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CAPITOLO SECONDO

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Zachary Ward, il nuovo duca di Graystone, se ne stava comodamente seduto sui soffici sedili di velluto della sua carrozza, mentre si dirigeva verso il castello per prendere possesso della sua eredità e verificare lo stato dei beni del duca appena defunto. Probabilmente era una proprietà di tutto rispetto, anche se lui non l’aveva mai visitata prima. Suo nonno non l'aveva mai invitato al castello di Graystone, né era stato suo ospite nella residenza londinese. Non era un segreto che il vecchio duca detestasse Zach e preferisse lasciare titolo e beni a un suo figlio naturale.

Per questo, quando gli era arrivata alle orecchie la notizia che il vecchio aveva sposato una ragazza giovane, anche se non nobile, Zachary non era rimasto minimamente sorpreso. Anzi, si era chiesto come mai il nonno non lo avesse fatto prima. Sua nonna, la duchessa, era deceduta da poco più di un anno. Forse le circostanze avevano impedito al vecchio di sposarsi prima della fine del lutto…o più probabilmente non era riuscito a trovare una fanciulla talmente disperata da accettare di sposarlo. Che cosa aveva promesso, alla giovane moglie, per convincerla? Forse era bastata già l’idea di diventare duchessa. Qualunque cosa ci fosse stato tra loro, Zach ci avrebbe scommesso la testa e tutti i suoi beni, incluso il castello, che non era amore.

In ogni caso, non vedeva l'ora di guardare in faccia quella volpina. Perché era così che se l’immaginava: una donna astuta, fredda e calcolatrice. Nemmeno una donna di buon cuore avrebbe sposato quel vecchio porco solo per compassione. Duca o meno, quell’individuo che era stato suo nonno era un essere odioso. Era risaputo che il Duca di Graystone era tutto, tranne un brav'uomo.

La carrozza continuava a sussultare per la strada. A breve sarebbe arrivato al castello e avrebbe potuto fare la conoscenza della…vedova. Di certo quella donna avrebbe insistito per mantenere il titolo e avrebbe preteso che ci si rivolgesse a lei come “Sua Grazia”. Detestava già il solo pensiero. Zach odiava le approfittatrici, soprattutto se venivano dal popolo: imparavano presto a trattare con disprezzo gli altri.

Ognuno doveva stare al proprio posto e non puntare troppo in alto. Era una triste realtà, che aveva sperimentato molto presto e sulla propria pelle. Sua madre era stata la governante del palazzo in cui era cresciuto suo padre. Essendo entrambi giovani, i due si erano innamorati ed erano convolati a nozze, di nascosto dal duca. Quando lui l’aveva scoperto era andato su tutte le furie, per il fatto che suo figlio avesse osato prendere in moglie una donna di così basso livello. Li aveva cacciati dal castello e tagliato loro qualsiasi forma di vitalizio, lasciandoli praticamente in miseria. Era fermamente convinto che il figlio avesse tradito il proprio sangue, con quel matrimonio! Per questo non aveva mai neanche voluto conoscere il suo unico nipote, colpevole di portare nelle proprie vene le tracce di quel sangue guasto. La miseria aveva portato prematuramente i suoi genitori nella tomba, ma poiché ufficialmente suo padre, Lord Andrew Ward, non era mai stato diseredato, ciò faceva di Zachary l’unico discendente diretto del duca. Non che gli fosse mai interessato. Tuttavia quella eredità insperata gli concedeva due gioie: la prima di aver vendicato in parte la sofferenza inflitta ai suoi genitori, e la seconda…beh, sperava che quando lo avesse visto entrare nel castello, quel vecchio ignobile si sarebbe rivoltato nella tomba!

Nel frattempo, lui era già abbastanza ricco di suo. Suo padre aveva fatto degli investimenti rischiosi, prima di morire, che per fortuna avevano dato i loro frutti. Così aveva potuto rimettersi in sesto, comprare delle proprietà e, con il suo fiuto per gli affari, era riuscito a farle fruttare. Ora, era curioso di vedere com’era messo il castello di cui aveva sempre sentito parlare. Si augurò che il nonno non lo avesse mandato in malora: detestava l’idea di dover mettere mano alle sue finanze, così faticosamente messe da parte, per qualcosa che non avrebbe mai neanche voluto! Comunque, lo avrebbe saputo ben presto. A giudicare da come la carrozza stava rallentando, avrebbe giurato che erano quasi arrivati.

