Читать книгу Bugie Di Famiglia - Dawn Brower - Страница 3

CAPITOLO PRIMO

Оглавление

Ametista si diresse verso un caratteristico hotel con ampi portici, ricavato in una bella costruzione bianca. Sembrava più un B&B che un hotel. Ciò che lo rendeva davvero attraente era la presenza di una spiaggetta privata. Attraversando il parcheggio, Ametista potè ammirare il frangersi delle onde in un mix di colori bianco- azzurro. Era un’immagine che la rilassava. Chiuse gli occhi, e aspirò voluttuosamente l’odore salato dell’acqua di mare che si spargeva nell’aria. Le piacque subito quel posto: le sembrava di essere a casa, benché non avesse la più pallida idea di cosa significasse sentirsi davvero a casa.

Riaprì gli occhi e proseguì verso la reception. L’aria climatizzata dell’hotel la confortò. Dietro al bancone un ragazzo bellissimo e dal corpo mozzafiato costituì una piacevole sorpresa per lei. Le stava di profilo, e poteva scorgere i folti capelli neri che gli si arricciavano disordinatamente sulla nuca, e delle lunghe basette che quasi gli incorniciavano il bel volto abbronzato. Aveva i denti bianchissimi ma leggermente sporgenti, il che gli conferiva un’aria perennemente arrabbiata…o forse troppo seria. Quasi le dispiacque interromperlo, ma aveva viaggiato a lungo e ora aveva bisogno di riposarsi un po’, prima di riprendere le sue ricerche. Tossì leggermente, per attirare la sua attenzione: “Scusa.” disse.

Lui si girò di scatto e lei rimase ancora più affascinata dalla sua bellezza mascolina. Probabilmente l’ammirazione le si poteva leggere negli occhi, ma riprese subito il controllo. Si rese conto che, per un attimo, aveva trattenuto il respiro. Certi maschi non avrebbero dovuto essere così affascinanti!

Ignaro dell’effetto che aveva fatto su di lei, il bellissimo ragazzo si avvicinò a lei. Ametista cercò di riprendersi quel tanto che bastava per rispondere alle sue domande: “ Salve! Come posso aiutarti?” disse lui.

La donna non potè fare a meno di far scivolare l’occhio sulle bellissime curve di lui; si morse il labbro con golosità e poi indugiò sui muscoli ben disegnati dalla camicia color indaco e sulle cosce strizzate in quei jeans a vita bassa. Maledizione! Ametista cercò di riscuotersi dal suo evidente stato di ammirazione per quel corpo sbalorditivo e quel bellissimo viso! Appoggiò le mani sul bancone:

“Scusa, ho una prenotazione!” Dio, che brutto tono arrogante! Ma cosa diavolo non andava, in lei?

“Nome, prego?” chiese lui.

Ancora in stato confusionale, Ametista non capì la domanda: “Come, scusa?” Doveva farsi curare, se le bastava un semplice proprietario di un B&B di bell’aspetto per sentirsi in quel modo! Se pure era il proprietario: magari era un semplice impiegato!

“A nome di chi è la prenotazione?” continuò quello, con un largo sorriso. Aveva un’aria divertita, mentre si sporgeva verso di lei dal bancone. Anche lui sembrava guardarla con interesse, mentre con i suoi begli occhi turchese la scrutava da capo a piedi. A quella vista Ametista s’irrigidì: no, non poteva essere che a quel bel maschio lei piaceva!

Cercando di mantenere un tono distaccato, rispose: ”Scusa, ho viaggiato per ore e ho la mente ancora un po’ appannata! Dovrebbe essere a nome Ametista S. Keane!” Fantastico, già aveva fatto la figura dell’idiota e, ad ogni parola, le sembrava di peggiorare le cose! Quel bonazzo probabilmente aveva tutte le femmine ai suoi piedi, ogni giorno! Ed ecco qui, ora anche lei si era aggiunta alla lista. Un ottimo modo per suscitare interesse, complimenti Ametista!

