta e poi sferrò un terribile calcio nell’inguine del vampiro. Un’altra cosa da sapere sui vampiri è che, se sono maschi, mantengono gli stessi punti deboli di quando erano ancora in vita. Non importa quanto siano diventati veloci…le palle sono sempre palle!
Si abbassò proprio mentre un altro vampiro le veniva addosso, e si soprese della sua velocità. Si muoveva molto più rapidamente di tutti quelli che aveva affrontato fino ad ora… Strinse il pugno, e un dardo di forza le si materializzò nel palmo.
Poi scansò un altro demone che stava piombando su di lei, e gli scaraventò il dardo addosso. Una mano fredda e umida le si strinse intorno al polso e lo ruotò, facendola gemere di dolore. Assecondando la rotazione, Kyoko impresse violenza al movimento e afferrò il vampiro per la sua stessa giacca, facendolo crollare a terra.
Gli saltò addosso, e per qualche attimo entrambi si rotolarono sul marciapiede, cercando di strangolarsi a vicenda; poi Kyoko riuscì a mettersi a cavalcioni su di lui. Doveva agire in fretta, o quel vampiro l’avrebbe presto morsa.
"Ho qualcosa per te.” sibilò, infilzandolo con un dardo etereo. Un terzo vampiro provò a saltarle addosso, e lei fece appena in tempo a rotolarsi su un fianco per schivarlo, ritrovandosi poi con la schiena a terra e il demone addosso.
Ok, stava cominciando a incazzarsi. Guardando bene in faccia il vampiro impudente, ebbe l’impressione di trovarsi davanti ad uno studente del college, di quelli che prendono ottimi voti, che si era portato una pistola a scuola. Era possibile intravedere un luccichio sadico in quelli che una volta erano i suoi occhi
"Ora mi hai scocciata, amico." mormorò. Torcendo in modo anomalo il polso lo sfiorò leggermente con un altro dardo etereo. Gongolò di gioia, quando la pelle del vampiro iniziò a fumare ... e lo vide torcersi in agonia. Piegò le ginocchia sul petto e gli diede un bel calcione per scalzarlo via. Lo vide rotolare per qualche metro, continuando a bruciare.
A brevissimo, lo studente sadico si sarebbe trasformato in un mucchietto di polvere fangosa sul marciapiede, che sarebbe svanita alle prime luci dell’alba. Kyoko si era sempre chiesta dove andasse a finire la cenere di vampiro…ma ciò che contava in quel momento era che non avrebbe dovuto sgomberare la strada dai resti di quel cretino.
"Stronzo!” gli urlò, rialzandosi da terra. Era la prima volta dopo secoli che trovava un vampiro in grado di tenerle testa…e quella era stata proprio una…bella novità.
Aggrottò la fronte, quando lo sentì ancora ululare di paura. Era evidente che non erano di sangue nobile ma semplici zombie. Suo nonno li chiamava “mezzosangue”, nemmeno vampiri o demoni. Comunque sia, per praticità lei continuava a chiamarli vampiri. Più il loro sangue era puro più ci mettevano tempo a morire. Disgustoso ma vero.
Aveva sentito dire che i vampiri antichi, quelli di sangue puro, erano estremamente potenti, e perfino nonno Hogo non era sicuro che i suoi dardi eterei avrebbero potuto abbattere uno di quelli. Una volta le aveva detto che il dardo spirituale non era altro che la luce del sole imbrigliata in un'arma, e che poteva essere evocata solo da una sacerdotessa o da un guardiano.
Sentì un pugno arrivarle a mezza faccia, ed ebbe appena il tempo di girare la testa di lato per schivare il colpo. Se qualcuno di quei dementi avesse preso gusto a usare la sua faccia per giocare a dodge ball, ben presto si sarebbe ritrovata vampiro anche lei! Tuttavia parte di quel pugno le sfiorò dolorosamente il naso…e questo la fece incazzare ancora di più.
Non voleva certo tornare a casa con la faccia gonfia, come se avesse fatto a cazzotti sul ring! E la rabbia le arrivò alle orecchie quando il burlone le squarciò la camicia con un’unghiata, mettendole a nudo il seno e facendole quattro bei graffi.
"Pervertito!” sibilò, sapendo che l'aveva fatto apposta. Il sorriso malizioso che le lui rivolse glielo confermò.
Sua madre sarebbe uscita pazza, quando l’avesse vista ritornare a casa combinata a quel modo, ma nonno Hogo le avrebbe messo a posto la ferita. Tanto, lei guariva molto più velocemente di un qualsiasi essere umano. Aveva passato gli ultimi anni della sua vita ad addestrarla per farla diventare ciò che era adesso!
Il nonno sapeva molte cose su di lei…di prima che lei nascesse…o almeno era questo ciò che diceva. C’erano delle vecchie pergamene che parlavano del cuore di cristallo protettore…e di lei, la piccola sacerdotessa che aveva il compito di proteggerlo.
All'inizio non gli aveva creduto, ma le cose erano cambiate quando, all’età di dieci anni, lo aveva visto combattere contro un vampiro mentre tornavano a casa, dopo la festa di compleanno di Tasuki. Si era divertita così tanto che era rimasta a festeggiare anche dopo che gli altri bambini erano tornati a casa.
Quando erano stati attaccati, le era parso insolito vedere un uomo della sua età muoversi con la stessa grazia letale di un abile guerriero. Ciò che era ancora più strano era che il demone era molto reale. Corse ad aiutare suo nonno e colpì il mostro sulla schiena con il pugno ... era stato allora che aveva visto per la prima volta il potere guizzare fuori da lei. Aveva ancora il dardo etereo in mano mentre il vampiro bruciava.
