Читать книгу La Volpe In Rosso - Dawn Brower - Страница 5
CAPITOLO UNO
ОглавлениеIl sole splendeva luminoso nel cielo e il vento soffiava leggero sul viso di Lady Charlotte Rossington. Il giardino della casa londinese di suo padre, il marchese di Seabrook, aveva cominciato a fiorire. Erano solo boccioli, ma promettevano di raggiungere il massimo fulgore di lì a poco. Lei si chinò, accarezzò i boccioli con le sue piccole dita e sorrise.
"Siete sicura che i vostri progetti siano assennati, mia cara?" le stava chiedendo la sua più cara amica, Lady Pearyn Treedale.
I suoi magnifici capelli bruni erano imprigionati in un elaborato chignon, ma alcune ciocche erano sfuggite a causa della brezza. I suoi occhi azzurri avevano la stessa tonalità del cielo. Era davvero bella e un giorno sarebbe diventata una duchessa, se il suo fidanzato si fosse degnato di tornare in Inghilterra. Pear non sembrava preoccuparsi della sua assenza, almeno questo è quello che affermava quando era in compagnia di Charlotte … Le piaceva bazzicare la società senza la preoccupazione di doversi trovare uno spasimante. In un certo senso, Charlotte la invidiava. Non le piaceva prendere parte a quegli insulsi balli.
"È l'unico modo in cui posso far capire a mia madre ciò che desidero davvero. L’unica cosa che lei vuole da me è di vedermi sposata e avere dei figli.” Charlotte arricciò il naso per il disgusto. “Ma il mio cuore anela a qualcosa di più di un voto nuziale e anni e anni di convivenza. Di sicuro lei ha avuto un matrimonio felice con mio padre, ma io ho molte più ambizioni per il mio futuro!” Forse un giorno non le sarebbe dispiaciuto trovare un uomo a cui dare il suo cuore, ma non ora. Charlotte aveva bisogno di tempo per se stessa, per conoscersi meglio nel profondo e anche dedicarsi alla scrittura. Aveva così tante idee che le frullavano per il capo, e non desiderava altro che avere il tempo di metterle su carta. Condividerle con il mondo era il suo sogno più grande.
Ma non avrebbe mai fatto nulla di tutto questo, se sua madre avesse continuato a costringerla a partecipare ai balli e agli eventi sociali previsti per quell’anno.
Pear fece un respiro profondo. "Vi capisco, davvero, ma speravo che ci fosse un modo migliore." Contrasse la bocca in una smorfia di disgusto, che non si addiceva ad un viso così bello. "Lo scandalo …"
"È il motivo per cui lo sto facendo! – le ricordò Charlotte – Mia madre non avrà scelta. Dovrà lasciarmi tornare a Seabrook. Lì potrò sottrarmi allo scandalo e mi lasceranno in pace a scrivere il mio romanzo. Non temete, andrà tutto bene, ne sono sicura.”
Sua madre, Rosanna, la marchesa di Seabrook, di certo sarebbe diventata livida dalla rabbia!
“Sì, ma la cosa ancora non mi piace. Con voi confinata a Seabrook, sarò praticamente da sola a Londra per tutta la stagione. Mi mancherete." Pear sospirò. “Inoltre, per punirvi ancora meglio, vostra madre non organizzerà la consueta festa da ballo annuale. E voi non potrete partecipare nemmeno al ballo di Weston Manor. Oh, sinceramente, per me questo è troppo!” Si mise una mano sul fianco e inclinò la testa di lato. "Vale la pena di farvi rinchiudere e non vedere nessuno per mesi…per scrivere un semplice libro?”
Charlotte annuì con forza. "Sì, sì, e sì!” esclamò. Il solo pensiero di rimanere da sola a scrivere … le riempiva il cuore di felicità. "Non sarà così terribile. Potremo comunque scriverci delle lettere e non rimarrò da sola, ci sarà la mia famiglia con me. Insomma, mamma e papà. Non sono sicura di ciò che farà Rhys. Potrebbe voler trascorrere del tempo a Londra con sua moglie.”
