Читать книгу Riportare Alla Luce Il Re Dei Fae - Brenda Trim - Страница 7
CAPITOLO QUATTRO
Оглавление“Gli orari sono sempre così impegnativi?” domandò Ryker al suo coinquilino. Era all’Accademia da qualche giorno, ed i programmi erano più pesanti del lavoro part-time che aveva prima di venir portato a scuola.
La maggior parte dei giovani adulti Fae lavoravano per contribuire al sostentamento delle loro famiglie ma s’applicavano raramente più di dieci ore al giorno, informazione in contrasto con quanto presentato durante le lezioni di storia. Gli insegnanti avrebbero dovuto sapere che gli studenti non si sarebbero bevuti le loro fandonie. Erano loro a lavorare veramente fuori dall’Accademia per aiutare le loro famiglie ad arrivare a fine mese.
Sembrava che ciò che venisse insegnato all’Accademia fosse a favore degli umani. Gli insegnanti raccontavano loro di come gli umani avevano salvato Bramble’s Edge dalla rovina, ed era qualcosa che faceva infuriare ma anche riflettere.
Appena arrivato all’Accademia, Ryker aveva provato l’impulso di scatenarsi contro chiunque avesse blaterato tali bugie. Con il passare del tempo aveva però compreso meglio il meccanismo. Non credeva comunque al fatto che gli umani li avessero salvati, poiché erano stati loro ad attaccare i Fae.
Le loro armi surclassavano le abilità dei Fae e debilitavano il loro reame. Sua madre gli aveva detto abbastanza per fargli comprendere la strategia dietro la guerra. I Fae avevano tentato di difendersi, mentre gli umani avevano fatto il possibile per neutralizzare i poteri di cui era dotato il popolo di Ryker.
Parte del potere del Re e della Regina Fae manteneva l’equilibrio all’interno del reame, sia fra le specie che fra i vari individui. Sua madre gli aveva spiegato che ogniqualvolta qualcuno lasciava che il proprio potere prendesse il sopravvento, il Re interveniva e rimetteva il soggetto in riga. La loro mera presenza nel regno apportava qualcosa che stabilizzava l’intera specie.
Ciò ebbe fine con la morte del Re e della Regina, quando la popolazione ne risentì emotivamente e venne generato così tanto caos da permettere agli umani di subentrare e prendere il controllo del reame dei Fae.
Inizialmente così tanto potere risultò difficile da controllare per la maggior parte degli esseri sovrannaturali, specialmente per i Fae. Questi ultimi rappresentavano infatti una specie passionale, in ogni aspetto. Ryker aveva sentito sua madre lamentarsi un migliaio di volte della piega presa dall’Accademia, la donna contestava infatti il concetto che lo scopo principale della scuola fosse di assistere i Fae a controllare i propri poteri—gli umani avevano rovinato ciò che aveva creato il Re Oberon.
Ryker aveva compreso esattamente ciò che intendeva sua madre in base al numero di volte in cui i suoi nuovi amici non erano stati in grado di vederlo, o tutte le occasioni in cui si era svegliato sporco come se avesse fatto il bagno nello stagno accanto alla macelleria dove lavorava sua madre. Non aveva inteso esattamente lo scopo della scuola, ma gli era chiara la parte sul controllo.
Ai suoi coinquilini continuavano ad accadere diverse cose, ma Ryker notò certi aspetti che lo resero confuso. Non era ancora sicuro di quali fossero i propri poteri. Anche i professori che avevano effettuato la sua valutazione erano rimasti perplessi, quindi l’avevano assegnato alla lega dell’aria.
Sembrava aver dimostrato molte abilità associate con i Fae che controllavano l’aria. Non era certo di come sentirsi al riguardo. Aveva visto molto poco circa l’abilità di manipolare i pensieri o i sogni, o comunicare direttamente con qualcuno tramite la mente. Insieme ad altri poteri della mente.
