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Capitolo 2 “Città infuocata”

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Kyoko si svegliò di soprassalto sapendo che il sole stava tramontando. Era come un orologio biologico per lei e lo era stato da ... fin da quando riusciva a ricordare. Si mise a sedere sul letto, sapendo che era ora di andare a lavorare. Avrebbe desiderato che la pagassero solo per quell’atto di forza su se stessa.

Sentire una sirena in lontananza attirò la sua attenzione sulla finestra, appena in tempo per catturare gli ultimi raggi di luce che abbandonavano il cielo della città. Poteva sentire il debole suono della musica martellante dei locali notturni nel quartiere in cui viveva. Aveva scelto un appartamento nel cuore della città proprio per quel motivo.

Poteva sentire la vibrazione attraverso il suo letto ... The Underground era il nome del club sopra cui viveva. L'affitto era economico perché non ci si poteva aspettare che chi prendesse l’appartamento riuscisse a dormire, a meno che non potesse farlo di giorno. Quindi, per Kyoko averlo trovato era un vero e proprio colpo di fortuna.

Da quale altra parte avrebbe potuto trovare un posto che si abbinasse perfettamente ai suoi orari? Non c'erano persone maleducate che correvano su e giù per i corridoi ... a meno di non contare Yohji, ma di solito non lo sentiva nemmeno, a meno che non si trattasse della mattina presto quando tornava dal lavoro o la sera, prima di uscire di casa.

A proposito di affitto ... era in ritardo con la rata mensile. Doveva provvedere subito, se non voleva avere a che fare con Yohji, il fratello del padrone di casa, che viveva proprio di fronte a lei. L'ultima volta che era stata in ritardo con l'affitto, lui si era offerto di pagarlo per lei. Era sembrato così deluso quando lei gli aveva consegnato l'intero affitto, meno di un'ora dopo!

Lanciò un’occhiata al cellulare, si accorse che il simbolo Messaggi lampeggiava, e sorrise. Premette il pulsante per ascoltare il messaggio in arrivo e ascoltò in viva voce sua madre,, senza prestare molta attenzione a ciò che diceva. Tanto, conosceva le sue parole a memoria, ormai!

"Ciao Kyoko, sono mamma! - formulò mentalmente Kyoko, mentre il messaggio andava avanti - Vorrei che mi chiamassi, ci manchi così tanto! Vorremmo tutti sapere quando torni a casa, in modo che ti preparo i tuoi piatti preferiti. Tama si è divertito molto l'altro fine settimana e sta già cominciando a lamentarsi perché non torni. Stai bene, mangi, hai bisogno di soldi? Per favore, chiamami, ti vogliamo bene."

Kyoko scosse la testa e ascoltò gli altri messaggi. Uno era di Yohji che le ricordava che era di nuovo in ritardo con l’affitto. “Sì, sì, lo so! Che palle!” esclamò stizzita, e lo cancellò. L'altro era del suo fratello minore Tama, che le diceva che ora aveva una ragazza e la pregava di non dirlo a nessuno, altrimenti lui avrebbe spifferato al mondo intero di lei e Tasuki. Ma era un minaccia per modo di dire, ed entrambi lo sapevano.

"Dovrai stare più attento!” disse Kyoko, rivolta al telefono.

Era andata via di casa per proteggerli. Non era possibile fare altrimenti. Sapeva della presenza dei demoni in questo mondo da che era piccola... ma questo non significava che anche suo fratello dovesse scoprire che i mostri dei film horror che gli piacevano tanto erano veri e si nascondevano nell’ombra! Voleva rimanere l’unica della famiglia a essere in grado di stanarli…mentre si nutrivano delle loro vittime.

Solitamente, i demoni sembravano persone normali finché non si trovavano faccia a faccia con la loro preda. I demoni all'interno della città si stavano moltiplicando troppo rapidamente e lei cominciava ad avere qualche difficoltà a mantenerne il numero inferiore a quello degli umani. In effetti ... cominciava a sentirsi come se stesse perdendo la sua battaglia.

Quegli umani che stava cercando di proteggere avevano dato a quelle creature un nome, perpetrandolo attraverso libri e film. Vampiri, li chiamavano. Comunque si trattava solo di un nome…per lei vampiro o demone era la stessa cosa. Scrollò le spalle. Quando avvertiva la loro presenza si sentiva come davanti ad uno specchio: da un lato li vedeva nascondersi tra la gente, dall’altro vedeva anche se stessa che gli dava la caccia. Era convinta che non si fossero ancora accorti del suo potere…non era per quello che cercavano di prenderla. Più che altro….erano affamati, e la vedevano come una possibile e succulenta cena.