Zach guardò fuori dalla finestra. Un’enorme costruzione, un castello davvero gigantesco, si profilava in lontananza. Erano molto più vicini di quanto pensasse. Si strofinò le mani. Bene! Presto avrebbe dato un'occhiata ai libri contabili... e alla vedova. Non vedeva l'ora di cacciarla fuori. Il duca non le aveva lasciato molto. IN realtà non aveva avuto il tempo di redigere un nuovo testamento, ma in fondo anche quello fatto per la donna che gli era stato al fianco per tutta la vita non era il massimo della generosità: solo il diritto, come da prassi, di continuare a vivere al castello, ma soggetta ai voleri del nuovo erede. Qualche gioiello, ma nulla di che. E Zach non aveva alcuna intenzione di garantire un vitalizio, a quella strega. E nemmeno di concederle alcun beneficio.

In breve, la carrozza si fermò davanti al castello di Graystone. Subito un valletto si precipitò ad aprirgli la portiera.

"Vostra Grazia. - lo salutò il servo, con entusiasmo - E’ un vero piacere che siate qui.”

Per forza. Dopotutto era da lui che ora dipendeva tutto il personale del castello! Zach fece un cenno con la testa e si avviò impettito verso l’entrata. Non c’era nulla che avesse voglia di rispondere a un servo. All’ingresso c’era ad aspettarlo un anziano maggiordomo dai capelli grigi e tutto il personale, schierato in bell’ordine.

Mentre passava davanti a tutta quella gente che gli s’inchinava davanti e che lo salutava con un continuo e incessante: “Ben arrivato, Vostra Grazia!” si sentì leggermente in difficoltà: non era abituato a sentirsi chiamare a quel modo…né ad avere tutte quelle persone al suo servizio!

Si rivolse al maggiordomo." Voi siete Bentley?" chiese. Era con lui che Zach aveva avuto a che fare per lettera, dopo la morte del nonno. Non aveva partecipato al funerale, perché per quello spregevole individuo che finalmente aveva tirato le cuoia non provava che rancore. E non aveva nemmeno intenzione di osservare il consueto periodo di lutto. Non avrebbe pianto ipocritamente il nonno, e nessuno del castello avrebbe dovuto farlo. Aria, aria! Il mondo sarebbe stato un posto migliore, senza quell’essere malvagio!

"Sì, Vostra Grazia, - s’inchinò l’uomo - Mi auguro che abbiate fatto buon viaggio." Sembravano tutti così in visibilio, per il suo arrivo! Dio, che maestri di finzione! Lo trattavano come se fosse un re. Ma forse era lui che era troppo prevenuto. Dopotutto, si trattava di servi e camerieri. Si stavano solo comportando come da etichetta. Passò avanti, con fare altero…e ancora molto a disagio.

"Dov'è la duchessa vedova?" chiese, senza convenevoli. Non vedeva l’ora di farla sparire! Se fosse stato per lui, l’avrebbe sistemata nella Dower House prima del tramonto.

"Credo che ora sia in salone insieme con le sue sorelle." Il maggiordomo fece cenno all’ala in fondo al corridoio. "Di solito è a quest’ora che prende il the con loro."

Anche le sorelle? “Occupatevi dei miei bagagli, prego. MI auguro che il castello sia stato allestito per il mio arrivo."

"Certamente, Vostra Grazia. - rispose il maggiordomo, inchinandosi di nuovo - E’ tutto pronto e pulito per accogliervi. Ogni stanza è stata accuratamente lavata e lucidata, la biancheria da letto è stata rinnovata, le dispense rifornite.”

"Ottimo.” Non voleva toccare nulla di ciò che era appartenuto al nonno. Se avesse avuto più tempo, avrebbe fatto rinnovare l’intera mobilia…ma per quello si poteva aspettare. Prima avrebbe esaminato esaminare il castello da cima a fondo e poi…avrebbe deciso. “Adesso desidero incontrare la duchessa. Più tardi vi vedrò nel mio studio. Abbiamo molte cose di cui discutere, Bentley.”

"Certamente, Vostra Grazia." Il maggiordomo fece un altro inchino. “ Ora mi occuperò dei bagagli.”

Zach annuì e si diresse sparato verso il salone, per fare finalmente la conoscenza di quell’arpia che era costretto a chiamare duchessa. Una risata cristallina e gioiosa gli arrivò a sorpresa dal salone. Dunque era molto allegra, la vedova! Si fermò sulla soglia, per dare un’occhiata non visto. Rimase affascinato e stranito da ciò che vide: dentro c’erano quattro belle ragazze bionde, di un’età compresa tra i quindici e i vent’anni, se aveva visto bene. Due erano gemelle. Quella che presumeva fosse la più giovane se ne stava comodamente sdraiata su una chaise longue in compagnia di un’altra ragazza, una sorella forse; la più anziana sedeva tranquillamente su una poltroncina di velluto blu, che ben si adattava ai suoi occhi…due laghetti blu cobalto. Era quella che gli piaceva di più, con quello sguardo malizioso e intelligente. Erano tutte belle, ma quella ragazza…era mozzafiato, inutile fare giri di parole.

