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CAPITOLO QUARTO

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Cooper aveva appena finito di riporre la sacca degli attrezzi nel capanno, che vide spuntare Ametista sul vialetto davanti casa. Si fermò un attimo ad ammirare la sua bellezza, mentre il vento le scompigliava i capelli. Ogni tentativo di tenere legati i capelli era stato vanificato dalla forte brezza. Tutti i riccioli neri ormai le facevano da cornice al viso in modo disordinato… ed estremamente attraente, mentre lei faceva i gradini che portavano sul portico. Cosa diavolo l’aveva trascinata lì?

In cuor suo sperò di aver trovato la ragazza che desiderava da tempo. Comunque sia, lo avrebbe saputo presto. Ma Cooper lo sentiva nell’anima: Ametista era una ragazza speciale!

Saliti i pochi gradini, Ametista bussò alla porta. Cooper vide suo padre, Roman, aprirle e salutarla con un sorriso. Il vecchio stava andando bene, e forse sarebbe riuscito a trovare una parvenza di serenità, dopo la morte della moglie. La mamma, purtroppo, si era ammalata di cancro e aveva combattuto a lungo, prima di perdere la sua battaglia un anno prima. La sua morte aveva devastato l’uomo. I capelli gli erano diventati grigi in un momento e negli occhi blu si portava appresso un alone di tristezza che Cooper non gli aveva mai visto prima. Gli ci era voluto molto tempo, per riprendersi.

Da bravo figlio, aveva fatto di tutto per aiutare il migliore amico di suo padre, Nicholas Drake, a soggiornare per l’estate nella piccola città. Dopo essersi infortunato sul lavoro, Nicholas cercava un posto tranquillo dove farsi la convalescenza, e quale posto migliore di North Point? Sarebbe dovuto arrivare di lì a breve.

Entrò in casa dalla porta sul retro; attraversò tutta la cucina e poi si diresse verso l’ingresso, dove sentì suo padre che parlava:

“No, no, nessun disturbo! Prego, entra. Non ricevo molte visite, soprattutto di ragazze belle come te!”

Cooper approfittò di quel momento per farsi vedere: “Chi è, papà?” chiese, falsamente.

Altrettanto falsamente il vecchio si portò una mano al cuore, con aria teatrale: “Oh Dio, Cooper, non devi entrare così di sorpresa! Potresti far venire un infarto al tuo vecchio padre!”

Lui lo guardò, con aria ironica: “Ma chi, a te?” Scoccò uno sguardo veloce ad Ametista. “ E smettila, che non sei affatto vecchio!” Con la coda dell’occhio vide la ragazza che si guardava i piedi, mentre scambiava battute con suo padre. Dio, com’era bella! Lei si stava mordicchiando il labbro inferiore per l’ansia.

“Ehi, Ametista, che ci fai qui?” le chiese, come se la notasse solo in quel momento.

Lei lo guardò: “Volevo farmi un giro per Ghost Peak Island. Però non so precisamente dove si trova.” mentì.

“Come, voi due vi conoscete?” chiese, con aria confusa, suo padre.

“Sì, papà. Ametista è ospite all’albergo. Ci siamo conosciuti oggi alla reception.”

Roman la guardò con aria estasiata: “Ahhh, hai un ottimo gusto, mia cara! Trenton Hill Inn è il posto migliore dove passare le vacanze, in Michigan!” disse.

Cooper sorrise al quell’orgoglio sincero di suo padre: “Dice così perché la nostra famiglia vive qui da generazioni!” scherzò.

“Beh, ha ragione! – lo difese Ametista – Anch’io sarei orgogliosa, se avessi una famiglia antica con una bella storia alle spalle! E il vostro è davvero un hotel delizioso! Ho viaggiato molto, anche in posti esotici, ma devo dire che quell’alberghetto è per ora uno dei miei preferiti!” esclamò lei.

Roman la guardò con interesse: “Così giovane e hai già viaggiato tanto? Che lavoro fa tuo padre?” chiese.

