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Il sangue ucraino
ОглавлениеIl maggio del 2014 era un tempo intenso in Ucraina. Nei tutti questi giorni primaverali si svolsero azioni belliche al nord del paese con il punto di scoppio nella città di Sloviansk sulla parte settentrionale della regione di Donetsk.
A partire dal 12 aprile la città è stata controllata dalle forze filorussi ed i guerriglieri della repubblica autoproclamata di Donetsk affiancati dalle formazioni terroristiche russe.
Per ricuperare il controllo sulla città e sul territorio settentrionale della regione di Donetsk le autorità ucraine hanno iniziato l’intervento antiterroristico. Da questo momento in poi in Ucraina si svolge la guerra ibrida condotta dalla Federazione russa che non riconosce la sua partecipazione alla guerra intanto appoggiando formazioni terroristiche filorussi con le armi neanchè risorse umane e personale militari.
La città di Sloviansk ed i suoi dintorni scuotevano dalle violentissime esplosioni per tre mesi prima che il territorio è stato liberato dagli occupanti; mentre i volontari ed ufficiali delle Forze armate d’Ucraina imparavano a combattere il nemico che solo di recente consideravano una nazione fraterna.
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Gia durante quelle notte orribili di febbraio al Maidan quando la revoluzione di dignità è sfociata in fucilazione dei partecipanti a Maidan, molti avevano capito che la guerra in Ucraina è imminente.
Anche Vitaliy Markiv è stato sulla piazza centrale di Kyiv. Un ragazzo ucraino proveniente da Horostkov, città nella regione di Ternopil, che a quel punto era residente in Italia gia da più di dieci anni. Nel 2004 Oksana Maksymchuk, sua madre, si è sposata in Italia. Cosi, ha fatto il figlio e la figlia venire a vivere con lei. A quei tempi Vitaliy aveva quindici anni. Essendo minorenne il ragazzo a norma di leggi italiani ha acquisto automaticamente la cittadinanza italina.
“Si potrebbe pensare che abbiamo una vita nuova con i figli accanto a noi dopo il trasloco, invece se sei una persona con radici profonde e l’amore per la patria nel cuore, se hai una spina al cuore, quel cuore non guarisce finchè sarebbe tutto finito e sarebbe ottenuta la vittoria difinitiva”, cosi la signora Oksana Maksymchuk spiega la decisione del figlio a venire al Maidan.
La signora Oksana dice che il suo Vitaliy – cosi lo chiama senza alcun ipocoristico – fin da bambino cresceva come un fanciullo normale con tratti negativi e positivi ma fin dall’infanzia era una persona di compagna, ragazzo svelto ed allo stesso tempo aveva il carattere da capitano: “altri ragazzi erono affezionati a lui e lui amava essere una specie di menatore”.
“Quando sono partita per l’Italia aveva meno di undici anni, un’eta in cui ai ragazzi non piace a confidare i propri interessi alla madre. Comunque sapervo che tra gli suoi amici ci siano moltissimi ragazzi e ragazze perbene e che si stiano sempre insieme. Piu persone hanno detto che sia una persona amichevole. Anche adesso i suoi fratelli in armi confessano che sentono mancanza di Vitaliy perche è stato capace di organizzare tutto e di risolvere moltissimi problemi. Quella natura che si è manifestata fin da bambino non è cambiata mai”, dice la signora Oksana Maksymchuk.
Durante l’intervista per una mostra delle fotografie “Se non ci fosse la Guerra” organizzata dai volontari Vitaliy ha caratterizzato se stesso cosi: “Da bambino ero uno classic birbante, facevo innervosire mia mamma. Ricordo che nei tempi di scuola dell’infanzia prendevo un fucile giocatolo, mi mettevo un berretto e dicevo ai vicini che sarei partito per fare il soldato.”
Da bambini quasi tutti i ragazzi imitavano i soldati ma Vitaliy prima non voleva fare il militare di professione.
In Italia Vitaliy ha ottenuto un diploma dell’istituto tecnico. Poi ha cambiato qualche posto di lavoro, lavorava come falegname facendo edifici di legno per esempio, chiostri di giardino, garagi, terrazzini. Faceva il macchinista. Ed aveva passion per il sport: il pallavolo, il pallacanestra, gli piacevano gli sport di squadra. Ma era sopratutto interessato in bodybuilding.
Sua madre dice che questa attività sportiva ha rivelato la forza di volontà e la capacità di riuscire sempre di averla vinta. “Si preparava per partecipare in una gara ma ha sentito nel cuore il richiamo a venire al Maidan”.
Uno dei lavori saltuari di Vitaliy era quello del dj. “Due anni prima della partita per l’Ucraina erano pieni di vita. Di giorno lavoravo nel luogo del lavoro principale e poi andavo alla palestra a fare l’istruttore di fitness e bodybuilding. Al fine settimana facevo il dj in un club dopo di che la domenica ritornavo a casa per prendere una attrezzatura sportiva per fare paracadutismo”, riportano le risposte dell’intervistato durante la mostra delle fotografie “Se non ci fosse la Guerra” nel 2016.
