Читать книгу Confessione Di Una Piantagrane - Brower Dawn - Страница 7
Capitolo Secondo
ОглавлениеLady Samantha Cain fece un respiro e si stampò un sorriso sulla faccia. Si fermò davanti alla porta di entrata della dimora della sua cara amica, Marian, la contessa di casa di Harrington, e si preparò a bussare. Non c'era un vero motivo per sentirsi così ansiose, ma comunque non riusciva a scuotersi quella brutta sensazione di dosso. Forse era perché, in un certo senso, si sentiva fuori posto. L'unica tra loro tre a cui la vita non fosse cambiata. Era felice per le sue amiche. Avevano trovato l'amore e ... ma chi diavolo voleva prendere in giro? Ogni brandello della sua anima stava urlando per quest’ingiustizia! Lei era sola! Suo fratello, Gregory, il conte di Shelby, aveva terrorizzato tutti i suoi pretendenti e, a quanto pare, ci era riuscito alla grande. Nessuno le aveva più nemmeno chiesto di ballare. Da “rosa in boccio” si era trasformata in “margheritina di campo.” Non ci sarebbe stato amore per lei, né un marito o dei figli. Sarebbe rimasta la zia zitella dei figli di Gregory e Kaitlin. Odiava sentirsi egoista, ma non poteva farci niente… Samantha chiuse gli occhi e si preparò mentalmente per la visita. Non avrebbe permesso alle sue amiche di capire quanto fosse infelice. Non era colpa loro se non aveva trovato l'amore o un uomo che la volesse in moglie. Ormai questo era il suo destino e lei non poteva che accettarlo. Alzò la mano e afferrò il battente, battendolo tre volte contro la porta. Dopo qualche istante la porta si spalancò e il maggiordomo Harrington si inchinò davanti a lei.
“Buongiorno, Milady - le disse, facendolo segno di entrare -Lady Harrington vi aspetta in salotto."
"Grazie," disse lei e gli passò davanti. Non c'era bisogno di altri convenevoli. Samantha conosceva bene la casa e non aveva bisogno di domestici che le facessero strada. Camminò lungo il corridoio e poi entrò in salotto. Kaitlin e Marian stavano sorseggiando un the.
“Vi prego di accettare le mie scuse. Non mi ero resa conto di essere così in ritardo! " esclamò, entrando con disinvoltura nella sala. Voleva apparire come al solito, una fanciulla felice e spensierata. “Avevo diverse lettere da scrivere e ho perso la cognizione del tempo. Spero di non aver perduto nulla di importante ".
"Niente affatto! – la salutò Kaitlin – Gradite del the? Ve lo verso io. "
"Sì, grazie." rispose Samantha e si sedette sul divano. Si rivolse a Marian. "Come sta il vostro piccolo tesoro?"
Marian alzò gli occhi al cielo. "Adoro mio figlio, ma negli ultimi tempi è stato tutt'altro che un tesoro. Ha tenuto l’intera casa sveglia, stanotte. Abbiamo dormito appena un paio d’ore! "
Il piccolo visconte Rosbern aveva sei mesi ed era la gioia dei suoi genitori. "Oh, povero piccolo Jeremy! - esclamò Samantha, mettendosi una mano sul petto - "Probabilmente aveva male al pancino!”
"Vedo che ha conquistato anche voi! - ridacchiò Marian - E’ un rubacuori, esattamente come suo padre! Oh, Signore, proteggi le fanciulle che gli ronzeranno attorno, quando sarà cresciuto! Avranno bisogno dell’aiuto celeste. Temo che quel Don Giovanni lascerà dietro di sé parecchi cuori infranti!”
Era un bellissimo bambino. Non che Samantha fosse un’intenditrice di neonati, e di certo non poteva sapere se davvero Jeremy fosse il più adorabile tra tutti, comunque aveva un debole per lui. Concordava con sua madre. Il piccolo Jeremy avrebbe potuto seguire le orme del padre e trasformarsi in un’adorabile canaglia. Il tempo avrebbe chiarito le cose.
"Comunque, ci sarà la sua mammina a guidarlo. Sono sicura che con il vostro aiuto, Marian, diventerà un ragazzo per bene.”
"Oh, dovrà essere così per forza – esclamò ridendo Marian – oppure gli taglierò la testa!” Sorrise dolcemente. “Comunque, adesso è crollato dal sonno. Povero piccolo, sono i dentini che stanno spuntando! Dovevate sentirlo come piangeva!”
"Un po’ mi dispiace che stia dormendo - mormorò Samantha - Mi sarebbe piaciuto coccolarlo e mangiarlo di baci. E’ adorabile, quando ride!”
Kaitlin portò una tazza di tè e gliela porse. "L'ho preparato come piace a voi."
"Grazie", disse Samantha. Adorava le sue amiche. Non poteva neanche immaginare la sua vita senza di loro. Entrambe sembravano così ... felici. A volte le faceva quasi male al cuore stargli accanto.
"E voi come state? Avete pensato di dare un figlio al mio caro fratello e allargare la famiglia?” chiese a Kaitlin.
La ragazza arrossì. "IO…"
"Così la mettete in imbarazzo! – ridacchiò Marian, sorridendo con astuzia – Ma sono contenta che glielo abbiate chiesto. E’ una domanda che volevo farle anch’io.”
