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ATTO PRIMO
SCENA II

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Don Fiorenzo

(all'istante, comparisce e si arresta sulla soglia con gioiosa meraviglia.) Cos'è quest'assembramento in casa mia?!

(Tutti si voltano con un moto di straordinaria sorpresa. – I poverelli restano a bocca aperta. – Il Dottor Finizio, guardando Sebastiano, che è lì intontito e irritato, piega le braccia e tentenna il capo. – Annita, discretamente, si ritrae, quasi nascondendosi. – Barbarello ride come uno di quei fantocci meccanici a cui il ventriloquo presta i suoi rumori fonici.)

Don Fiorenzo

Ebbene?

Sebastiano

Che il diavolo ti porti! Mi hai fatto avere una paura…!

Il Dottor Finizio

Il signor Sebastiano aveva scorto in un solco del burrone nientemeno che il vostro cadavere.

Don Fiorenzo

(scoppiando in una risata) Ah, ah, ah! Questa è graziosa davvero! (A Sebastiano) Come ti è venuta un'idea così balzana?

Il Dottor Finizio

(in tono declamatorio e buffonesco) Due maggio, millenovecento e otto, morte e resurrezione di San Fiorenzo Barsi da Napoli!

Sebastiano

Ma, perdiancine!, dove ti eri cacciato?.. Da che abiti accanto a me, è la prima volta che ti sei permesso di uscire senza avvertirmi.

Don Fiorenzo

Perchè è la prima volta che ero aspettato da una persona che mi è più cara di te.

Sebastiano

Cioè? Cioè?

Don Fiorenzo

(tornando sulla soglia e parlando verso le scale) Qui, qui, al primo piano! Perchè non sali?

Giulio

(di giù) Eh! Giungo adesso. Ti vado correndo dietro, ma tu galoppi come un capriolo per queste balze!

Don Fiorenzo

Lascia lì le valige. Provvederemo poi.

Sebastiano

(raccapezzandosi) Che sia tuo fratello?!

(Si scorge Giulio sul pianerottolo.)

Don Fiorenzo

(presentandolo con commossa festosità) Proprio lui, venuto fresco fresco da Buenos-Aires! Non lo vedevo dalla bellezza di ventiquattro anni, perchè, ohè!, non meno di tanti ne son passati da che la buon'anima di zio Raffaele se lo portò laggiù per allevarselo nella bambagia. Converrai che non c'è troppo da meravigliarsi se ti ho trascurato. Iersera, quando ti eri già rinchiuso in casa, mi giunse un espresso con cui questo galantuomo, ex abrupto mi annunziava da Napoli la sua visita e mi indicava per stamane l'ora del suo arrivo a Castellammare. Fu tale la sorpresa e fu tale la gioia che io credetti di ammattire. Farneticavo come un ubbriaco di champagne, e per la baldoria che faceva il mio cervello… dimenticai perfino le orazioni della sera! Stanotte, poi, naturalmente, ho dormito con un occhio solo. Mi sono levato prima dell'alba, ho chiamato Barbarello per affidargli la pulizia della casa, e via, a rompicollo, per la strada di Pimonte.

Sebastiano

A piedi sei sceso?!

Don Fiorenzo

A piedi, s'intende. Se no, come avrei possedute le cinque lirette per tornare in carrozza col fratello americano? Per lo più, quando ho cinque lire in saccoccia, non ne ho mica dieci. Io non sono un grasso borghese come te! – Mio caro Giulio, ti presento nel signor Sebastiano Minucci il mio padrone di casa e anche un formidabile mio avversario, perchè egli è di professione ateo.

Sebastiano

(burbero) E me ne vanto! Non sono merlo, io, per certe panie!

Giulio

Stringiamoci la mano, signor Minucci. Noi c'intenderemo perfettamente.

Don Fiorenzo

E un altro mio avversario te lo presento nel nostro giovane e benemerito Dottor Finizio, scienziato all'ultima moda.

Giulio

Sono lieto, Dottore… (Stringe la mano anche a lui.)

Don Fiorenzo

(continuando) Ma, in fondo, è un avversario più accomodante, più remissivo… La scienza è un fanciullo terribile, che poi, quando si trova all'oscuro, si mette a piangere e chiede aiuto.

Il Dottor Finizio

A chi?

Don Fiorenzo

(con scherzosa modestia) Io non lo so.

Il Dottor Finizio

Sì sì: illudetevi, voi!