Una volta era persino andata dal dottore per verificare se non avesse anomalie del sangue…e che per questo i vampiri erano attirati da lei. Ma il medico l’aveva rassicurata e le aveva detto che era sana come un pesce. La cosa che l’aveva sconvolta, invece, fu che dopo la visita il medico le aveva chiesto se voleva donare il sangue. La vita era proprio una cosa da pazzi!

Chissà perché, ma quei vampiri le sbavavano dietro da sempre e lei era costretta a combatterli continuamente. Forse il dottore non le aveva fatto una diagnosi corretta. Forse l’aveva ingannata…o si era sbagliato. Pensò con tristezza che, qualsiasi fosse il motivo, era condannata a restare da sola. Aveva messo in pericolo la sua famiglia e i suoi amici troppe volte, per permettersi di vivere con loro. L'ultima volta, un maledetto demone l’aveva seguita fino a casa. Era già abbastanza difficile mantenere il segreto senza doversi tenere anche un demone in giardino!

Era stato suo nonno a informarla dei suoi poteri, e quindi le era venuto naturale porre a lui la domanda che le stava tanto a cuore: perché i vampiri sembravano attratti da lei e riuscivano a percepirla anche in mezzo alla gente? Ricordava che si era picchiettato il mento, come faceva quando qualcosa lo tormentava, e il modo in cui la guardò le fece temere che le stesse nascondendo qualcosa.

"Studierò i rotoli e cercherò di rispondere alla tua domanda.” le disse alla fine. E questo fu tutto.

Aveva smesso di chiedersi perché avesse il potere di colpirli e di ferirli mortalmente ... e non era così tanto più forte di loro. Troppe volte era tornata a casa zoppicando solo perché era convinta di essere indistruttibile. Tuttavia guariva molto alla svelta, più rapidamente di un qualsiasi essere umano, e sopportava le ferite meglio di chiunque altro…ok, a dire la verità non conosceva nessuno in grado di sopportare un pugno micidiale meglio di lei… e ormai dubitava che esistesse.

Ora che aveva messo una certa distanza tra lei e le persone che amava... Kyoko si sentiva ancora più furiosa e molto più motivata a combattere. Li odiava per questo ... i demoni che la perseguitavano. L'avevano costretta a lasciare la casa e abbandonare una vita normale. Ora la sua famiglia si era trasferita nel santuario. Certo, c’era Tasuki a proteggerli, e questo era l’unica cosa che le dava conforto.

"Non è poi così male, vivere da soli…" disse a voce alta nella solitudine del suo appartamento. Si alzò finalmente dal letto, si diresse verso la piccola cucina e aprì il frigorifero. "Ok ... in realtà è una vera merda." Kyoko sorrise, davanti al frigo vuoto.

In fondo doveva solo cercare di far fuori qualche vampiro, quella notte, e sperare che in tasca si tenessero un bel po’ di soldi… mica potevano portarseli con loro all’inferno! Chiudendo la porta si voltò verso l'unica cosa che sapeva di avere in abbondanza. "Dio, ti ringrazio per avere creato il caffè!"

Si portò la tazza alle labbra, sapendo che sarebbe stata una lunga notte.

*****

Hyakuhei giaceva sul letto ad ascoltare la voce di suo fratello ancora una volta, prima che svanisse. Ormai era diventata un'abitudine ... anche se comunque era meglio comunicare così che trovarsi faccia a faccia. Si mettevano in contatto telepatico tutte le sere per i pochi istanti che separavano la notte dal tramonto... poi il legame tra loro svaniva. Negli ultimi tempi, le loro mute conversazioni erano diventate ancora più inquietanti.

Alzò lo sguardo al baldacchino che ricopriva il suo letto ... e vide per l’ennesima volta il regalo di suo fratello. Lo Specchio delle Anime era apparso nella sua stanza più di un mese prima ... e lo conosceva bene. Era l'unico specchio al mondo in grado di riflettere il volto di un vampiro. Un tempo era stato l’oggetto più amato di suo fratello.

Quando aveva chiamato in silenzio Tadamichi, e gli aveva chiesto il motivo per cui glielo avesse regalato, suo fratello aveva risposto: "Perché tu non dimentichi mai ciò che sei.”

Mentre si guardava nello specchio capì che c’era anche un altro motivo, per cui glielo aveva regalato: era come vedervi riflessa l’immagine di suo fratello. Hyakuhei si coprì gli occhi con una mano, per spazzare via quell’immagine.