Ryker non vedeva l’ora di apprendere di più riguardo ciò che fosse in grado di fare la propria mente, ma allo stesso tempo era attratto dalla lega del fuoco. Il modo in cui la rabbia si accendeva in lui, oltre alla propria tendenza a dare inizio alle liti sembravano lasciar intendere che il fuoco fosse il suo elemento. Tali impulsi spiccavano rispettato alle altre sue abilità.
Ogni Fae era dotato di abilità base. Si trattava di una ragione per cui Ryker non era ancora sicuro della voracità dei pregiudizi di sua madre circa gli umani. Gli umani non vivevano tanto a lungo quanto i Fae. Inoltre non erano dotati di forza e udito superiore. Non guarivano velocemente tanto quanto loro.
I Fae erano inoltre in grado di mascherare il proprio aspetto fino ad un certo punto. Potevano amplificare le abilità che possedevano in misura ridotta, e coloro i quali erano dotati di un certo talento nella moda avevano realizzato e messo in vendita scudi che avrebbero camuffato l’aspetto dei Fae in modo che potessero andarsene da Bramble’s Edge per cercare un altro posto dove vivere al di fuori delle baraccopoli. Per questo quindici anni prima era stata costituita una squadra di detective.
Il padre di Eitin era un detective impiegato al confine, fermava i Fae ed i mezzo-sangue affinché non oltrepassassero il limite. Alla madre di Ryker non piaceva che fosse amico di Eitin, ma i due erano inseparabili. La donna non aveva nemmeno mai tenuto nascosto ad Eitin stesso la propria opinione.
I due ragazzi avevano inventato un gioco secondo il quale dovevano indovinare quante volte la madre di Ryker l’avrebbe ripreso circa il fatto che i Fae non avrebbero mai dovuto sfruttare la propria abilità di percepire un altro Fae a discapito della propria specie.
Quando Eitin aveva manifestato i propri poteri non c’era dubbio che sarebbe stato assegnato alla lega del fuoco. Ryker si chiese come sarebbe stata valutata Maurelle. Non l’aveva più vista da quando le aveva suggerito dove si trovava l’infermeria, ma non riusciva a smettere di pensare alla bellissima femmina. ‘Non metterti nei guai’ s’ammonì per la millesima volta quella settimana.
Era una fortuna non vederla. Gli rendeva più semplice stare lontano da lei.
La testardaggine del ragazzo gli impediva però di pensare a qualsiasi altra cosa; Ryker si chiedeva se Maurelle sarebbe stata assegnata alla lega dell’aria o del fuoco, o forse anche a quella di acqua o di terra. In base a ciò che aveva visto di lei dubitava che la ragazza fosse una Fae di terra, poiché se così fosse stato avrebbe sicuramente provocato dei terremoti o agitato dei macigni causa la sua irritazione generata dal momento in cui era stata portata all’Accademia.
Per ragioni analoghe non era probabile che si trattasse nemmeno di un Fae d’acqua. Le guardie che l’avevano trattenuta non avevano sanguinato dagli occhi, e dall’oceano circostante non si erano levate onde anomale. Parte di lui sperava che Maurelle fosse stata assegnata alla lega dell’aria come lui, ma se così fosse stato non si era ancora presentata a lezione. Il che era positivo, si ricordò nuovamente. L’ultima cosa di cui aveva bisogno erano altri incontri imbarazzanti con la ragazza.
Mise da parte i pensieri circa Maurelle ed il modo in cui il lutto della ragazza lo esasperava, quindi Ryker uscì dalla propria stanza applicando ogni protezione possibile alla porta. Qualcuno facente parte della propria lega non doveva essere in grado di manipolare i metalli come faceva lui, poiché si trattava di un’abilità riservata ai Fae di terra. Ryker non voleva però che qualcuno entrasse nella sua stanza in sua assenza.
“Ehi Ryk. Stai bene? Non hai fatto colazione” commentò Daine quando lo vide. I dormitori erano situati in estesi fabbricati di cinque piani, e la pianta del loro appartamento era pensata per garantire agli occupanti molta privacy—maggiore di quanta ne avesse a casa, aspetto che rendeva l’Accademia piacevole.