Don Fiorenzo

(indicando la piccola folla) E costoro, fratello mio, sono i miei creditori… i miei poverelli del sabato… (Scorgendo Annita, s'interrompe)… No… Veramente, non tutti. Quella signorina lì non è certo una poverella… E la vedo per la prima volta…

Annita

(timidissima) Son giunta appena ieri, quassù… Ci son venuta… perchè i medici mi hanno consigliata quest'aria…

Don Fiorenzo

(guardandola, ne è stranamente colpito, ma dissimula.) Ed io in che posso servirla, signorina?

Annita

(confondendosi) Desideravo… di conoscerla… e anche desideravo di parlarle. Ma forse ora…

Don Fiorenzo

Sì… difatti… L'arrivo di mio fratello…

Annita

Mi permetterà, spero, di ritornare…

Don Fiorenzo

La mia porta è sempre aperta.

Sebastiano

Eccetto quando si ha da forzarla a colpi di martello, come ho dovuto fare io pocanzi.

Don Fiorenzo

Hai dovuto forzarla a colpi di martello?! E non c'era il giovanotto per aprire?!

Sebastiano

Ma che! Si è atteggiato a cane guardiano, e, vedendoci entrare suo malgrado, voleva saltarci addosso. E come stringeva i pugni, lui! Come digrignava i denti!

Don Fiorenzo

(con l'austerità con cui si sgrida un bimbo per impressionarlo) Barbarello!.. Si fa questo?! Di': si fa questo?!

Barbarello

(è in fondo, col capo appoggiato al muro, imbambolato, quasi estraneo e indifferente, come se stesse solo. Ma, al rimprovero di Don Fiorenzo, si smuove súbito e fa un intimo sforzo per parlare:)… Tu!.. Tu!..

Don Fiorenzo

Che c'entro, io? Vuoi gettare la colpa sulle mie spalle?

Barbarello

… Tu hai detto…

Don Fiorenzo

Io t'ho detto di tener chiusa la porta. Questo è vero. Ma il signor Sebastiano è il mio migliore amico. Sta in casa mia come in casa sua. Non lo sai, forse? Non lo sai?

Barbarello

(ha un piccolo scoppio di pianto bambinesco con una smorfia di mascherone e poche lagrime.)

Don Fiorenzo

(affettuoso) Be', è niente, è niente. Non sciupare lagrime per questa bazzecola. Il signor Sebastiano ti assolve, e ti assolvo anch'io.

Barbarello

(desiste immediatamente dal piangere.)

Don Fiorenzo

(a Sebastiano) Cosa vuoi!.. Lui è più realista del re. Per eccesso di devozione, esagera bizzarramente ogni mio pensiero. (Tornando ad Annita con molta gentilezza e quasi congedandola) Dunque, signorina, io sono dispiacentissimo, ma…

Annita

Non si dia pena. Ritornerò un altro giorno…

Don Fiorenzo

Ecco.

Annita

(un po' incerta, imbarazzandosi) I miei rispetti, reverendo…

Don Fiorenzo

I miei rispetti, signorina.

Annita

(molto emozionata, accenna un inchino. Esce.)

Giulio

(la segue con uno sguardo di curiosità e d'ammirazione.)

Sebastiano

(badandole poco, accende un sigaro.)

Barbarello

(sguiscia sul pianerottolo, e via.)

Don Fiorenzo

(a Sebastiano, a Giulio, al Dottore, con ostentata disinvoltura, nascondendo una non lieve preoccupazione) Eh!.. Capirete… Aveva scelto male il momento, la signorina. (Poi, rivolgendosi alla piccola folla, gaiamente) E anche voialtri… che pretendete, oggi? Che aspettate da me? Oggi non pago! Non pago! Chiudo gli sportelli e me ne impipo. Non do consigli e non faccio carità. Prima caritas, e poi caritatis. Questo è un sabato in cui non ho nè tempo nè quattrini per voi! (Li scaccia seguendoli sino oltre l'uscio e agitando le braccia a guisa di due ventaglioni come si fa per avviare verso il pollaio le galline sparpagliate) Sciò!.. Sciò!… Fuori tutti!.. Fuori tutti!..

(I pezzenti, imbronciati ma rassegnati, si lasciano scacciare, uscendo insieme.)

Remigio

(arrancando in coda e fingendosi per la occasione più cionco che non sia) Ahi, le gambe!

Don Fiorenzo

Non ci badare alle gambe, papà Remigio! Un giorno o l'altro, le gambe saranno arnesi inutili. Non ti è stato detto che oramai gli uomini imparano a volare come gli uccelli?.. Sciò… Sciò… Sciò… Sciò…

(Adesso, tutti sono usciti.)

Il piccolo santo: Dramma in cinque atti

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