Una volta terminato il combattimento, Kyoko ricordò di avere chiesto a suo nonno cos’era quel mostro, e perché li aveva attaccati. Nonno Hogo allora le spiegò che, sebbene lui fosse abbastanza forte da combattere i demoni, non aveva il suo stesso potere né la sua capacità di guarire rapidamente da una ferita.
Cercò di farle capire chiaramente che lei possedeva un dono dalla nascita, e che lui era orgoglioso di poterle stare al fianco. Dopodiché le parlò lungamente di come i demoni la stessero cercando da che era nata, e per questa ragione il vampiro li aveva attaccati…per il potere che lei si portava dentro.
Non sapeva ancora esattamente perché e in che modo quelle creature malvagie intendevano usare quel potere, ma erano diventate sempre più bramose, nel coso dei secoli.
Comunque lui era convinto che quel potere le fosse stato donato perché attraesse i demoni e li distruggesse.
Kyoko ricordava bene il senso d disgusto che provò alla spiegazione del nonno; si chiese se ci fosse qualche altra cosa che lui non le aveva detto. Una cosa era certa: da quel momento i rapporti tra lei e suo nonno erano cambiati…e anche con Tasuki, perché c’era anche lui quella sera con lei e il nonno, avendoli seguiti di nascosto. Quel segreto aveva creato tra loro tre un legame indissolubile.
Scosse il ricordo dalla sua mente mentre tornava a concentrarsi sul combattimento. Decise che il Pervertito doveva morire subito, o con un’altra zampata l’avrebbe lasciata completamente nuda.
Abbassò le braccia ... fingendo di provare dolore, in modo che lui tornasse all’attacco. Benché sapesse che la vista del sangue li eccitava sessualmente, si chiese ancora una volta se tutti i vampiri fossero dei pervertiti o solo quelli che incontrava lei. Proprio mentre lui le saltava addosso per finirla, potè scorgere un lampo di sorpresa e di dolore nei suoi occhi, quando lo impalò con un dardo etereo scagliato di nascosto.
Yuuhi la guardava in silenzio, chiedendosi come potesse una femmina umana sopportare tanto dolore e continuare a combattere senza paura. Senza contare che una femmina umana non si sarebbe mai messa a combattere; si sarebbe semplicemente messa a tremare come una foglia e avrebbe ceduto all’assalto dei demoni. Non gli piaceva affatto come si stavano mettendo le cose. Era da poco che aveva creato quei tre vampiri, e ora lei glieli aveva distrutti. Ora aveva tre fratelli in meno.
L'unica parvenza di famiglia che aveva era suo padre ... Tadamichi. Di recente, l'attenzione del maestro si era spostata da lui ... al fratello gemello che era tornato in città.
Volendosi allontanare dal nuovo membro, che amava la confusione della vita notturna nelle grandi città, e per non doversi prima o poi scontrarsi con lui, Yuuhi aveva deciso di allontanarsi dal castello in modo da avere nuove attenzioni da parte di suo padre.
La città era un luogo molto primitivo per imparare i rudimenti della propria specie, mentre in periferia avrebbe potuto mettere in atto attacchi più gustosi e distruttivi. I vampiri che affollavano le città erano ormai degradati, apatici, non erano più i terribili demoni affamati che avrebbero dovuto essere. Si era fatto un bel po’ di discepoli da allora Eppure, stranamente, questi scomparivano senza lasciare traccia.
Yuuhi in un primo momento aveva creduto che i nuovi mezzosangue non avessero resistito alla trasformazione e fossero morti. Ma ora capiva come stavano realmente le cose. Era quella femmina che glieli aveva uccisi uno alla volta! Il bambino demone nascose dentro di sé la stizza che provava, al vedere i suoi nuovi fratelli uccisi davanti ai suoi occhi. Ma oltre alla rabbia un nuovo, strano sentimento cominciava a farsi strada nel suo cuore freddo: la curiosità.
Forse questo avrebbe distolto l'attenzione di Tadamichi dal fratello gemello. Cos’avrebbe detto, suo padre, quando gli avrebbe raccontato che qualcuno stava distruggendo quelli della sua specie?
Kyoko osservò con soddisfazione l'ultimo vampiro bruciare, e si rese conto che in un’oretta i mucchietti di cenere sarebbero spariti senza lasciare traccia. Si strofinò il dorso della mano sulla guancia, che vi lasciò sopra una scia di sangue; poi si voltò a dare un’occhiata a quel raccapricciante demone bambino.
Yuuhi si era immerso nell’oscurità, da dove lei non poteva vederlo. IL suo sesto senso gli diceva che era meglio non avere nulla a che fare con quella ragazza, almeno in quel momento, benché non riuscisse a toglierle gli occhi da dosso: quella strana arma luminosa che le aveva visto in mano lo incuriosiva moltissimo.
Kyoko scrutò nell'oscurità, frugando a fondo per capire dove si fosse nascosto il piccolo demone.
"L'ho spaventato?" si chiese, rifiutandosi di muoversi. Fissò il punto in cui prima si trovava il bambino per un tempo che le parve infinito...o forse era solo il battito accelerato del suo cuore a darle quella sensazione. Infine, chiuse il pugno e fece svanire il dardo spirituale che si era tenuto nel palmo, e scrollò le spalle.