Non poteva fare a meno di autoaccusarsi. Ogni giorno ne combinava una! Forse perché era cresciuta con una madre che ogni giorno si levava un capriccio, ma chissà perché adesso era quel maschio a ridurle definitivamente il cervello in poltiglia!

“Scusa, ma le tue iniziali sono A.S.K? Come DOMANDA in inglese? – chiese lui, con aria ancora più divertita – Quindi, posso chiederti qualsiasi cosa?” aggiunse, malizioso. Ad Ametista parve anche di leggervi un che di affettuoso nei suoi riguardi, ma probabilmente si sbagliava.

O magari, stava cercando di attaccare bottone con lei? In genere non aveva molto tempo per queste cose, e quindi i suoi trascorsi da fidanzata erano praticamente inesistenti. Quel breve soggiorno si stava rivelando interessante. O, almeno, se avesse potuto fare pace col cervello! Chissà, quel ragazzo forse era un autoctono, e quindi poteva anche esserle utile nelle sue ricerche. Comunque, flirtare con lui le parve un’idea eccitante. Sbattè le ciglia, in un goffo tentativo di seduzione, e si adeguò al tono malizioso di lui.

“Beh, è una trovata divertente per firmarmi sulle riviste per cui scrivo. Probabilmente, quando sono nata, mia madre deve aver capito che ero un tipo curioso e ha voluto sigillare questa cosa per sempre, con quei nomi accostati!” ridacchiò, civettuola.

Tacque sul fatto che non solo era caporedattore ma addirittura possedeva un rivista che portava proprio quel nome…ASK MAGAZINE, che lei aveva creato già ai tempi del liceo. Cioè, tre anni prima. Certo, dare vita ad una rivista del genere a soli diciassette anni era stato un progetto ambizioso, ma in qualche modo ci era riuscita e aveva anche avuto successo. Ora era il suo lavoro e la sua vita, e lo amava con tutta se stessa.

ASK era sangue del suo sangue, e l’aveva fatta ricca a soli diciotto anni. Adesso che aveva vent’anni, poteva praticamente permettersi tutto ciò che desiderava. La rivista era digitale, ma era possibile anche richiedere la copia cartacea. Nell’epoca del digitale la stampa su richiesta era ormai a costo zero!

Riportò l’attenzione sul bellissimo maschio di fronte a lei. Se voleva anche un aiuto da lui doveva impegnarsi molto di più! In genere, piaceva agli uomini, e non aveva difficoltà a usare il proprio fascino.

“Bene, A per Ametista…K per il cognome…ma la S?” chiese ancora il ragazzo, sempre più divertito.

Ametista sospirò: odiava confessare la natura del secondo nome con cui la sua cara mammina aveva voluto omaggiarla! Il gioco di iniziali diventa quasi stupido, una volta spiegato l’arcano! A lei quel secondo nome non era mai piaciuto e non le sarebbe piaciuto mai!

“S sta per Sole.” mormorò, rassegnata. Ma lui non sembrò reagire male, o ridacchiare, come si aspettava facesse, davanti a quel nome inconsueto. Anzi, la cosa sembrò incuriosirlo. Fece un largo sorrise mentre le diceva: ” E’ davvero particolare. Tua madre deve essere una persona creativa! Hai fratelli o sorelle? Scusami se te lo chiedo, ma muoio dalla voglia di sapere se anche loro hanno ricevuto nomi strani!”

Lei scosse il capo lentamente, completamente ammaliata da quei bellissimi occhi verde blu che la fissavano:

“Purtroppo no, sono figlia unica. Mia madre ha capito subito che, una volta fatta me, non poteva desiderare di meglio e ha smesso di provare ad avere altri figli. Sai, una volta raggiunta la perfezione…” scherzò.

