Читать книгу La casa e la famiglia di Masaniello - Bartolommeo Capasso - Страница 5

NOTIZIE DI ALCUNE OPERE INEDITE ADOPERATE IN QUESTI RICORDI

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La rivoluzione di Napoli del 1647-48, per la singolarità delle persone che la iniziarono o vi presero parte, e per la varietà e l'attrattiva de' drammatici episodi di cui fu ricca, produsse tale profonda impressione nell'animo di chi assistette allo straordinario avvenimento e di tutti i contemporanei, che moltissimi vi furono, napoletani e forestieri, nobili e popolani, dotti ed indotti, di ogni classe e di ogni condizione, i quali vollero, scrivendo di quello, lasciarne duratura memoria ai posteri. Lungo quindi è il catalogo delle opere su questo argomento, sì in prosa che in versi, sì in varie lingue che nel napoletano dialetto, le quali furono divulgate per le stampe; maggiore forse è il numero di quelle che giacciono tuttora polverose e neglette negli archivi e nelle pubbliche e private biblioteche. Or senza pretendere di voler fare una bibliografia di tali opere, io credo util cosa dar qui qualche cenno di talune di esse, che sono tutt'ora inedite e poco conosciute, e che sono state da me principalmente adoperate nelle narrazioni che seguono. Così il lettore potrà di per sè apprezzare il valore storico di ciascuna ed io non sarò obbligato a descrivere particolarmente qualunque manoscritto tutte le volte che mi occorrerà allegarne la testimonianza.

Esse dunque, disposte per ordine alfabetico, sono le seguenti:

I. Anonimo. “Racconto della sollevazione di Napoli accaduta nel 1647, distribuito a Giornali, sino al tempo che furono introdotti gli spagnuoli, incominciando dal 7 luglio 1647 e finisce al 6 aprile 1648. Dippiù si aggiungono altri successi derivati dalla stessa sollevazione, che durano fino all'anno 1655, 3 giugno.„

Con questo titolo o altro simile nelle pubbliche e private biblioteche si trovano molte copie manoscritte di un Diario della rivoluzione del 1647 e delle sue conseguenze. Esse cominciano con le parole: Dovendo far racconto di alcuni particolari accaduti: e sono più o meno estese o complete, quali con addizioni, quali senza. Per la maggior parte non hanno alcun nome di autore, ma soltanto qualcuna con manifesto arbitrio del copista erroneamente nel frontespizio è stata attribuita a Giuseppe Donzelli, l'autore dell'opera sullo stesso argomento, stampata col titolo: Partenope liberata. Questo Racconto o diario, secondochè ho potuto rilevare da un manoscritto originale che m'è capitato fra le mani, procede da tre compilazioni diverse. La prima è opera di un tal Marino Verde, prete di S. Antimo[1] che, a quanto rilevo dal detto manoscritto, non dovette protrarre il suo lavoro oltre il 27 febbraio 1648. Venuto poscia questo nelle mani del nostro benemerito d. Camillo Tutini, fu da lui corretto, interpolato ed accresciuto con moltissime giunte, e prolungato forse fino a' 6 aprile del 1648. Dico forse, perchè il manoscritto da me posseduto è monco della fine e s'arresta al racconto de' fatti di quel giorno. Da una postilla di carattere dello stesso Verde ho rilevato il nome dell'autore e l'epoca in cui egli scrisse, che fu tra il 1651 ed il 1652. Dopo del 1655 un ignoto amatore di patrie memorie rescrisse l'opera del Verde; ma, o perchè il manoscritto che ebbe era mancante, o perchè gli parve troppo diffuso per i tempi posteriori al 4 ottobre 1647, o per altre particolari ragioni, forse anche di parte, che io non saprei ora affermare, da quel giorno in poi lasciò il racconto del Verde, e proseguì la storia con trascrivere il manoscritto di Aniello della Porta, di cui più innanzi parlerò, riducendone la narrazione a giornali e modificandone spesso i giudizi. Così parecchie copie del Racconto giungono fino al 1655. Il Ms. originate, corretto e continuato dal Tutini, che io posseggo, è in fol. non cartolato.