Yuuhi sorrise con malvagità, vedendo Kyoko raccattare i libri da terra e andarsene. Notò che al suo passaggio gli oggetti sembravano cambiare forma o colore…quasi per l’effetto di una strana magia. Lanciò un’occhiata alle cime degli alberi che si protendevano su di lei: svettavano alte e oscure nella notte eppure, quando lei vi passò sotto, per un attimo brillarono di una luce eterea…per poi tornare al loro colore originario quando lei si fu allontanata.
Il suo sguardo maligno la fissò come se fosse un bersaglio. Muovendosi nell'aria immobile, la seguì. Sarebbe stata un magnifico regalo per la sua specie! Un dono…per suo padre. Era forte, combattiva e aveva un incredibile istinto d sopravvivenza…a differenza dei tre idioti che aveva appena fatto fuori. Anche in quel momento stava lasciando dietro di sé una striscia di sangue dalle ferite che aveva sul petto, eppure sembrava non curarsene. Aveva il potere della magia racchiuso dentro di sé e lui desiderava farne parte ... e sperimentare cose diverse da quelle che aveva vissuto, da quando era diventato un vampiro.
*****
Il nonno camminava avanti e indietro davanti alla finestra chiedendosi dove fosse Kyoko. Non era da lei fare così tardi. Si passò la mano tra i capelli bianchi e radi, preoccupato. C’era un patto tra loro, e lei doveva sempre tenerlo informato, quando aveva intenzione di uscire per andare ad ammazzar demoni.
Lo squillo del telefono lo fece saltare, e subito si precipitò a rispondere prima che svegliasse il resto della famiglia.
Tasuki non era riuscito a scrollarsi di dosso la strana sensazione di pericolo da quando aveva lasciato Kyoko da sola nel parcheggio. Aveva guidato per qualche isolato ma poi era tornato indietro per accertarsi che stesse bene, e non l’aveva più trovata. Forse il nonno era venuto a prenderla…ma si ritrovò a colpire con stizza il volante: non ne era affatto convinto. Facendo un’inversione a U tornò indietro, passò davanti alla biblioteca…e poi andò a parcheggiarsi sotto casa di Kyoko, spinto da uno strano impulso.
Più il tempo passava, più si sentiva sui carboni ardenti. Un certo punto non resistette più e fece il suo numero sul cellulare. Sorrise sollevato, quando qualcuno rispose alla chiamata e, pensando che si trattasse di Kyoko, scoppiò in un affannato: “Oh, mio Dio Kyoko, allora stai bene!”
"E tu starai molto male, idiota!” esclamò il nonno, lanciando uno sguardo fuori dalla finestra e scorgendo chiaramente l’auto di Tasuki parcheggiata di sotto - Ma cosa ti prende a telefonare a casa di una signorina a quest’ora della notte? Ma che, ti sei ammattito?”
Tasuki arrossì violentemente e per poco non si fece cadere il cellulare dalle mani. Solo il vecchio era in grado di farlo sentire come un perfetto idiota! Chiuse la chiamata e rimase a guardare disperatamente la finestra accesa della camera da letto di Kyoko. Quella telefonata gli aveva confermato che lei non era in casa, e ormai stava sulle spine!
Tasuki si massaggiò le tempie e sospirò stancamente. Gli aveva mentito ... ma perché? Fissò con rabbia il volante che aveva davanti e vi scagliò su un paio di pugni. Quando avrebbe capito, quella ragazza, che doveva pensare anche alla sua pelle? Perché non aveva chiesto aiuto a lui, se aveva intenzione di ficcarsi nei guai? Beh, forse lui non era perfetto, ma un aiutino sarebbe pur stato in grado di darglielo!
Era ancora concentrato sui suoi pensieri, quando un piccolo rumore davanti alla macchina attirò la sua attenzione. Si guardò intorno, convinto che fosse Kyoko…ma qualcosa lo colpì dietro l’orecchio, così forte da fargli vedere le stelle. Poi la sua testa cadde in avanti, sul volante dell’auto.
Yuuhi allungò la mano attraverso il finestrino aperto per prendere il giovane, ma allontanò di scatto la mano, quando una scintilla di luce ametista s’interpose tra loro. Si guardò con curiosità la mano, che si era leggermente bruciacchiata, e poi tornò a fissare il giovane seduto al posto di guida. Evidentemente, era protetto da qualcosa, e questo lo fece sorridere con malignità.
Un rumore di passi che si avvicinavano lo obbligò a nascondersi nuovamente nell’oscurità. Era lei, lo sentiva! Stava arrivando! Yuuhi l’attese con impazienza.
Nel frattempo il nonno, dopo avere chiuso la telefonata, si era messo a sogghignare. Si chiese divertito quanto ancora quel cretino di Tasuki avrebbe resistito al fascino di Kyoko senza attentare alla sua verginità. Aveva letto negli antichi rotoli che finché la sacerdotessa fosse stata vergine, sarebbe stata un bersaglio ancora più prelibato per i demoni. Ma finora aveva taciuto alla nipote che sarebbe stata meno a rischio se avesse fatto sesso. Voleva solo che Tasuki si sbrigasse e raggiungesse almeno…la pubertà mentale!
Notando dei movimenti provenire dall’auto del ragazzo aguzzò lo sguardo su di lui…chiedendosi se prima o poi Tasuki avrebbe fatto vedere le palle e fosse uscito per affrontarlo. C'era un’ombra, là fuori, dal lato del conducente…ma era troppo piccola per essere Tasuki….ed era senza dubbio molto più veloce. Poi notò un’altra ombra venire dall’angolo in fondo alla strada.