A dire il vero, sua madre era solo una donna testarda e volitiva, piena di eccessi; la tipica donna che riesce a far passare per buone le regine cattive delle favole.

“Non posso darle torto! – continuò il ragazzo, galante – Per quello che vedo, sei davvero perfetta!”

“Beh, sì, non mi lamento…Sono abbastanza perfetta!” rise lei. Non avrebbe voluto continuare su quella strada, ma non era riuscita a tenere a freno la lingua. Chissà, quel viaggio poteva essere perfino divertente! A patto che sua madre rimanesse fuori dai piedi. Leonessa Keane non era il tipo da rimanere a lungo in un posto!

“Tua madre deve essere una donna meravigliosa, se ha avuto una figlia splendida come te!” Il ragazzo sembrava combattere con se stesso per non esplodere in una fragorosa risata.

Ametista pensò che commenti come quelli non potevano essere più fuori luogo. Spesso le apparenze ingannano. Nella sua vita aveva avuto così tanti “ padri” che se ce ne fosse stato uno vero probabilmente non lo avrebbe capito. Leonessa andava sempre a letto col primo che le faceva un po’ di smorfie, tanto a lei gli uomini non interessavano davvero e non provava niente per loro. Erano solo un modo per passare il tempo e combattere la solitudine. Quando si era stancata della nuovo conquista, impacchettava Ametista e in quattro e quattr’otto loro due si spostavano in pascoli più verdi. Peccato che i pascoli, in realtà, non erano mai così verdi! In questo modo, Ametista non aveva radici e non sentiva di appartenere a nessun posto.

“Sì, la mamma è bellissima!” confessò. Ed era vero. Leonessa Keane era stupenda e, con il fisico che aveva, avrebbe potuto fare ancora la modella, se lo avesse desiderato. Invece, voleva solo che i maschi si buttassero ai suoi piedi e che la trattassero da regina.

“Ne sono convinto – disse lui, guardandola con calore – Allora, completiamo questa registrazione.” Mosse velocemente le dita sulla tastiera del pc. “Scusa, ma devo chiedertelo. Ametista è davvero il tuo nome o è un nomignolo? L’ametista è una pietra.”

“No, è il mio vero nome.” A volte avrebbe voluto che quello fosse un soprannome, ma poi i suoi amichetti l’avrebbero presa in giro. Cambiare giro di amicizie non l’aveva mai aiutata molto. Dopo un po’ aveva smesso di vergognarsi di quel nome, e lo aveva accettato. Comunque, l’aveva aiutata a distinguersi, quando aveva iniziato la sua rivista. In fondo, quel nome le ricordava che non era un persona come le altre e ogni tanto la faceva sentire meno sola, nella vita.

Lui sorrise e le fece l’occhiolino: “Ok, allora segniamo così. Ah, vedo che hai prenotato per tre settimane! Se alla fine ti sarai divertita, spero che tornerai a trovarmi!”

Lei sgranò gli occhi per la sorpresa? Ma …ci stava provando? Mai, prima d’ora, aveva ricevuto una proposta così sfacciata! Il suo flirt precedente era stata una cosa assolutamente da pazzi. E questo? Poteva essere meglio? Non ricordava quando si fosse sentita tanto attratta da un ragazzo: era quasi troppo bello! Faceva male già solo a guardarlo! Le parole di lui la scossero dai suoi pensieri:

“Voglio dire…sono nato qui e conosco tutte le attrattive di questo posto, molto meglio di quello che si può leggere sul web! Uffa! Mi sto incartando! In realtà, vorrei passare del tempo con te, mentre sei qui. A proposito, mi chiamo Cooper.”

Benché arruffata, quella spiegazione le sembrò tenerissima. Pensò che anche a lei avrebbe fatto piacere conoscerlo meglio. Gli sorrise con dolcezza:

“Piacere, Cooper, io sono Ametista!” Cavolo! Che idiozie diceva, lui lo sapeva già! Bella cretina, doveva apparire ai suoi occhi! “Ok, allora me la dai la chiave della stanza?” tagliò corto.