Daine non sembrava molto entusiasta di alzarsi dal divano per andare a lezione, mentre Sol e Brokk avevano già in mano i libri ed i quaderni. Le camere presenti nell’appartamento erano disposte attorno ad un living centrale, dove facevano pratica e studiavano.
“Sì, mi sono solo addormentato” mentì sistemando i propri libri. Non era certo di potersi fidare dei propri coinquilini condividendo con loro le domande che gli frullavano in mente. I propri dubbi e le obiezioni circa l’Accademia erano diminuiti con il tempo, ma non se n’erano andati completamente.
Sol ridacchiò e scosse il capo. “Nemmeno io volevo alzarmi alle cinque del mattino. Quel fottuto materasso è fatto di nuvole o qualcosa del genere. Non pensavo che i letti potessero essere così comodi”.
Il volto di Ryker sicuramente nascondeva alla perfezione le emozioni caotiche del ragazzo. Quindi annuì e proseguì verso la porta. “Sicuro. Ho sempre dormito nel mio letto, e mia mamma sicuramente ci ha trascorso più tempo di me”. Possedere un letto morbido e nuovo rappresentava un lusso per la maggior parte degli abitanti.
Ryker discese le scale ascoltando i suoi compagni parlare delle differenze fra le loro case e l’appartamento al dormitorio. Stava per intromettersi nel discorso, commentando che effettivamente il petto gli faceva meno male rispetto a quando era a casa, e gli organi funzionavano meglio grazie all’aria pulita, ma proprio in quel momento Maurelle uscì da una stanza al piano inferiore al loro.
Vacillò e riuscì a malapena ad aggrapparsi alla ringhiera per non cadere giù dalle scale. Definirla stupenda era un eufemismo. Si era lavata ed i suoi capelli splendevano, sul suo viso non troneggiava più il pallore tipico di chi si sente male; la sua bellezza era innegabile.
I suoi coinquilini si resero conto che era rimasto indietro, quindi si voltarono verso di lui. Ryker fece per dire qualcosa, ma Brokk l’interruppe. “Ehi Maurelle, sembri stare meglio”.
La femmina arrossì appena e sorrise. “Grazie. Mi sento molto meglio”.
“E wow, sei così sexy” proseguì Brokk guardandola dall’alto al basso. Ryker provò il desiderio di dargli un pugno sulla sua bella faccia. Si sarebbe trattata però di una reazione inappropriata. Avrebbe dovuto incoraggiare l’ammiccamento dell’amico in modo da non mostrare il proprio interesse per Maurelle.
Ryker voleva però baciare quelle labbra piene e sentire ogni curva del bellissimo corpo della ragazza, ma si trattenne. “Smettila” abbaiò poi. Quindi si schiarì la voce e proseguì in tono più calmo. “Maurelle non ha bisogno di essere importunata. Come stai? Non ti vedo da un po’”.
“Il mio prode cavaliere” lo stuzzicò Maurelle. Ryker le rivolse un’occhiataccia nonostante gli piacessero fin troppo il sorriso e l’ironia pungente della Fae. “Ma non è necessario. I complimenti sono una bella distrazione dalla prospettiva di iniziare qui all’Accademia. Io e la scuola non andavamo d’accordo quando ero più giovane, quindi sono un po’ agitata. A parte quello mi sento molto meglio. Mi hanno tenuta in infermeria fino a ieri sera e mi hanno somministrato dei tonici ed altri trattamenti”.
Ryker si mantenne a distanza mentre scesero le scale in gruppo. “Come stai gestendo la perdita di tua mamma? Dato che non stai urlando o prendendo a pugni nessuno immagino che tu la stia affrontando bene”.
La ragazza sollevò bruscamente il capo al commento di Ryker. Scosse il capo ed attese che Sol aprisse la porta che li conduceva all’esterno prima di rispondere. “È terribile. Mi manca più di qualsiasi altro, ma…beh. Vorrei che non avesse interferito con gli agenti”.
Tale atteggiamento era profondamente diverso dalla rabbia che aveva dimostrato quando era arrivata. Brokk si spostò alla destra di Ryker mentre Sol si trovava davanti a loro. Maurelle era abbastanza intelligente da non aprirsi completamente. A Ryker piacevano i suoi coinquilini, ma fidarsi di loro era qualcosa di ben diverso. I ragazzi non gli avevano mai dato occasione di fidarsi, era quindi meglio che la ragazza restasse a distanza.
