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CAPITOLO TRE

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Una fitta di dolore raggiunse Ryker alla spalla quando analizzò le immagini proiettate sul tavolo davanti a sé. Non riusciva a sollevare il braccio infortunato senza sentire male. Dopo aver ripreso coscienza nell’infermeria dell’Accademia la vita era stata meglio di quanto si aspettava.

In qualche modo era rigenerante rendersi conto che gli umani non avevano perpetrato un programma malefico dal primo momento in cui era entrato all’Accademia. Ryker era onestamente sorpreso da quanto tutto sembrasse normale. Ogni Fae doveva frequentare obbligatoriamente la scuola per diversi anni per imparare a leggere e scrivere ed altre discipline.

Dal punto di vista storico, la Bramble’s Edge Academy aveva lo scopo di aiutare i Fae ad imparare a gestire i propri poteri una volta acquisiti in età adulta. All’Accademia non ci si concentrava sull’istruzione in senso stretto, gli alunni imparavano infatti a controllare le loro abilità. Forse era tutto ciò che sarebbe accaduto.

Da quando era giunto all’Accademia non era successo niente di sospetto né tantomeno nefasto, il che fece dubitare a Ryker della propria infanzia. Nello specifico si chiedeva il perché sua madre gli avesse sempre detto che gli umani erano creature maligne con la sola intenzione di controllare il reame dei Fae.

Era forse possibile che in realtà l’Accademia fosse gestita da Fae senza nessun doppio fine? Dato il modo in cui era stato trattato gli sembrava un’opzione plausibile. Il guaritore aveva trascorso un paio di giorni a riparare l’ala del ragazzo centimetro per centimetro, in modo che potesse riprendere a volare.

Qualcuno intenzionato a controllarlo ed a renderlo schiavo non si sarebbe tanto interessato a curare il suo infortunio. Si ricordò di quando sua madre gli aveva detto di non fidarsi di nessuno e di tenere la testa bassa e passare inosservato.

Era quello il suo piano all’Accademia. Avrebbe scontato la propria pena senza farsi notare. Non sarebbe stato difficile; avrebbe compreso le proprie abilità ed avrebbe stabilito come si fosse radicata la propria affinità. Uno dei suoi coinquilini era un Fae di terra, mentre un altro controllava l’elemento acqua. Un terzo invece sembrava poter dominare entrambi gli elementi.

Si trattava di qualcosa di inaudito per Ryker. Molto pochi Fae gestivano più di un elemento, e quando lo facevano, questi ultimi erano complementari. Parte di lui voleva essere in grado di gestire più di un elemento, ma non sapeva come mai.

Non che avesse idea di che cosa ciò avrebbe implicato. In base a ciò che gli aveva detto Sol, avrebbe significato seminari extra e sessioni pratiche. Nel tempo libero a Ryker piaceva giocare a pallacanestro, ma al momento non era possibile.

Scelse quindi la pietanza che desiderava mangiare, e poi si guardò attorno nella mensa. Non aveva mai visto un luogo come la Bramble’s Edge Academy. I dormitori erano grandi come l’appartamento che divideva con la madre, e la caffetteria era enorme, adornata da tavoli e sgabelli a perdita d’occhio. Ai Fae non era consentito l’accesso alla tecnologia, quindi Ryker restò sorpreso del fatto che il modo per ordinare il cibo consisteva in immagini proiettate sul tavolo. Quando premette il bottone corrispondente alla pietanza, lo sentì vibrare sotto al dito.

I suoi coinquilini gli avevano spiegato che le selezioni effettuate dal menù venivano servite poco dopo aver toccato i bottoni decorati dal logo della scuola. A Ryker era sempre piaciuto molto il logo dell’Accademia. Qualcosa nelle lettere ‘BE’ circondate da rovi spinosi gli toccava l’anima. Molte cose all’esterno della cittadina gli suscitavano emozioni diverse.

Dato l’incoraggiamento di sua madre a scappare prima di essere catturato, Ryker si aspettava di odiare tutto dell’Accademia, ma non era stato così. In realtà ne apprezzava diversi aspetti. I muri di pietra dei vecchi edifici erano intrisi di magia dei Fae, e la cosa sembrava portargli gioia. Si rendeva conto che fosse qualcosa di molto strano, ma era ciò che provava.

Le classi ed i campi su cui fare pratica erano inoltre profondamente differenti dalla sua vecchia scuola. C’era molto spazio per allenarsi ed apprendere ciò che non aveva imparato in passato. Da ragazzino frequentava una piccola scuola che serviva solamente i complessi residenziali della sua strada. La sua scuola elementare si trovava al piano superiore di un panificio, e gli alunni mangiavano in classe.

