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SCENA II.

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MANLIO, LUCIANO, GIULIA.

Luciano

(che guardava da quella parte, vedendo Giulia, tira per la giacca Manlio per farlo tacere, e, timidamente, rispettosamente, s'inchina) Signora....

Manlio

(voltandosi sùbito, striscia una riverenza con vivacità) I nostri ossequi, Signora Artunni.

Giulia

(salutando con un cenno del capo) Desiderano?

Manlio

Lei, naturalmente, non ha riconosciuto che l'insigne benchè venticinquenne dottor Luciano Marnieri. (A lui:) Ringrazia quando ti do dell'insigne. (A Giulia:) Egli è stato per un anno l'occhio destro del professore suo marito, e quindi lei ha avuto per un anno il fastidio di vederselo fra i piedi. Ma sono sicuro che di questo chiacchierone (accennando a sè stesso) che la sta importunando, lei non ricorda nè il nome, nè la fisonomia.

Giulia

(seria) La fisonomia, sì; ma mi perdonerà: non ho in mente i nomi di tutti gli allievi di mio marito.

Manlio

(presentandosi) Manlio Ardenzi, di professione laureando in medicina. Laureando da parecchi anni, e, credo, per tutta la vita.

Luciano

Non infastidire la signora con le tue celie. Dille invece lo scopo della nostra venuta.

Manlio

E parla tu. Chi te lo impedisce?

Luciano

(redarguendolo con cortesia) Manlio, ti prego!...

Manlio

Già, è inutile: l'oratore della situazione sono io. E la signora mi permetterà un po' di buonumore, perchè oggi ha da essere una giornata di festa per noi. Lei avrà bell'e capito, signora, che noi siamo qui... per essere ricevuti dal professore. E non si è in pochi, sa. Noi due formiamo il drappello d'avanguardia. Il grosso dell'esercito... sta lì, a pascolare, e aspetta i nostri cenni per dar l'assalto al castello. Il nostro primo progetto era di giungere tutti all'impensata. Ma poi è prevalso il parere dei più prudenti. Si è detto: «In fondo, il professore è in campagna con sua moglie per non essere disturbato e per godersi con lei questa bella primavera: noi quindi non dobbiamo commettere troppe indiscrezioni». E non creda che io scherzi, adesso. Oh no! Le dico sul serio che tra noi discepoli del professor Artunni l'adorazione ch'egli le tributa è proverbiale. E anzi, veda, proprio questa adorazione, che lui tiene a dissimulare come un giovanettino timido dissimula il suo primo amore, ha sempre dato a quell'uomo, così austero nella scienza, delle gentili sfumature d'ingenuità che più ce lo hanno reso caro. (Celiando di nuovo un po', con effusione cordiale) Tutto questo sta bene. Ma l'adorazione per sua moglie non deve toglierlo a noi. Ah, egli ci ha abbandonati? Ha voluto lasciare la cattedra? Ha voluto lasciare i suoi pupilli, come lui stesso ci chiamava, per venire qui, in campagna, a fare.... A fare che cosa? Il Cincinnato?... Altro che Cincinnato, sa!...

Luciano

(severamente) Manlio!

Manlio

E no: fammi dire. È meglio ch'io mi sfoghi prima del ricevimento ufficiale. E poi, visto che ho il piacere di parlare con la signora, ne approfitto per ottenere il suo appoggio. (A Giulia, con serietà:) Certo, una donna che ha così nobili sentimenti sarebbe addolorata come noi se suo marito si sottraesse davvero alla missione che l'ingegno gli ha assegnata. Non ho ragione, signora Artunni, di sperare che lei ci aiuterà a farlo tornare in mezzo a noi?

Giulia

(ha ascoltato con gran pena le parole scherzose e le buone parole espansive, stando con le spalle quasi voltate a Manlio e a Luciano come per un ritegno della sua commozione; e finalmente, a questa domanda, si decide a rompere il suo silenzio.) Vedo bene che lei e i suoi compagni non sanno ancora nulla.

Luciano

(notandone l'espressione triste) Di che?!

Manlio

Lei ci impensierisce.

Giulia

Il povero Raimondo è così ammalato che, se pure volesse, non potrebbe più tornare tra loro.

Luciano

(a un tratto diventa pallidissimo.)

