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CAPITOLO TERZO

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Ametista si avviò per il marciapiede, completamente persa nei suoi pensieri. Appena uscita dall’albergo, aveva notato che davanti c’era un vecchio ponte che sembrava interrotto. Quindi, senza riflettere, si diresse da quel lato, sperando che la vista ipnotica del lago la calmasse un po’. Per qualche strana ragione, riusciva sempre ad organizzare meglio i suoi pensieri, se rimaneva immobile a guardare l’acqua. E, dopo l’incontro con Ben e Cooper, ne aveva davvero bisogno!

Quei ragazzi e quelle quattro chiacchiere avevano suscitato in lei un senso di inquietudine, qualcosa di cui doveva senz’altro liberarsi. Ben Anderson era sicuramente bello, e i suoi colori erano nettamente diversi da quelli dell’amico. Cooper andava sul bruno, mentre Ben era chiaro di occhi e di capelli. Il suo interesse per lei era palese; tutto quello che doveva fare era accettare o meno il suo corteggiamento. Per ora i maschi tra cui scegliere erano due, entrambi splendidi, ma niente la faceva propendere per l’uno o l’altro.

Proprio quando aveva appena raggiunto il vecchio ponte, il cellulare squillò. Lei armeggiò un po’ con la borsa e lo afferrò. Storse il naso quando vide chi la stava chiamando: Leonessa Keane, altrimenti detta “sua madre”. “Che bello, non vedeva l’ora che mi chiamasse!” pensò con sarcasmo Ametista.

Sua madre era sicuramente volubile come uno stormo di piccioni nel cielo, ma quando si metteva un’idea in testa non c’era verso: se anche non avesse risposto, avrebbe continuato a chiamare, chiamare… fino all’esasperazione! Decise di vedere che voleva, e di tagliar corto. Inoltre, rimandare avrebbe solo aggravato le cose. Accettò la chiamata e si portò il cellulare all’orecchio:

“Ciao Mamma!” disse, provando a non far trasparire l’irritazione dal suo tono di voce. Ma non ci riuscì. Cavolo, ma perché parlare con sua madre doveva essere sempre così difficile?

“Tesoro, dove sei in questi giorni?” l’aggredì Leonessa Keane, con la sua voce acuta.

Cosa? E che cavolo le fregava dove si trovasse? Mmm…che brutto presentimento! Però poteva anche sbagliarsi. Doveva dirglielo? Era meglio mentire? Il panico le salì in gola e il cuore prese a batterle all’impazzata. Ormai era troppo tardi per inventarsi qualcosa, anche se terribili scenari le si presentavano alla mente!

“Mi trovo in una squallida cittadina del Michigan, North Point.” Provò a sembrare amorfa, ma non sapeva se ci era riuscita o meno. “ Perché, mamy?”

Ignorando completamente la domanda, Leonessa strillò dal telefono: “Ah, dove ci sono i laghi! Io adoro i laghi!”

Ametista provò il forte impulso di mettersi a urlare, ma si trattenne. Mentre parlava con sua madre doveva fare di tutto per mantenersi calma. Provò a cambiare discorso e a dirottarlo sull’ultima conquista della mamma.

“E come sta Saul?” chiese.

“Ah, quello!” rispose Leonessa, con irritazione. Leonessa poteva quasi vederla, all’altro capo del telefono: si stava sicuramente strofinando le mani addosso. “Quel coglione! E’ finita una settimana fa, sai, era il momento di tagliare, finalmente! Ma parlami di questa cittadina sul lago. Dove si trova, precisamente?”

Avrebbe dovuto immaginare che era finita! Se Ametista avesse detto di poter contare sulle dita tutti gli amanti che aveva avuto sua madre, sarebbe stata un’enorme bugia! Probabilmente avrebbe avuto bisogno di una calcolatrice, invece, o di un aggiornatissimo software! Era un elenco di lunghezza impressionante! E così, si era lasciata anche con Saul. Sapeva che prima o poi sarebbe successo, ma non immaginava così di corsa! Questa volta, sua madre aveva bruciato tutti i record!