Credeva di far infuriare Tadmichi, quando gli aveva confessato che stava uccidendo i suoi mezzosangue solo per il semplice fatto che se li trovava tra i piedi…o perché si trovavano nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Ma le sue parole non lo avevano minimamente turbato. Tadamichi gli aveva solo ricordato che erano loro due a governare la città e che quindi spettava a entrambi il potere sui demoni.

In qualche modo, era riuscito a fargli capire che …anzi, ci provava gusto a vederlo uccidere i suoi figli. A volte era quasi felice di avergli fornito quel macabro intrattenimento…qualcosa su cui sfogare la sua rabbia…e che gli ricordasse qual era la sua vera natura. Hyakuhei si guardò di nuovo nello specchio, frustrato dalla capacità di manipolazione di suo fratello. Erano entrambi dei mostri assassini, e Tadamichi non perdeva occasione per ricordarglielo.

Negli ultimi mesi, Hyakuhei aveva notato che ogni volta che suo fratello dava vita a un nuovo vampiro sembrava indebolirsi, generando mezzosangue deboli e incapaci, costantemente assetati di sangue. Un vampiro di razza pura non si nutriva che una volta all’anno e non lasciava traccia del suo passaggio. Ma era in grado di sopravvivere a lungo anche se digiunava, magari in attesa di trovare una vittima umana degna del suo palato raffinato. Quei mezzo sangue invece…dovevano nutrirsi ogni notte e, una volta sazi, massacravano la propria vittima lasciando evidenti tracce del proprio passaggio.

Un vero vampiro non si sarebbe mai comportato a quel modo ... un vampiro di razza pura amava sedurre gli umani e ridurli in schiavitù, per poi nutrirsi di loro ogni tanto, solo per placare la propria sete…ma li lasciava comunque in vita. Tra lui e il fratello non era possibile stabilire chi fosse il migliore. Tuttavia una cosa era certa: più Tadamichi s’indeboliva e perdeva coscienza del vampiro di razza pura che era, più la città si riempiva di mostri disgustosi, che andavano a fare cumulo tra i rifiuti.

Sentiva già un terribile desiderio di andare in città e farne parte. Non aveva bisogno che Tadamichi gli ricordasse chi era ... poteva già sentire il bisogno della caccia. La sua fame cresceva non solo per il bisogno di nutrirsi ... ma anche per l’ansia di sentirsi parte di qualcosa. E incolpò di questo il fratello.

Hyakuhei si infilò la camicia di seta nera avvicinandosi alla finestra e scostò la tenda, ora che il sole era tramontato. Lanciò uno sguardo al panorama. "Bel muro!" si disse sarcastico. Il suo panorama si riduceva a un edificio di mattoni in un vicolo scuro. Ma c’era un motivo, per cui aveva scelto proprio quell’appartamento: anche se era in grado di sopportare per qualche istante la luce violenta del sole, tuttavia non era proprio il caso che si risvegliasse con i suoi raggi puntati sul letto.

Stava per voltarsi, quando qualcosa catturò la sua attenzione e diede al vicolo un’occhiata più approfondita.

Là… appoggiato al muro in fondo, appena fuori dalla portata dei lampioni, c'era un giovane forse sui vent'anni. Hyakuhei guardò con sospetto il suo look da studente del college, sapendo che si nascondeva ben altro sotto quei vestiti. Poteva sentirgli addosso l'odore del sangue anche attraverso la finestra chiusa. Il viso in ombra si voltò appena e Hyakuhei poté vedere il bagliore di una luce innaturale emanare dai suoi occhi.

Se c'era una cosa che Hyakuhei non sopportava era che qualcuno sconfinasse nel suo territorio. Per quel motivo lui e il fratello gemello si era divisi nei due lati della città. Non poteva permettere a quei mezzosangue assassini di nutrirsi proprio sotto casa sua. Se era questo ciò che suo fratello desiderava vedere...che ammazzasse i suoi figli…bene, lo avrebbe accontentato!

Hyakuhei allungò la mano e aprì la finestra senza emettere un suono.

Prima che potesse saltare nel vicolo, udì dei passi provenire dal fondo e si fermò. Attese che lo stupido umano cadesse nella trappola mortale. Chiunque fosse ... se lo meritava, solo per il fatto di essersi addentrato in quel vicolo buio.

