Читать книгу I Segreti Del Mio Amato - Dawn Brower - Страница 5

CAPITOLO PRIMO

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I raggi del sole filtravano attraverso la finestra e facevano brillare la biblioteca di una luce dorata. Era stata una giornata bellissima e impregnata di malinconia. Uno strano binomio che Lord Nicholas Kendall non avrebbe saputo definire. In realtà avrebbe dovuto sentirsi felice. La sua vita non era stato altro che un susseguirsi di feste. Almeno questo era ciò che tutti credevano. Per essere onesti, non aveva partecipato a tutte le baldorie a cui la sua famiglia era convinta avesse preso parte. Nicholas era di sicuro un festaiolo e in pubblico era molto estroverso, ma in cuor suo odiava profondamente queste facezie. Non c’era qualcosa che lo rendeva davvero felice. Niente e nessuno gli concedeva quel senso di pace e tranquillità che aveva sempre desiderato. Sentiva di aver bisogno di … qualcosa. Ma ignorava di cosa si trattasse. Poteva solo augurarsi che un giorno, finalmente, lo avrebbe capito.

Si passò le mani sul viso e sospirò. Avrebbe dovuto uscire da quello stato di malinconia cronica. Quel buio che si sentiva dentro…era difficile da sopportare. Si allontanò dalla finestra e si avvicinò al mobile bar. Una volta lì, si versò un bicchiere di brandy e lo trangugiò d’un fiato, poi si riempì nuovamente il bicchiere. Stava per bere anche quello quando il suo fratello gemello, Christian, Marchese di Prugnolo, entrò nella biblioteca.

"Cosa vi spinge a bere a quest’ora, fratello?" chiese Christian. Si diresse a sua volta al mobile bar e si avvicinò a Nicholas, poi si versò un bicchiere di brandy. "Immagino che sarò costretto a farvi compagnia.”

Le labbra di Nicholas si stirarono in un sorriso forzato "Mi usate questo riguardo per farmi sentire un po’ meno…immorale?” chiese.

"Niente affatto. – rispose Christian con leggerezza. "È stata una giornata piuttosto noiosa. Ho avuto la testa seppellita nei libri per gran parte della mattinata. Ho ancora la visione delle fila di numeri che mi ballano davanti agli occhi e mi opprimono. Non ne posso più. Amministrare un ducato è molto più di quanto un pover uomo possa sopportare!”

Christian era quasi identico in tutto e per tutto a Nicholas. Era come se si guardassero allo specchio … gli stessi capelli castano chiaro e gli occhi blu, lo stesso sorriso birichino e perfino l’identica fossetta su una guancia. E, malgrado proprio quelle fossette si trovassero sulle guance opposte, in genere nessuno ci faceva caso quando doveva distinguerli l’uno dall’altro. Per anni i fratelli avevano giocato a scambiarsi le identità. Essere gemelli concedeva pure qualche vantaggio.

Nicholas inclinò il bicchiere verso Christian. "E’ il pregio di essere l'erede." Sollevò il bicchiere e bevve un sorso. "Questo è uno di quei momenti in cui sono felice che la scelta sia ricaduta su di voi. Una responsabilità del genere mi farebbe impazzire! " Ciò non significava che fare da riserva non comportasse alcune responsabilità … La famiglia nutriva ancora delle aspettative su di lui. Tutto ciò che Nicholas desiderava era fuggire. Il problema era che non aveva nessun posto dove andare.

Si avvicinò a uno degli scaffali della libreria e si fermò. Uno dei tomi attirò la sua attenzione e lo prese. Lo aprì e diede un’occhiata veloce alle pagine. Riconobbe la bella grafia di sua madre, che lo aveva scritto di suo pugno.

"Lo avevate mai visto questo?" chiese a Christian, sollevando il volume in modo che potesse vederlo.

"Il piccolo progetto della mamma?" rispose il fratello, aggrottando un sopracciglio. "Ammetto di non averlo letto, ma so di cosa si tratta. Sembra che nostra madre vi abbia scritto di argomenti che è convinta avranno un grande impatto sulle generazioni future. La maggior parte riguardano conoscenze mediche che ha appreso ai suoi tempi. "

Non era un segreto per la famiglia che la loro madre, l'attuale duchessa di Weston, provenisse dal futuro. Aveva studiato per diventare medico nel ventunesimo secolo. Per qualche strano paradosso temporale, che Nicholas non aveva mai capito, era tornata indietro nel tempo per essere salvata dal loro padre. Talmente romantico da fargli venire il voltastomaco! E una fitta d’invidia. Come doveva essere stato? Viaggiare duecento anni nel passato per trovare l'amore … Nicholas non riusciva davvero a comprenderlo.

