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CAPITOLO 1

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Aprile 1800

Lady Abigail Wallace fissò la propria gonna bianca insignificante e corrugò la fronte. L’unica cosa colorata che le era concesso di indossare, era una fusciacca color zaffiro legata intorno alla vita. Non rendeva la sua gonna molto più bella. Almeno il colore della fusciacca si intonava ai suoi occhi. Tuttavia il bianco rendeva la sua pelle quasi malaticcia. Aveva la carnagione chiara ed una spruzzata di lentiggini sul viso. Nessuno avrebbe potuto scambiarla per una signorina bionda inglese, specialmente con i suoi sfacciati capelli rossi.

Perché aveva lasciato che suo padre la convincesse a passare la stagione Londra? Non c’era niente che la città potesse offrirle e che non potesse trovare a casa- in Scozia. Cosa c’era di male nel trovare un buon Lord Scozzese come marito? La residenza della sua famiglia si trovava nelle Lowlands e suo padre si identificava più con i fratelli inglesi che con gli Highlanders scozzesi, ma Abigail avrebbe preferito avere una possibilità ad Edimburgo.

“Smettila di agitarti”, sua sorella, Belinda, le sussurrò sottovoce. Il suo accento scozzese era evidente anche quando fuoriusciva a bassa voce. “No, nessuno ci chiederà di ballare con questo atteggiamento”.

Voleva rispondere che ciò l’avrebbe resa felice. Nessuno dei gentiluomini la attraeva. Tutto quello che voleva, era sopravvivere alla stagione e tornare a casa. Se fosse tornata senza un marito, suo padre avrebbe acconsentito ad una stagione ad Edimburgo. Dopotutto, voleva che la sua figlia maggiore si sposasse. Avrebbe concesso molte stagioni a Belinda. Lei era la vera bellezza ed avrebbe avuto molti pretendenti. Sua sorella aveva dei bei capelli biondi e gli occhi azzurri. Sembrava più una lady inglese e non assomigliava affatto ad Abigail. Se Belinda assomigliava alla madre, inglese per nascita, Abigail aveva preso i suoi capelli castano ramati da suo padre. Non era solo quello che aveva preso da lui. Il suo carattere era un risultato diretto del suo sangue scozzese. Non si sarebbe mai trovata bene nella buona società. Abigail non sopportava gli stupidi e la maggior parte degli elegantoni al suo seguito corrispondevano a quella descrizione.

“Non devi preoccuparti, cara sorella”, iniziò a dire Abigail. “Ci sono un sacco di gentiluomini che ti hanno messo gli occhi addosso. Non ci vorrà molto perché qualcuno sia abbastanza coraggioso da chiederti un ballo”. Anche quella era la verità. Molti uomini guardavano nella loro direzione, ma i loro occhi si soffermavano sempre un po’ più a lungo su Belinda. Abigail aveva compiuto ventuno anni prima di partire per la stagione a Londra. Belinda era tre anni più giovane. Entrambe avrebbero già dovuto essere almeno fidanzate, ma quando la madre era morta, il padre era stato riluttante a lasciarle andare. Adesso era determinato a trovare un marito ad entrambe, come era giusto, secondo lui. Abigail avrebbe voluto dirgli dove poteva mettersi le sue idee sul matrimonio, e non si trattava di un posto piacevole.

“Forse”, concordò sua sorella. “Se la finisci di guardarli storto, faranno questo sforzo”. Sua sorella la guardò con un cipiglio sul suo viso stupendo. “Forse tu non desideri sposare un uomo con dei mezzi, ma io sì. Non togliermi questa possibilità.

Un trambusto si diffuse nella sala da ballo affollata. Si girarono tutti a guardare verso l’entrata. Doveva essere arrivato qualcuno di importante per farli tutti fermare e fissare con trepidazione. Abigail avrebbe voluto dire che non le interessava, ma la sua curiosità ebbe la meglio. Molte delle signore iniziarono a sussurrare dietro ai ventagli, squittendo quasi per l’eccitazione. Stava per fare la sua apparizione il Principe Reggente in persona? Nient’altro aveva senso per lei.