I demoni non erano gli unici pericoli della notte in città ... anche la marmaglia umana composta da rapinatori e stupratori si nascondeva nell'oscurità dei vicoli. Forse avrebbe lasciato che il vampiro facesse il suo ultimo pasto prima di ucciderlo ... era il minimo che potesse fare. Non doveva niente a quella stupida popolazione umana. Non doveva niente a nessuno.

Si appoggiò al davanzale della finestra con occhi scuri e minacciosi. La prima cosa che Hyakuhei notò fu una massa di lunghi capelli ramati, mentre l'umano usciva dall’ombra e veniva illuminato dalla luce dei lampioni. La metà di quella folta capigliatura era legata in una coda di cavallo che le rimbalzava sulle spalle, mentre il resto le cascava come un manto sulla schiena in onde setose.

Indossava una minigonna nera corta che lasciava intravedere del pizzo nero sulle cosce e una camicetta bene abbinata ad una giacca a coda a forma di V, e bordata anch’essa di pizzo nero, che sussultava leggermente ad ogni suo passo.

La studiò per bene, mentre con lo sguardo accarezzava le minuscole zone di pelle nuda che sembravano brillare alla fioca luce stradale. La sua aura era grande quanto quella di un centinaio di umani e le si allargava intorno, spandendo la sua luce nell’intero vicolo. Man mano che l’umana camminava e la sua aura investiva gli oggetti intorno a sé, questi cambiavano colore, sembravano prendere vita per un attimo, e poi tornavano alla loro forma originaria.

Era così ipnotizzato da quella visione che quasi rimase invischiato nella sua stessa trappola mortale.

Kyoko camminava lentamente, come se non avesse un pensiero al mondo. Sapeva di sembrare delicata e indifesa ... e giovane, poco più che una bambina. Era la vittima ideale. La notti cittadine sembravano vive e pulsanti, ma se ti addentravi nel vicolo sbagliato potevano colorarsi di sangue…per un umano.

Sorrise con perfidia, mentre si incamminava volutamente in quel vicolo nero e minaccioso. Anche quando sentì l’eco di passi dietro di sé non si voltò, e continuò a camminare. Poi vide un’ombra staccarsi da un muro.

Lanciandogli uno sguardo di traverso, in modo che lui non se ne accorgesse, vide il suo bell’abito da studente del college ma non si lasciò ingannare. Sembrava un giovane rampollo della parte ricca della città. Una cosa che aveva notato di quei vampiri era che si trattava per lo più di bei ragazzi, che avrebbero potuto essere anche fotomodelli o indossatori prima di essere trasformati in…sexy vampiri.

Alzò di scatto la testa, sapendo che il demone stava per fare la sua mossa. Calata nella parte di fanciulla indifesa lanciò un piccolo urlo…non abbastanza forte da richiamare l’attenzione di qualcuno, ma abbastanza teatrale da farla passare per una ragazzina spaventata, che stava per mettersi a correre.

Con un balzo superò il vampiro e si mise a fuggire davanti a lui, poi si rintanò in un angolo buio del vicolo in attesa che lui le piombasse addosso. Ma il vampiro apparve dall’ombra all’improvviso, la sbatté contro il muro e le sollevò le braccia sulla testa, per tenerla ferma.

Poi si spinse contro di lei, e la fissò con quei suoi freddi e sensuali occhi di ghiaccio. "Posso invitarti a cena?" le sussurrò, con un pizzico di sarcasmo che lei, in condizioni normali, non avrebbe potuto cogliere.

Kyoko quasi sorrise mentre gli rispondeva, con altrettanto sarcasmo. "Perché no?...Tanto, la notte è ancora giovane.” Continuò a sorridere, mentre lui allentava la presa su di lei. Ne approfittò per fargli scivolare le mani dietro la schiena con fare languido, quasi volesse abbracciarlo…e sorrideva ancora quando colse nei suoi occhi un’espressione di dolore, mentre lo pugnalava. Il vampiro abbassò incredulo lo sguardo sulla punta della lama che gli aveva bucato il petto e che sembrava brillare, alla luce della luna. Provò a dire qualcosa, ma dalla sua bocca non uscì alcun suono.

Vedendo la ragazza inchiodata al muro, Hyakuhei si aggrappò al davanzale della finestra, decidendo che quella volta sarebbe stato egoista e non avrebbe permesso al vampiro quell'ultimo pasto. Si librò in volo e atterrò delicatamente proprio davanti alla ragazza, che in quel momento stava uscendo dall’ombra.