Si coprì la bocca con la mano, per evitare di esplodere in una… esclamazione. Riprese il controllo, e sussurrò: “Sul lago Michigan…”

Dall’altra parte, Leonessa fece un urlo di gioia! “Stupendo! Ma è perfetto! E tu, dove alloggi? Sarò da te per domani. Potremmo uscire insieme come delle ragazze! Stai lavorando a un nuovo articolo? Sono sicura che sarà fantastico, come tutti gli altri! Magari, ti aiuto io nelle tue ricerche! Sarebbe divertentissimo! Non vedo l’ora di riabbracciarti, tesoro!”

Sua madre continuava a parlare da sola, senza darle il tempo di dire la sua. Non che lo desiderasse. Non appena sua madre le aveva detto che il giorno dopo sarebbe stata li, la mente di Ametista si era chiusa per il rifiuto.

Le sue paure si erano avverate. Roba da farla uscire pazza! E, purtroppo, non c’era modo di dissuaderla a venire fin laggiù. La leonessa aveva già programmato tutto, prima ancora di telefonarle. Lei faceva sempre quello che voleva e quando voleva. L’unica era abbozzare e fare buon viso a cattivo gioco. Tuttavia, Ametista decise di giocare un’ ultima carta, per provare a convincerla a rimanere in Florida.

“Oh, mamma, non ti capisco. Che vieni a fare qui? L’aeroporto è lontano dall’hotel. Inoltre sei a Miami. E’ bellissimo lì, di questa stagione!”

“Sono stufa della Florida, ho voglia di cambiare aria! E poi, è tanto che manco dal Michigan! Ormai è ora che ci faccia una capatina. Come hai detto che si chiama, l’albergo?”

Come pensava, fatica sprecata! Ametista strinse i denti, per non dire cose di cui si sarebbe pentita. C’erano delle volte in cui sua madre si comportava come una mocciosa di due anni. Se aveva preso una decisione e qualcuno cercava di farle cambiare idea, erano urla e litigi! Con riluttanza, le ripeté il nome dell’albergo: “Trenton Hill Inn, mamma.”

Felice di avere ottenuto ciò che voleva, Leonessa la salutò allegramente: “Allora, baci baci, piccola! Ci vediamo domani. “ E chiuse la linea.

Ametista se ne rimase là, col telefono in mano, ancora incredula che sua madre avesse attaccato a quel modo. Poi, sospirando, rimise il cellulare in borsa e ritornò verso l’albergo. Doveva prepararsi a ricevere la madre per il giorno dopo, ormai. Doveva dirlo a Cooper? Quello sarebbe stato un buon motivo per attaccare bottone con lui. Poi non le parve una buona idea e decise di mantenere il silenzio, per il momento.

Tuttavia, doveva riservare una stanza per sua madre. Non voleva rischiare di farla dormire in stanza con lei! Molto probabilmente si trovava momentaneamente a corto di soldi, dopo aver rotto con Saul, e solo per questo l’aveva cercata. In genere, Leonessa si faceva pagare tutto dai suoi amanti e così, quando la storia finiva, restava al verde.

Si accorse confusamente di essere tornata all’albergo. Con un sospiro capì che poteva solo adeguarsi alla situazione. “Potete aggiungere un lettino nella mia stanza, prego?” immaginò che avrebbe detto.

Entrando nella hall si accorse che non c’era più Cooper alla reception, ma una giovane donna con i capelli corti e gli occhi viola, che la salutò calorosamente: “Salve, sono Olivia. Come posso esserti utile?”

Ametista rimase profondamente delusa. Non avrebbe potuto chiedere aiuto a Cooper. Non era così grave, ma non poteva negare di essere attratta da lui. Anzi, a dirla tutta, moriva dalla voglia di vederlo!

“Salve, cercavo Cooper!” disse.

Olivia la fissò con un sorriso: “Capisco. Mi spiace, ma Cooper ha avuto un’emergenza con suo padre e quindi lo sostituisco io. Sei un’ospite registrata?”