Aggrottò la fronte, quando riconobbe Kyoko, tutta ferita e coi vestiti strappati. Ma che cavolo le era successo? Poi un’altra ombra, molto più piccola, apparve alle spalle della ragazza e il vecchio aguzzò la vista per capire di cosa si trattasse.
Quando Kyoko passò sotto le luci di casa alzò lo sguardo e fece un cenno di saluto a suo nonno, ma lui non ripose. Lo vide invece fissare qualcosa alle sue spalle e si girò di scatto, ma non vide nulla.
"Beh ... è solo arrabbiato." pensò. Poi il respiro le si mozzò in gola, quando vide il demone bambino a pochi metri da lei che, nascosto nell’ombra, la stava fissando in modo inquietante. Era immobile come una statua. L’unica cosa di lui che si muoveva erano i suoi capelli argentei scossi della brezza notturna. Strinse i denti con rabbia: diavolo, come aveva potuto non accorgersi della sua presenza?
Yuuhi fiutò l'odore della sua paura, e si stupì quando ben presto questa fu sostituita da una grande rabbia. Alzò lo sguardo sul vecchio che li stava fissando dalla finestra in alto, e si chiese se lui era il protettore della ragazza o qualcosa del genere. Lasciò che la sua mente vagasse per la casa e individuò altre due forze vitali ... una era un bambino. Riportando lo sguardo sulla ragazza, Yuuhi si chiese se il maschietto fosse suo fratello. Lei gli aveva ucciso i suoi fratelli…era quindi giusto che lui gli prendesse il suo.
"Non pensarci nemmeno!" ringhiò Kyoko, notando l’interesse del demone per la casa. Strinse gli occhi con ferocia e materializzò nel palmo della mano un dardo etereo.
Quella luce malvagia che le era apparsa in mano scatenò in Yuuhi qualcosa che non provava più da almeno cinquecento anni, e che credeva di avere ormai seppellito nella sua coscienza: il terrore! I suoi occhi color ebano si fissarono in quelli di Kyoko. Capì che se solo avesse provato a mettere le grinfie su di lei o sul suo fratellino…sarebbe morto quella notte stessa!
Kyoko si sentiva affogare dalla rabbia, comprendendo che si era portata quel piccole demone direttamente a casa! Aveva messo la sua famiglia in pericolo, cosa che aveva sempre cercato di evitare. Quel piccolo demone era davvero inquietante, mentre se ne stava lì, silenzioso e immobile a guardarla. Poteva avere la stessa età del suo fratellino, Tama…almeno in apparenza, perché sapeva che doveva essere molto vecchio…forse il più vecchio che avesse mai avuto la sfortuna di incontrare.
"Gli dirò che ti ho trovato.” sussurrò la voce priva di emozioni del bambino, come se avessero appena concluso una lunga e pacifica conversazione.
Sentendo il portone d’ingresso aprirsi, Kyoko si voltò e gridò: “Nonno, vattene!”
Sollevò la sua arma e si voltò di nuovo verso il demone bambino per scagliargliela addosso, ma lanciò un urlo di sorpresa quando si accorse che il demone non c’era più. Non sapeva cosa le faceva più paura: vederselo davanti…o sapere che era scomparso..
Chiudendo gli occhi, Kyoko lancio la sua aura a scandagliare le ombre, per capire dove si fosse nascosto il demone. Non trovò nulla e ritornò in sé pallida e tremante…con la pessima sensazione che in un istante tutta la sua vita fosse cambiata. Orami aveva messo la sua famiglia in pericolo. Sentì una mano sfiorarle la spalla…e si gettò piangente tra le braccia del nonno. "Mi dispiace ... mi dispiace tanto! - farfugliò tra i singhiozzi - Ormai lui sa dove abito ...scatenerà i demoni su questa casa!”
Il nonno l’abbracciò stretta, sapendo che aveva perfettamente ragione. Sentì il cuore farsi pesante, al pensiero che avrebbe dovuto trasferire tutti urgentemente nel Santuario, dove sarebbero stati al sicuro perché l terreno su cui si ergeva era sacro. Era un piano già programmato, nel caso i demoni si fossero scatenati, ma considerò con tristezza che Kyoko non sarebbe potuta andare con loro. Ormai aveva perduto la sua cara nipote..
La tenne stretta ancora un po’, prima di farle la fatidica domanda. "Li porto al Santuario, Kyoko, ma tu cosa farai?"
"Dimmi addio." singhiozzò Kyoko, e poi ricacciò indietro le lacrime. Si lasciò andare ad una muta disperazione, mentre il nonno la riconduceva per l’ultima volta a casa. Si sarebbe fatta una breve dormita; aveva tante cose da sbrigare, prima dell’alba.
Il nonno la guardò entrare in casa e poi, con un sospiro, si diresse verso l’auto di Tasuki, per assicurarsi che lui stesse bene.
Vedendo che il ragazzo innamorato era privo di sensi, borbottò: "Sei sempre stato un impiastro!” Aprì la portiera e spinse il ragazzo sul sedile del passeggero, e quasi ghignò quando Tasuki andò a sbattere con la testa contro il finestrino.
"Alla fine, dovrò riportarti io, a casa! - mormorò il nonno - E prima che Kyoko scopra che ti sei fatto mettere fuori combattimento." Questa volta il vecchio sorrise. "Non possiamo far sapere a Kyoko che ti hanno fatto la bua, o lei non ti chiamerà più, quando avrà bisogno del tuo aiuto!”