Non lo aveva visto e Hyakuhei preferì non mostrarsi, anzi indietreggiò per nascondersi nell’ombra. La guardò mentre armeggiava con…qualcosa che gli sembrarono un paio di calzoni. Poi, aguzzando lo sguardo, si accorse che quello che la ragazza stava trascinando era il mezzosangue di poco prima, che l’aveva attaccata.

"Deve esserci un modo migliore per sbarazzarsene! - stava borbottando Kyoko - Comunque sia, chi aveva mai sentito parlare di un vampiro che si scioglie? Non mi ci abituerò mai. Diamine, perché non è come si vede nei film? Li ammazzi e -puff! - svaniscono!” Continuò a trascinarlo per un po’, poi si abbassò su di lui, gli frugò nelle tasche e ne tirò fuori un pacchetto di sigarette. "Ah, se li teneva in tasca per dopo. Magari per ricambiare un favore. Cavolo, ma che bisogno ha di fumare, un vampiro?”

Lo voltò dall’altro e continuò a frugargli nelle tasche. Poi fece una smorfia, quando il sangue cominciò a gocciolarle sulle mani. "Bleah!" disse con ribrezzo, poi ricominciò a frugare. "Vediamo che c’è qui. - sussurrò - "Pettine, accendino ... tessera della palestra... filo interdentale?" Kyoko fissò il minuscolo oggetto, prima di gettarlo via. "Un vampiro che ci teneva all’igiene, senza dubbio!” mormorò, con macabro sarcasmo.

Lasciò perdere i pantaloni, e iniziò a frugargli nelle tasche della giacca. "Ah, questo è decisamente meglio. Tiffany and Co., sicuramente vale la pena di scavare meglio. Ah, bingo!” esclamò Kyoko, tirando fuori il portafoglio gonfio.

Lo aprì e ne tirò fuori le carte di credito. " MasterCard, Visa ... whoa, carta American Express ... Non uscire mai di casa senza! " Lasciò perdere le carte di credito e tirò fuori i contanti. "CENTRO! - esclamò con entusiasmo - Ecco un altro mese di affitto pagato senza essere costretta a fare sesso con quello stronzo di Yohji! Ah, la vita è bella!" Mise i soldi in tasca e gettò la giacca nel cassonetto dell’immondizia, insieme alle carte di credito.

Hyakuhei guardò con orrore la giovane donna. “E’ pazza!” pensò. La guardò ripulire il vampiro con un sorrido gelido sulle labbra. Quando se ne fu andata uscì dall’ombra, e si accostò a ciò che ormai rimaneva del vampiro: un grosso mucchio di cenere.

Si frugò in tasca per prendere un fiammifero e l'accese, poi lo gettò sui miseri resti. Il bagliore delle fiamme illuminò il vicolo per qualche secondo, poi esse si spensero…cancellando per sempre ogni traccia del mezzosangue.

Non riusciva a digerire che una semplice fanciulla umana avesse fatto questo a uno della sua stirpe…anche se di basso lignaggio. Per giunta una vestita da puttana, con qualche rotella fuori posto e anche ladra esperta, a giudicare da come si era comportata! Infatti si era presa il denaro, ma aveva disdegnato il Rolex d’oro della vittima e le sue carte di credito…per non correre rischi di essere rintracciata.

Aspirò a pieni polmoni l’odore ancora presente della ragazza. Che strano: vestita a quel modo e ancora vergine! Lanciò un’ultima occhiata al punto in cui prima c’era il vampiro e scrollò le spalle: in fondo, se non lo avesse eliminato lei lo avrebbe fatto lui.

Alzò lo sguardo nella direzione in cui lei era scomparsa. Per la prima volta dopo secoli, Hyakuhei sentì il suo sangue ribollire. Era giunto il momento della caccia. Quella stessa notte e prima dell’alba si sarebbe nutrito di quella fanciulla...

*****

Kyoko gemette vedendo la folla che si accalcava nella discoteca. Era il fine settimana e quel posto sembrava pieno da scoppiare. Scivolò oltre la fila e si diresse verso il buttafuori, gli fece un cenno del capo e sgusciò rapidamente nella porta che lui le tenne aperta con una mano, per farla entrare. Tutti i buttafuori la conoscevano bene, perché viveva sopra il club.

Una volta dentro, si diresse diretta verso la porta con la scritta "Non entrare". Digitò il codice sulla combinazione della serratura e aprì la porta interna, che le si richiuse alle spalle. Sospirò di sollievo, non appena il fracasso della discoteca divenne solo un sordo ruggito. Con le banconote del vampiro ben strette nel pugno, iniziò a salire le scale. I demoni non erano l'unico pericolo della città, e lei non era tipo da andarsene in giro coi soldi dell’affitto nel reggiseno.