Prima che suo fratello Rhys, il conte di Carrick, sposasse Lady Giacinta, Charlotte era stata entusiasta all'idea di partecipare a balli, serate, cene all’aperto, insomma qualsiasi cosa organizzasse la società. Il suo giovane cuore l'aveva vista come un'opportunità e, in qualche modo, lo era stata. Il primo anno era stato meraviglioso. Fino a quando si era infatuata di un furfante che le aveva spezzato il cuore. Da allora, aveva rinunciato alla speranza di trovarsi uno spasimante. Aveva sofferto troppo, quando quel vigliacco che lei considerava l’uomo dei suoi sogni le aveva distrutto il suo giovane cuore di ragazza. Da quel momento aveva deciso che sarebbe stata lei a gestire la sua vita, e quello scandalo era il primo passo.
Pear tamburellò con le dita sulla panca su cui sedeva, mentre Charlotte passeggiava in su e in giù per il sentiero del giardino. "Suppongo che vogliate vi sostenga in questa…impresa scellerata.” mormorò.
"Mi piacerebbe se foste al mio fianco, sì. “ rispose Charlotte, fermandosi di botto. Incontrò lo sguardo di Pear e aggiunse. "Avvalorerebbe le mie parole." Quella massa di stupidi aristocratici avrebbe ostracizzato di sicuro Charlotte, ma anche Pear, se l’avesse appoggiata, ne avrebbe pagato le conseguenze. Non era la prima volta che le dame della società tentavano di rompere il suo fidanzamento. Nessuno capiva che, in fondo, a Pear piaceva essere fidanzata. Ciò che non desiderava per nulla era sposarsi. In realtà l’amore le interessava ancor meno di quanto piacesse a Charlotte.
"Molto bene. – esclamò – Sarò felice di partecipare alla vostra rovina." Sospirò pesantemente. “È tutto parecchio complicato. Mi auguro che almeno riusciate a realizzare i vostri desideri. Non vorrei fare tutta questa fatica e perdere la mia dignità per niente!”
"E’ l’ennesima volta che lo dite! – sorrise Charlotte – Ma vi sono molto grata. Siete davvero l’amica migliore che potessi desiderare! " Poi batté le mani per l'eccitazione. "Non posso aspettare."
«Certo che potete! – disse seccamente Pear – Una volta scoppiato lo scandalo, probabilmente non vi vedrò fino a Natale."
"Oh, non fate quel tono acido! – la rimproverò Charlotte – È sconveniente su una giovane dama!" E sorrise.
«Adesso assomigliate a vostra madre – disse Pear, con disgusto – Forse non siete così diversa da lei come credete!”
Magari Charlotte e sua madre si assomigliavano un po’, certo, ma non più di tanto. "Non ci somigliamo affatto. Anche i miei colori sono quelli di mio padre. " Infatti le sue chiome erano dorate come quelle del padre, ma gli occhi di Charlotte avevano riflessi blu a metà tra quelli di suo padre e di sua madre.. Anche suo fratello era più simile al padre, fisicamente. “La mamma si lamenta sempre che né io né mio fratello le assomigliamo! A volte pensa che, se non ci avesse partorito lei, non avrebbe mai creduto che siamo suoi figli!”.
Non era una bella cosa, per Charlotte, strombazzare queste cose ad alta voce. Era quasi volgare. A questo pensiero, la ragazza ridacchiò e rincarò la dose. "Anche se per essere onesti, la prima volta che ha detto queste cose io e mio fratello eravamo ancora…animaletti selvatici”
"Non ne dubito – disse Pear – A volte siete ancora selvatica." Strinse lo sguardo. "Quando verrà fuori ciò che avete combinato, la società vi considererà astuta come una volpe. Siete pronta per tutti i pettegolezzi che vi cadranno addosso?”