“Ciò che ti è accaduto è qualcosa di traumatico” commentò Ryker mentre uscirono dall’edificio. Definire traumatica l’esperienza di lei era un eufemismo. Maurelle percepiva il muro che Ryker aveva frapposto fra loro due, ed allo stesso modo si rendeva conto che il ragazzo era molto cauto. Non sapeva per certo come mai si stesse comportando in quel modo, ma in quel momento non aveva l’energia di scoprirlo.
Per la prima volta in quasi una settimana, il corpo ed il cuore di Maurelle non le dolevano in maniera insopportabile. La ragazza inclinò il capo all’indietro, lasciando che il sole le scaldasse il volto mentre la brezza oceanica le scompigliava i capelli. A Maurelle piacevano molto i giardini dell’Accademia. La flora, l’aria e l’acqua pulita nutrivano la sua anima con così tanta energia che non aveva mai provato prima.
A Bramble’s Edge i Fae erano circondati da troppa flora ed edifici di pietra. Era tutto coperto da terra e sporcizia, oltre a diversi elementi chimici che le facevano bruciare la pelle ed i polmoni. Data la connessione dei Fae con gli elementi, l’essere circondati da un ambiente incontaminato e privo di tossine era cruciale.
Guardò nei bellissimi occhi verdi di Ryker, ma distolse subito lo sguardo quando notò la rabbia sul volto di lui. Non aveva idea del perché fosse irritato, ma aveva già abbastanza di cui occuparsi piuttosto che cercare di farlo stare meglio.
“Allora, in che lega siete stati assegnati? Mi servono dei dettagli e dei consigli sulla lega d’aria in particolare” disse Maurelle.
Da ragazzina la faceva impazzire ciò che la scuola implicava, e le faceva venire gli incubi. All’Accademia si trovò a far riaffiorare tali paure da adulta. Sperava che Ryker o uno dei suoi amici sarebbe stato un suo alleato o qualcuno di cui si sarebbe potuta fidare. La freddezza di Ryker le faceva dubitare che il ragazzo sarebbe stato in grado di ricoprire quel ruolo.
Certo, era bellissimo, ma aveva un caratteraccio. Era fuori strada quando il tentativo di fuga di Ryker le aveva fatto pensare che i due sarebbero potuti essere complici. La feriva venir respinta dal ragazzo, ma non sapeva come mai.
“Io sono nella lega d’aria” rispose Ryker con una smorfia in viso. Maurelle si chiese perché lui non sembrasse un troll quando faceva quella faccia, sarebbe stato molto più semplice per lei se non fosse stata estremamente attratta da Ryker. Quest’ultimo sembrava essere scontroso, e non sembrava particolarmente ben disposto.
“Ti farà piacere sapere che anche io sono nella lega dell’aria” aggiunse Brokk.
“Diciamo che sei più pieno di aria calda” lo stuzzicò Ryker.
Maurelle si voltò verso Sol e Daine ridacchiando appena. “E voi?”
“Io sono nella lega del fuoco. Molto più incandescente dell’aria calda” rispose Sol ammiccando con le sopracciglia.
Daine si voltò e camminò all’indietro facendo svolazzare le ali nel parlare. “Io faccio parte della lega dell’acqua, ma penso abbiano sbagliato a valutarmi. Ieri stavo tornando al dormitorio e una guardia mi ha ripreso perché avevo fatto tardi dopo cena, quindi ho scatenato un terremoto”.
“Stronzo” lo ammonì Sol. “Hanno un perverso senso di soddisfazione nel tormentarci”.
“Mia ma…mamma mi diceva che è comune per i Fae poter controllare più di un elemento” disse Maurelle cercando di trattenere le lacrime, ignorando anche il nodo in gola. L’agonia che si aspettava di provare venne come smorzata, il che la rese perplessa ma le portò anche sollievo.