Tanto il Verde quanto il Tutini sono nella loro compilazione apertamente avversi agli Spagnuoli, ma non a' nobili, ed in molte circostanze si dimostrano non amici del duca di Guisa. Contuttociò, se il giudizio è alquanto passionato, i fatti però sono sempre esposti con verità ed esattezza. “Devesi render sicuro il lettore„ afferma il Verde, “che quanto si narra in questo racconto, con sincerità e fede viene da me riferito, poichè a gran parte di quello occorse fui presente, e con grande esattezza da me osservato, in altre raccolsi da persone di autorità veritiere relazioni, e, per narrare ogni minuzia, notai giorno per giorno tutti li successi, dando campo con questi Diurnali a pellegrini ingegni di tessere una formata storia e veritiera„. Oltre a ciò, nel margine del manoscritto originale il Tutini rettifica o cangia le cose che da lui, per maggior diligenza, erano state trovate false o poco esatte. In somma questo Diario è un bellissimo riscontro di quello del Capecelatro, pubblicato dal principe di Belmonte nel 1850, poichè comunque l'uno fosse di un partito diverso dall'altro, pure nessuno altera i fatti, ed ambedue si spiegano e si completano a vicenda. Esso è specialmente singolare per le minute e particolarizzate narrazioni delle fazioni di guerra combattute tra gli Spagnuoli e i popolani nel mese di ottobre 1647, che il Capecelatro nel suo Diario con dispiacere protesta di omettere, non avendo per la sua lontananza da Napoli potuto averne diretta notizia (V: Diario t. II. p. 15). Una copia quasi sincrona di questo Ms. secondo la redazione del Verde, ma che finisce ai 4 ottobre 1647, conservavasi dall'egregio abate d. Vincenzo Cuomo, ed ora trovasi nella Biblioteca Municipale di Napoli, segnata nel Catalogo dei Ms. 20-3-2.

II. Anonimo. Racconto della sollevazione di Napoli del 1647. Ms. senza titolo del 1760, di c. 206 in 4.º presso di me. Comincia: 1631 Dal governo del signor Co. di Monterey, ecc. e finisce nel 1649 colle parole: l'avesse il vicerè fatto morire. Seguono indi due Note, una dei Napoletani venuti in Napoli con l'armata francese nel 1648, e l'altra dei Capipopolo che furono in Napoli durante la rivoluzione. Si aggiungono in ultimo fatti del 1648 e 1649. Questo Diario, di cui non si conosce l'autore, certamente contemporaneo, ci dà parecchie notizie o circostanze che non si trovano in altri scrittori dello stesso avvenimento. È scritto però senz'ordine e confusamente, secondochè i fatti all'autore venivano in mente, e vi sono aggiunte in margine, o interpolate nel testo, parecchie note ricavate dalla Partenope liberata del Donzelli. Puranche ne esistono parecchi esemplari.

III. Campanile Giuseppe. Diario di Giuseppe Campanile circa la sollevazione della plebe di Napoli degli anni 1647-1648, con addizioni d'Innocenzo Fuidoro. Ms. in fol. di carte scritte n. 82 presso di me. Dopo un breve discorso del Fuidoro, Alla Posterità, comincia: Successo al governo di questo regno.... e finisce; pietra fondamentale della sua santa fede, S. Pietro apostolo. Sotto il nome del Fuidoro si nasconde Vincenzo d'Onofrio, che avendo trovato il manoscritto del Campanile, noto genealogista del secolo XVII, con molte lacune o carte lasciate in bianco, — manoscritto già dallo stesso Campanile dato al Marchese di Montesilvano, — si prese cura di trascriverlo fedelmente ed aggiungere quelle notizie, che, come testimone anch'egli di veduta, conosceva circa gli avvenimenti dal medesimo Campanile narrati. L'opera è piena di aneddoti e scritta con sufficiente giudizio ed imparzialità.

