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ATTO PRIMO
SCENA IV

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Giulio

Me ne spetterà, dico, anche a me un pezzettino di Don Fiorenzo…

Don Fiorenzo

(ravvivandosi e scacciando qualche preoccupazione) E sì! Eccoci soli, eccoci soli, finalmente!

Giulio

Eccoci soli, ma la tua testa continua ad essere in servizio pei guai degli altri. Questo l'ho bell'e capito.

Don Fiorenzo

No, sai. Ho una mala paura che oggi il demone dell'egoismo pigli il sopravvento. E, d'altronde, sfido io a non diventare egoisti quando si gode d'una contentezza come quella di cui tu mi fai godere!..

Giulio

Caro quel reverendo!

Don Fiorenzo

Sarà, forse, una contentezza che durerà poco, perchè chi sa con quante attrattive ti richiamerà l'America latina, ma, se non altro, ti avrò veduto, ti avrò… conosciuto! Ventiquattro anni addietro eri un gingillino senza connotati; e, durante questo tempo, potevo io realmente conoscerti per mezzo di qualche lettera e di qualche fotografia?

Giulio

No certo!

Don Fiorenzo

Dunque, ti conosco adesso. (Allegro) Signor fratello, io sono enormemente felice di far la sua conoscenza!

Giulio

Ed io, reverendo, le dedico con tutto il cuore la mia servitù e mi onoro di prevenirla che ho il fermo proposito… di appiccicarmele addosso!

Don Fiorenzo

Che! Che!.. Queste son parole al vento! Non ci credo.

Giulio

Non ci credi?!.. Vedrai se non mi ti appiccico come un francobollo!.. Ne ho fino ai capelli delle emozioni metropolitane… Ho fatto lo scapestrato… nell'America latina, e ne sono stufo! Adesso, ho sete di tranquillità, ho sete d'aria pura…

Don Fiorenzo

Dove pascola il mio gregge, aria pura gratis et amore Dei!

Giulio

A scanso di equivoci, non vengo a mettermi in concorrenza coi tuoi poverelli per spillarti il borsellino. Qualche soldo per vivacchiare a mie spese l'ho messo in salvo.

Don Fiorenzo

L'alloggio, per altro, lo accetterai, superbaccio che sei!

Giulio

Grazie, no! Ho visto che la tua casa è molto frequentata… dal gregge, il che non mi divertirebbe punto. A me serve un'abitazione libera e indipendente.

Don Fiorenzo

Per fare il comodaccio tuo?

Giulio

Nè più, nè meno.

Don Fiorenzo

Sì, ma, un momento… Andiamo piano… Che specie di comodaccio?.. L'aria pura è a tua disposizione… Ma da queste parti molte altre cose sono abbastanza pure, e quelle lì… (Ha un gesto proibitivo.) Mi sono spiegato?

Giulio

Se t'ho detto che ho sete di tranquillità…

Don Fiorenzo

A trent'anni, è una sete che passa presto. Insomma, garantisci la buona condotta?

Giulio

Garantisco la buona condotta.

Don Fiorenzo

E allora… siamo a cavallo! Ho per te precisamente quello che desideri.

Giulio

Davvero?!

Don Fiorenzo

Il secondo piano di questa palazzina, cioè la casetta soprastante alla mia (indica), è disponibile. Il buon Sebastiano te l'affitterà per una manciata di ceci, e tu… mi abiterai sul capo! Bada che è una bella combinazione! Corpo della fortuna!.. Pare che questo quartierino, che Sebastiano ha recentemente mobiliato, stesse ad aspettare proprio te!

Giulio

(rifacendolo) Corpo della fortuna, non per nulla sono il fratello del santo miracoloso!

Don Fiorenzo

Ah no, Giulio mio, no! No! No! Per carità, non cominciare anche tu a ripetere questa scempiaggine!

Giulio

Ho scherzato sulla leggenda che ti si appioppa, perchè ho sentito che ci scherzi tu stesso.

Don Fiorenzo

Io ci scherzo per mettere almeno l'argine della burletta alle chiacchiere che si fanno. Ma è una faccenda che mi secca, che m'infastidisce, che mi tortura, che mi amareggia. Ora il Dottor Finizio, per mostrare di essere lo scienziato che va ai congressi, ha scoperta in me… «l'energia»… il «fluido». Non è zuppa, è pan bagnato. E si finisce sempre col chiedermi quello che non ho, quello che non so di avere.

Giulio

Dopo tutto, poi, che ti fa?, che te ne importa?

Don Fiorenzo

(eccitandosi) Che me ne importa?!.. E la mia coscienza?.. E la continua preoccupazione che mi si procura?.. Il dovere mio è di fare il prete. Il dovere mio è di aiutare il prossimo alla meglio e d'intercedere per il suo bene presso Dio. Ma quando la gente si aspetta da me mirabilia, mi sembra di essere un cassiere il quale abbia una cassaforte piena di monete false, ed io ci soffro, ci soffro!.. Ci soffro molto, Giulio! Te lo giuro!

Giulio

Lo vedo che ci soffri, povero Fiorenzo! Soltanto a parlarne diventi pallido come un cencio lavato. Protesta una buona volta, seriamente, solennemente. È una ingiustizia che tu debba sopportare questa tortura quotidiana!