Di sequito Vitaliy ha deciso che l’arte delle armi gli piacesse. Cosi, come sempre ha complettato il corso di addestramento, ha fatto gli esami ed stave per iscriversi a una delle scuole militari. Invece è cominciata la riduzione del personale nell’ambito militare in seguito alla crisi finanziaria, scoppiata in Italia circa sette o otto anni fa. Proprio per questo gli è stata rifiutata l’iscrizione negli studi presso una scuola militare nonostante che l’ucraino abbia avuto tutti i documenti a posto.
La madre di Vitaliy dice che per il figlio il rifiuto era una vera delusione perchè si è preso vaghezza di diventare un militare, il suo sogno è stato proprio quello.
Comunque il destino richiama.
Vitaliy ha vissuto in Italia da dieci anni eppure la sua strada nella vita l’ha trovata in Ucraina; lui pensa e sogna di restare nella patria d’origine. Nel suo paese nativo si è iscritto nell’Academia militare. “Non riesce a liberarsi dalla voglia di diventare un militare. Senta che la cosa fa per lui e cosi vuole di diventare il militare di cariera”, racconta la madre.
“Si rivela la natura di Leone, il suo segno zodiacale”, dice la signora Oksana. “Anch’io sono un Leone e cosi la verità è sempre dalla nostra parte.” La donna nota che siano nati sotto lo stesso segno zodiacale perciò non è facile a intendersi comunque lei è sempre dalla parte del figlio e lo sostiene qualunque decisione lui prendesse.
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“Vitaliy Markiv non è di quelli che rivelano i suoi piani, è molto riservato”, cosi descrive la madre il suo figlio. Può darsi che lui non abbia voluto innervosire i genitori perchè quelli sempre pronti a pensare “basta che non gli succeda niente” anchè se non succede mai niente.
Il ragazzo sempre si teneva aggiornato degli sviluppi della situazione in Ucraina. Era sbalordito dagli avvenimenti dell’autunno e dell’inverno del 2013. A quei tempi abbiamo assistito alla nascità del Maidan. Era sconvolto per il massacro di studenti. Il giorno dopo c’erano migliaia di persone in piazza per manifestazione volta a protegere i loro figli ed a salvaguardare i loro diritti. In Italia intanto, il ragazzo non poteva ritirare lo squardo dalle trasmissioni non-stop degli eventi dal vivo in streaming su internet.
Quel fatto che in Ucraina comincia la lotta per la libertà gli ha ispirato l’idea che era il momento giusto per ritornare a casa. Sentiva che il giorno era arrivato. Ha spiegato alla famiglia che non può tranquilamente guardare sullo schermo restando lontano in Italia mentre in Ucraina massacrano la gente che ciò nonostante difendano i loro diritti.
“Ogni due o tre anni venivo qui soltanto d’estate per vacanza o per ferie. D’inverno non venivo mai. Ci abitani i miei nonni. Ci sono restati i familiari ed amici di scuola. Pensavo che sia passato moltissimo tempo da quando celebravo il Natale secondo la tradizione ucraina”, cosi diceva il ragazzo nell’intervista per la mostra fotografica “Se non ci fosse la guerra”.
Oksana Maksymchuk nota che per qualche tempo non potevano venire in Ucraina per visitare le sue genitori, cioè i nonni di Vitaliy. Invece quell’anno il figlio ha preso la decisione di andarci. “Ha detto che sarebbe andato solo per Natale. Non facevo caso alle notizie che seguiva o alle cose che aveva sul computer. Poi sono cominciate gli avvenimenti tragici al Maidan.Cosi, quando il figlio è venuto in Ucraina ho telefonato a mia madre che negava di aver visto il nipote. Secondo lei avrebbe lasciato una nota in cui ha scritto che sarebbe andato al Maidan.”
Il 5 decembre Vitaliy Markiv è venuto in Ukraina e il giorno prossimo era gia in bel mezzo della revoluzione di dignità al Maidan. Più tardi ha confessato di essere profondamente colpito dal sentimento di unità, dall’entusiasmo patriottico, dal fatto che restano sempre uniti.
Il Markiv non è stato un semplice osservatore contento di vedere che l’Ucraina è capace di protestare e di unirsi. E’ diventato un attivista. Uno dei membri della quinta centuria dell’Autodifesa di Maidan.
“Il mio posto è qui”, diceva alla madre per telefono trovandosi al Maidan. Per esempio c’è stato un caso in cui i ragazzi sono stati catturati, gli sono stati sottratti tutti gli effetti personali e sono stati presi a calci e pugni. Un’amica da Ucraina mi ha mandato una foto in cui il figlio ha la testa bendata. L’ho chiamato e l’ho chiesto se tutto vada bene. E lui rispose:
– Gia, tutto va bene.