"Beh ..." Kaitlin si schiarì la gola. "Naturalmente avremo dei bambini. Un giorno. "
Marian sollevò un sopracciglio. "Un giorno?"
"Sì - disse Kaitlin, con tono deciso - Gregory avrà bisogno di un erede ..."
Samantha scosse la testa. Era chiaro che Kaitlin non gradiva questo genere di domande e avrebbe voluto cambiare argomento. Sfortunatamente per lei, Samantha e Marian non avrebbero mollato facilmente la presa. Samantha lanciò uno sguardo a Marion, che le rispose con complicità: bene, avrebbero tartassato la povera ragazza fin quando non avesse confessato come stavano realmente le cose!
“Credo che quello che Marion stia cercando di dire è che spera che quel giorno arrivi presto - disse Samantha- Non vede l’ora di sapere se presto il suo Jason avrà un compagno di giochi. Rispondere UN GIORNO è un po’ vago, non credete? "
La faccia di Kaitlin divenne rosso fiamma. "Emm ... non mi va di discutere della mia…" Agitò la mano in aria mentre cercava le parole giuste da dire.
"Attività in camera da letto? - esclamò Marian, ridacchiando – Forse, il nostro caro Shelby non si sta dando molto da fare? Sta smentendo la sua fama di maschio virile?” Fece un’espressione dichiaratamente teatrale. “In tal caso, Jonas potrebbe avere una conversazione con lui e spiegargli ..."
"Non ha bisogno di alcun aiuto in questo! - la interruppe Kaitlin, con aria spaventata -"Vi assicuro che è abbastanza bravo in… queste cose!”
"Kaitlin ha ragione! – esclamò Samantha, con disprezzo – Preferirei non dover discutere delle acrobazie di mio fratello in camera dal letto! Inorridisco al solo pensiero!”
“Tutto quello che volevo era un sì o no, oppure PRESTO AVREMO UN BAMBINO. Anche un sorriso mi sarebbe bastato!” si giustificò Marion.
"Bene - esclamò Kaitlin – Allora, per chiarezza: spero di averne uno, prima o poi, ma per ora non so se sia successo…qualcosa.” Mentre parlava fissava la sua tazza da the incapace di incontrare lo sguardo delle sue amiche. "Questo è tutto."
Samantha bevve un sorso del suo the. Aveva compreso l’imbarazzo della sua amica. Ma, fintanto che si fossero focalizzate su Kaitlin, nessuna avrebbe chiesto se c’erano novità per lei in campo amoroso. Di sicuro, speravano che anche Samantha fosse felice come loro. Ma lei non lo sarebbe mai stata. Anche se un uomo avesse provato a corteggiarla, suo fratello avrebbe fatto di tutto per troncare la loro relazione. Evidentemente, quel gradasso voleva farla rimanere zitella a tutti i costi! Meglio per lei metterci una pietra sopra e cercare un altro scopo, nella vita. Forse avrebbe considerato la possibilità di diventare un medico come Marian. Non che Marian fosse un dottore, ma stava studiando per diventarlo. Sembrava un passatempo decente ...Sospirò dentro di sé... Non voleva studiare medicina. Forse ci sarebbe voluto un po’ più di tempo, ma avrebbe trovato uno scopo. Qualcosa che l'avrebbe aiutata a dimenticare il Conte di Asthey e quanto fosse innamorata marcia di lui.
Jason e Shelby si fermarono davanti alla porta dell'ufficio legale e bussarono. Non molto tempo dopo, la porta si aprì e un uomo con i capelli scuri si parò davanti a loro. "Posso aiutarvi?" disse.
"Sì." Jason si schiarì la gola. Quel monosillabo era stata l’unica cosa che fosse riuscito a pronunciare. Ed era uscito come se stesse gracchiando. "Sono il conte di Asthey. Sono qui per…"
"Oh, grazie a Dio! – esclamò l‘avvocato - Sono contento che siate qui, finalmente!. Vi prego, entrate. Non c’è tempo da perdere!”
Ahia, non suonava niente bene! Quell’uomo era in procinto di dirgli qualcosa di grave? Shelby posò una mano sulla schiena di Jason e lo spinse verso la porta. Lui non si era nemmeno reso conto di essere rimasto inchiodato sul posto. In qualche modo, riuscì a trascinarsi dentro l’'ufficio.
"Accomodatevi, prego - disse l'avvocato – Ho cose molto importanti da dire."
Cominciò a rovistare tra i fogli sulla sua scrivania. Era tutto un disastro e Jason non riusciva a capire come l’avvocato potesse raccapezzarsi, in quel caos. Alla fine, quegli trovò una lettera sigillata e sorrise.
“Sapevo che stava qui. Mi scuso per il disordine." Fece un gesto verso la sua scrivania. “Vi assicuro che di solito non è così, ma in questo periodo sto organizzando e archiviando una serie di documenti per un personaggio illustre e purtroppo ho dovuto concedere al mio segretario due settimane libere per problemi familiari." Porse la lettera a Jason. "E’ necessario che leggiate prima questa, e poi parleremo.”
Jason prese la lettera e la fissò. Probabilmente era di suo nonno. Deglutì il nodo che si era formato in gola. Non si sentiva pronto. Niente avrebbe potuto prepararlo a questo, perdere un uomo che era tutto per lui e doversi rassegnare a vivere senza. Suo nonno era stata la persona più importante della sua vita.