“Lo dice anche mia mamma” commentò Ryker, scioccandola. Maurelle si aspettava che la stesse ignorando. “Mi dice anche che l’avere così tanto potere ti rende più allettante agli occhi degli umani che controllano il castello”.
“Vi ricordate com’era quando erano il Re e la Regina a gestire il castello?” domandò Daine muovendo un ciottolo con un gesto della mano. Si fecero tutti piccoli e cercarono di fingere di essere occupati quando si resero conto che il sasso era diretto verso la testa di un altro studente.
Fortunatamente lo studente voltò a sinistra dirigendosi verso l’area in cui facevano pratica i Fae di terra. “Amico, l’hai quasi preso” commentò Ryker.
“Lo so. Non era mia intenzione”.
Brokk portò all’indietro i capelli che gli finirono sulla fronte. “Puoi sempre chiedere alla Gullvieg di partecipare ai corsi tenuti da entrambe le leghe. Noi siamo arrivati” aggiunse poi indicando l’edificio alla sinistra.
Salutarono gli altri con la mano lasciandoli a chiacchierare circa ciò che Daine avrebbe fatto riguardo alla sua situazione. Non sembrava che avrebbe chiesto alla Preside di partecipare ad altri allenamenti.
“Stai tranquilla” l’incoraggiò Brokk. “Abbiamo fatto esercizi di telecinesi da qualche giorno” con la coda dell’occhio vide che Ryker aveva abbandonato le braccia lungo i fianchi e stava stringendo le mani in pugni.
Era sempre più difficile ignorare il fatto che Brokk che faceva il carino con Maurelle era qualcosa che lo faceva incazzare.
“Sembra abbastanza facile” il cuore di Maurelle accelerò quando entrarono nell’edificio stipato di persone.
La lega dell’aria era molto più ristretta ed opprimente rispetto a quanto sembrasse interessante. Come poteva praticare in modo efficace la propria magia se non erano visibili finestre per far entrare la brezza? Che fine avevano fatto le aperture che aveva visto da fuori?
Percorsero un giro in cerchio, quindi Maurelle analizzò i muri e notò diverse sezioni in cui si era accorta che fossero presenti dei vetri. Questi ultimi risultavano bloccati da strati di metallo; era come se qualcuno non desiderasse che gli studenti avessero accesso all’energia necessaria.
Ryker e Brokk scomparvero entrando nella stanza sulla destra, poi Brokk indietreggiò e si rivolse alla ragazza. “Vieni?”
Non aveva senso rimandare l’inevitabile, pensò. Annuì, quindi si affrettò verso i ragazzi, avanzando all’interno della stanza che faceva venire la claustrofobia. Nel piccolo locale non sembravano esserci delle finestre. Strati di metallo schermavano quelle che Maurelle ritenne essere le aperture.
Inoltre, a differenza di un’aula tradizionale, la stanza di pietra era di forma circolare e gli unici oggetti erano disposti su un solo versante. Era presente una cattedra per l’insegnante e un lungo tavolo coperto di articoli a perdita d’occhio, li riconobbe da quando andava a scuola.
“Buongiorno classe” disse una snella Fae dalla voce squillante. Maurelle dedusse che si trattava dell’insegnante, poiché la donna si era posizionata opposta agli studenti. Indossava un abito morbido che non nascondeva la sua silhouette minuta. Maurelle non assomigliava affatto alla tipica femmina di Fae. Era formosa, il che aveva fatto in modo che venisse chiamata Plushie quando aveva dieci anni.
“Buongiorno. Mi chiamo Aobheal e sono la vostra insegnante. Benvenuta a Lezione di Telecinesi, Signorina Longstrom” disse l’insegnante guardando direttamente Maurelle. “Sono contenta che ti sia unita a noi” aggiunse poi.
Maurelle restò sbigottita dell’affermazione dell’insegnante, e si chiese come quest’ultima sapesse il suo nome, e di che cos’altro fosse a conoscenza sul suo conto. Il suo arrivo all’Accademia non era stato per niente monotono. Si aspettava ancora di sapere che punizione le sarebbe spettata causa il suo sfogo emotivo.
