Читать книгу Cuori Svelati - Dawn Brower - Страница 5
CAPITOLO UNO
ОглавлениеUna brezza delicata accarezzava il volto di Matthew Price mentre si rilassava sul portico posteriore della casa. Udiva il sono costante dei clacson delle auto in lontananza. Uno dei suoi vicini doveva essere molto contrariato per suonarlo con così tanto vigore. Il sapore della bile che si faceva strada nella sua gola stava diventando ugualmente difficile da ignorare. Strinse i pugni e concesse alle unghie di affondare nei palmi. Tutti i suoi sensi funzionavano come dovevano. Li contava tutti i giorni come a ricordarsi di non aver perso tutto. Era la sua vista che continuava ad eluderlo. Il Dottor Sousa gli aveva detto di avere pazienza, non avrebbe riacquistato la sua vista in fretta, ma era speranzoso. Sarebbe stato stupido, ed una completa perdita di tempo.
Era stato dimesso dall’ospedale solamente due settimane prima, e vedeva ancora sfocato. Riusciva a destreggiarsi nel modo corretto nella sicurezza di casa sua, ma per quanto riguardava tutto il resto era completamente dipendente dagli altri. Per qualcuno che traeva orgoglio dalla propria indipendenza, la cosa l’aveva rattristito molto. Per quanto ne sapeva non c’era ragione di continuare a provare. Che senso aveva? Si era rassegnato alle circostanze con le quali si trovava a vivere. Era ciò che era. L’uomo cieco—un avvocato che non riusciva nemmeno a leggere i saggi che aveva scritto. Ricerca? Sarebbe stata quasi impossibile da completare adesso. Che razza di avvocato—o uomo—resterebbe senza una delle capacità base dell’essere umano?
“Sei pronto per entrare in casa adesso, Matt?”
Claire Jackson—la sua babysitter, e la donna che desiderava oltre la ragione. Almeno fino a quando aveva avuto la sfortuna di perdere la capacità di guardarla. Diamine, chi prendeva in giro? La desiderava ancora. Era fare qualcosa al riguardo che lo confondeva. Come tutto ciò nella sua vita dopo l’incidente, questo era un cambiamento che odiava. Non poteva essere l’uomo di cui lei aveva bisogno, ed ora lei era qualcosa che nessuno di loro due aveva previsto sarebbe diventata. Era la sua costante compagnia. Quando non era a lavorare era con lui, era una brontolona e la voce della ragione. Fra lei ed il personale medico che lo veniva a controllare settimanalmente, non era mai solo. Tutto ciò che voleva era che se ne andassero per dargli tempo di respirare.
“Vattene” protestò Matt. “Non puoi lasciarmi solo per cinque minuti?”
“Sei qui fuori da un’ora. Sta iniziando a fare fresco” la sua voce era calma e rilassante. “Posso prepararti il pranzo se hai fame”.
Non capiva? Certo che no. Come poteva, quando anche lui non comprendeva completamente? Non c’era più motivo di fare niente ormai. Non aveva più scopo nella vita, e stava faticando a trovare il proprio posto nel mondo. L’incidente d’auto che l’aveva reso cieco aveva portato via molto di più della sua vista. Aveva cancellato il modo in cui lui stesso si percepiva. Quindi qual era il problema se fuori faceva fresco e sedeva nel suo giardino a fissare il nulla? Non era come se potesse effettivamente vedere ciò che aveva davanti. Aveva portato il termine ‘alla cieca’ ad un nuovo livello.
“Non voglio mangiare” strinse i pugni. “Non voglio proprio niente, solo che tu te ne vada”.
C’era stato un tempo in cui aveva amato l’averla nella propria casa. Ed un breve momento in cui l’aveva immaginata con lui, amandola in ogni modo possibile. Era stato un idiota ad ignorare i propri sentimenti per lei. Ora non credeva di poterla avere come aveva sempre desiderato. La sua poca lungimiranza aveva avuto delle conseguenze. L’opportunità di essere l’uomo nella vita di Claire era una di esse. Aveva pensato di avere del tempo, un bel po’ di tempo, ma che barzelletta. Se avesse potuto tornare indietro avrebbe cambiato così tante cose. Lei non sarebbe stata la sua infermiera, ma la sua amante. Come poteva anche solo pensare di essere qualcosa di più di qualcuno di cui lei si doveva prendersi cura? Seduzione? Che ridere. La toccava per bene—ma non in modo romantico. Si aggrappava a lei come se lei fosse stata la sua guida, per fare in modo di non andare a sbattere contro ad un muro o per non inciampare nei propri piedi. La disperazione che aveva vissuto ogni giorno non lo facevano sentire soave o romantico.
“Non vado da nessuna parte” sospirò lei. “Devi rendertene conto ed accettarlo. Urlarmi addosso non ti farà ottenere il risultato che speri”.