IV. Della Monica Tizio. Historia della rivoluzione di Napoli dell'anno 1647 del dottor Tizio della Monica. Ms. autografo in fol. di c. scritte 663 presso di me. Comincia, dopo la dedica all'arciduca Leopoldo d'Austria ed un discorso ai lettori: Stando a diporto in una mia collinosa vignetta... e finisce nel maggio 1650 con le parole: Vicerè havemo in Napoli de la giustizia è per tutti, nemico della nobiltà. L'autore, come rilevasi da molti luoghi del libro, intervenne spesso alle cose che giorno per giorno notava in uno stile assai rozzo e sconnesso, ed è minuto ed imparziale nel racconto. Abitava nel borgo dei Vergini.

V. Della Porta Aniello. Causa di stravaganze ovvero Compendio historico delli rumori e sollevazioni e dei successi nella città e regno di Napoli dai 7 gennaio 1647 sino a giugno 1655 opera del dottor Aniello della Porta divisa in 4 parti. Il Ms. da me posseduto è legato in tre vol. in 4.º — Molte copie esistono di questa opera che già fu ampiamente descritta dal ch. Minieri-Riccio nel Catalogo dei Mss. della sua biblioteca P. I, n. 4, p. 9-2d. L'autore di essa, del quale il Minieri non si occupa, era un forense ed aveva un fratello che serviva, come capitano riformato, il cattolico padrone del quale egli, lo storico, si dichiara coll'animo devoto vassallo. Abitava dietro la porta piccola di S. Domenico Soriano, e soffrì parecchi danni dalla parte del popolo. Difende quindi spesso gli Spagnuoli ed il Duca d'Arcos dalle accuse de' popolari.

Il Ms. è specialmente curioso per le composizioni poetiche dettate in quel tempo e dal Della Porta trascritte nella sua opera.

VI. Fuidoro Innocenzo (d'Onofrio Vincenzo). Successi raccolti della sollevazione di Napoli dalli 7 Luglio 1647 fino alli 6 Aprile 1648 per Innocenzo Fuidoro. Il manoscritto in fol. di carte 270 con figure rappresentanti vari personaggi dell'epoca inserite nel libro, trovasi nella Biblioteca del Grande Archivio di Napoli. Comincia: “Dal Governo del Conte di Monterey, ecc. e finisce: della quale (cattolica e santa Fede), l'augusta e religiosissima Casa d'Austria vive e viverà sempre fino alla fine del mondo, gloriosissima difenditrice„.

Scrisse pure un secondo volume, nel quale continuò il racconto fino al 1653 e lo intitolò: Successi storici raccolti del Governo del Conte d'Ognatte, vicerè di Napoli, dal mese di aprile 1648 per tutto il 20 novembre 1653, che successe al governo di questo regno il Conte di Castrillo. Un esemplare di questo secondo volume dello stesso carattere del primo conservato nell'Archivio di Stato, ed anche con figure, trovasi nella Biblioteca del Principe di Fondi in Napoli, ed un altro dello stesso secolo XVII senza figure di c. 464 in fol. conservasi nella Biblioteca Nazionale ed è segnato X-B-45.

VII. Pollio d. Giuseppe. Historia del Regno di Napoli, Revolutione dell'anno 1647 insino al 1648, scritta dal R. d. Giuseppe Pollio, napolitano. Ms. probabilmente autografo, certo originale, di carte scritte n. 329, che conservasi nella Biblioteca Nazionale di Napoli, (X-B-7). Comincia: Son leggi infallibili, e del testo evangelico.... Finisce: 21 Giovedì (Giugno 1648); s'intende che fosse differenza a S. Severino; e poi nell'altra carta: FINE DELL'ULTIMA IMPRESSIONE?

Devesi però avvertire che l'opera realmente nel f. 327 arriva al 19 novembre 1648, e che se finisce col 21 giugno ciò provenne da un errore di chi legò il libro; il quale, essendo le carte in origine non numerate, introdusse molta confusione nei quaderni di esso, e malamente pose in ultimo un foglio che andava collocato prima. Si noti pure che il racconto in molte parti è duplicato, ripetendosi di nuovo con poche varianti quel che si era già scritto altrove; il che spiega la dicitura dell'ultima carta, che accenna ad una seconda recensione dell'opera.