Si fermò presso la fila delle cassette di sicurezza in fondo al corridoio, digitò un altro codice e ne aprì una, poi diede un’occhiata all’interno per vedere se c‘era posta. Normalmente era vuota, ma Kyoko sorrise quando scorse la busta in fondo. La prese e lesse il suo indirizzo scritto a mano dalla calligrafia del nonno.

Richiuse la cassetta e si avviò verso la rampa di scale che portavano al suo appartamento. Il segreto per mantenersi in forma? Abitare al terzo piano senza ascensore! Si fermò prima di raggiungere l'ultimo piano e contò i soldi: le sarebbero rimasti solo venti dollari dopo avere pagato l’affitto a Yohji.

Yohji ... al solo pensiero s’intimidì. Kyoko sapeva che lui sperava che lei fosse sempre in ritardo con l’affitto e gli chiedesse una dilazione, e si augurò che non succedesse mai una cosa del genere. Quell’uomo era una vera merda, ma le conveniva essere gentile con lui, visto che era il suo padrone di casa. Lui poteva crearle un bel po’ di casini, e anche sbatterla fuori, se solo avesse voluto.

Si diresse alla porta del suo appartamento e infilò la chiave nella serratura…un attimo prima che Yohji aprisse la sua porta e mettesse fuori la testa. Ma cos’era, anche sensitivo quell’uomo? Gli lanciò un sorriso nervoso.

"Come va, mia dolce tentazione?" chiese Yohji ammiccando, mentre si appoggiava allo stipite della porta con atteggiamento da figo.

"Tutto ok.” rispose Kyoko, desiderando improvvisamente di indossare un enorme trench per nascondergli alla vita tutte le sue forme, così bene esposte. "Oh, a proposito, ho i soldi dell'affitto." Gli porse i soldi che aveva accuratamente contato, sapendo che era meglio che si avvicinasse lei alla sua porta. L'ultima volta che lui aveva bussato da lei era quasi riuscito ad entrare di forza.

Le spalle di Yohji si abbassarono visibilmente, mentre i suoi occhi si colorarono di disappunto. "Va bene, entra che ti faccio una ricevuta." Aveva sperato che quel mese non riuscisse a pagarlo e che gli chiedesse una dilazione. Ma decise di fare buon viso a cattivo gioco.

Kyoko scosse la testa e cominciò a contare, per reprimere la rabbia. "Fai con comodo, aspetto qui.” Incrociò le braccia davanti a sé e sbuffò, come se andasse di fretta.

Yohji si strinse nelle spalle: conosceva bene quel giochino ...Kyoko lo aveva già ingannato una volta. Lui sarebbe entrato a scriverle la ricevuta e lei ne avrebbe approfittato per sgusciare nel suo appartamento. "Ok, allora te la porto io più tardi.” disse, con cattiveria.

"Va bene." Kyoko girò la chiave nella serratura e aprì la porta del suo appartamento, cercando di farla franca.

"Nessuno ti ha mai detto quanto sei sexy, vestita così?” le mormorò Yohji, arrivandole di botto dietro alle spalle

Kyoko gli lanciò un'occhiata da sopra la spalla e inarcò un sopracciglio. "Stai flirtando con me, Yohji?" Si era sempre chiesta come sarebbe stato disteso sulla schiena ... con il naso rotto e sanguinante.

"Fa differenza?" sorrise lui, passandosi una mano tra i capelli e pensando tra sé e sé che forse ce l’aveva fatta..

"Per me, sì. Non credo che al mio ragazzo farebbe piacere."

Yohji le fece un sorrisetto, sapendo bene che trascorreva la maggior parte del suo tempo da sola. "Oh, dai, lo sappiamo entrambi che non hai un ragazzo, Kyoko. Se non ti conoscessi, penserei che mi stai rifiutando!” Premette la sua grande mano contro la porta aperta di Kyoko, in modo che lei non potesse chiuderla. "Cosa c'è che non va, in me? Pensi che non sono abbastanza uomo per te, o ti stai conservando per un ipotetico fidanzato?”

Kyoko lo fissò, i suoi occhi color smeraldo si fecero tempestosi. Se lui era stanco di essere gentile ... allora lo era anche lei. "Mi dispiace Yohji, ma cerco un ragazzo a cui non piaccia assaggiare un piatto diverso, ogni sera.”

Kyoko rimase senza fiato quando Yohji aprì di colpo la porta socchiusa, la spinse dentro con tutte le sue forze e poi si richiuse la porta alle spalle.