Che cosa lo avrebbe fatto? Lei era irremovibile come si ricordava. Le urlava addosso ogni giorno—diavolo, a volte anche più volte al giorno ad essere sincero—e lei ritornava sempre da lui. Restava calma e decisa. Gli sovvenne l’immagine di lei di come se la ricordava, lunghi capelli dorati e caldi occhi marroni. Era così bella, premurosa ed indipendente. Non c’era niente che non sapesse fare. Claire era perfetta, almeno per lui. “Non capisco perché sei qui. Trova qualcun altro che resti con me” la congedò con un gesto della mano. “Non ti voglio qui”.
Era una bugia, ma forse se l’avesse pronunciata abbastanza spesso lei avrebbe finalmente capito e se ne sarebbe andata. Non riusciva a reggere il fatto che stesse con lui tutti i giorni. Non quando sembrava che lui non avrebbe mai riacquisito la vista. Era una prova che doveva affrontare. Claire doveva andarsene, e velocemente. Qualcun altro avrebbe potuto fare ciò che lei faceva tutti i giorni. Claire si meritava di meglio di ciò che lui aveva da offrire.
Claire lo fissò per qualche battito del suo cuore. La durezza del suo silenzio lo agitava, facendogli provare il dolore di non averla mai. Quando lei finalmente parlò, Matt tirò quasi un sospiro di sollievo. Non era mai stato in grado di gestire i suoi silenzi. “M’importa di te. Nessun altro, a parte Dani, avrebbe a cuore i tuoi migliori interessi. Anche lei ha i suoi problemi, e deve guarire” alzò le mani nelle sue e le accarezzò. “Sii ragionevole”.
“Perché?” ritrasse le mani da quelle di lei. “Per quanto ne so è così che resterò per il resto della mia vita. Credo di essere perfettamente razionale” contrasse con forza la mascella. “Smettiamo di fingere che questa situazione migliorerà. Sono cieco. Sei tu a non accettare che le cose non cambieranno”.
“Matt…io…” la voce di Claire si spezzò quando parlò. Matt era intrinsecamente sollevato di non poter vedere il dolore sul suo volto. Era l’unica cosa positiva che poteva trarre dalla propria cecità. Non aveva mai voluto farle del male, ma credeva che questa fase fosse necessariamente malvagia. Doveva proseguire con la sua vita senza di lui. “Sono trascorse un paio di settimane. Non puoi arrenderti. Ren ha detto di darti del tempo. Il tuo corpo deve guarire, e solamente il tempo farà in modo che ciò accada”.
Già, Ren, il grande Dottor Sousa, il quale si era comportato come se sapesse tutto, ma era fallibile come tutti. La sua socia, Daniella Brosen, adorava il buon dottore, l’aveva sempre amato. Sembravano aver riaccenso la loro relazione portandola in una diversa direzione rispetto all’amicizia che avevano coltivato alle superiori. Matt era felice per Dani, lo era davvero, ma ne era fastidiosamente geloso. Voleva la stessa cosa con Claire. Non credeva di aver mai avuto qualcosa di simile con nessuno prima d’ora. Odiava chi era diventato, e sapeva che non era un buon momento per cominciare qualcosa di fragile come una relazione.
“Non m’interessa che cos’ha da dire. Ciò che importa è ciò che voglio e so in questo momento” si voltò verso dove credeva che lei si trovasse, ed alzò il capo. “Forse riacquisterò la mia vista, o forse no. Non è questo il punto adesso. Vuoi sapere qual è? Sono stanco di averti qui in casa mia, ad invadere il mio spazio e darmi degli ordini come se fossi un bambino. Io sono il tuo capo. Quindi trova qualcuno che ti rimpiazzi. Voglio che tu te ne vada prima di cena”.
Forse era stata la peggior decisione che aveva mai preso, ma la riteneva l’unica che potesse prendere. I suoi sentimenti per Claire gli avevano fatto dubitare tutto. Di una cosa però era certo: non sarebbe andata avanti con la propria vita se si fosse presa cura di lui. Era meravigliosa, mentre lui non c’era neanche lontanamente vicino.
“Non so che cosa ti si è infilato nel culo per farti diventare questo coglione arrabbiato, ma hai ragione. Non è una cosa che devo gestire io”. La sua voce sembrava come fatta d’acciaio. Buon per lei, era ora che smettesse di essere la balia calma e confortante. Claire si abbassò, i suoi capelli sfiorarono il viso di lui facendogli il solletico. La sua dichiarazione l’aveva scioccato più di qualsiasi cosa. “Se vorrai battagliare con me in ogni passo del cammino, avvocato, allora sfida accettata. Darò tanto quanto riceverò, ma è bene che tu sappia—che ho intenzione di vincere la guerra”.