Alcune notizie intorno alla vita ed all'opera del Pollio, oltre quelle assai scarse che si ricavano dalla stessa narrazione di lui, per fortuna ci sono state tramandate da Giuseppe Campanile, nel Diario di cui sopra ho parlato. Secondo questo scrittore, il Pollio abitava nella strada degli Armieri, e nel gennaio del 1648 servì per cappellano al Duca di Tursi, che, preso prigioniero dal popolo, fu per qualche tempo trattenuto nella casa del dottor Marco Maresca, posta in quella via. Dopo la quiete del regno, il Pollio, con la protezione del detto Duca di Tursi, ottenne un canonicato nella cattedrale di Lucera; ma, avendo avuto contesa con quel vescovo, volle andare in Ispagna per rinunciare il beneficio nelle mani del Re. N'ebbe in cambio una pensione in Sicilia di annui scudi 200, e fu nominato cappellano del conte d'Ayala, vicerè di quel Regno. Poscia tornato da colà, essendo stabilite ed assentate le cedule della sua nomina, se ne morì in Sicilia, verso il 1660[2]. Il Campanile ci attesta avere il Pollio scritto in un grosso volume i Successi del Regno nel 1647-48, i quali venduti dopo la sua morte dal fratello ad un libraio chiamato Donadio Pellegrino, furono da costui donati al reggente D. Felice Ulloa che se li portò in Ispagna. Lo stesso Campanile afferma pure aver avuto in sorte di tenere in poter suo parte dell'originale borro di questi Diarii, a lui data dal medesimo libraio, e questo probabilmente è lo stesso esemplare che ora trovasi nella Biblioteca Nazionale.

Il libro del Pollio, comunque scritto assai goffamente, è importante per gli aneddoti e per talune circostanze che non si ricordano da altri scrittori contemporanei, e che egli, come sacerdote, come compare dell'Eletto del popolo, e come abitante di quella parte della Città ov'era il focolare della sollevazione, poteva facilmente e meglio degli altri conoscere. Egli protesta narrare le cose con verità o per aver visto coi propri occhi, o per averle intese da persone degne di fede. E difatti l'ingenuità e la schiettezza del racconto ne dimostrano la sincerità, ed il Campanile stesso, suo contemporaneo, ci assicura aver trovato assai confronto di verità in moltissime cose.

VIII. Oltre le storie del Tarsia, del Buragna e dell'Eguia, già pubblicate per le stampe, esistono parecchie altre relazioni di questi avvenimenti scritte da spagnuoli, o in lingua spagnuola, che sono tuttora inedite. Una raccolta di esse fatta in un volume intitolato: Relaciones de los tumultos dela ciudad de Napoles desde el año 1647 hasta el 1648, di carattere del tempo e di c. scritte n. 185, conservasi presso di me. Sono alcune lettere di un gentiluomo della viceregina e di un d. Michele de Miranda, provveditore dell'armata e dei castelli di Napoli, indirizzate a Spagna, con altre scritture sull'argomento. — Ricordo pure un altro Ms. intitolato: Napoles confuso brebe relacion de todos los marahilosos accidentes que an sucedido en la Ciudad de Napoles en todo el Reijno desde el primer dia que fue a los 7 de Julio 1647 hasta los 6 de Abril 1648. — Dia por dia ij ora por ora sin apartarse jamas él hautor dela berdad ciégo dela Passion. Ms. in 12º di c. scritte n. 243 ed altre poche non numerate o bianche. È rilegato in pelle con tagli e fregi dorati. — L'autore presentò il libro al Duca d'Arcos per aver la grazia della stampa. Il vicerè lo passò al Visitatore generale, al Segretario Lusia ed al giudice Navarrete; i quali, esaminatolo, diedero la loro approvazione, ma ne rimisero la stampa alla fine della Rivoluzione. Il Ms. conservasi nella Biblioteca Nazionale ed è segnato XV-F.-92.