"Non siete mai stato curioso a riguardo? Questo libro è in bella vista qui, pronto per essere letto da chiunque. Perché l'abbiamo sempre ignorato? ”

Aprì il libro a caso. C'era una voce che sua madre non aveva scritto per sé, ma era rivolta a sua sorella Elizabeth. Qualcosa riguardo lo specchio della biblioteca. Si girò di scatto e lanciò un'occhiata all’enorme specchio che partiva dal pavimento e rifletté su ciò che aveva letto. "Quando arriveranno Elisabetta e il suo pazzo marito?” Aveva delle domande urgenti da porre alla cara sorella.

Christian si avvicinò e strappò il libro dalle mani di Nicholas. "Cosa avete trovato di così interessante, qui dentro?"

"Tutto – ammise Nicholas – Anche se avrò letto al massimo un paio di paragrafi. Ma credo che presto dovrò leggerlo fino in fondo.” Quel libro poteva essere la risposta al suo dilemma. Magari era venuto il momento di saperne di più, sul viaggio nel tempo…E – perché no? – se fosse riuscito a comprenderne i dettagli, avrebbe potuto farsi un bel viaggetto da solo. Moriva dalla voglia di conoscere l’ignoto. "Ora, riguardo a nostra sorella …"

"La mamma ha detto che sarebbe arrivata oggi. Anzi, doveva già essere qui. " Christian finì il suo brandy e posò il bicchiere su un tavolo vicino. "Non mi ero reso conto che eravate così ansioso di riabbracciarla. Ditemi, di grazia, c’è qualcosa di cui voi due dovete parlare?” Sollevò un sopracciglio con fare interrogativo. “Dubito che Elizabeth abbia qualcosa di eccitante da raccontarci. Sta vivendo una vita più che noiosa con il suo ex marito pirata. "

Nicholas ridacchiò. “Non credo che Jack ami essere definito così. Non per il pirata, naturalmente. Ma per quell’allusione alla noia. Non ammetterebbe mai di essere…pesante, in privato.”

Christian agitò la mano in modo irriverente. "Jack non dà alcun peso a ciò che diciamo di lui. È troppo innamorato di Elizabeth per polemizzare con la sua famiglia. "

A Nicholas non importava se anche Jack li avesse avuti tutti in antipatia. Fintanto che lui ed Elizabeth si amavano, lo avrebbe rispettato. Poche cose erano davvero importanti, al mondo, e la felicità della sorella era una di queste.

"Sono sicuro che avete ragione." esclamò Nicholas, strappando il libro dalla mano di Christian. "Se mi perdonate, andrò a vedere se sono arrivati. È sempre bello godere della vostra compagnia, ma in questo momento ho altre priorità."

Uscì dalla stanza, lasciando Christian da solo prima che suo fratello iniziasse a fargli domande a cui non aveva alcuna intenzione di rispondere. Aveva già stuzzicato troppo la sua curiosità, dichiarando di voler parlare con la sorella. Se Christian avesse capito cosa voleva davvero chiedere a Elisabeth, ne sarebbe stato molto contrariato. Di sicuro avrebbe fatto di tutto per sventare i suoi piani, e Nicholas non poteva permetterglielo. A volte, è molto più facile chiedere perdono che il permesso.


Nicholas vagò per il corridoio finché non entrò nell'atrio. Finora non c'era traccia di sua sorella. Stava diventando irrequieto. Oltre ai suoi genitori, sua sorella era l'unica altra persona a cui potesse chiedere del viaggio nel tempo. Il fatto che sua madre avesse parlato di lei nel suo diario indicava che lo aveva sperimentato in prima persona.

Sicuramente Elizabeth sarebbe arrivata di lì a poco … Forse avrebbe dovuto farsi un giro o camminare lungo il sentiero della scogliera e passeggiare lungo la spiaggia. Era convinto che niente lo avrebbe aiutato, ma uscì ugualmente per fare una delle due cose. In qualche modo doveva riuscire a passare il tempo, mentre aspettava Elisabeth…

Nicholas uscì di scatto e fece un bel un sospiro di sollievo. Una carrozza era entrata nel lungo viale. Presto avrebbe riabbracciato sua sorella e le avrebbe fatto tutte le domande del mondo. Era indeciso se sedersi sui gradini e aspettare che la carrozza si fermasse fronte casa oppure rientrare e aspettare sua sorella dentro. Non era sicuro di quale sarebbe stata l'opzione migliore. Alla fine decise di scendere per la scaletta riservata e aspettarla sulla scogliera. Di sicuro, per prima cosa Elisabeth avrebbe voluto riabbracciare tutti i membri della famiglia, e lui sapeva che non avrebbe avuto la pazienza di starsene sulla sedia ad aspettare, prima di poter parlare con lei. Si sentiva già abbastanza frustrato così.

Il ritmo dei passi di Nicholas accelerò mentre si allontanava da casa e si dirigeva verso la scogliera. Si fermò solo quando raggiunse il bordo del burrone e rimase lì a fissare le onde che si frantumavano a riva. Era una vista sublime e maestosa. Non se ne sarebbe mai stancato. Questa era la sua casa e lo sarebbe sempre stata, ma che cosa avrebbe provato guardando lo stesso panorama nel diciannovesimo o nel ventunesimo secolo? Avrebbe mai avuto la forza di abbandonare per sempre la sua famiglia?