Il cibo servito all’Accademia teneva inoltre testa ai piatti di sua madre. Non che la donna fosse la cuoca migliore della cittadina, pensò. Proponevano una vasta selezione che includeva anche uno spezzatino di qualche tipo, perfetto per quando faceva più freddo.

A Mag Mell faceva raramente caldo e pioveva spesso, quindi Ryker preferiva consumare pasti abbondanti. A Bramble’s Edge era invece difficile trovare frutta e verdura fresche, ma all’Accademia non sembrava presentarsi lo stesso problema.

Ryker non era stato sicuro di che cosa aspettarsi quando sarebbe stato dimesso dall’infermeria ed avrebbe pranzato alla mensa. Non si era immaginato che avrebbe avuto a disposizione una dozzina di piatti a scelta, poiché in infermeria aveva mangiato cibi insipidi e noiosi.

Considerato il modo in cui sua madre aveva descritto gli orrori dell’Accademia, Ryker pensava che gli sarebbero state proposte pietanze misteriose e che non avrebbe avuto scelta. Molto di quanto vedeva attorno a sé non rispettava i preconcetti che nutriva circa l’Accademia.

Delle piante vere riempivano gli angoli della sala, e le finestre a tutt’altezza fornivano la vista pacifica sull’oceano.

Come poteva essere possibile che un luogo così magico non fosse adatto a lui?

Ryker alzò lo sguardo quando Sol e Brokk lo raggiunsero al tavolo. Il suo terzo coinquilino, Daine, sedeva già con lui.

“Hai già ricevuto un avviso per la tua valutazione?” domandò Sol.

Ryker scosse il capo e ringraziò chi gli portò il pranzo. “Non ho ancora ricevuto niente. Forse mi stanno dando più tempo per guarire”.

Brokk rivolse a Sol un’espressione che Ryker non comprese. “Come va la tua ala?”

Ryker contrasse il muscolo che controllava la sua ala, la quale converse oltre la spalla. Il ragazzo non fu in grado di nascondere il dolore che gli provocò tale movimento. “Deve ancora guarire. Ma va meglio”.

“Non riesco ancora a credere che tu abbia tentato di volare via con le catene alle mani” mormorò Sol scuotendo tristemente il capo. “Perché l’hai fatto? Odi così tanto questa scuola?”

A Ryker venne la pelle d’oca. Era il primo segno che c’era qualcosa che non andava. Sembrava una domanda innocente, ma ogni Fae a Bramble’s Edge era a conoscenza del fatto che nessuno volesse frequentare l’Accademia.

Secondo la credenza comune, una volta entrato ti facevano il lavaggio del cervello e ti rendevano schiavo degli umani. A Ryker tornarono in mente alcuni amici che gli raccontavano storie terribili circa ciò che accadeva dietro i cancelli di ferro della scuola.

Ryker era certo che la leggenda secondo la quale ai Fae veniva sottratta la magia in modo da venir consumata dagli esseri umani fosse falsa. Era inoltre sicuro che i muri dell’Accademia fossero privi di vita, e che chi sedeva alla mensa non avrebbe chiacchierato in compagnia, bensì avrebbe guardato nel vuoto in silenzio.

Se Ryker fosse stato privato di qualsiasi cosa che lo rendeva un Fae, allora non gli sarebbe rimasto nient’altro. La vera domanda che gli frullava nella mente era come facesse a fidarsi dei suoi coinquilini. Non li conosceva bene.

Non aveva modo di sapere che cosa sarebbe successo se avesse detto la verità a Sol. Ryker non avrebbe mai messo in pericolo l’incolumità della madre. Fortunatamente la donna aveva tenuto la bocca chiusa all’arrivo degli agenti, quindi non era implicata nel suo tentativo di fuga.

“Metti giù quelle cazzo di mani” la voce di una donna riverberò nella mensa, e gli sguardi di tutti furono attirati dalla doppia porta che dava accesso alla stanza.

Ryker sgranò gli occhi quando vide l’esile ragazza che si agitava fra le bracca di un uomo. Il Fae non aveva frequentato l’Accademia abbastanza a lungo per sapere chi fosse l’uomo o che ruolo ricoprisse. I capelli rosa della ragazza erano scompigliati, e si divincolava fra le braccia dell’uomo, nel tentativo di liberarsi.

Inizialmente fu tutto ciò che vide. Quando la ragazza si voltò, Ryker notò che aveva le guance rosse, ma non dall’imbarazzo. Era incazzatissima. Era come osservare un uragano sull’oceano. L’espressione spavalda nei suoi occhi grigi ardeva come il fuoco. Ryker lesse qualcos’altro sul volto di lei, al di là della sua rabbia.