Uno dei domestici dei Loxton aprì le porte sopra l’ampia e lunga scalinata ed annunciò, “Il conte e la contessa di Harrington.” Un uomo alto con i capelli scuri ed una donna eterea con i capelli biondo argento stavano scendendo le scale. Dietro di loro veniva un uomo. Quell’uomo catturò la sua attenzione. Era bello- se si poteva descrivere così un uomo. Non una bellezza classica, ma in un modo da toglierle il fiato. Aveva le mascelle alte e le labbra più baciabili che lei avesse mai visto in un uomo di buona famiglia. I suoi capelli scuri erano del colore del cielo a mezzanotte e lei si trovò ad essere curiosa riguardo la sfumatura dei suoi occhi. L’uomo non era stato annunciato, ma sembrava essere quello che tutti stavano aspettando. Tutti trattennero il fiato mentre lui procedeva dietro il conte e la contessa. Chi era?

“Oh, è bello”, sua sorella quasi sussurrò quelle parole. “Chi pensi che sia?”.

“Non ne ho idea”, disse lei. Anche le sue parole uscirono quasi come un sussurro, come quelle di sua sorella. “Forse dovremmo scoprirlo”.

“Come?” Belinda alzò un sopracciglio. “Non conosciamo nessuno a cui chiedere e la nostra chaperonne non sarà molto di aiuto”. Indicò verso la matrona che le aveva accompagnate. Stava russando su un divano vicino, senza interessarsi di cosa stessero facendo le sue protette. Non che Abigail e Melinda facessero molto. Nessuno le aveva invitate a ballare o aveva veramente provato a parlare con loro. Facevano già da tappezzeria al loro debutto in società. Odiava dirlo a Belinda, ma forse non sarebbero tornate con dei mariti. Era Belinda ad avere ancora le migliori possibilità. Forse Abigail sarebbe dovuta rimanere a casa la prossima volta, così gli elegantoni sarebbero stati più a loro agio nell’avvicinare Belinda.

“Ascoltiamo quello che dicono le signore. Sembrano tutte innamorate di lui”, rispose Abigail. “Sono veramente rapite dalla sua presenza”. Non poteva biasimarle. L’uomo era veramente bello da vedere, ma avrebbero dovuto avere un po’ di pudore. Chiaramente l’uomo le ignorava perché sapeva di avere la loro attenzione. Fu allora che lei si rese conto che era tanto vanitoso quanto bello. Ciò significava che si sarebbe aspettato che una donna stravedesse per lui. Forse Abigail poteva trovare il suo viso affascinante, ma rifiutava di essere la pedina di qualsiasi uomo. “Potrebbe essere un corteggiatore adatto a te”.

“Lo pensi veramente?” chiese Belinda piegando da un lato la testa. “Sembra ancora più improbabile che lui mi noti di quanto lo facciano gli altri uomini.”

Abigail non rispose a sua sorella. Era troppo impegnata a cercare di sentire la conversazione tra due delle signore vicino a loro.

“Non è bello?”, tubò una delle donne.

“E da sogno”, disse la sua compagna. “Non dimenticarlo”. Sospirò mentre fissava l’uomo che si faceva strada nella sala da ballo.

Abigail alzò gli occhi al cielo. Erano ridicole e troppo ovvie nei loro interessi. Non voleva pensare a come fosse stata momentaneamente colpita da quell’uomo. Ma non importava, visto che aveva il buon senso di darci un taglio. Eppure stava attenta alla loro conversazione perché non avevano ancora fatto il nome dell’uomo. Lo voleva per Belinda. Almeno era quello che continuava a ripetersi…

“Nessuno sa mai se verrà ad un ballo. E’ uno degli scapoli più appetibili”. La donna alzò il ventaglio e se lo sventolò davanti al viso. “Pensi che se porgo i miei omaggi a Lady Harrington, lei ci presenterà? Tutti sanno che non partecipa ad alcun evento sociale se non insieme al conte e sua moglie.”

Le signore avevano la lingua lunga ma, anche se erano una fonte di informazioni, non fornivano i dettagli che Abigail desiderava. Avrebbe dovuto scoprire il suo nome in un altro modo. Era avanzato nella stanza e sembrava che avesse intenzione di lasciare la sala da ballo veloce come era arrivato. Non sarebbe rimasto? Uscì dalle porte dirigendosi verso il giardino. Lei avrebbe osato incontrarlo là fuori ed avere un incontro clandestino con lui? Non avrebbe funzionato, a meno che non fosse riuscita a comportarsi con ritrosia e senza mostrare interesse. Molte altre donne prima di lei dovevano avere provato e fallito.

“Stasera non abbiamo avuto successo”, disse sua sorella distogliendo Abigail dai suoi pensieri. Forse dovremmo proprio andare a casa.”