Mise in moto l’auto e si diresse di corsa verso casa di Tasuki, per tornare presto e potersi occupare della nipote.
*****
La mattina dopo, Tasuki si svegliò di soprassalto, oppresso da un terribile incubo che non voleva nemmeno ricordare. C’era qualcosa di malefico nell’aria, lo sentiva! Afferrò il telefono e compose rapidamente il numero di Kyko, fremendo fino a quando non sentì il nonno dall’altro capo della linea.
Fece un smorfia di stizza, ma si fece forza e disse, con voce da pazzo: “Ho bisogno di parlare con Kyoko.” Strinse convulsamente la presa sulla cornetta. Non ricordava nulla della notte scorsa. Chi cavolo lo aveva riportato a casa?
Anche il nonno strinse forte la cornetta, ma per l’ansia. Vide il taxi che aveva chiamato fermarsi proprio sotto casa. Aveva promesso a Kyoko di non dire nulla a Tasuki e di non rivelargli dove stesse portando la sua famiglia. Era l’unico modo per proteggerli tutti. Sospirò: era una vera disgrazia, quello che stava accadendo.
La sua voce risuonò più vecchia e stanca del solito. “Mi dispiace Tasuki. Kyoko non vive più qui e non sono autorizzato a dirti dove si è trasferita." Eh si, era una vera disgrazia!
Tasuki rimase senza fiato quando il nonno chiuse la conversazione. Sentiva il cuore battergli violentemente nelle orecchie. Una volta il vecchio gli aveva detto che, se fosse successo qualcosa di grave coi demoni, Kyoko doveva scomparire. “Noooo!” urlò, mentre gli occhi gli si coloravano di ametista. Lanciò il telefono per terra.
"DANNAZIONE!” continuò a ripetere, coprendosi gli occhi con le mani e cadendo affranto sui suoi cuscini di seta, mentre il cuore gli si spezzava nel petto.
Dopo qualche minuto cominciò a calmarsi e gli occhi gli tornarono del colore normale. Decise che avrebbe aspettato il momento giusto per intervenire. Il vecchio non gli aveva voluto dire dov’era andata Kyoko…ma lui pensava di sapere dove si era andata a nascondere...
Senza che lui se ne accorgesse, il bastone che teneva chiuso a chiave nell’armadietto cominciò a brillare di una luce minacciosa.
*****
Kyoko stava per aprire la portiera del taxi ma si fermò, quando sentì il fratellino precipitarsi in cortile per andare ad abbracciarla. Lo afferrò al volo quando lui le si buttò addosso…facendola quasi cadere a terra..
"Non voglio che te ne vai!" piagnucolò il bambino, tenendosi stretto alla sua camicetta.
Kyoko sorrise ... sapendo che stava facendo la cosa giusta. Era per amor suo che aveva deciso di partire subito, anche se era ancora ferita. “Ti prometto che tornerò presto e, quando la scuola sarà finita, potrai venire in città a trovarmi. Passeremo così tanto tempo insieme che sarà come se non ci fossimo mai lasciati!” Alzò lo sguardo per incontrare lo sguardo triste di sua madre.
La donna allontanò Tama da Kyoko e le sorrise con dolcezza. “Terremo la tua stanza sempre pronta per quando tornerai, non è vero Tama?" Il bambino annuì e la mamma gli asciugò il nasino, poi guardò di nuovo Kyoko. "Vedrai, andrà tutto bene."
Lanciando un ultimo sguardo alla sua casa, Kyoko vide il nonno che la salutava dalla finestra. Gli fece un cenno di saluto con la mano e un sorriso così tirato che la mandibola le fece male per un bel pezzo, poi salì in macchina. Avrebbe fatto fuori uno per uno quei dannati demoni che la costringevano ad abbandonare la famiglia e la sua amata casetta!
"Mi porti in città, per favore.” disse infine al tassista. E se ne andò senza voltarsi indietro.
*****
Nel cuore della città, Hyakuhei giaceva in uno stato di semi-incoscienza, quando sentì la voce di suo fratello gemello chiamarlo. Era inutile aprire gli occhi, perché tanto lui non era lì in carne e ossa, ma nella sua mente. Così si limitò a fare un respiro profondo e ad ascoltare la voce che veniva dal mondo delle ombre.
"Allora, mio fratello minore si rifiuta ancora di unirsi a me?" lo sentì dire, con un misto di desiderio e rabbia.
Hyakuhei aprì gli occhi e si passò una mano tra i lunghi capelli color ebano. Rispondendo nella mente, disse: “Fratello minore? Siamo gemelli Tadamichi, e tu non sei migliore di me "
La voce di Tadamichi si fece dura: "I gemelli sono individui uguali ... ma siamo uguali io e te? Inoltre, io sono il primo nato ... quindi tu sei il fratello minore.”
Hyakuhei si alzò a sedere sul letto, e le lenzuola di seta gli scivolarono giù, lasciandolo mezzo nudo. Era tipico di Tadamichi stravolgere le cose a suo favore. “No, infatti. Non ci somigliamo per niente. Allora, vuoi dirmi cosa vuoi?” Sussultò, e poi alzò gli occhi al cielo quando la lampada sul suo comodino andò in frantumi. Avrebbe dovuto imparare a tenere sotto controllo la sua rabbia, altrimenti ben presto sarebbe rimasto senza mobilio! Ma quella era la sua punizione per avere perso la pazienza con suo fratello gemello, tanto tempo prima…e purtroppo nel modo peggiore.