"Che ci fate qui?" lo scosse la voce di una donna.

Era così immerso nei suoi pensieri che non l’aveva sentita avvicinarsi. Nicholas si girò di scatto e incontrò lo sguardo di sua madre.

"Ve ne siete mai pentita?" le chiese a bruciapelo.

"Pentita di cosa?" Alys, la duchessa di Weston, inclinò la testa di lato. I raggi del sole facevano sembrare d’oro i suoi capelli biondi.

“Di aver abbandonato la vostra famiglia per non vederla mai più. Per venire qui …in questo tempo…e vivere con nostro padre. "

"Mio caro ragazzo – disse lei dolcemente, avvicinandosi a lui. Gli sfiorò una guancia con la mano. "No. Non mi sono mai pentita di nulla. Questa è la mia casa. Inoltre, se non avessi mai incontrato vostro padre, non avrei mai avuto né voi né vostro fratello e nemmeno vostra sorella. Come potrei pentirmi di tutto questo? ”

Lui annuì. "Suppongo che sia un modo realistico di vedere le cose."

"Dove vorreste andare?" chiese lei, con calore.

Nicholas scrollò le spalle. "In nessun luogo e dappertutto … Non ho ancora capito cosa voglio dalla vita e cosa sto cercando…”

"Credo sia normale. Se una persona non mette in dubbio le proprie scelte almeno una volta nella vita, non vivrà mai davvero ". Si passò le dita tra i capelli. "Non temete. Prima o poi troverete la vostra strada. Succede sempre a tutti, quando arriva il momento."

Nicholas sorrise. Sua madre era un po’ filosofa, di tanto in tanto. Non sapeva se questi pensieri fossero suoi o se li avesse appresi nel posto da cui veniva. Ma non importava. Per lui, sua madre sarebbe sempre stata una donna saggia. Tuttavia, non le confessò il vero motivo per cui le aveva fatto quella domanda. Se le avesse detto che stava pensando sul serio di partire per un viaggio nel tempo, probabilmente sarebbe andata in ansia e lui non avrebbe più trovato la forza di lasciarla. E Nicholas detestava mentirle o causarle dolore. Era troppo importante per lui. Sua madre era uno dei motivi per cui non era sicuro di poter affrontare quella separazione. "Avete ragione, madre." esclamò alla fine.

"Oh, io ho sempre ragione! – rispose sua madre con leggerezza – Ora, venite con me. La carrozza di vostra sorella è appena arrivata. Stavo tornando a casa quando vi ho visto qui. Accompagnatemi e andiamo a salutare lei e suo marito Jack. "

Nicholas le porse il braccio ed entrambi si avviarono verso casa. Elizabeth e Jack erano già dentro. Sperò di potersi fare al più presto una piacevole chiacchierata con sua sorella. Voleva saperne di più sullo specchio e su come poteva essere usato per viaggiare nel tempo. Forse era una pazzia, ma era stanco di fare il figlio devoto.

Giunsero in prossimità della villa ed entrarono in casa dal giardino. Li accolse uno scroscio di risate mentre si dirigevano verso il salone principale. Elisabeth era seduta sul divano accanto a suo marito. Il padre, James, duca di Weston, era in piedi in fondo alla stanza. Christian era seduto sulla poltrona accanto al divano.

"Eccoli!” esclamò Elizabeth balzando in piedi. Abbracciò prima la madre e poi Nicholas. "Perché ci avete messo tanto?"

"Avevo bisogno di sgranchirmi le gambe – rispose Nicholas – Nostra madre mi ha visto giù, sulla scogliera, ed è venuta a prendermi.” Si liberò dal suo abbraccio. “Ma anche voi siete in ritardo. Mi avevano detto che sareste arrivata in mattinata.”

“Abbiamo fatto alcune fermate extra lungo la strada. Perché, vi sono mancata?” Sul viso della sorella si disegnò un sorriso malizioso. "Se soffrivate così così tanto avreste potuto venirmi a trovare, qualche volta."

"Mi siete mancata – ammise Nicholas – E avete ragione. Avrei potuto farvi visita. Magari la prossima volta lo farò. "

Nicholas dubitava che avrebbe potuto tirare sua sorella in disparte in quel momento e farle le domande che gli premevano. Avrebbe dovuto aspettare di rimanere da solo con lei. Nel frattempo, ne avrebbe approfittato per leggere qualche informazione in più sul diario di sua madre. Si era fermato un attimo nella sua stanza e l'aveva lasciato sul letto, prima di andare in scogliera. Si augurò che, per quel giorno, sua madre non ne avrebbe avuto bisogno per scrivervi sopra qualche altra cosa. Voleva leggerlo con attenzione e senza essere disturbato. Per ora, si sarebbe goduto il tempo con la sua famiglia. Ci sarebbe stato tempo e modo per pensare a cosa fare del suo futuro.

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