Ad Ametista dava un po’ di fastidio quando gli altri facevano osservazioni sulla sua giovane età: che cavolo di differenza faceva, se fosse giovanissima o meno? Sua madre si era sempre vantata che la figlia, malgrado i suoi vent’anni, era già così matura! Cercò di rispondere con calma:

“Mio padre non lo so, perché in pratica non l’ho mai conosciuto. Mia madre… diciamo che è una specie di imprenditrice, sempre di qua e di là per il mondo. Una senza radici, insomma!”

“Ah , capisco – disse Roman, con aria poco convinta – Cooper, perché non accompagni questa bella signorina a fare il giro dell’isola?” disse, rivolto al figlio.

Cooper annuì con vigore: nulla lo avrebbe reso più felice che accompagnare Ametista in giro per l’isola! Non avrebbe potuto sperare in un’occasione migliore di quella, nemmeno se l’avesse programmato a tavolino! E Ben per fortuna era fuori dai piedi, così non avrebbe potuto mettergli i bastoni tra le ruote con la ragazza! Per ora, Cooper sentiva di avere un punto di vantaggio sull’amico.

Aveva scoperto molte cose su di lei, online. Sulla sua vita privata poco, ma la rivista ASK metteva in bella evidenza tutti i suoi articoli. Ametista aveva scritto anche molti editoriali. Da quello che aveva capito, il ruolo della ragazza, nel magazine, era molto più importante di quello che aveva detto lei. In seguito, le avrebbe chiesto conferma se il giornale fosse il suo, come credeva, e così si sarebbe anche spiegato il nome ASK del magazine.

Avrebbe approfittato di quella occasione per raccontarle della leggenda del luogo. Lui e il padre erano degli esperti, in materia. La cosa era di dominio pubblico, ma solo la famiglia Marchant era in possesso di tutte le lettere di Marianne, e dei suoi diari. Erano tra le tante cose che la donna aveva lasciato in quella che all’epoca era una locanda, mentre fuggiva.

“Se ti va, ti faccio vedere dei posti interessanti.” le disse.

Quel pomeriggio si preannunciava il più bello della sua vita! Le sorrise e insieme si avviarono sul vialetto, passando dietro alla casa. Lì, Cooper si fermò sul bordo di una ripida scogliera. L’acqua del lago si frangeva sulle rocce. Proprio in mezzo al lago c’era un’isoletta in cui si innalzava una sommità rocciosa, bianca e grigia. Dal punto in cui si trovavano, sembrava così vicina da poterla toccare con la mano.

Cooper le diede un colpetto sulla spalle e gliela indicò:

“Quella è Ghost Peak. Non è proprio una montagna, ma a noi di famiglia piace immaginarla come il nostro monte privato. Quell’isolotto è antico, e stava già qui molto prima che venisse fondata la cittadina. Però una volta non si chiamava così: il nome gli è stato dato dopo la morte di Easton Hill.”

Ametista si soffermò a guardare l’altura: “E perché questo nome, poi? Che c’entra quell’isolotto con la morte di Easton Hill?” disse, puntando lo sguardo su Ghost Peak.

Cooper sorrise. A questo punto, poteva anche dirle tutto. Ormai, aveva la sua attenzione e non voleva perderla.

“Secondo la leggenda, Easton Hill e Marianne erano fuori in barca, per una passeggiata. Pare che lì Easton l’abbia chiesta in moglie e che lei abbia accettato. Era uno dei loro posti preferiti, perché è così romantico…E non è cambiato molto, da allora. Anche alla gente del luogo ogni tanto piace andare in gita sull’isolotto.”

Ametista scosse il capo: “Se è solo per questo, allora dovevate chiamarlo Love Peak e non Ghost Peak! La cosa non quadra. Perché quel nome strano, che fa pensare ad una storia tragica, di fantasmi?” chiese, poco convinta.

“Sarebbe stato il nome giusto, se ci fosse stato il lieto fine. Ma purtroppo la storia d’amore è finita in tragedia.”

“Che vuoi dire? Spiegati meglio!” chiese Ametista, guardandolo di sbieco.

“Perché poi lui ha perso la sua amata. O lei ha perso lui, a seconda dell’interpretazione. Quindi si dice che, in un preciso giorno dell’anno, lui si rechi all’isolotto, sperando di ritrovarla. Però sembra, che fino ad ora, non abbia avuto molta fortuna, povero bastardo…” Messa così, era davvero una storia tragica.