“Oh, sì…sono Ametista Keane, stanza tredici. Volevo avvertire che domani verrà mia madre a farmi visita. Si chiama Leonessa Keane. Puoi dare disposizioni che, se non ci sono, abbia la chiave della mia stanza?”

“Certo! Ne prenderò nota sul pc. C’è altro?” rispose Olivia, mentre già batteva l’informazione sulla tastiera.

Voleva saperne di più sulla faccenda di Cooper e suo padre, e quindi chiese di botto:

“So che non sono affari miei, ma che problemi ha il padre di Cooper?” Abbassò il capo. “Ti prego di perdonare la mia curiosità, sono una maleducata!”

Olivia agitò la mano con gesto rassicurante:

“Sono sicura che il signor Marchant stia bene. Si è ritirato in pensione l’anno scorso, dopo la morte della moglie e ora vive da solo a Ghost Peak. Credo sia rimasto bloccato sul tetto della sua casa. Il vento gli ha buttato giù la scala, o qualcosa del genere. Per fortuna aveva il cellulare in tasca e ha potuto chiamare Cooper.”

Ghost Peak? Questo sì, che era interessante! “Ghost Peak! Che strano nome! Perché si chiama così?”

“Dicono che sia dove Easton Hill si sia dichiarato a Marianne Trenton. Sembra che fantasma di Easton appaia anche lì ogni anno, come in questo albergo!”

Ametista sentì l’eccitazione crescere in lei: aveva sentito di alcune storie di fantasmi, in città, e per questo si era recata in quella zona desolata! Avrebbe voluto assillare Olivia, con le sue domande, ma si trattenne: “Wow! Interessante! E pensi che il signor Marchant mi lascerebbe fare un giro da quelle parti?”

Olivia annuì: “Certo. Non vedo perché non dovrebbe. Ama molto la compagnia, perché sta quasi sempre solo con il suo golden retrevier e con Cooper, che va spesso a trovarlo. E poi c’è la tomba di Molly. Penso che gli farebbe piacere avere un po’ di compagnia.”

A questo punto Ametista non riuscì più a contenersi , e le domande cominciarono a uscirle a getto continuo dalla bocca:

“Splendido! Pensi che possa andarci stasera? Devo prima fargli una telefonata? Come si arriva a Ghost Peak?”

La fragorosa risata di Olivia, che si teneva ormai la mano sul petto per il troppo ridere, echeggiò per la hall:

“No, no, basta uscire e andare. Credo che Cooper sia ancora lì. Aspetta, che ti scrivo come arrivare. E’ una bella passeggiata, ma ne vale la pena perché il panorama è mozzafiato!” disse alla fine.

Le scrisse tutto su un pezzetto di carta. La passeggiata che aveva programmato prima era finita una schifo, ma a volte è meglio non fare programmi. Grazie ad Olivia, forse ora aveva un posto migliore dove andare. Magari, riusciva anche a tornarsene prima a casa e ad abbreviare la sua vacanza! Tanto, ormai, sua madre le sarebbe rimasta attaccata alle costole…

Avrebbe pensato al “problema mamma” l’indomani, al suo arrivo. Non aveva voglia di avvertire ora l’albergo, c’erano cose più interessanti da fare. Stava per conoscere il mistero di Easton Hill! Bruciava dalla voglia di vedere coi suoi occhi il posto in cui il fantasma aveva chiesto la mano della sua Marianne…

Olivia le porse il foglietto con le istruzioni: “Ecco qui, ti ho scritto tutto. Buona passeggiata… e in bocca a lupo!” le augurò.

Ametista le fece un largo sorriso: “Ti sono molto grata, Olivia. Passa un buon pomeriggio!” Quindi si voltò e uscì dall’albergo. Niente di meglio che una bella favola come quella, per farle battere il cuore e metterle le ali ai piedi, mentre percorreva la strada che le aveva indicato Olivia! Presto avrebbe cominciato a raccogliere informazioni e avrebbe scoperto cosa c’era di vero, in questa storia d’amore tra fantasmi!

Bugie Di Famiglia

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