Charlotte aveva riflettuto molto a lungo su questo aspetto. Di sicuro quegli stupidi aristocratici l’avrebbero presa di mira e ne avrebbero dette di tutti colori, su di lei. E molti commenti sarebbero stati sicuramente…difficili da digerire.
"Di certo, non sarà una passeggiata e soffrirò anche un po’, ma credo di potercela fare.” La maggior parte delle offese sarebbe venuta certamente dalla lingua tagliente di sua madre. "Una volta confinata a Seabrook, perderò i contatti con l’esterno, e quindi potrò fingere che nessuno stia sparlando di me. Mi metterò a scrivere il mio libro e, col tempo, lo scandalo si sgonfierà. Starò bene, non vi preoccupate per me.” Sorrise a Pear. "So che vi sta a cuore la mia feliciità, e vi ringrazio del vostro affetto.”
«Mi sembra che non posso fare molto per dissuadervi. – sospirò Pearl – Ebbene, allora diamo il via al vostro scandalo. Farò preparare i cavalli alle scuderie. Incontriamoci lì, dopo che vi sarete cambiata d’abito.”
"Perfetto -disse Charlotte. "Ci vediamo nella stalla tra venti minuti. Non ci vorrà molto. Dobbiamo allontanarci da casa e raggiungere Hyde Park prima che i miei genitori tornino dal pranzo con il Duca e la Duchessa di Weston ".
"Allora andate, su! – esclamò Pear, scacciandola con le mani come si fa con una mosca – Non c'è un attimo da perdere!"
Charlotte corse a casa e salì in camera da letto. Una volta lì, si liberò del suo vestito da donna e indossò rapidamente un paio di vecchi calzoni, una camicia di lino, e il gilet e la giacca di suo fratello. Aveva avuto la fortuna di trovare anche un vecchio paio dei suoi stivali da equitazione. Charlotte si sciolse i capelli e se li acconciò in una lunga treccia che poi fissò sulla nuca con uno spillone. Dopodiché li nascose sotto il cappello da uomo che si calcò in testa. Se non fosse stato per il suo seno e le sue curve, ad un’occhiata superficiale avrebbero potuto scambiarla per un uomo. Soddisfatta del suo aspetto si precipitò giù per le scale, badando bene a che nessuno la vedesse, quindi si recò alla stalla.
Pear era già seduta sul suo cavallo e uno stalliere teneva le redini della cavalla di Charlotte. Lei ci balzò su senza alcun aiuto. Aveva incaricato Pear di farle allestire una sella maschile e notò con soddisfazione che i suoi ordini erano stati eseguiti. Oddio, i calzoni da uomo erano così comodi! Avrebbe dovuto trovare un modo per indossarli più spesso. Cavalcare come un uomo la liberava dall’incombenza della sella laterale, che era incredibilmente seccante. Si voltò verso Pear e le chiese: "Siete pronta?"
"Ci allontaniamo…senza accompagnatore?"
"Un valletto vanificherebbe il nostro scopo, non credete?" Si mordicchiò il labbro inferiore. "Siete preoccupata per la vostra reputazione?" Charlotte non voleva fare del male alla sua amica.
"Non temete, ho le spalle solide – la rassicurò Pear – Non devo preoccuparmi di fare un buon matrimonio. Sono già abbastanza ricca, e in teoria sono anche fidanzata, sempre se un giorno o l’altro il mio fidanzato concluderà che viaggiare per il continente è noioso e avrà la decenza di tornare in Inghilterra. Non ero sicura di quanto grande voleste combinare questo scandalo, ma con questa vostra risposta ormai è chiaro che lo volete gigantesco. "
"Beh, se non avete nulla in contrario…"
"Non ne sono del tutto convinta.” mormorò Pear, poi premette un ginocchio sul fianco del suo cavallo e guidò la giumenta a un trotto moderato. Charlotte la imitò, e insieme si avviarono verso Hyde Park.