– E perchè hai la testa bendata?
– Cosa ti fa pensare?
Cosi gli ho rimandato la foto. E’ stato sconvolto. Qualcuno dei ragazzi ha scattato la foto e mi l’hanno mandata subito lo stesso giorno.
Anchè il padre biologico di Vitaliy è stato al Maidan a Kyiv quando c’erano i bus affolati, pieni di volontari. Ha voluto di venire in aiuto, di sostituire quelli che rispingevano l’assalto ogni note. Ha detto “mi sono riuscito a reggere fino alle 4 del mattino e non capisco come quei ragazzi con tanto freddo riuscivano a resistere? Per essere lì, per affiancarsi uno dovrebbe credere profondamente nella sua verità.”
La madre insieme a suo secondo marito hanno cominciato a seguire gli avvenimenti in Ucraina perchè il figlio si è unito agli attivisti della revoluzione della dignità. Dice che durante la fucilazione degli attivisti lei è rimasta casa. Non potevo distogliere lo sguardo dai video con notizie da Ucraina. Ho chiesto un giorno di permesso. Ho detto “Il mio figlio è là. Non sono in grado di lavorare.” Ed il direttore italiano è stato molto comprensivo.
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Una revoluzione sempre sembra una cosa romantica. Nei tempi procellosi c’è sempre qualcuno a dare la forza a lottare. Gia prima degli avvenimenti tragici a Kyiv ci è stato un evento speciale nella vita di Markiv.
Era la notte di San Silvestro cioè la notte di Capodanno con grandissimo concerto al Maidan. “Stava in piedi vicino alla Stela perchè la sua baricata si trovava vicino all’albero di Natale. E la mia amica ed io siamo venuti al Maidan per festeggiare. I nostri occhi si incrocciano. Si distingue dalla folla…” cosi ricorda il suo incontro Diana, oramai è la moglie di Vitaliy.
A lei non piace parlare con i giornalisti ed è una persona molto riservata e tranquilla. Per la prima cosa nota come i sposi sono diversi. “Vitaliy avrebbe chiaccherato con piacere con i giornalisti, avrebbe parlato di quello che gli è fatto impressione sopratutto con gli sconosciuti.” Potrebbe essere proprio quello che porta equilibrio nella coppia.
Diana ricorda con sorriso del suo incontro e del fatto che, come il marito, ha preso passione per il bodybuilding. Ma con gli occhi velati di lacrime parla dell’arresto e del processo. E’ difficile per lei. E’ triste ed ha il cuore gonfio.
La ragazza dice che Vitaliy davvero pare un italiano perchè lui parla e gesticola moltissimo. “Come italiani. Io non so fare cosi. In questo siamo diversi.”
Le amiche non hanno potuto di passare dinnanzi non quardando quel ragazzo alto e benfatto e Diana ha notato subito il corpo atletico di Vitaliy. Cosi, si sono conosciuti, si sono scambiati i numeri di telefono e fra poco si scambiavano i messaggi.
“E’ gia stato al Maidan e questo era il suo vantaggio. C’era qualcosa nel suo sorriso…con gli occhi dolcissimi…” racconta Diana con sorriso.
Markiv ha raccontato alla ragazza che abita in Italia. Invece Diana ha visto subito il suo vantaggio. Quel ragazzo è venuto al Maidan perchè ci tiene cosa succede nel suo paese d’origine, lui non ha scelto una vita serena. Non è un menefreghista. Pensa che quando è venuto in Italia era gia un adolescente con le idee gia consolidate ed è proprio a causa di questo che lui ha deciso di ritornare in Ucraina. Nonostante che quella vivacità italiana sia tipica di lui ma il sangue ucraino si è manifestato in momento più difficile per la patria.
“Pet tutto il tempo che era in Italia aveva nostalgia di casa. Ed a dare lo stimolo è stata la novità del massacro di studenti”, ricorda la moglie.
Prima la coppia si scambiava i messaggi e si telefonava poi tra un mese si sono incontrati di nuovo ed hanno cominciato di frequentarsi. “Tutto è successo in fretta. Tra sei mesi lui le ha chiesto di sposarlo e il 18 ottobre ci siamo sposati”, dice Diana.
La mamma ha fatto una sorpresa al figlio cioè è venuta in Ucraina per essere presente alla cerimonia. “Hanno celebrato il matrimonio con un rito civile perchè tra sostituizione delle truppe c’era un periodo breve di ferie e non c’era tempo per celebrare le nozze. E solo dopo mi ha raccontato il vero stato dei fatti al Maidan. Prima mi diceva che tutto vada bene.”
Markiv ha partecipato agli avvenimenti al Maidan dall’inizio alla fine e dopo è andato all’Est. Mai ritornato in Italia. La sua strada ha avuto una direzione soltanto e lui ha scelto ad andarla fino in fondo.