“Poveraccio!– esclamò lei – E in che giorno dell’anno torna all’isola?” chiese, mordendosi il labbro. Era tenerissima! Cooper avrebbe voluto che fossero più vicini, in modo da provare a baciare quelle belle e turgide labbra. Aveva una bocca bellissima e i denti così bianchi la facevano apparire ancora più rossa!

Cooper scrollò le spalle: “Non si sa per certo. Ci sono varie ipotesi, ma nessuna sicura. Si potrebbe più o meno intuire il giorno partendo dalla data del loro matrimonio, il primo aprile 1953. Ma neanche il diario di Marianne ne fa menzione.”

“Il primo aprile? – esclamò Ametista – Interessante!” Poi socchiuse gli occhi. “ Hai detto che hai il suo diario. Posso leggerlo?” gli chiese, con la voce eccitata e gli occhioni.

Bene, era stato facilissimo dirottarla nella direzione voluta! Non si era nemmeno accorta che lui stava recitando! Tutto filava alla perfezione… E a breve Cooper avrebbe potuto appurare se quella ragazza era così speciale come credeva! Più tempo passavano insieme, maggiori sarebbero state le sue possibilità di conquistarla.

“Beh, non saprei. Le sue lettere e i suoi diari sono cimeli di famiglia. Hanno più di cinquant’anni!” rispose.

“Oh, dai! Ti prometto che starò attenta e che li tratterò con cura! Ti prego!” incalzò lei.

Lui decise di farsi pregare. “Non lo so, Ametista. Non ti offendere, ma in fondo ti conosco appena! Chi mi dice che non fuggirai coi diari?”

Lei lo guardò, un po’ irritata: “Beh, puoi restare con me mentre li leggo! Così potrai anche accertarti se lo tratto bene!” esclamò.

Di bene in meglio, lei stessa gli suggeriva quello che lui aveva in mente! Gli stava rendendo tutto più facile! Non che avesse da lamentarsi…

“Sì…si potrebbe fare… Ma come mai sei così interessata a Marianne e a Easton?”

“Se ben ti ricordi… sono una giornalista. Te l’ho detto stamane, quando ci siamo conosciuti!” Sospirò. “Ammetto che la mia debolezza è scrivere di storie del genere, che fanno parte del colore locale dei luoghi che visito. E in genere li scelgo apposta come meta dei miei viaggi! Per caso mi sono imbattuta nelle leggende di questa piccola città e mi sono precipitata qui! Ma voglio scrivere di storie vere di fantasmi, non di fumettoni inventati tanto per vendere il giornale! Mi dai una mano?”

“Perché no? – rispose, soddisfatto, Cooper – Hai già abbozzato qualcosa? Posso leggere?”

“Sinceramente, non mi piace che qualcuno legga ciò che scrivo prima che ho terminato l’articolo. Ti dispiace se poi te ne mando una copia?”

Benissimo! Sarebbe stato un buon motivo per tenersi in contatto, se lei avesse lasciato la città prima di… concludere! Sperava di conquistarla e di fidanzarsi con lei, in quelle due settimane, ma se non ci fosse riuscito aveva bisogno di un Piano B.

“Sì, mi piacerebbe, grazie! Non vedo l’ora di leggere l’articolo!”

Lei gli scoccò un meraviglioso sorriso: “ Benissimo! Allora faremo così! E ora… posso leggere quei diari?”

“Certo! Vieni con me. Devo avvertire mio padre che torniamo all’albergo.”

Sulla strada del ritorno, Ametista quasi danzava per la gioia e l’entusiasmo! “ Grazie, grazie mille! Quei diari sono molto di più di ciò che speravo di trovare!” continuava a ripetere.

Lui si augurò che quelle vecchie carte la soddisfacessero davvero. Dal canto suo, lui non poteva che toccare il cielo con un dito! Ametista aveva tutte le qualità che aveva sempre cercato in una donna.

Ora, l’unica cosa che rimaneva da fare, era riuscire a farla cadere ai suoi piedi!

Bugie Di Famiglia

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