"Comunque, non ti odio." ringhiò Hyakuhei, come se cercasse di scusarsi.
"Che magnanimità da parte tua!" La voce di Tadamichi assunse un suono malinconico come se in fondo non credesse alle sue parole. “L'ultima volta che ci siamo reincarnati... ci siamo uccisi a vicenda. Che abominio, tra immortali!... Non credi? " Fece una breve paura, poi riprese. “Non appena terminato l'esilio, come si addice a un fratello amorevole ... ho aspettato il tuo ritorno."
"Siamo destinati a rimanere soli, lo sai.” lo interruppe Hyakuhei, mentendo spudoratamente. Non era affatto rimasto solo…e suo fratello Tadamichi lo sapeva bene.
Sentì la risata silenziosa di suo fratello. Si chiese se non fosse stato un errore pensare di poter tornare indietro e affrontare la famiglia malvagia che suo fratello aveva creato in sua assenza. L'unico cosa che li univa era che a nessuno dei due piaceva stare solo...anche se avevano modi molto diversi per farsi degli amici.
"Sapevo che saresti tornato ... qui dove la notte non è mai buia ... qui dove non sarai mai solo, tra così tanti umani e i bambini che ho creato per noi." La voce di Tadamichi traboccava di desiderio.
Hyakuhei entrò in bagno, aprì l’acqua della doccia e poi si voltò di scatto verso lo specchio. Non vi vide riflesso nessun altro a parte lui, quindi continuò a ricordare il volto di Tadamichi, così come lo aveva visto l’ultima volta. "Non voglio avere niente a che fare con gli abomini che hai generato." Si mise sotto l’acqua, interrompendo così il contatto mentale con suo fratello.
No ... non era tornato in quella dimensione solo per mischiarsi alla famiglia corrotta che suo fratello si era creato. Tadamichi era il demone più malefico che avesse mai incontrato, e i suoi figli…una massa di carne malvagia e inquietante. Una folla di demoni bambini che giocavano a crearsi a loro volta dei fratelli umani, invadendo sempre più il mondo come la peste nera.
Appoggiò le mani sulle pareti di ceramica della doccia ... lasciando che l'acqua calda gli scaldasse la pelle gelata. Ma che importava? L'ultima volta che aveva cercato di impedire a suo fratello di infestare il mondo di quei vampiri di bassa lega, avevano finito per uccidersi a vicenda…e ci erano voluti secoli perché entrambi trovassero la forza per risorgere.
La loro punizione per quel crimine era stato l'esilio dal mondo degli umani e la lontananza tra loro due. Ora erano entrambi Ombre che strisciavano tra una dimensione e l’altra ... lasciando dietro di sé solo pianto e disperazione. L’esilio era finito da più di un secolo…ma lui aveva preferito rimanere lontano da suo fratello. Tuttavia, anche dal regno delle ombre aveva sentito il richiamo imperioso di quella città, e alla fine non era riuscito più a resistere.
Suo fratello aveva ragione su una cosa ... era stanco di stare da solo. Ma ora che era a casa, poteva sentire il fetore degli abomini di Tadamichi affliggere il regno degli umani. L’aveva riempito non solo di vampiri come loro, ma anche di mezzosangue che non avevano fatto altro che seminare ludibrio e costernazione.
Dopo che era risorto, Tadamichi aveva preferito dimorare in ciò che una volta erano sontuose catacombe medievali, da cui riemergeva di tanto in tanto, e solo per fare altre vittime da portare sotto terra con sé.
Hyakuhei fissò lo sguardo sul soffione della doccia ... cercando di controllare la sua rabbia, e capì di non esserciriuscito quando vide lo specchio del bagno creparsi.
Tadamichi lo aveva accusato di nascondersi al mondo, ma non era vero.
“È Tadamichi che si nasconde. - pensò cupamente - Non riesce a guardare la distruzione che semina attorno. Grazie a lui, le notti non sono più buie e silenziose, ma piene delle grida delle sue vittime.”
Chiuse l’acqua e uscì dalla doccia, senza curarsi di coprire le sue nudità. Non si asciugò neppure; prese solo un panno di cotone nero e si tamponò leggermente la folta capigliatura color ebano. Poi s’infilò la tunica per dormire.
Tornò alla sua finestra nel soggiorno, si sedette sul davanzale e si mise a guardare il magnifico panorama che si apriva alla sua vista.
Hyakuhei sorrise con malvagità, lanciando lo sguardo sul basso edificio che aveva di fronte.
“L'oscurità palpita di vita, grazie ai demoni, Fratello. E questa città con i suoi alti grattacieli li ha accolti tra le sue braccia!”
*****
Yuuhi riapparve nel centro della città pochi minuti prima dell'alba. Sentiva già il calore del sole sulla pelle e accelerò il passo verso il Grand Hotel, al centro della metropoli. Sotto i lussuosi edifici a cinque stelle, celato agli occhi del mondo, si ergeva il castello sotterraneo di suo padre. Era meraviglioso quanto quelli che ospitava gli umani danarosi al piano di sopra…e forse anche più. Suo padre preferiva dimorare lì.
Yuuhi varcò le porte d’entrata dell’Hotel e attraversò l'atrio. Ignorando il saluto amichevole della donna umana dietro la scrivania, Yuuhi varcò la porta con la scritta "manutenzione". Scendendo nel seminterrato, salì a bordo dell'ascensore di manutenzione che lo avrebbe portato al piano interrato. Da lì, si apriva il passaggio nascosto che conduceva al castello di suo padre.