Si schiarì la gola. "Perdonate, signore, ma chi di voi ha avuto il coraggio di sposare il mio ignobile nonno?”

Le ragazze smisero improvvisamente di chiacchierare e si voltarono all’unisono verso di lui, con la bocca aperta. Bene, almeno sono riuscito ad attirare la loro attenzione! pensò Zachary...


Billie si voltò a guardare il giovane tutto imbacuccato nei suoi abiti e che evidentemente intendeva farsi odiare…e rimase senza parole. Era l’uomo più bello che avesse mai visto! Aveva i capelli castani, leggermente schiariti dal sole in meravigliosi tocchi di oro rosso. I suoi occhi avevano lo stesso colore dell'erba in una calda giornata estiva. Ma quegli occhi stupendi la stavano fissando con un’espressione di disprezzo. Non riusciva a capire perché. Billie non lo aveva mai visto prima, ma da modo in cui si era presentato doveva essere il nuovo duca, l’erede del vecchio che aveva sposato. Certo, lo aveva definito nonno! Cominciò a sentirsi in ansia. Era a lui, quindi, che doveva rendere conto della sua posizione al castello! Si alzò per andargli incontro, con lo le viscere attanagliate dall’ansia. “Immagino che vi riferiate a me, signore.” rispose, con tono amabile. Forse lui aveva delle brutte intenzioni nei suoi confronti, ma lei decise di accoglierlo con gentilezza.

L’uomo non rispose, ma fece cenno a una cameriera di versargli del caffè. Nero e senza crema. Già questo lo presentava a dovere. A Billie invece piaceva il the, e lo prendeva dolce e con una nuvola di latte. Finito il caffè, il giovane congedò la cameriera e fissò freddamente la bellissima ragazza che aveva davanti. “Bene. Ora che mi sono un po’ rinfrancato, parliamo di voi.” esclamò rudemente e senza perifrasi.

"Perdonatemi ..." Lei lo fissò, sorpresa delle sue parole. "Di cosa dovremmo parlare?" Lo avevano già informato del suo stato d’indigenza, quando aveva sposato il duca? Intendeva rispedirla a casa? Ma no, non poteva! Lei era legittimamente la duchessa! Nessuno sapeva che quel matrimonio non era stato consumato, e chiaramente lei non lo aveva detto a nessuno! Non lo aveva confidato nemmeno alle sue sorelle. Nessuna cameriera aveva scoperto che era ancora vergine…e lei aveva fatto di tutto per far apparire il contrario. La sua vita e quella della sua famiglia dipendeva da questo.

"Questo non è il vostro posto, e voi lo sapete bene.” sibilò Zachary, asciutto. Billie non si scompose affatto: si sedette di nuovo e fece un sorso dalla sua tazza di the. L’uomo continuò. “Sembra che abbiate trasferito al castello tutta la vostra famiglia. C’è qualcun altro che deve ancora arrivare?” la provocò, acidamente.

"Ho avuto il permesso dal mio defunto marito.” rispose Billie, pacatamente.

"Il vostro defunto marito, giusto. Ma ora sono io che comando, qui.”

Lei aprì la bocca e la richiuse più volte. Stava diventando una cattiva abitudine, volerla buttare fuori. Quel tizio continuava a offenderla. Nessuno gli aveva insegnato le buone maniere? "Suppongo che sia così.” mormorò. Cominciava a capire perché il vecchio duca non sopportava suo nipote: era scontroso e arrogante…esattamente come lui!

"Bene, non facciamola troppo lunga. Preparate i vostri bagagli, signora, voi e le vostre sorelle. Entro stasera vi voglio fuori di qui!” disse Zachary, con tono pungente.

"Che cosa?" esclamarono in coro le ragazze.

"Non potete farlo!” quasi gridò Billie. Doveva riuscire a fargli capire che non avevano un posto dove andare. Di sicuro non poteva essere così senza cuore come voleva dare a credere! “Questa proprietà appartiene a me quanto a voi.”

Lui sollevò un sopracciglio. "Davvero ne siete convinta? E, per essere precisi, da quanto risiedete al castello? Sbaglio o siete vedova da due settimane? Avete preso possesso di questa proprietà già prima del vostro matrimonio?”