Simili relazioni si trovano pure in un vol. Ms. già posseduto dal lodato d. Vincenzo Cuomo, ed ora conservato nella Biblioteca Municipale, intitolato: Miscellanea diversa, Tomo primo di c. 412, oltre le non numerate. In esso si contengono parecchie scritture di diverso carattere ma tutte del secolo XVII, che appartengono alla storia del reame di Napoli nel 1647-48. Quattro sono scritte in spagnuolo. La prima, che e la più lunga (f. 266-321) e tratta degli avvenimenti dal 7 luglio 1647 fino al febbraio 1648, è quel Diario o Relazione, di cui si servì, come dal confronto ho rilevato, d. Francesco de Eguia Beaumont nei suoi Varios discursos sobre la revolucion de Napoles. Le altre tre scritture (f. 322-346) riguardano l'entrata degli spagnuoli nel 6 aprile 1648.

IX. Simonetti Tarquinio. Storia della rivoluzione di Napoli dell'anno 1647 scritta dal dottor Tarquinio Simonetti napolitano. Ms. di c. 515 in 8º nella Biblioteca Nazionale (XV, E, 49). Comincia: A tempo che Roboam... Finisce: ... in suo luogo ha pigliato possesso per interim il regente Zufia, Giovedi 22 di detto mese di settembre 1650. L'autore contemporaneo è presente ai fatti fino ai 17 ottobre 1647, quando, come egli stesso nota, con sua moglie Vittoria Califano se ne andò al feudo in casa sua e la sera a Benevento. La moglie aveva una casa alla Selleria nel fondaco della Zecca dei panni.

Tralascio qualche altro Ms. di breve mole, di cui, occorrendo, farò menzione nelle note.

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Alle opere sopra indicate, per la connessione che i due fatti hanno tra loro, bisogna aggiungere quelle che trattano dei tumulti accaduti nella partenza del Duca di Ossuna da Napoli e notano la parte che in essi ebbe il Genoino, poscia ispiratore e consultore principale di Masaniello. Questi fatti sono specificatamente ed accuratamente narrati dallo Zazzera scrittore contemporaneo, nei Giornali del governo del duca d'Ossuna, 1616-1620; libro di cui esistono moltissime copie Mss. e che fu pubblicato dal Palermo nel vol. IX dell'Archivio storico italiano del Vieusseux, ma monco delle notizie che gli parvero frivolissime e personali, o contro il buon costume. Altre opere speciali sullo stesso argomento sono: l'Ossuniana conjuratio, qua Petrus Giron Ossunae dux regnum neapolitanum sibi desponderat, cum relatione stratagematis, quo card. Borgia designatus Duci successor in eam provinciam sibi aditum et successionem fecit, di un tal Tortoletti, stampata in Venezia nel 1623 e nel 1625 in 4º, ed i Conatus irriti Ossunae ducis, ne a regimine regni neap. amoveretur, liber unus, auctore Horatio Feltrio, viro patritio, operetta scritta nel 1625, e non mai pubblicata. Oltre a questo, ed all'opuscolo intitolato: Neapolis liberata, Discursus juridicus politicus adversus Julium Genuinum, populi pro-electum, ejus asseclas complices et fautores super seditionibus et tumultibus ab eis Neapoli commotis 1620, che è un'allegazione giuridica di poco o nessun valore storico. Possono anche utilmente consultarsi, i Diurnali di Scipione Guerra, recentemente per la prima volta dati alle stampe dalla Società Napolitana di Storia Patria per cura dell'egregio Marchese de Montemayor; il Parrino nel suo noto Teatro eroico politico de' Governi de' Vicerè di Napoli (dal quale copia il Giannone nella sua Storia Civile), ed il Leti nella Vita di d. Pietro Giron duca di Ossuna, Amsterdam 1699, t. 3 n. 12.

