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CAPITOLO CINQUE

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“Ehi, Ryker. Stai andando a cena?”

Ryker si voltò immediatamente al suono della voce femminile a lui familiare. Quando portò lo sguardo sulla ragazza sexy, gli si strinse un nodo allo stomaco. Principalmente era combattuto fra l’essere felice di vederla e dal desiderio di allontanarsi da lei, ma parte di sé sospettava che chi gestiva l’Accademia ricoprisse un ruolo sleale.

“Sì, ti va di venire con me?” le pose la domanda prima ancora di elaborarla nella propria mente.

Maurelle annuì e si affrettò accanto a Ryker. “Certo. Dove sono gli altri?”

La risatina che emise la ragazza lo sorprese. Considerato ciò che le era successo non credeva avrebbe sorriso quanto prima. “Stanno già mangiando. Non hanno voluto aspettarmi”.

I capelli rosa di Maurelle le finirono sulla spalla quando la ragazza inclinò la testa di lato. “Va tutto bene?”

La domanda lo spaventò, e Ryker si ritrovò a rivolgerle una finta espressione facciale. Pensava di poter essere in grado di nascondere il proprio turbamento, ma evidentemente non era così. Ryker annuì sorridendo. “Sì, sto bene”.

“Perché non ti credo?” domandò dandogli una leggera spallata.

Si trattava di un gesto tipico di famigliari ed amici. Ryker conosceva a malapena Maurelle, ma la connessione fra i due era innegabile. Il ragazzo indietreggiò comunque di un passo per frapporre una certa distanza fra loro.

Si convinse di essersi allontanato solamente data l’attrazione fisica che provava per la ragazza, optando quindi per restare il più lontano possibile da lei. Non stava facendo un ottimo lavoro, ma era sollevato dal fatto che in quel preciso momento non stesse pensando a baciarla o ad accoglierla fra le proprie braccia con la speranza di intrattenersi sessualmente con lei. Nel fare ciò ottenne l’effetto opposto, ritrovandosi a pensare alle morbide labbra di lei sulle proprie.

Prima che ciò potesse accadere aveva preso in considerazione il confessare a Maurelle i sospetti che maturava nei confronti dell’istituzione. Lo avrebbe ritenuto pazzo? Diamine, si preoccupava per la sua stessa salute mentale. Specialmente dato il fatto che aveva intenzione di condividere con lei i propri dubbi.

“Io, uhm, beh…non ne sono sicuro” ammise, smettendo di camminare quando si trovarono fuori dalla mensa.

“Che succede?”

“Forse non è nulla, ma…se ho ragione significa che abbiamo problemi più grossi dell’essere una specie comandata dagli umani”.

Maurelle si guardò attorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno nei dintorni. “Non so che cosa intendi, ma posso garantirti che i Fae hanno problemi più grossi. Uno della nostra specie non ha fatto nulla quando un umano ha ucciso mia madre”.

Era quello il motivo per il quale desiderava condividere tali pensieri con lei, pensò. Maurelle comprendeva i suoi pensieri come nessun altro all’Accademia. Poteva fidarsi di lei? Si aspettava che la femmina si sarebbe arrabbiata e si sarebbe sfogata su alcuni oggetti, ma pronunciò quella frase come se stesse parlando del tempo.

“Quando hai detto di aver visto le mie azioni entrando in contatto con il cappio mi sono chiesto quale dei maschi si sia scagliato contro tua mamma”.

“L’agente umano. Se il Fae non fosse restato lì impalato prima di spingermi via avremmo potuto sconfiggere insieme l’umano nonostante l’arma di cui era in possesso. I Fae sono molto più potenti degli umani”.

“Hai ragione. Mia madre si è lamentata un milione di volte degli umani e della loro abilità di controllare i Fae. La fa incazzare come nient’altro al mondo. Ha anche detto di doverci unire come specie per riprenderci Mag Mell. Ho sempre pensato che stesse esagerando, ma era solo perché ero ignorante. Non ho mai immaginato che la situazione fosse così brutta” ammise.

Un gruppo di studenti approcciarono l’edificio, interrompe i due. Maurelle quindi aprì il libro di matematica che stava reggendo, e pose al ragazzo diverse domande circa l’argomento di cui avevano trattato in classe quel giorno.

Quando il gruppo di studenti passò oltre, Ryker si asciugò il sudore dalla fronte. “Bell’intervento” commentò. “Che cosa pensi della situazione?”

“Intendi oltre al fatto che veniamo obbligati a frequentare questa Accademia?”

“Hai ragione” rispose pensando che non avrebbe dovuto coglierlo di sorpresa l’apprendere che i Fae lavoravano con gli umani. “Sto pensando a tutto ciò che succede qui. Tu, ad esempio. Non sei la stessa ragazza che è arrivata a scuola più di una settimana fa”.

“In che senso? Sono vivace come sempre”.

“Direi di no. Non eri vivace quando sei arrivata. Eri incazzata e pronta ad uccidere la Gullvieg. Ora parli della tua situazione come se si trattasse di un piccolo ostacolo”.

Maurelle serrò le labbra nel considerare l’affermazione di Ryker. “Ho tenuto per me ciò che provo causa il modo in cui sono stata trattata. So di non potermi fidare di nessuno, ma dovrebbe farmi molto più male di quanto sto soffrendo al momento”.

Fu in quel preciso istante che la Preside si alzò e guardò fuori dalla porta. Ryker abbassò la testa e fece poi un cenno verso l’edificio. “Entriamo. Stiamo attirando l’attenzione. Quando prendi da mangiare dimmi se noti qualcosa di strano al riguardo”.

“Perché?” domandò lei seguendolo al tavolo dove si erano accomodati i coinquilini di lui.