Don Fiorenzo

Non cavo nulla a protestare. Nessuno qui si persuaderà mai che Barbarello non sia la prova vivente dei miei poteri misteriosi.

Giulio

Barbarello è quel giovanotto scemo che non ha voluto aprire la porta al signor Sebastiano?..

Don Fiorenzo

Per l'appunto.

Giulio

E come c'entra, lui?

Don Fiorenzo

Qui tutti quanti credono che egli esista e agisca per opera e virtù mia. Tutti quanti credono che egli sia il mio miracolo classico.

Giulio

Perchè?

Don Fiorenzo

Perchè?.. (Con modestia sincera) Perchè un giorno, quando egli era ragazzetto, riuscii a fermarlo sul pendìo di una rupe. Sì… fu un caso piuttosto strano… Questo è positivo. Hai visto la rupe su cui gira il viottolo che abbiamo percorso a piedi lasciando la strada carrozzabile? Be', il fatto accadde proprio lì. Era di domenica. Una frotta di contadini stava a godersi il panorama chiacchierando con me, e Barbarello faceva il chiasso insieme co' suoi piccoli amici. Nota che lui, allora, era tutt'altro che un deficiente. Si distingueva, anzi, fra i monellacci pari suoi per una intelligenza assolutamente eccezionale. E com'era audace! E com'era bello nel suo aspetto di minuscolo barbaro indomabile! E che lampi di geniale ribellione gettava dagli occhi profondi! Non si ammansiva che vicino a me. Diventava, con me, dolce e sottomesso, e io gli parlavo tanto, gli parlavo con più serietà che non si parli a un bimbo, e avevo l'illusione che m'ascoltasse un'anima adulta in quel selvatico fiore umano appena sbocciato. (Breve pausa) Era orfano, com'eravamo orfani noi due fin dalla prima età, e mi compiacevo e m'intenerivo nel chiamarlo: figliuolo mio. Noi sacerdoti le pronunziamo spesso queste due parole, per consuetudine; ma io le pronunziavo con una tenerezza che mi pareva dovesse molto somigliare alla vera tenerezza paterna. Che cosa mi legava a quel fanciullo?.. Niente. Eppure, talvolta… non so… io lo consideravo… come una parte di me stesso. E quando, quel giorno, egli, acceso d'allegria, roteando nell'aria a guisa d'una piuma, sparì nel vuoto dietro il parapetto diruto del viottolo, io, più dello spavento, più dell'orrore che si prova innanzi alla catastrofe d'una persona cara, provai come la sensazione d'essere vertiginosamente travolto insieme con lui. Sentii, in quel medesimo istante, balzarmi dall'orlo del precipizio; sentii tirarmi giù, giù, giù, giù, fra le asprezze della roccia che mi laceravano i panni e le carni; e sentii inchiodarmi là dove il suo corpo, impigliato in un vecchio cespuglio di ginestre, mi aspettava. (Ha i segni di una malsana concitazione. Nondimeno, padroneggiandosi, celia un po'.) Ho detto che «m'aspettava» perchè… parlando ad alta voce, mi lascio sempre trasportare dall'enfasi rettorica, e vien fuori il predicatore. Ma la verità è che, senza quel cespuglio di ginestre, il mio saggio di acrobatismo sarebbe stato inutile. (Facendosi di nuovo serio) E, comunque sia, l'ipotesi del miracolo, oltre ad essere fantastica, è una contraddizione, è una incoerenza! Se veramente per mio mezzo si fosse compiuto un miracolo, il ragazzetto – dico io – si sarebbe salvato tutto, si sarebbe salvato completamente. E invece no!.. no! Egli lasciò in quel cespuglio il tesoro del suo cervello, e non salvò della sua anima adulta che un cantuccio angusto per riempirlo di riconoscenza. È forse soprannaturale anche questo? È forse un prodigio anche la riconoscenza?.. Ma, Dio buono, visto che può essere riconoscente un cane, perchè non dovrebb'essere riconoscente uno che è nato uomo?.. Sono sciocchezze, mio caro Giulio! Credi a me:… sono sciocchezze!

Giulio

(commosso) Sì, sono sciocchezze, ma indubitatamente questo insieme di cose è singolare, è impressionante, com'è impressionante la tua voce, com'è impressionante il tuo sguardo, com'è impressionante tutto il tuo piccolo mondo. Io sono uno scettico qualunque, futile e spensierato; e, ciò non ostante, vedi, innanzi a te, penso, rifletto, mi commovo e ho una specie di nostalgia del sentimento che guida le tue azioni, che anima la tua persona e del quale io non ho neppure una vaga idea. Vorrei… non so… vorrei rivolgerti mille interrogazioni, vorrei scrutarti… Anzi, di più: per capire bene come sei fatto, vorrei addirittura essere, almeno per un'ora, quello che sei tu!

Don Fiorenzo

(in un tono di sorpresa) Quello che sono io?! (Sorridendo con lieve malinconia) Va' là… Non te lo consiglio.

Giulio

Non sei contento della tua vita?

Don Fiorenzo

… Sì.

Giulio

È un in cui c'è la metà di un no. Dopo tutto, che cosa manca alla tua vita?

Don Fiorenzo

Uhm!..

Giulio

Per esempio… per esempio… manca l'amore, non è vero?

Il piccolo santo: Dramma in cinque atti

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