Porca misera, era sexy. Voleva tirarla a sé, farla sedere sulle sue ginocchia e devastarla in ogni modo possibile, ma non sarebbe stato utile al proprio piano. Lei non poteva vedere questa cose come una sfida, o non si sarebbe mai arresa. Per quanto gli piacesse l’idea di scontrarsi con lei, non poteva.
“Non siamo in guerra”. Le rispose con sufficienza. “Significherebbe che questa cosa avesse una rilevanza per me. Non è così, e non sarà mai così”.
Una bugia, ma non poteva sapere la verità.
“Comportati da stronzo quanto vuoi, ma so chi sei. Tutto ciò che sei è sempre stato visibile per me. La verità è stata evidente dal momento in cui ci siamo incontrati, e niente che farai o dirai la potrà smentire. Tutti abbiamo i nostri demoni che nascondiamo al mondo. Non puoi celarti quando credi che non ci sia niente per cui valga edificare dei muri”. Si era spiegata. “Ma non sbagliarti, io non sono il tuo sacco da boxe. Per quanto m’importi di te, non posso essere la persona su cui ti sfoghi tutti i giorni”.
Venne pervaso dal dolore alle parole di lei. Odiava ferirla, anche quando era necessario. Con il tempo l’avrebbe ringraziato. “Non ho mai chiesto che tu lo fossi. Vattene e non dovrai mai più essere il proverbiale sacco da boxe. Sarebbe più facile per entrambi se tu non fossi qui”.
“Non ho detto che me ne sarei andata”.
Sicuramente stava sorridendo. Il suo volto era offuscato, ed i bei dettagli erano a lui sconosciuti, ma poteva quasi distinguere il contorno delle sue labbra. Matt fece per rivolgerle un ghigno in risposta, ma riuscì a trattenersi. Claire era una combattente e non si sarebbe arresa facilmente. Era una delle qualità che lui ammirava in lei. Era un’ottima assistente legale. Avrebbe dovuto sapere che non se ne sarebbe andata perché lui gliel’aveva ordinato.
“Allora come mai hai detto tutte quelle cose stupide?” si accigliò. Che nuova tattica avrebbe usato su di lui? “Pensavo che avessi finalmente capito e te ne andassi prima che avesse inizio la vera scaramuccia. Non te ne farei una colpa te ne andassi adesso”.
“Generoso da parte tu” Claire emise una risata nasale. “Passo”.
“Quindi?”
“Quindi che cosa?” domandò lei. “Oh, vuoi sapere che cos’ho in mente”. Rise. Era adorabile udire la sua risata, al punto che le labbra di lui si contrassero appena dal divertimento. “E rovinare la sorpresa? Per che razza di idiota mi hai preso? Sei il miglior stratega che conosco. Sarebbe stupido darti un avvertimento”.
Accidenti, l’ammirava. L’avrebbe abbracciata, se lei non l’avesse visto come un incoraggiamento. “Non molto sportivo da parte tua”.
La fresca brezza non sortiva effetto sulla sua pelle riscaldata. Doveva mettere le mani su di lei. No, non poteva fare ciò che voleva. Claire non era fatta per essere attaccata dalla disperazione. Se fosse mai stato abbastanza fortunato d’averla, doveva essere assaporata. Era la donna più bella di tutte e doveva essere trattata nel modo corretto.
“Beh, non ho mai detto che avrei giocato onestamente”. Il suo tono era leggero e colmo di divertimento. Gli fece venire le vertigini nelle vene. “Sai com’è il proverbio”.
“No, non posso dire di saperlo”. Attese con il fiato sospeso. Lo scambio era così bello che non riusciva ad averne abbastanza di lei. “Perché non m’illumini?”
Lei si avvicinò ed accarezzò la coscia di lui con la mano. S’irrigidì fino a provare dolore. Se solo si fosse allungato verso di lei l’avrebbe tirata a sé e l’avrebbe baciata con passione. Matt lo voleva, ma si astenne dal farlo. Se lei avesse saputo l’effetto che aveva su di lui, non sarebbe mai stato in grado di vincere questa guerra che avevano iniziato. Sarebbe stato come creta nelle sue mani, e lei l’avrebbe potuto plasmare come di più l’aggradava. Quasi l’implorò di farlo. Un momento di follia potrebbe valore una vita di ricordi piacevoli.
“In guerra e in amore tutto è lecito”. Il suo respiro caldo accarezzò l’orecchio di lui. “E Matt, non ti sbagliare, ciò non ha niente a che vedere con meramente uno dei due, e tutto a che vedere con entrambi”.
Senza aggiungere altro, Claire se ne andò, lasciandolo a riflettere sulla sua ultima affermazione. In che diavolo era riuscito a mettersi questa volta?