“Il giorno dopo che sei arrivata ho notato che il cibo aveva uno strano sapore. Forse è solo una mia impressione” ammise. Maurelle annuì ed avanzò in silenzio.

“Ehi, bellezza” la salutò Brokk quando la ragazza si avvicinò al tavolo.

Maurelle si accomodò accanto al ragazzo, mettendolo un po’ a disagio. Ryker ordinò mentre la femmina salutava gli amici. La Gullvieg, la Preside dell’Accademia, si trovava proprio al centro del campo visivo di Ryker.

Ryker continuò ad ignorare Maurelle, poiché a disagio dall’attenzione che quest’ultima stava ricevendo al tavolo. Decise di dover depistare qualsivoglia sospetto nei loro confronti, quindi Ryker si voltò verso Danielle e le fece l’occhiolino. La femmina sorrise ed arrossì, quindi lo salutò con la mano.

Il flirtare con Dani quando in realtà non gli piaceva affatto lo faceva sentire in colpa, non voleva darle l’impressione che gli piacesse e che fosse interessato a lei, ma qualcosa gli diceva che far capire alla Gullvieg che era attratto da Maurelle avrebbe causato solamente dei guai. Non voleva in nessun modo che ciò accadesse.

Maurelle notò il suo comportamento e si corrucciò prima di ordinare la cena e voltarsi verso Brokk. Ryker rimpianse il proprio gesto quando si accorse del dolore sul volto della Fae. Maurelle gli piaceva troppo, e non sapeva come non desiderare più di un’amicizia con lei, quindi era meglio così.

La bugia gli fece contorcere lo stomaco. Il proprio obiettivo di non innamorarsi di Maurelle era un compito arduo, pensò. In quel momento voleva solamente prenderla fra le braccia e dirle che gli dispiaceva.

“Sei solo un adulatore” commentò Maurelle riferendosi a Brokk.

Il maschio sussultò con fare teatrale e si portò una mano al petto. “Così mi ferisci. Com’è andata la tua sessione di studio? Avrei potuto darti una mano”.

L’occhiataccia che Ryker stava rivolgendo a Brokk si fece più intensa, ed era pronto a dargli un pugno in faccia. Doveva per forza flirtare così apertamente con Maurelle? Era ingiusto, considerato l’obiettivo di Ryker di restare solo un amico della ragazza. Non riusciva però a controllare la propria reazione.

Ryker si concentrò sul tavolo di fronte a loro per scoprire se fossero osservati. La Preside non rivolse più lo sguardo nella direzione del gruppo. Dall’esterno sembrava Brokk il candidato più papabile per costruire qualcosa con Maurelle, non Ryker. Il primo era inoltre stato reclutato pacificamente, quindi destava molti meno sospetti.

“Me la sono cavata senza di te questo pomeriggio” disse Maurelle a Brokk. “Mi è piaciuto apprendere di come si identificano gli elementi che vengono richiamati ed adoperati, specialmente è stato bello imparare che cosa sono in grado di fare”.

Quando Ryker distolse lo sguardo notò qualcosa sul piatto di Maurelle che attirò la propria attenzione. Il ragazzo avrebbe potuto giurare che la pietanza verde brillasse, ma quando lo osservò con più attenzione non sembrava assolutamente diversa dal cibo presente sul piatto degli altri. Il cuore gli prese a battere velocemente nel petto, e gli venne la pelle d’oca quando si rese conto che in realtà venivano osservati. Alzò quindi lo sguardo e notò Danielle e la Gullvieg che lo stavano guardando.

Si sforzò di sorridere a Dani ed ignorò completamente la Preside. Non voleva attirare ulteriore attenzione, quindi prese in mano la forchetta e tramite quest’ultima si portò un pezzo di roastbeef in bocca. Le sue papille gustative non registrarono nessun sapore strano o sospetto, e nemmeno niente che sembrasse magico quando masticò e deglutì. Eppure la carne gli pesò come una roccia nello stomaco, e gli fece venir voglia di vomitare.

“Bene, sembra che gli istruttori stiano facendo il loro lavoro. Lo scopo dell’Accademia è proprio quello di insegnarci come gestire i nostri poteri. Sembra che sia per questo che il Re l’abbia creata secoli fa” aggiunse Ryker, riportando l’informazione che gli aveva fornito la propria madre.

“Già. Mio fratello maggiore mi ha detto che ce lo insegneranno a storia” aggiunse Daine nel portarsi un boccone alle labbra.

Maurelle prese a propria volta un morso della propria pietanza, e poi si voltò verso Brokk. “A scuola odiavo storia. Spero che queste lezioni siano più interessanti. Chi sono quei tizi laggiù?”

Tutti gli occupanti del tavolo seguirono la mano della ragazza, che indicava un gruppo di maschi intenti ad atteggiarsi e vantarsi sonoramente mentre molti altri pendevano dalle loro labbra. Ryker ammise a se stesso che questi ultimi erano più forti di quanto lo fosse lui al momento, ed in nessun modo sarebbe stato in grado di competere con il loro potere ed il controllo che esercitavano. I ragazzi stavano maneggiando sfere di fuoco ed acqua, e se le passavano fra le mani ricavando reazioni d’ammirazione da parte delle femmine che li stavano osservando.

“Loro si laureano quest’anno” spiegò Sol.

Con la coda dell’occhio si rese nuovamente conto del verde brillante emanato dal piatto di Maurelle. Ryker cercò di concentrarsi sul bagliore senza renderlo troppo ovvio. La sensazione pungente che gli suggeriva che qualcuno li stava osservando non si era ancora attenuata. Nonostante fosse in grado di concentrarsi sul cibo non aveva modo di determinare se ci fosse qualcosa che non andava al riguardo.

Riportare Alla Luce Il Re Dei Fae

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