"Non mi dire che non sei curiosa di sapere cosa si prova, tesorino! - le sussurrò Yohji all’orecchio, pizzicandole il sedere. - Ti prometto che non dirò nulla, al tuo ragazzo immaginario."

"Non è immaginario. Tra poco sarà qui, lavora al bar di sotto.” esclamò Kyoko, ormai sicura che a breve avrebbe perso la pazienza, lui si sarebbe ritrovato in ambulanza e lei per strada.

"Oh, davvero? E dimmi, che aspetto ha? " chiese Yohji, che si sentiva già tendere sotto i jeans. Lo eccitavano le femmine che facevano le preziose

Kyoko fece un respiro profondo. "Ha lunghi capelli neri e setosi, pelle pallida, occhi molto scuri e un corpo da favola.” Sorrise dentro di sé, a quel pensiero. Vaffanculo!' "Ed è molto possessivo."

Yohji emise un suono simile a un ringhio. Kyoko quasi scoppiò a ridere: se avesse potuto capire quanto somigliava ad un animale, in quel momento! Aveva ormai deciso che era abbastanza e stava per sferrargli un pugno…quando la porta dell’appartamento si aprì ed entrò Amni, con un paio di jeans attillati e una maglietta nera che accentuavano il suo corpo atletico.

I suoi occhi celesti si strinsero e i muscoli della mascella si contrassero, alla vista del cosiddetto padrone di casa che si strusciava addosso a Kyoko. Yohji mollò la presa e sgusciò rapidamente fuori della stanza, mentre Kyoko gli lanciava un’occhiataccia di fuoco.

"Allora…quando vuoi ti porto la ricevuta dell’affitto…anzi, forse è meglio che da ora in poi le spedisco a tuo fratello Hitomi, così non ti darò più fastidio ... okay?" farfugliò l’uomo.

Senza degnarlo di una risposta, Kyoko entrò nell’appartamento e serrò per bene tutte le serrature. Guardò con riconoscenza Amni, poi si lasciò cadere su una sedia e lacerò con furia la busta che conteneva la lettera di suo nonno. Si mise a leggerla con avidità.

"Oh, questo è davvero assurdo! - ringhiò - Dato che ho diciotto anni e sono ancora vergine…i vampiri sono attratti da me!” Sbuffò disgustata, un attimo prima di leggere la riga successiva. Allora spalancò gli occhi e gridò: “Vuoi che faccia…COSA?!?”

Suo nonno le aveva appena ordinato di trovarsi un fidanzato o avrebbe detto a Tasuki dove trovarla.

"Nonno ..." Sentì il sangue ribollirle, mentre stringeva la lettera nel pugno. "SEI UN PERVERTITO, CRISTO! AVRESTI DOVUTO DIRMELO TANTO TEMPO FA!"

Nel frattempo, Amni fissava Kyoko e rifletteva. Stava pensando a Yohji. "Più tardi te la farò pagare, per avere osato toccarla!” Poi si riscosse, quando sentì Kyoko gridare. Si abbassò su di lei e la prese per le spalle. Lei si ribellò con forza.

"CHE CAZZO VUOI?" lo aggredì lei.

Amni fece un passo indietro e alzò le mani davanti a sé. "Calmati Kyoko, volevo solo assicurarmi che stessi bene." Chiaramente non confessò che quando era arrabbiata era molto più sexy, specialmente quando il respiro affannoso le faceva alzare e abbassare il seno a quel modo.

Kyoko sospirò e appoggiò la tempia contro l'infisso della porta. Amni era il barista al piano di sotto del club. Avevano stretto amicizia non molto tempo dopo che lei si era trasferita. Amni era molto carino, con i capelli biondi che gli ricadevano lunghi sul viso e sulle spalle…e che in alcuni punti arrivavano perfino alle cosce. La sua pelle era bianchissima e perfetta e qualsiasi ragazza sarebbe rimasta soggiogata dal suo fascino.

Se avesse voluto seguire il consiglio di nonno Hogo non le sarebbe dispiaciuto fare sesso per la prima volta con lui…peccato che Amni fosse un vampiro! La loro era di certo una strana relazione, per non dire pericolosa, qualcosa che poteva avere risvolti impensabili…ma che Kyoko non aveva alcuna intenzione di mutare. Amni non aveva mai fatto alcun tentativo di ucciderla o di violentarla, e lei gliene era molto grata. Comunque la situazione doveva rimanere così, perché mai e poi mai Kyoko avrebbe voluto ritrovarsi morta…con un vampiro come fidanzato! Nemmeno tra un milione di anni.