Inizialmente Maurelle aveva temuto di restare isolata, quindi aveva collaborato con il personale medico. Dopo il suo primo giorno le emozioni della ragazza e la sua agonia si erano attutite, rendendole il tutto più semplice. In alcune parti della propria mente Maurelle era al corrente che il suo cambio di comportamento e la modifica del proprio stato emotivo non erano normali, ma il sollievo che provava era troppo appagante per metterlo in discussione.
“Grazie, io, uhm, non mi sono ancora stati dati dei libri” ammise. Le venne la pelle d’oca come se qualcuno la stesse osservando. Voltò quindi il capo surrettiziamente, e notò una femmina della sua età che la stava guardando con fare torvo. L’ignorò per un momento, restando concentrata sull’insegnante.
“Non preoccuparti. Non ti serviranno per le mie lezioni. Facciamo pratica per un’ora delle nostre abilità. Te li farà avere Aedan, lui insegna la teoria”.
“Mettiti in coppia con qualcuno e fai pratica. Dovete far lievitare una matita” spiegò Aobheal a Maurelle.
Brokk e Ryker si diressero verso la ragazza con un sorriso in volto. Nessuno dei due maschi si rese conto della femmina che stava facendo lo stesso. Si trattava della medesima ragazza che un minuto prima l’aveva guardata male. Grande, si era già fatta dei nemici. Il che non avrebbe dovuto coglierla di sorpresa. L’unico motivo per il quale tutti gli studenti non stavano già commentando il suo corpo era perché era rimasta in infermeria fino al giorno prima.
“Possiamo lavorare qui” ringhiò Ryker. Maurelle distolse lo sguardo dalla femmina arrabbiata, quindi lo spostò su Ryker. Era stupendo. Non c’era da stupirsi se la Fae perfetta dagli occhi azzurro limpido desiderava essere la sua partner.
“Devi avere il complesso dell’eroe” sottolineò Maurelle avanzando per sistemarsi accanto a lui.
La risata del ragazzo era bassa e roca, l’opposto del tono che aveva utilizzato un secondo prima. L’ilarità di lui faceva cose al corpo di lei che la ragazza desiderava non prendere in considerazione. Lo stomaco le si agitò ed il resto di lei si scaldò, ma Maurelle tentò di mascherare la propria reazione. Ryker era solamente gentile con lei. Non era assolutamente possibile che ne fosse attratto. Il caratteraccio del maschio aveva dimostrato l’opposto, ed il ragazzo si limitava ad essere cortese con Maurelle.
“Chi ti dice che stessi parlando con te” ribatté Ryker smettendo di sorridere.
Brokk diede una pacca sulla schiena all’amico e rivolse alla ragazza un sorriso di vittoria. “Ignoralo. Voglio che tu lavori con noi”.
Maurelle si sentì arrossire, quindi abbassò il volto. Le piaceva il fatto che Brokk flirtasse apertamente con lei, e non si spiegava il comportamento mutevole di Ryker. Era palese che lei non piacesse a Ryker, ma prediligeva le volte in cui non la trattava male.
Un sussurro sommesso la raggiunse in quel preciso istante, facendole sollevare immediatamente il capo. “Se non ci fossi tu avrei già tentato la fuga”. Maurelle poteva giurare che fosse stato Ryker a pronunciare quella frase, ma non poteva esserne certa poiché il ragazzo le stava rivolgendo un’occhiataccia.
“Ho preso le matite” annunciò Brokk facendo ritorno accanto a Maurelle, la quale non si era nemmeno accorta dell’allontanamento del ragazzo. Molto probabilmente perché quest’ultimo non aveva avvisato del proprio spostamento.
“Che cosa devo fare?” domandò Maurelle concentrandosi su Brokk.
“Devi far levitare la matita” abbaiò Ryker scuotendo il capo.
“Questo l’ho capito, Capitan Ovvio” ribatté lei con vigore.
“La Professoressa ci ha detto di concentrarci sull’oggetto ed immaginarlo di vederlo levitare” Brokk intervenne prima che lo scambio fra i due mutasse in un vero e proprio battibecco.
