Читать книгу Il Volto della Paura - Блейк Пирс - Страница 11
CAPITOLO OTTO
ОглавлениеLui la vide dall’altra parte della strada.
Lei non lo conosceva, e lui non conosceva lei. Non di persona. Ma ne sapeva abbastanza.
L’aveva osservata, e aveva scoperto cose su di lei di cui altri non erano a conoscenza. Sapeva dove viveva, da sola in un pianterreno di un palazzo in centro. Sapeva che lavorava part-time in un negozio a tre isolati di distanza, per mantenersi durante gli studi. Sapeva che ci aveva messo un po’ a trovare se stessa e capire cosa desiderasse fare della sua vita.
Sapeva che aveva un tatuaggio sull’avambraccio destro, e che aveva i capelli tinti. Aveva visto la sua collezione di bigiotteria sfoggiata un giorno dopo l’altro, e sapeva che le piaceva cambiare look ogni volta che usciva. Sapeva che usciva di casa alle 8:32 precise nei giorni in cui doveva andare a lavorare, perché la ragazza aveva stabilito nei minimi dettagli il suo tragitto. Sapeva che avrebbe preso un caffè lungo la strada, pre-ordinato tramite un’app per evitare la fila, e che si sarebbe recata nella stanza sul retro per indossare la divisa prima di andare a servire i clienti.
Sapeva quando finiva il suo turno, e la strada che prendeva per tornare a casa.
Sapeva che doveva morire.
Riusciva a stento a sopportare la sua vista, ma sapeva di dover guardare. Di dover osservare. Picchiettò distrattamente sullo schermo del suo cellulare, come se fosse completamente preso dai contenuti del dispositivo, guardandola attraverso gli occhiali da sole che celavano i suoi occhi. Studiava la routine della ragazza ormai da diversi giorni, e sapeva che sarebbe passata da qui. Questa panchina, collocata in posizione perfetta per tenerla sotto controllo.
Il mondo sarebbe stato un posto più sicuro dopo la sua morte. Quello era decisamente chiaro per lui.
La vide passare, esattamente in orario, e uscire dal suo campo visivo. Non aveva importanza. Sapeva esattamente dove stava andando. Lentamente, come se avesse tutto il tempo del mondo, si alzò dalla panchina e iniziò a camminare lungo il marciapiede nella stessa direzione in cui si era incamminata lei.
Il sabato faceva doppio turno. Si stava pagando gli studi, e aveva bisogno di soldi. Aveva senso, perché non c’erano lezioni da frequentare di domenica mattina. I suoi colleghi erano tutti felicissimi di non dover lavorare di sabato, o quantomeno di non dover lavorare così tanto come avrebbero dovuto fare se lei non avesse svolto il doppio turno. Era una soluzione che andava bene a tutti.
Soprattutto andava bene a lui, perché una volta uscita dal lavoro per tornare a casa, sarebbe stato buio. Lui sarebbe stato nascosto. Non l’avrebbe mai visto avvicinarsi.
La seguì da lontano fino a quando non raggiunse il negozio, dando un’occhiata all’interno fino a quando non la vide uscire dalla sala del personale. Bene. Andò via. Non aveva senso restare. Lei era lì dove lui voleva che fosse, e quello significava che stava andando tutto secondo i piani.
Ribolliva dalla rabbia quando pensava a lei, al fatto che fosse ancora viva. Non ne aveva il diritto. Non avrebbe dovuto azzardarsi a mettere tutti in pericolo come aveva fatto. Come faceva a non capire, a non sapere?
Stava studiando per diventare un’insegnante. Quella era la cosa più ridicola di tutte: immaginare che a una come lei venisse concesso di badare a dei bambini. Che le venisse affidata la loro educazione, permettendole di prendersene cura. Una posizione di fiducia del genere a una persona come lei.
Il mondo sarebbe stato decisamente migliore senza di lei.
Per il momento, non c’era niente da fare a parte attendere. Aveva fatto le sue ricerche, e gli piaceva trascorrere il tempo libero a guardare le persone, a scovare il male che avrebbe messo in pericolo tutti se lui non avesse fatto niente. Aveva un sacco di faccende con cui occupare la sua giornata.
E quella sera, lui sarebbe stato lì per lei. In osservazione. In attesa. Pronto a liberare il mondo dai suoi peccati.