Ma principalmente importante sul proposito è una Raccolta di relazioni, lettere e documenti diversi, intorno ai fatti di quel tempo, che, meno qualche scrittura stampata con lo Zazzera, si conserva tuttora inedita. Essa è opera di not. Giovan Berardino Giuliani, o de Juliani, che fu poscia Segretario della Piazza del Popolo, ed autore della Descrizione dell'apparato fatto nella festa di San Giovanni del 1631, e di un Trattato del Monte Vesuvio e de' suoi incendii del 1632. Egli inoltre vi appose molte postille ed annotazioni illustrative. La Raccolta è variamente intitolata. Un esemplare, che a me sembra l'originale del Giuliani, e che si conserva nella Biblioteca Nazionale (X-C-10) porta il seguente titolo: Historia veridica delle cose notabili successe nel regno di Napoli e nella Corte di Spagna sotto i governi del duca di Ossuna e dei Cardinali Borgia e Zapata e del Vicerè duca d'Alba etc. dall'anno 1617 all'anno 1624, coi documenti autentici dei fatti occorsi; registrati da me Giovan Bernardino de Juliani, segretario del fidelissimo Popolo di Napoli. Il Ms. è di carte 479 e finisce con una fede stampata di notar Romano del 9 giugno 1624 sulle cariche avute e lodevolmente esercitate dal Giuliani. Un altro esemplare pur anco originale e che inoltre ha le postille autografe dell'autore, ma mancante della fine, si conserva da me, ed è intitolato: Cose varie e curiose raccolte da notar Giovan Bernardino de Giuliani de Napoli, nelle quali particolarmente si ha notizia di quanto con verità passò in Napoli al tempo del Duca di Ossuna et alla fine di esso nell'anno 1620, et di quello, che succedè all'uscir di detto duca di Napoli, et alla Corte et altre cose curiose.

Inoltre, qualche mezzo secolo dopo del Giuliani, un benemerito cultore delle patrie memorie riunì in una sola opera tatto quello che potette raccogliere intorno al governo del Duca di Ossuna e di alcuni Vicerè suoi successori, sino al 1624, ed intitolò questa raccolta: Successi del duca di Ossuna. Egli distribuì la materia in 5 volumi, nel primo dei quali rescrisse lo Zazzera, e nel 2º, 3º e 4º riunì la compilazione del Giuliani e vi aggiunse altre cose che sull'argomento a lui riuscì di trovare. Il raccoglitore ebbe l'opportunità di avere tra le mani alcune scritture autografe del Genoino che erano restate presso i suoi nipoti, e ne trascrisse nel suo libro le più notevoli.

Giova a tal proposito notare, come nel Diario di Giuseppe Campanile, del quale sopra feci parola, si accenna a queste scritture del Genoino, e si dice che “tra di esse vi erano varie composizioni manoscritte dell'Historia di Napoli, opera assai faticata da esso in più anni et altre materie notabili a favore del popolo: tutti i biglietti inviatigli dal duca di Arcos in questo tempo (1647) et altri scritti legali„. Campanile Diario f. 25 v.

Il Genoino stesso in una sua Apologia all'abbate Torrese per haverli contradetto l'ingresso e luogo acquistato con una lunga età nell'Almo Collegio de' Dottori, scrittura che si trova al f. 432 mihi del vol. III della cennata Raccolta, compendiando i fatti della sua vita, conchiude così: “se si trova che alcuno falso historiatore o altro avesse scritto per historia l'opera del Duca et mia il fatto in altro modo di quanto ho detto, tutti hanno mentito et mentono, come falsi, et così farò constatare per pubbliche scritture in un'Apologia quale darò in luce (f. 437).„ Ma quest'Apologia o non fu scritta o andò perduta.

Molte copie di questa Raccolta dei Successi del duca di Ossuna fatta verso il 1670, le quali appartengono ad epoche ed a mani diverse, esistono nelle pubbliche e private biblioteche, e sono state da me consultate. Nella Biblioteca Nazionale se ne ritrovano del secondo (X.-B,-4), del terzo (X-B,-5) e del quarto volume (X-B,-32). Io ne conservo una del solo terzo, scritta verso la fine del secolo XVII.

Allorchè mi occorrerà indicare le scritture di cui mi sono servito nella narrazione che segue, io le citerò, secondo i Mss. da me posseduti, col titolo di: Giuliani, Cose varie, e di Successi varii t. III.

La casa e la famiglia di Masaniello

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