Il ragazzo non poteva fare a meno di chiedersi quale fosse la sua storia. A differenza degli altri studenti la ragazza era arrivata alla mensa in pantaloni della tuta ed una canottiera sgualcita. Ryker inclinò il capo quando notò che era anche a piedi scalzi. Era qualcosa di nuovo.

In meno di un secondo la donna diede un calcio al Fae alla propria destra. Ryker si fece piccolo e si coprì il pube con la mano quando il piede della donna collise fra le gambe della guardia. Ogni uomo nella stanza compì lo stesso gesto, mosso da compassione.

La ragazza agì un istante più tardi, e le sue dita graffiarono immediatamente il volto dell’altro uomo. “Maurelle” abbaiò una donna.

Quando la ragazza infuriata si fermò ed alzò lo sguardo, Ryker si rese conto che quest’ultima si chiamava Maurelle. Non poté fare a meno di notare che sembrava avere il petto pesante, e nei suoi occhi si stavano radunando delle lacrime quando guardò la donna che l’aveva ammonita.

“Chi è quella?” sussurrò Ryker, non desiderando di attirare l’attenzione verso di sé, ma volendo sapere come mai la ragazza avesse smesso di agitarsi. L’atmosfera era molto tesa, il che fece stringere i denti a Ryker.

“La Preside Gullvieg. È praticamente la più forte a Bramble’s Edge in quanto a manipolazione mentale” rispose Sol.

“Avete intenzione di uccidere anche me?” sbottò Maurelle agitando la spalla per liberarsi dalla mano che le era stata posata sopra.

L’atmosfera si fece ancora più surreale. Ryker aspettava che qualcuno impedisse a Maurelle di sfidare l’autorità della Gullvieg, ma non accadde. La direttrice della scuola strinse lo sguardo e si avvicinò alla ragazza furiosa.

“Ho aspettato il tuo arrivo in modo da tenere il mio discorso di benvenuto. Tutti i presenti stanno aspettando che tu prenda del cibo e ti accomodi” l’informò la Preside. Non si stava esprimendo con il tono severo con cui aveva esclamato il nome di Maurelle qualche istante prima. Sembrava la stessa intonazione di quando si parla del tempo. Niente nella voce e nel linguaggio non verbale della donna lasciava intendere che Maurelle l’avesse fatta arrabbiare.

I due uomini che si trovavano attorno a Maurelle la fecero irrigidire. Prima che Ryker se ne rese conto, la mano di Brokk che si fermò sul suo avambraccio lo fermò evitandogli di intervenire in soccorso della ragazza.

Maurelle rivolse un’espressione assassina alle guardie che la stavano trattenendo, poi sollevò il mento e proseguì all’interno della stanza. Il suo sguardo fu poi in quello di Ryker, il quale dovette farsi violenza per non palesare la propria reazione.

La trovava bellissima. Il suo viso affusolato era in contrasto con il suo corpo formoso. Era alta, ma la sua silhouette non era quella tipica dei Fae, che ricordava qualcuno malato. La canottiera le era aderente al seno, che era più abbondante della media, ed ancheggiava con ogni passo.

In quanto Fae, Ryker non era estraneo al sesso, e Maurelle risvegliava in lui quell’istinto primordiale. Si chiese quanto fossero morbide le sue labbra che in quel momento erano serrate e per niente invitanti, ma non toglievano nulla al suo aspetto fisico.

Ryker si rimise a sedere, e guardò Maurelle stringere i pugni mentre quest’ultima fissava la Preside.

La ragazza rimase in quella posizione per qualche secondo prima di dirigersi verso un tavolo, e riportando lo sguardo su Ryker. Le ali della Fae si agitavano senza sosta. Il turchese ed il rosa di cui brillavano queste ultime erano perfettamente in tono con ciò che la ragazza aveva dimostrato della propria personalità. Era una delle femmine più forti che aveva mai visto.

Il fatto che non si era lasciata comandare con facilità, comportandosi come una bambola di pezza, lo attraeva tanto quanto il suo aspetto. Il fuoco che le ardeva dentro lo aveva chiamato a sé ancor prima che Ryker potesse guardarla per bene. La Fae si servì un pezzo di pane e qualche altro alimento prima di guardarsi attorno.