“Wow, sei un vero portento” annunciò Brokk qualche secondo più tardi quando la matita prese a levitare sul palmo della mano di Maurelle.
Errore numero cento, pensò. Non sapeva se suo padre fosse finito nei guai se la scuola fosse venuta a sapere che i suoi genitori l’avevano tenuta nascosta per più di un anno e che durante quel lasso di tempo Maurelle aveva fatto pratica il più possibile.
Non che si trattasse di molto, dato il rischio di esposizione, ma era molto più talentuosa rispetto a ciò che sarebbe dovuta essere nella sua posizione. “Che c’è?” domandò la ragazza schioccando le dita e facendo distruggere la matita contro il muro di pietra più vicino.
Con la coda dell’occhio notò che l’insegnante stava digitando qualcosa su un tablet. La vista di un dispositivo tecnologico la sorprese. Ai Fae non era consentito l’accesso alla tecnologia a Bramble’s Edge. Si era chiesta un milione di volte come mai gli umani volessero entrare in possesso di tali dispositivi. Di certo dei gadget tecnologici non li avrebbero resi più forti. Maurelle era pronta a scommettere che gli umani obbligassero gli insegnati ad utilizzarli in modo da monitorare gli studenti.
“Non direi” commentò Ryker scoppiando a ridere. La sua risata non si propagò però fino agli occhi, ma era meglio di quando le rivolgeva degli sguardi irritati.
Maurelle si unì alla risata del ragazzo per nascondere la propria agitazione. Avrebbe dovuto veramente concentrarsi e cercare di non pensare a lui. Non poteva far sapere a nessuno di aver acquisito i propri poteri molto tempo prima, suo padre era tutto ciò che restava a lei ed alle sorelle.
“È ufficiale, sono un bel casino. È più difficile di quanto sembri”.
“Di sicuro sei bella” mormorò Brokk portando il suo sguardo sul corpo di Maurelle dall’alto al basso. Alla ragazza piaceva il flirtare del ragazzo. Era ovvio che fosse attratto da lei, e Maurelle non si sentiva a disagio con lui.
“Se farai pratica ti risulterà più facile” disse Ryker ignorando completamente il commento di Brokk.
Aobheal si avvicinò al gruppo ed incrociò le braccia al petto, appoggiando il tablet al suo seno ridotto. “La telecinesi rappresenta un talento posseduto da tutti i Fae, quindi non ci vuole molto tempo affinché riusciate a controllarla. Fai bene ad immaginare ciò che vuoi che succeda”.
“Quando faremo pratica delle abilità di aria nello specifico?” domandò Maurelle all’insegnante. Sperava di apprendere di più di ciò che avrebbe potuto fare. I suoi genitori non avevano mai osato incoraggiarla ad esplorare le proprie abilità. L’unico dono che sapeva di avere era la psicometria.
“Nel prossimo semestre” spiegò Aobheal. “Le abilità di base devono essere le prime ad essere controllate. In tal modo vengono evitati gli infortuni”.
Maurelle annuì e si concentrò nuovamente sugli strumenti di scrittura. Ryker stava facendo ruotare la propria matita in cerchio. Anche la ragazza aveva fatto levitare la propria. La Fae realizzò inoltre un movimento oscillatorio ed uno scatto, colpendo la matita di Ryker. Entrambi gli oggetti presero a volare verso l’insegnante.
Aobheal serrò le labbra e con un solo gesto della mano fece atterrare entrambe le matite sul tavolo a lato della stanza. Maurelle guardò Ryker, ma il ragazzo si stava già dirigendo verso il tavolo, quindi lei fece lo stesso nella direzione di Brokk. Quando guardò quest’ultimo negli occhi i due scoppiarono a ridere. “Vorrei essere potente come lei” ammise il ragazzo.
‘Anch’io’ pensò Maurelle. Forse le sue emozioni erano come ovattate, ma il bisogno di rivedere la sua famiglia era più impellente che mai, e non le sarebbe stato concesso di ritornare a casa per un po’ fino a quando non sarebbe stata ritenuta innocua per la società.