Читать книгу La pianta dei sospiri con alcuni cenni su la vita e su le opere dell'autore - Defendente Sacchi - Страница 11
A MALVINA
ОглавлениеVedesti, o Bella, il mar su cui combatte
Il vento e la tempesta, che la nave
Scorge in porto festante? Se improvvisa
Su lui s'asside la fatal bonaccia,
Ne dispera il nocchiero, e gela e trema,
Che invan raggiunge coll'ansio desìo
Le patrie sponde, i pargoletti figli,
E della sposa l'iterato amplesso.
Tale è il mio core: in lui convien sia desta
Degli affetti la pugna ognor: se tace,
La vita è muta in lui, e l'armonia
Immortale del bello e la favella
Ch'entro si sente, e sembrano parlarne
Il ciel, la terra e l'onde e l'erbe e i fiori.
S'ei tal sortiva, e se innocente affetto
È solo amor fra l'ire torve e crude
E i pensier tristi del bel mondo, amore
Accolgo or sol. Soave ei più mi versa
Per entro il seno il nèttare di vita;
Di voti cari ed innocenti in mente
Ei mi ragiona: a nuovi voli addestra
L'accesa fantasia, e finchè il gelo
Dell'età nol costringe, dalle gravi
Di Sofia cure, cui solo son care
Le insonni notti e la squallida face
Che del pensiero invan svelar procaccia
L'oscuro inestricabil labirinto,
Amor m'invola, e fra le vie rapisce
Del dolce immaginar, e in queste carte,
Cui fia talun segni di fola, sparge
La mestizia onde il core ognor si veste.
Tu, vezzosa MALVINA, a cui le Grazie
Vaghe composer la gentil persona,
Nido d'alma più bella, un dì beasti
De' tuoi sguardi le piagge erme e romite
Ov'io già corsi colla mente, e pinsi
A' meno austeri, lagrimose scene,
Costumi antiqui e ferità degli avi
E novelle sventure. Ecco alle labbra
Schive di succhi estranei, che di miele
Asperso il vaso, agl'Itali palati
Ministra amaro tosco il secol novo
E ogni senso di bello estingue, ardiva
Io l'onda pura appresentar del fonte
Nel cratere di creta. Già me avea
Mosso a libarlo amor de' prischi tempi
Alla tomba prosteso, ove sdegnoso,
Pel culto ora negletto, il cener giace
Di quegli ausonj cigni il cui divino
Canto pur vinse i secoli canuti,
E dolce ognor nell'anima risuona.
Cui più la voluttà soave alletta
Della tristizia, amai di fresche valli
E leggiadre selvette e ameni colli,
Mal noti, pinger la quiete e il bello
Onde son dilettosi, se nol cinse
Il rozzo parlar mio di fosca nube.
Se fra que' monti ancor Bella ti giovi
Il piè inoltrar curioso, allor che l'ali
Volger vorrai de' lumi ove s'innalza
La Pianta ond'io parlava, sulle rose
Del tuo labbro avverrà forse baleni
Un sorriso, più grato assai dell'alba
Nella stagion novella: a quel sorriso
Vedrai d'intorno rallegrarsi il poggio
E rifiorir la valle, ed inviarti
Collo stormir de' rami il conscio bosco
Sull'aure un noto nome e i miei sospiri.
Nè tu vorrai tacciar di dura nota
Questi studi e d'inutili: talora
Giova lo spirto da severe idee
Richiamar fra più liete, onde rinnovi
Lena ed ardir: così fra balze e sassi
Al lasso vïator spesso rinverde
Le forze un prato ameno. Talor giova
Di soavi blandizie adescar l'alma,
Ed educar di cari affetti il core.
Amor che spesso è di venir sì vago
Dolce a parlar nel volgere soave
De' tuoi bei rai, ed ivi insegna altrui
Con quai saette fera e quai tu annidi
Virtù, per che seder teco si piace
Meglio che in grembo a Venere celeste;
Amor ti porga questi fogli, e s'unqua
Pietà ti mova de' dolenti amanti,
E qual rugiada del mattin ti brilli
La lagrima sul ciglio, ei la raccolga
Sollecito e a versarla ah! tosto voli
Pietoso sul mio cor. Tempri ella alquanto
Il bollor che l'incende e nel mio petto
Un fiume sparga di tutta dolcezza,
E spunti nuova luce a' miei pensieri.