Читать книгу Vitaly Markiv - Дар'я Бура - Страница 2
Оглавление“Non mi stanno giudicando – stanno giudicando l’Ucraina! Ma non mi mollerò, devo combattere!”, me lo ha detto Vitaliy durante una videoconferenza prima dell’udienza di appello sul suo caso a Milano. Ci sono rimasti 65 giorni di processo d’appello prima che tutte le accuse venissero assolte e che Vitaliy fosse liberato. 65 giorni fino al trionfo della giustizia e alla vittoria dell’Ucraina.
Abbiamo discusso la strategia per la sua difesa in appello. Gli ho raccontato dei risultati dell’indagine dalla Polizia Nazionale dell’Ucraina sulla morte del fotoreporter italiano e del traduttore russo il 24 maggio 2014 a Sloviansk. Gli ho parlato delle prove della sua innocenza. La temide italiana ci ha dato 15 minuti…
Sì, Vitaliy, nel tuo caso c’era così tanta politica che in Italia è andata oltre le indagini sulla tragedia cioè la morte delle persone. Questa è un’altra manifestazione di una sporca guerra ibrida contro l’Ucraina.
La guerra in cui falsi e manipolazioni della coscienza di masse vengono usati non meno di proiettili e mine.
Vitaliy Markiv è un giovane, un romantico, arrivato al gelido Maidan di Kyiv nel 2013 dalla soleggiata e prospera Italia.
Vitaliy Markiv è un uomo, un guerriero, un membro della Guardia nazionale, dietro le cui spalle ci sono la guerra, i bombardamenti, la morte dei compagni.
Markiv è un vero patriota dell’Ucraina, accusato di omicidio assurdo, coinvolto nel processo ingiusto con le prove false, ha ricevuto il verdetto del tribunale della città di Pavia – 24 anni di carcere – e tre anni, quattro mesi e due giorni ha passato dietro le sbarre fino a completa assoluzione e ritiro delle tutte le accuse.
Abbiamo combattuto ogni giorno di questi 1222, abbiamo creduto nella vittoria e siamo giunti alla giustizia. Il ministero degli Affari Interni non lascerà il suo soldato: questa era la nostra posizione solida e ferma, ogni giorno e ad ogni fase. Infine, abbiamo vinto!
Questo libro parla del destino di un ucraino e del destino dell’Ucraina. Del prezzo che abbiamo dovuto pagare per la libertà e la sovranità del nostro paese.
Questo è un manuale di patriottismo vero, forza di spirito e fede nella propria patria!
Arsen Avakov
“Sono un soldato ucraino, sono un patriota d’Ucraina e mi fido della giudizia italiana”.
La mattina del 12 aprile 2019 il membro della Guardia nazionale d’Ucraina ha preso la parola finale in tribunale di Pavia aggiugendo poi che difenderà la patria fino all’ultimo.
Markiv sta alle inferriate dal 30 giugno del 2017 dal momento del suo arresto nell’aeroporto di Bologna. Il soldato ucraino è accusato di aver informato nel 2014, trovandosi nella postazione di combattimento sul monte Karachun, il comando della Guardia nazionale del movimento dei giornalisti i quali sarebbero morti in seguito per tiri di un mortaio. Nel corso dell’indagine giudiziaria l’imputazione è stata modificata e cambiata dal’omicidio doloso al coinvolgimento nell’uccisione.
La parola di Markiv è stata contestata dopo la seduta del tribunale durante il quale i giudici l’hanno giudicato colpevole di aver ucciso Andrea Rocchelli, un fotoreporter italiano e il suo traduttore russo Andriy Mironov che sono morti vicino al monte Karachun nelle vicinanze della città di Sloviansk in Donbas. Markiv è stato condannato al 24 anni di galera, cioè sette anni in più del ternine chiesto dal Procuratore. Il Giudice ha spiegato la decisione del tribunale con il fatto che l’imputato continua ad affermare la sua innocenza e il non-coinvolgimentonell’uccisione dei giornalisti civili.
La difesa nega tutte le accuse e insiste che i giornalisti sono stati nella zona militare senza segni distintivi e mezzi di protezione individuali e perciò sono stati vittime del fuoco incrociato. Gli attivisti civili insieme ai giornalisti indagano per conto suo cercando i testimoni, interrogando gli esperti indipendenti, visitando il Donbas. Il suo scopo è quello di garantire una indagine imparziale della morte dei giornalisti.
All’inizio della seduta del tribunale la corte popolare ha respinto definitivamente la richiesta della difesa di svolgere un’investigazione aggiuntiva nel luogo degli eventi in Ucraina neanchè la proposta da parte del’Ucraina di formare un commissione inquirente avanzata dopo l’arresto di Markiv.
Il militare ucraino già da più di tre anni sta nel carcere di massima sicurezza in Italia.