Il cuore di Ryker prese a battere all’impazzata, e provò il desiderio di alzarsi ed andare verso di lei, ma nello stesso momento Maurelle si diresse verso di lui. Gli si attorcigliò lo stomaco e fece fatica a restare fermo. Il ragazzo non aveva la certezza che la Fae si sarebbe accomodata al loro tavolo, poiché almeno altri dieci erano disponibili. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era farsi amica quella femmina combina guai. Ryker aveva già fatto arrabbiare chi si trovava al potere all’Accademia quando aveva cercato di fuggire al momento della cattura.

Il ragazzo si obbligò a riportare lo sguardo sul proprio piatto, quindi riprese in mano la forchetta e continuò a mangiare. Gli risultava difficile non alzare lo sguardo per controllare dove Maurelle avesse deciso di sedersi. Quando percepì il tocco delicato di una mano accanto a sé, sollevò la testa come un razzo.

Maurelle stava spostando la sedia vicino a Ryker. Quando gli sguardi dei due s’incrociarono, lui non poté fare a meno di notare le occhiaie sotto gli occhi di lei. Gli fece pensare che la Fae avesse combattuto con tanta forza, proprio come aveva fatto lui.

“Ehilà” esordì Brokk salutandola con la mano dall’altra parte del tavolo. Maurelle annuì nella direzione del ragazzo. “Sono Brokk. Ho sentito che la Gullvieg ti ha chiamato Maurelle, è il tuo nome, vero?”

“Sì” rispose lei, voltandosi poi verso Ryker. “Sei nuovo qui, vero? Come sta la tua ala?”

Ryker rimase a bocca aperta per un secondo, cercando di mascherare lo shock portandosi un boccone di cibo alle labbra. Quindi annuì masticando e deglutendo. “Sono Ryker. L’ala va meglio. I guaritori hanno fatto tanto per sistemarla” contrasse il muscolo in modo che l’ala balzasse in avanti oltre la spalla, e poi la lasciò ricadere. Non voleva fare lo stronzo, quindi le parlò, ma non desiderava nemmeno portare molto avanti la conversazione.

Aveva già attirato abbastanza attenzione con il proprio tentativo di fuga, e non gli serviva a nulla aggiungere Maurelle alla lista dei suoi amici intimi per suscitare uno scrutinio più attento da parte della Gullvieg. Ryker sperava di essere riuscito a dissipare ogni dubbio che la spregevole Preside nutriva nei suoi confronti.

La ragazza rilassò la schiena sulla sedia e tese la mano come per toccare l’ala del ragazzo. Ryker s’irrigidì d’istinto. Maurelle molto probabilmente comprese la ragione della reazione di lui, quindi abbassò la mano. Era meglio se i due fossero restati distanti nonostante l’attrazione veemente che il Fae provava verso di lei.

“Almeno sei ancora vivo. Temevo che anche tu fossi morto” gli disse giocherellando con il cibo sul piatto con una smorfia in viso.

La Preside si alzò in piedi tenendo le mani sui fianchi. “Voglio dare il benvenuto a tutti a questo nuovo anno alla Bramble’s Edge Academy. Sono orgogliosa di aver gestito quest’istituzione per trecento anni. Non troverete nessun’altra scuola che vi insegnerà meglio a controllare le vostre abilità. Abbiamo diversi nuovi studenti, i quali verranno valutati dopo domani”.

Ryker ascoltò la Gullvieg dare indicazioni circa dove si trovavano le classi e le aree per fare pratica. Poi smise di prestare attenzione al discorso della Preside per concentrarsi su Maurelle. Come aveva fatto a sapere del suo tentativo di fuga? L’aveva forse visto cercare di volare da infortunato? I suoi coinquilini si congedarono nel momento in cui la Preside riferì le informazioni più rilevanti, il resto non era importante.

Ryker avvicinò appena la sedia a Maurelle, poi si piegò verso di lei e le chiese “come facevi a sapere ciò che mi è successo?”

I suoi occhi grigi erano iniettati di rosso quando ritornarono su di lui. Le si era formato del sudore sulla fronte. “Oh. L’agente che mi ha rapita ha usato un cappio magico…”

“Catene” la interruppe precisando il nome del vincolo.

La ragazza gli rivolse un gesto di congedo con la mano. “Ad ogni modo quando l’ho toccato ti ho visto cercare di scappare e poi cadere quando hai sbattuto contro la barriera”.

“Pratichi la psicometria” disse lui traendo le conclusioni in base a ciò che aveva detto la ragazza. Non lo sorprese nemmeno il fatto che si fosse divincolata quando era stata portata all’Accademia. Ryker si era posto l’obiettivo di non approfondire le cose con lei, ma non riusciva a non preoccuparsi per la sua salute. “Ti hanno ferita quando ti hanno catturata?”