Manlio

(inquieto) Ammalato da quando?

Giulia

Chi lo sa! Per molto tempo egli ha nascosta a tutti la sua malattia. La nascondeva anche a me. Credo anzi che per nasconderla a me si affaticava a nasconderla agli altri. Solo l'anno passato, poco prima di prendere la decisione di ritirarsi in questa nostra vecchia casa di campagna, mi rivelò di essere in balìa di una tisi inguaribile. Ricorderanno che per più d'un mese non uscì di casa. Quando loro venivano a trovarlo, egli si sforzava di sembrare gaio, sereno. E se qualcuno notava il suo deperimento, egli si affrettava ad assicurare che era un deperimento causato da un eccesso di lavoro. Ma precisamente dopo quel periodo egli rinunciò a celarmi la verità. Ed ora mi ripete ogni giorno che non c'è nessuna speranza di salvezza.

Luciano

(ha un brivido visibile, una contrazione nel volto.)

(Breve silenzio.)

Manlio

Ma non è improbabile che un po' di esagerazione ci sia in tutto ciò. Lei gli è così attaccata che esagera senza volerlo, ovvero non fa la tara alle esagerazioni di lui. Ed egli... sì, è un grande medico, ma è pure un uomo nervoso, suggestionabile.... Può egli avere la sua consueta percezione trattandosi di sè stesso?

Giulia

Si esamina e si studia con una esattezza che atterrisce.

Manlio

Ma la calma necessaria per curarsi....

Giulia

Il desiderio intenso di prolungare la vita vale in lui molto più della calma.

Manlio

Nondimeno, si dovrebbero invitare degli altri medici autorevoli.... Si dovrebbe tenere un consulto.... Non so.... Qualche cosa bisogna fare. Non è così, Luciano?.. Qualche cosa bisogna fare!

Luciano

(col corpo come impietrito, le labbra livide, non può profferire una sillaba.)

Giulia

Ho tanto insistito!

Manlio

Noi gli imporremo di ascoltare i consigli dei suoi colleghi migliori.

Giulia

Vedranno che non vorrà, dicendo che oramai è inutile.

Manlio

Ma tu ci pensi, Luciano? Tu ci pensi?... E noi che venivamo qui allegramente per tempestarlo di preghiere, di rimproveri e di entusiasmo e per levarlo in trionfo sulle nostre braccia!... (A Giulia:) E dica, dica in cortesia, signora: potrà egli riceverci? Noi, s'intende, vorremmo ossequiarlo, vorremmo almeno vederlo; ma se lei teme, se lei non lo crede opportuno....

Giulia

Io suppongo che riceverà volentieri i suoi buoni discepoli. La loro visita gioverà, se non altro, al suo morale.

Manlio

È a letto?

Giulia

In questo momento riposa, perchè nella notte non ha avuto requie. Ma, di solito, o è lì rinchiuso nel suo studio a lavorare o è in giro per la casa, attivo, agitato, vibrante, in una sovraeccitazione continua, e mostra tale una vigoria che a vederlo e a parlare con lui non è possibile credere alla gravità del suo stato. È un fenomeno strano.

Manlio

Io sostengo che, se egli dispone di tanta vitalità, il caso non è così disperato come asserisce lui.

Giulia

Che vuole che le dica!...

Manlio

Allora, senta, noi andiamo ad avvertire i compagni. Oh, che schianto ne avranno!... E fra mezz'ora, saremo qui tutti. Poi, se non potremo vederlo subito, aspetteremo ancora, o ce ne andremo per ritornare più tardi.... Insomma, quando ci avrà annunziati, deciderà lei stessa. Noi ci mettiamo completamente a sua disposizione, e lei deve figurarsi di avere in noi... oso dire... dei fratelli, ecco.

Giulia

Grazie, ne sono persuasa.

Manlio

Vada, vada. Potrebbe essersi svegliato.

Giulia

No. Se si fosse svegliato, certamente mi avrebbe fatta chiamare. (Accomiatandosi) Permettano.

Manlio

A ben presto, dunque.

Luciano

(senza guardarla e senza poter pronunziare un saluto, s'inchina.)

Giulia

(esce a sinistra, aprendo e richiudendo la porta, cautamente.)

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