Non parlarono più per tutta la durata del viaggio. Charlotte era troppo nervosa per spiccicare una parola. Finora tutto era andato come previsto. Ma la parte più difficile doveva ancora venire. Altrimenti, l'intero piano sarebbe saltato. Teneva le labbra strette per il nervoso, mentre cavalcava accanto a Pear.
Alla fine, le ragazze raggiunsero il parco e guidarono i cavalli sul sentiero guidato. Hyde Park era il posto giusto per farsi notare, perché la maggior parte della società vi passeggiava nel tardo pomeriggio, per prendere una boccata d’aria. Quel giorno il parco non era molto affollato, ma comunque era ben curato e l’erba tutta tagliata, in previsione della stagione che stava per iniziare. Era solo primavera, e la maggior parte di quegli sciocchi aristocratici si sarebbe recata nelle loro tenute di campagna solo a metà maggio, ma comunque c’era abbastanza gente della buona società, quel giorno ad Hyde Park, per soddisfare le aspettative di Charlotte.
"Ci stanno guardando tutti?" chiese sottovoce a Pear.
"Oh, sì – rispose acidamente Pearl – Stanno già volando le chiacchiere e tutti gli sguardi e parecchie risatine sono puntate nella vostra direzione.”
Odiava essere al centro dell'attenzione. Charlotte non aveva mai voluto essere la reginetta del ballo. Ogni volta che le era capitato, si sarebbe volentieri nascosta nella sua biblioteca per allontanarsi dallo sguardo di tutta quella gente idiota. Le piaceva ballare, ogni tanto, ma il più delle volte trovava quelle occasioni stupide e noiose. "Bene." rispose con calma. Una cascata di pettegolezzi si sarebbe rovesciata sul palazzo di Seabrook entro la fine della settimana…o forse anche prima.
"Avevate ragione, mia cara – disse Pear – Indossare abiti da uomo vi ha sicuramente messo in berlina. Probabilmente più di quanto vi sareste aspettata. " Pearl si guardò intorno con stupore, mentre tutti gli occhi erano ancora puntati su di loro. "Dobbiamo proprio fare tutto il giro del parco o possiamo andarcene?” "L’avete detto – esclamò Charlotte, con forza – Un bel giro completo!”
Dentro di sé, però, stava già cominciando a dubitare e a chiedersi se non avesse davvero perso la testa. Mentre passava a cavallo davanti a quelle aristocratiche teste vuote le voci iniziarono a levarsi, e potè udire chiaramente delle parole offensive dirette verso di lei e la sua amica. Charlotte ricordò a se stessa che era proprio questo che voleva, ma non potè fare a meno di sentirsi addolorata per ciò che stava succedendo…
Raggiunsero la fine del sentiero e finalmente imboccarono l'uscita del parco. Ma improvvisamente Charlotte si bloccò, impietrita. I suoi genitori stavano passeggiando nel parco con il Duca e la Duchessa di Weston! Charlotte non aveva previsto una cosa del genere. Aveva programmato di mettersi in mostra, tornare a casa a cambiarsi e poi aspettare tranquillamente che i pettegolezzi giungessero alle orecchie della sua famiglia. Gli occhi di sua madre si spalancarono e suo padre si voltò, incredulo, a guardarla. L’espressione delusa che Charlotte vi intravvide fu come una pugnalata al cuore. Le pesò molto più che un rimprovero. Non sopportava l’idea di recare dolore a suo padre.
Charlotte deglutì a fatica e mantenne la testa alta. Il dado era tratto dal momento in cui aveva lasciato la sua casa vestita da uomo, e ormai non poteva più tornare indietro. Aveva ottenuto ciò che voleva e ora doveva assumersi le sue responsabilità e pagarne il prezzo … qualunque esso fosse.