"Questo non ve lo permetto. - sibilò Billie, che aveva captato l’odiosa allusione - Ovviamente non ci siamo trasferiti prima del matrimonio." Beh, non era proprio così. In realtà lei e la sua famiglia si erano trasferite al castello il giorno stesso del matrimonio, esattamente qualche ora prima…ma ormai era fatta. Nessuno poteva staccarla da lì. "Quindi questa è anche casa nostra. Legalmente. E non abbiamo intenzione di andare da nessuna parte.”

Lui ridacchiò acidamente. “Ne siete davvero sicura…signora?”

"Assolutamente.” rispose Billie, alzando il mento con aria di sfida. Non si era ridotta a sposare quel vecchio per niente! Sfoderò ogni grammo del suo coraggio. "Sono la duchessa vedova e ho dei diritti su questa proprietà."

"Sapevo che lo avreste detto!” esclamò Zachary. Scosse la testa con disgusto e guardò il gruppo di donne con odio. “Non siete che una piccola arrampicatrice sociale che si vende al miglior offerente. Ma avete giocato male le vostre carte, signora. Non siete più che una vedova…e soggetta al mio buon cuore.”

Lei lo guardò furente. Come osava trattarla a quel modo? “Pensate di me ciò che volete. Ciò che conta è che io sono legittimamente la vedova del defunto duca. E nessuno, men che mai voi, mi manderà via da qui.” Almeno…lo sperava. Confidava che il duca le avesse lasciato delle proprietà, delle finanze su cui fare affidamento. Avrebbe potuto ingaggiare un legale e difendersi.

"Evidentemente non siete stata ben informata…signora duchessa. - sibilò Zachary con disprezzo, calcando bene quel duchessa - Secondo le ultima volontà del mio defunto nonno voi non possedete un bel nulla e siete assolutamente soggetta ai miei voleri…e ai miei desideri. Forse avete il diritto di alloggiare qui…ma se fossi in voi non ci conterei troppo. Non avete certo il mio potere, ed è risaputo che questo ducato non ha mai tenuto in gran conto le sue duchesse. Se rimarrete qui sarà solo per mio assoluta concessione…e non per altro.”

Meglio di niente. Povera com’era, Billie sapeva di non poter contare che sulla generosità del nuovo duca. Era stato terribile , dopo la morte dei genitori, vedere smantellata la propria casa dai creditori, e ancora di più trovarsi in mezzo alla strada con quattro fratelli piccoli da mantenere. Non voleva soffrire di nuovo, e in modo così orrendo. Non sapeva ancora come, ma avrebbe trovato il modo per restare al castello e ad assicurare ai suoi fratelli e a se stessa un dignitoso futuro. Aveva solo bisogno di un po’ di tempo. “Se le cose stanno così, duca, allora non potrò che confidare nel vostro buon cuore. - disse, inchinandosi all’uomo - Ma sono più che sicura che avrete considerazione per la vedova di vostro nonno e le sue sorelle.” Aveva sposato un vecchio, diamine, poteva tenere testa a un giovane prepotente! E comunque…non aveva altra scelta.

Zachary inclinò la testa di lato e la studiò attentamente. C'era qualcosa in lei, che lo attraeva e lo turbava…una strana espressione sul suo viso, che lo lasciava interdetto. Sembrava sincera…eppure i fatti e le circostanze dicevano il contrario. Scosse la testa, perplesso. “Attenta, signora. Potrebbero non piacervi le mie condizioni.” la ammonì.

Quel nuovo duca sperava di farle paura. Ma si sarebbe accorto presto di che pasta era fatta lei…e la sua famiglia!

"Comunque sia, per oggi potete restare. Ma vi avverto signora: detterò delle condizioni che vi faranno rimpiangere di non essere fuggita di qui.” Fece per andarsene ma, arrivato alla porta del salone, si voltò di nuovo e si rivolse al gruppo di donne, fisso su di lui. “Buona giornata, signore. Ma vi esorto a non rilassarvi troppo. Domani potrei aver già cambiato idea.” Ciò detto, l’uomo alzò il capo con arroganza e uscì, senza che nessuna delle ragazze avesse aperto bocca. Era questo che lo sconcertava: quel lungo silenzio, che non era affatto di terrore bensì di…di cosa? Aveva la brutta sensazione che se fosse riuscito a interpretarla nel giusto modo, la cosa non gli sarebbe piaciuta affatto…

Mai Sfidare Una Volpina

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