Sentendo con sollievo il buio chiudersi intorno a lui come uno scudo protettivo, il bambino dai capelli color platino corse attraverso i tunnel tortuosi come se cercasse di sfuggire all'oscurità ... o di acciuffarla.
Yuuhi era uno dei pochi privilegiati ammessi nella dimora privata di Tadamichi ... aperta solo ai mostri che Tadamichi stesso aveva generato. Il bambino era stato uno dei suoi primi figli, e il legame di sangue che c’era tra loro gli permetteva di rimanere in contatto mentale con suo padre…e partecipare in piccola parte al suo potere. Poteva anche avvertire gli stati d’animo di Tadmichi e regolarsi di conseguenza…anche se questo era abbastanza fastidioso.
Anche in quel momento poteva percepire la sua rabbia…e ne capiva anche il motivo: suo fratello Hyakuhei. Solo lui riusciva a farlo infuriare così. Sopportare il peso della gelosia e del rifiuto era difficile anche per un essere soprannaturale come Tadamichi!
Yuuhi scivolò silenziosamente nelle stanze del suo padrone, ma rimase nell'ombra ad osservarlo. Era un figlio paziente e sapeva attendere senza scomporsi che Tadamichi lenisse la sua rabbia.
Tadamichi fissò il suo riflesso nello Specchio delle Anime, poi distolse lo sguardo con un ringhio di rabbia. Suo fratello aveva interrotto il contatto telepatico…lasciandolo di nuovo solo. Ogni volta che parlavano, Hyakuhei alla fine interrompeva la conversazione, e questo lo faceva infuriare tremendamente. Cominciava a credere che i rapporti tra loro non sarebbero mai più tornati quelli di un volta.
Tutti quei secoli di lontananza tra loro non erano stati una punizione abbastanza crudele? Hyakuhei avrebbe mantenuto le distanze per sempre?
Percependo un lieve movimento nel regno delle ombre, agitò nervosamente una mano…e in quell’istante tutti i mezzosangue che si trovavano a non più di due metri da lui presero fuoco in una nuvola di zolfo. Non ci sarebbero stati testimoni della sua ennesima sconfitta con il fratello! Poi scorse il suo figlio prediletto nascosto nell’ombra, l’unico a cui permetteva di guardare nella sua anima oscura.
Ignorandolo per un attimo, Tadamichi attraversò lentamente la stanza con le mani giunte dietro la schiena e si fermò davanti ad un ritratto incorniciato, guardandolo con aria soddisfatta, e del tutto insensibile alle urla di agonia dei figli a cui aveva dato fuoco.
Quel dipinto era stato fatto secoli e secoli addietro…molto prima delle guerre civili, e anche di quelle medievali. A prima vista poteva sembrare un ritratto di lui stesso in panni diversi…ma chi sapeva poteva riconoscere in quei due volti l’immagine di Tadamichi e di Hyakuhei, uguali come due gocce d’acqua. Si chiese com’era possibile che lui e suo fratello fossero così simili nell'aspetto ... e tanto diversi nell’anima. Suo fratello non aveva mai provato il vero amore... e il dolore del rifiuto?
Accarezzò leggermente il volto ritratto di Hyakuhei, e in un fremito di rabbia afferrò il dipinto e lo scaraventò con violenza contro un muro invisibile. Il dipinto rimase sospeso in aria per un attimo, poi si squarciò, separando per sempre i due gemelli prima di cadere rovinosamente a terra. Quando vide il danno che aveva fatto il volto di Tadamichi si fece triste. Raccattò il dipinto da terra e con le mani provò a ricomporre per l’ultima volta l’immagine di loro due fratelli, ormai separati per sempre. Infine, lasciò cadere il quadretto sul pavimento, dove s’infranse definitivamente.
Il suo amore per Hyakuhei era insondabile. In realtà voleva disperatamente condividere con suo fratello il piacere dell’esistenza. “Perché hai abbandonato me e la vita che avremmo potuto avere?” ululò nella sua testa. Poi percepì con un brivido una terza creatura tra lui e Hyakuhei: era Yuuhi, che poteva entrare di diritto nei suoi pensieri più nascosti.
Yuuhi uscì dall'ombra, per consolare il suo padrone. Lo meravigliava il fatto che potesse nutrire dei sentimenti profondi per suo fratello, quando si era accorto a malapena delle urla di dolore dei suoi figli, che aveva appena condannato ad una morte tremenda.
"Allora, li hai persi?" chiese Tadamichi, senza distogliere lo sguardo dall'immagine di suo fratello, che giaceva in pezzi a terra.
Yuuhi annuì, ben sapendo che Tadamichi poteva vedere nei suoi pensieri. All’improvviso percepì un lampo di reminiscenza. Girò lo sguardo e catturò la visione delle statue disposte a cerchio alla sua sinistra. Erano di marmo bianco ed erano lì da sempre, per quanto lui potesse ricordare. Le fissò lentamente, una alla volta. Poi una di esse destò la sua attenzione.
"Una ragazza." sussurrò Yuuhi, chiedendosi perché un maestro dei demoni provava piacere a circondarsi di statue di angeli. Erano creature celesti e bellissime, anche ai suoi occhi. Non aveva mai capito se fossero creature leggendarie o se davvero fossero esistite.
"Ti racconterò la storia delle statue, figlia mio.” mormorò cupamente Tadamichi, distogliendo per un attimo lo sguardo dal dipinto. “E mi parlerai anche della statua di questa fanciulla?” mormorò Yuuhi, maliziosamente. Tadamichi sorrise malignamente. "Valle a dare un’occhiata più da vicino. L a curiosità è un sentimento davvero eccitante, non credi?”