Gli occhi di lei si riempirono nuovamente di lacrime, e poi abbassò il capo. Il modo in cui rilassò le spalle gli suggerì che la ragazza si era arresa completamente. La vista di lei così fragile gli spezzò il cuore. Ryker si ammonì mentalmente e fece del proprio meglio per non confortarla. “No. Non mi hanno ferita, ma mia mamma…lei era…ha cercato di aiutare”.

La voce di Maurelle era così bassa che Ryker dovette prestare molta attenzione per comprenderla. “Spero che tua mamma stia bene. La mia non ha fatto niente quando sono volato fuori dalla finestra”.

“Sei fortunato che ha tenuto la bocca chiusa. Hanno ucciso mia mamma” ribatté la ragazza a denti stretti.

Ryker era troppo scioccato per apprezzare la scintilla che si era accesa in lei. “Cosa? Come fai ad essere qui adesso? Mi dispiace” aggiunse poi. Il suo commento era completamente insensibile. Non aveva mai sentito di qualcuno che restava ucciso durante un reclutamento. Il fatto che questa bellissima femmina avesse perso la madre gli fece venire voglia di prendersela con chi si trovava ai piani alti. Era fottutamente inaccettabile.

Non è così che si rimane distaccati, ricordò a se stesso. L’ingiustizia gli pesava nell’animo. Nessun Fae doveva soffrire in tal modo. Non c’entrava niente con lei personalmente, si rassicurò.

“Se potessi sarei a casa con mio padre e le mie sorelle per mandare la sua anima nell’aldilà. Queste persone sono dei mostri”.

Ryker le posò un palmo della mano sulla spalla nel tentativo di consolarla. Maurelle non gli sorrise nemmeno quando alzò il viso, quindi il ragazzo sollevò la mano non desiderando avvicinarsi ulteriormente a lei nonostante il lutto la distruggesse. In quel momento il maschio si rese conto che doveva essere appena successo.

Spiegava il perché indossasse ciò che sembrava un pigiama piuttosto che la divisa nera della scuola con tanto di logo. Come potevano aver ucciso sua madre per poi obbligarla a presenziare ad un banchetto di benvenuto come se non fosse successo niente?

Ryker si rese quindi conto che forse le voci che giravano circa l’Accademia, specificatamente circa gli umani che la gestivano, erano vere. Dopo tutto ogni storia di paura era basata su fatti realmente accaduti.

Poteva non trattarsi di un accadimento isolato. Erano troppo preparati per piegare questa ragazza ai loro ordini. La politica del terrore assicurava poche obiezioni. Avrebbero potuto farle degli incantesimi o altre cose per far sì che Maurelle non parlasse, ma non avrebbero alleviato il suo dolore.

La reazione che aveva avuto quando era stata portata nella mensa aveva attirato l’attenzione di tutti. Senza dubbio alcuni studenti attorno a loro avevano sentito ciò era accaduto. La notizia della morte della madre di Maurelle sarebbe rimasta per un bel po’ al campus.

“Non sei sola” le promise. “Sfortunatamente sospetto che troverai qualcun altro che condivida ciò che hai passato”. La speranza che lesse negli occhi di lei gli aveva fatto aggiungere l’ultima considerazione per fare in modo che comprendesse il fatto che Ryker non stava parlando di se stesso.

“So che hai ragione. È per questo che…ugh” disse sussultando come dal dolore e portandosi una mano sulla testa. Il pallore della sua pelle mutò in una sfumatura sul verde.

“Non sembri molto in forma. Ti sei fatta visitare da un guaritore?”

Maurelle scosse il capo agitando le sue ciocche rosa. “Non mi sentivo bene quando mi sono venuti a prendere. Sono appena arrivata. Mi hanno fatto venire qui per prima cosa”.

“L’infermeria si trova al secondo piano dell’ala est” l’informò. Era tutto ciò che poteva suggerirle. Non aveva intenzione di rendersi bersaglio più di quanto lo fosse già.

“Grazie” mormorò lei alzandosi in piedi.

Ryker l’accompagnò per qualche metro, desiderava poter fare di più per migliorare la situazione di lei. I due rimasero in silenzio. Si comportò da stronzo e non la salutò nemmeno quando presero strade diverse, lui si diresse verso il quarto piano dove si trovava il proprio dormitorio.

Gli si agitarono le budella quando le sue parti basse decisero che fosse una bella idea assecondare l’attrazione che provava nei confronti della ragazza. Era il caso che si facesse una doccia fredda, dato lo scompiglio causato dal fatto che aveva trattato Maurelle come una seccatura.

Riportare Alla Luce Il Re Dei Fae

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