“Il ballo è appena iniziato”, rispose Abigail. Aveva altre idee ed aveva bisogno che sua sorella si occupasse di altro. “Penso che sia tempo che tu trovi un partner per ballare”. Circondò Belinda con un braccio e la spinse verso le due donne che era stata ad ascoltare. “Salve”, le salutò. “Io sono Abigail e questa è mia sorella Belinda.” Odiava presentarsi. Non le piaceva la gente in generale ed avrebbe preferito di molto essere a casa- da sola. Ma era per sua sorella e, beh, anche per se stessa ad essere onesta. Voleva parlare all’uomo misterioso ed ottenere qualche informazione su di lui. Valutare da sola se valeva la pena sognarci sopra.

Le due signore avevano la stessa espressione perplessa sul volto. La bellezza dai capelli scuri recuperò per prima la compostezza. “Io sono Lady Matilda Emerson”, le informò. Accidenti. Aveva dimenticato di usare i loro titoli completi quando si era presentata. Abigail era terribile in queste cose…”E questa è mia cugina, Lady Carolyn Westwick.”

“E’ un piacere conoscervi.” Belinda sorrise ad entrambe. Il suo accento scozzese veniva fuori mentre parlava. Almeno aveva una bella voce…”Siamo nuove in città.” Probabilmente se ne erano accorte…Abigail trattenne un sospiro e lasciò che sua sorella continuasse. “Vi piacerebbe venire a farci visita? Siamo talmente inesperte di tutto ed avremmo bisogno di qualche saggio consiglio”.

Bene…Forse sua sorella sapeva esattamente come affrontare la situazione. Le signore forse avrebbero pensato che fosse un bel modo di guidarle nella ragnatela che la città tesseva. C’erano così tante cose che potevano o non potevano essere fatte, da rendere difficile stare dietro a tutte.

Lady Matilda guardò sua cugina, poi di nuovo Abigail e Belinda. “Sarebbe meglio se voi veniste da noi.” Poi diede loro l’indirizzo. Raggiunto uno scopo, ce n’erano ancora tanti da compiere. Alla fine tutto sarebbe andato bene. Belinda avrebbe trovato un marito e Abigail sarebbe potuta tornare a casa. Non c‘era niente a Londra per lei.

L’uomo che aveva attirato la sua attenzione precedentemente era tornato a farsi vedere, lei si mordicchiò un labbro e girò la testa dall’altra parte. Non era per lei.

“Oh”…sospirò Lady Carolyn. “Eccolo di nuovo. E’ così irraggiungibile- pensi che ballerà stasera?”

“Probabilmente no”, disse Lady Matilda. La sua voce era piena di ammirazione per l’uomo misterioso. “Lord Coventry non balla. Mi chiedo perché abbia seguito Lord e Lady Harrington stasera. Ha sempre una ragione per partecipare ad un ballo anche se non ho mai saputo nei dettagli quando lo faccia. Mio fratello me ne ha già parlato. Qualcosa riguardo un club…”

Più imparava riguardo Lord Coventry- evviva, finalmente aveva un nome da dare alla sua persona- più si sentiva intrigata. Era tornato nella sala da ballo, quindi sarebbe stato difficile trovarlo da solo. Qualsiasi chance avesse avuto, era svanita quando lui era ricomparso- ma non voleva dire che lei avesse rinunciato. Prima o poi avrebbe avuto una conversazione con lui e allora, soltanto allora, avrebbe potuto valutare il suo valore.

Abigail si vantava di essere un buon giudice del carattere di una persona.

Tre gentiluomini si avvicinarono e, prima che lei avesse la possibilità di chiedere a Lady Matilda o a Lady Carolyn di approfondire i loro precedenti commenti, le due furono trascinate sulla pista da ballo, seguite da sua sorella. La lasciarono da sola sul bordo della pista, L’unica vera tappezzeria nel mazzo…Abigail sospirò e decise che lasciare la sala era la cosa migliore per lei. Non voleva che qualcuno provasse pietà per lei. Forse sarebbe andata nella stanza riservata alle signore o in biblioteca. Avrebbe potuto trovare un libro da leggere fino alla fine del ballo. Ora che sua sorella aveva trovato un partner per ballare, sarebbe stata occupata per il resto della serata. Tutti quei signori che l’ avevano guardata di nascosto, non sarebbero rimasti lontani adesso…

Rassegnata a passare la serata da sola, uscì e non si guardò indietro. Anche se avrebbe voluto. Non per controllare sua sorella, ma per dare un’ultima occhiata a Lord Coventry, tuttavia aveva dell’orgoglio e non avrebbe ceduto alla tentazione che la stava quasi consumando.

Tutte Le Signore Amano Coventry

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