Amni rimase pazientemente sulla soglia, scrutando l’espressione stravolta sul viso di Kyoko. L’aveva incontrata in quello stesso corridoio tempo prima, non appena si era trasferita, e avevano subito stretto amicizia. Si mise a riflettere sul loro strano rapporto e su ciò che avrebbe potuto nascere tra loro.

La sera del loro primo incontro lei era appena uscita dalla sua stanza e lui dalla sua. Entrambi si erano bloccati e si erano scrutati a vicenda. Lui la guardò e vide che aveva un dardo spirituale ben stretto nel suo pugno. Non era fuggito, ma anzi si era appoggiato allo stipite della sua porta ed era rimasta a fissarla in silenzio.

Alla fine Amni l’aveva salutata e si era avviato con cautela verso il club al piano di sotto: aveva tirato un sospiro di sollievo, quando ci era arrivato sano e salvo! Più tardi, sul far della notte, era risalito in camera per farsi una doccia e cancellare quel brutto odore di vampiro che si portava addosso. Kyoko era ancora ferma sulla porta, col suo dardo spirituale in mano, e lui si era chiesto se non fosse rimasta ferma in quella posizione da quando lui se n’era andato.

Mentre cercava di scivolare nella sua camera, lei gli aveva parlato.

"So cosa sei." gli disse Kyoko a bassa voce.

Amni si fermò ma le voltò le spalle, sperando che lei lo interpretasse come un segno di inoffensività. "Anch'io so cosa sei." aveva risposto.

"Allora ti propongo di essere amici…o comunque, di non essere nemici.” aveva aggiunto lei.

Amni le chiese con curiosità: "Perché non mi hai ucciso, quando mi hai visto?"

Kyoko incrociò le braccia sul petto. In realtà anche se lei se lo era chiesto per ore. La verità era che ... semplicemente non voleva ucciderlo. "Tu non uccidi gli umani per nutrirti." Alla fine, scavando nei suoi rifiuti, aveva trovato un mucchio di flaconi di sangue vuoti della Croce Rossa, e ne era stata oltremodo felice.

"Il mio cibo mi viene consegnato una volta alla settimana." spiegò Amni, che era in grado di leggerle nella mente.

Da quel momento in poi, Amni era diventato amico, fratello, protettore di Kyoko ... forse anche qualcosa di più. Non era in grado di trovare la parola adatta per descrivere il loro rapporto. Tutto quello che sapeva era che si volevano bene e che si prendevano cura l'uno dell'alta.

"Sto bene. - rispose Kyoko, riportando la sua attenzione sul presente - Sono solo un po'stressata."

Amni sorrise: “Sì, Yohji ha questo potere. Ci crederesti che è venuto da me l'altra notte? Era tutto eccitato!" Era una bugia, ma ne valeva la pena. La verità era che aveva sorpreso Yohji nel bar a parlare con una ragazza che gli aveva già detto "No" troppe volte e l’uomo sembrava infoiato e furioso ... ma stese un velo pietoso su quel lubrico dettaglio.

Kyoko fece un’espressione di sorpresa e scoppiò a ridere. "Oh mio Dio, mi stai prendendo in giro?"

Amni scosse la testa: "No, non inventerei mai una cosa del genere."

"Che cosa gli hai fatto?" chiese lei tutta eccitata, desiderando di essersi gustata la scena travestita da mosca sul muro.

"Ho scaraventato fuori quel suo culone ubriaco e l'ho chiuso a chiave nel suo appartamento." Il suo sorriso si allargò: "Mi sarebbe piaciuto vedere la sua faccia quando si è svegliato.”

Gli occhi di Kyoko scintillarono di eccitazione. "Perché, cosa gli hai fatto?

"Invece di metterlo sopra al letto ...ce l'ho messo sotto." Anche gli occhi azzurri di Amni scintillarono…ma di malizia.

Kyoko rise e scosse la testa: " Amni, sei impagabile!”

Amni sorrise: "Ora non andarlo a dire in giro, eh…potrebbero pensare che sono davvero un bravo ragazzo!” Il suo viso si addolcì sapendo che era riuscito a rasserenarla. "Credo che farei meglio ad andare al piano di sotto prima che il posto diventi troppo selvaggio, senza di me."

"Sei davvero un bravo ragazzo - gli disse Kyoko, dolcemente - Ci vediamo giù tra un’oretta.”

Vampiri Gemelli

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