Lui la teneva già in mano. Ad Ametista parve che Cooper non avesse intenzione di lasciarla andare. “Ecco la chiave. Stanza tredici. E’ di sopra, in fondo al corridoio.” le indicò con la mano.

“Grazie” mormorò, mentre lui le consegnava la chiave.

“Beh, goditi il tuo soggiorno!” esclamò lui, con un tono un po’ deluso.

Malgrado avesse voluto tuffarsi tra le sue braccia, Ametista cercò di non darlo a vedere. Non era una di quelle che andava con chiunque. Si voleva troppo bene, per concedersi al primo viso interessante che le si parava davanti! Non sarebbe stata la donna indipendente che era, lei, Ametista Keane, se avesse deciso di trascorrere l’intero soggiorno con quel ragazzo appena conosciuto! Qualsiasi cosa avesse in mente, doveva rifletterci sopra per bene. Lui era carino e gentile, e probabilmente avrebbe avuto bisogno comunque del suo aiuto, a breve. Quindi, si sforzò di mantenere un contegno e nel contempo di dargli una piccola speranza.

“Grazie, probabilmente accetterò la tua offerta!”

“Cosa?” esclamò lui, piombando dalle nuvole.

“Ne riparleremo dopo che avrò riposato un po’.” Detto ciò si volto e se ne andò, lasciando dietro di sé solo una forte scia di profumo. A mezza strada si fermò e si guardò intorno, ammirando la bellezza della hall del piccolo hotel. Un divanetto e due lussuose poltroncine facevano da ala a un delizioso tavolino, posto davanti al camino con una bella mensola in marmo. Ai lati di questo c’erano due colonnine, sempre in marmo, con pregiati intarsi fatti a mano. Le sarebbe piaciuto passarci sopra le dita e dare un’occhiata più da vicino, a quelle meravigliose incisioni, ma sarebbe stato per un’altra volta. Prima di sfare sfogo a quei capriccetti, aveva cose più urgenti da fare. Scoccò un sorriso a Cooper, indecisa se salire le scale che portavano al piano. Quando si voltò di nuovo, lui era lì a fissarla, col chiaro fumetto che diceva: “Quanto mi piaci!”

Con voluta civetteria gli chiese: “Ah, dimenticavo! Puoi indicarmi un posto dove si mangia bene?”

Lui s’illuminò tutto, come se avesse vinto il premio della lotteria. Brillava come una lampadina da un milione di watt! Ametista sorrise dentro di sé, impaziente dalla voglia di conoscerlo meglio.

“Ci sono solo due locali in cui si mangia davvero bene – rispose Cooper – e probabilmente li hai anche visti mentre entravi in città. Il primo è un ristorantino Italiano che fa una splendida pizza e dei buoni piatti di pasta. Si chiama “da GIOVANNI”. Se invece vuoi rimanere sul tradizionale, c’è un posto dove si fanno ottimi hamburger, che è il North Point Café.”

Cavolo, era più di quanto sperasse! Annuì col capo: “Grazie!” esclamò.

Sulla faccia di Cooper si poteva leggere la delusione per il fatto di non essere stato invitato a tenerle compagnia. “Di niente.” mormorò.

Ametista afferrò al volo i suoi pensieri: anche a lei avrebbe fatto piacere uscire con lui, ma quello non era il momento. Magari, un altro giorno. Aveva bisogno di tempo per ambientarsi e organizzarsi. Si voltò di nuovo verso le scale e questa volta salì al piano. Ogni passo, la portava sempre più vicina alla stanza in cui avrebbe trascorso le prossime settimane. Sperò che quella vacanza si sarebbe rivelata la migliore che aveva avuto fino a quel momento e che quel luogo superasse tutte le sue aspettative.

Bugie Di Famiglia

Подняться наверх