Yuuhi si avvicinò lentamente alle statue alate, fissandole con una certa cautela…e poi si fermò davanti alla statua della fanciulla. Aveva i lunghissimi capelli che le fluttuavano sulla schiena come se fosse nel bel mezzo di una battaglia. L'espressione che aveva sul viso era stupenda ... e terribile. Cosa spingeva l’angelo femmina a combattere a quel modo? Qual era il premio finale?
Le mani di pietra afferravano saldamente l’elsa di una spada e Yuuhi, vinto dalla curiosità, provò a toccarla con un dito, facendo scorrere il pollice sulla lama verso il basso, quando…una sottile striscia di sangue prese a scorrergli dal pollice, e lui fece un balzo indietro, inorridito.
Tadamichi lo raggiunse, gli prese la mano ferita e si mise il pollice in bocca, per succhiare il sangue. Ma il suo gesto non scatenò alcuna emozione nel demone bambino. Così lasciò andare il dito e gli indicò la statua. "Questa statua ... Kyou e la sua spada della distruzione…sono tutte cose di cui temere, figlio mio.” esclamò, tornando con la mente ai guardiani.
Yuuhi si voltò verso il suo maestro e aspettò pazientemente che gli spiegasse meglio.
“Pensavano di poter liberare il mondo dall'oscurità ... pensavano di poter distruggere me e mio fratello. Avrebbero dovuto capire che ciò non è possibile. " Aprì gli occhi, ora iniettati di sangue. "Erano tutti fratelli, vedi." Si avvicinò alla statua di quello che sembrava il più giovane e aggiunse: "O almeno, credevano di esserlo.”
Allungò una mano e accarezzò la guancia della statua, lasciando che le sue dita tracciassero il percorso scavato da una lacrima... ormai congelata nel tempo. “Mio caro Kamui. Sapeva che quello che avevano fatto i guardiani era sbagliato. Ecco perché sembra così triste. È un peccato che mio fratello non l'abbia mai conosciuto per quello che era.”
Poi andò alla statua successiva.. "Kotaro era forte nello spirito, ma la sua possessività lo ha distrutto.” I suoi occhi si velarono, come se potessero vedere nel passato. "Era disposto a morire, se fosse stato necessario ... e tutto per amore di una donna."
Si avvicinò alla statua che veniva dopo, e il suo sguardo si oscurò. Quello era il più pericoloso dei fratelli. “Toya ... era una creatura molto interessante. Così pieno di fuoco e rabbia, ma ha usato questi sentimenti per amare una donna umana…una cosa per me incomprensibile. A causa della sua passione distruttiva ha creato delle fratture insanabilii tra lui e gli altri fratelli. Era il più possessivo di tutti. Sono sorpreso che alla fine non si siano ammazzati tutti a vicenda.”
Si voltò verso l'ultima statua. La mano della statua si protendeva verso di lui, come se stesse pronunciando un incantesimo. Ed era proprio così. Tadamichi conosceva bene il potere della magia di Shinbe. Era stato lui a catapultarlo nel vuoto degli abissi…e a richiudere il portale del tempo alle sue spalle. "Shinbe era il più saggio, eppure abbastanza sciocco da alterare il destino ... lo erano tutti. Stupidi. Invasati." I suoi occhi si scurirono, mentre si chiedeva se la sacerdotessa fosse ancora con loro.
"La ragazza può distruggerci." mormorò Yuuhi, con voce incolore. Era lei la ragione della loro rabbia…della possessività dei guardiani. "Assomiglia a lui, padre."
Tadamichi lanciò un'occhiata stupita alla statua del guardiano che il bambino gli aveva indicato. "Toya?"
Yuuhi rivolse i suoi occhi neri su Tadamichi, e pronunciò come in trance delle parole orribili, che echeggiarono nell’aria: “C’è Toya dentro di lei…e questo può distruggerci.”
Gli occhi di Tadamichi si riempirono di rabbia e il suo furore salì alle stelle. Si sentì animato da una strana energia, che non provava da secoli: il desiderio di combattere! E che cos’era la vita senza una buona ragione per andare avanti? Quindi ... lei si era reincarnata in quella dimensione! Ah, quanto gli erano mancate le guerre del passato. Angeli e demoni sono la stessa cosa ... solo che una specie aveva preso il sopravvento sull’altra. Ma erano fatti dello stesso sangue…da spietati assassini!
Collegandosi mentalmente all’aura di ciò che una volta era stato il guardiano d’argento, sorrise pigramente sapendo che il guardiano poteva sentirlo: potevano sentirlo tutti. Ora sembravano silenziosi e immobili…ma nell’anima di pietra di quelle statue avvertiva ancora un incredibile potere, in grado di far crollare l’intero piano dell’esistenza.
"Quindi, anche in questa sorta di prigione di marmo avete trovato un modo per vendicarvi! - chiese loro, con malvagità - Lei è tornata. Potete sentirla? La desiderate ancora?” Chiuse gli occhi, quando sentì un'ondata di potere provenire dalle statue, in risposta. "Forse avreste dovuto costringerla a rimanere dalla vostra parte del portale del tempo ... come avete fatto l'ultima volta."
Lanciò un’occhiata di scherno ai guardiani di pietra, sibilando loro un ammonimento malvagio. "È un peccato che questa volta non siate qui a proteggerla!”