Читать книгу La pianta dei sospiri con alcuni cenni su la vita e su le opere dell'autore - Defendente Sacchi - Страница 20

VII.

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L'industria dell'uomo si procaccia di trarre partito anche dalla semplicità di questa festa. In ogni parte sulle strade, che conducono all'erta, entro varj seni del monte, vedi annicchiati alcuni che vendono ornamenti, merletti e tele, altri che fanno mercato di fettucce a vario colore, di semplici fiori coi quali il contadino fregia il suo cappello. Alcuni ti sporgono dolci, non quali si richiederebbero al molle palato della dilicata dama, ma pur grati a quelle labbra che non ancor rifuggirono dai semplici cibi della natura. Fra questi ancor più grate riescono le inanellate file che tu, schietta contadinella, sporgi cibo squisito a' più schivi: tu col fior della farina e col burro della tua giovenca, componesti una molle pasta, e con questa formasti varie picciole anella cui il calore del fuoco rese rigonfie e rilucenti, e sovente, perchè riuscissero più gradite, sopra vi spargesti i favi delle tue api. Tu con grazia le offri al passeggiero che con molli parolette le compra, e spesso si ricorda di quelle che a lui già vendevi la scorsa estate; e mentre te ne dà lode, dolce ti corre un piacere all'animo che si annunzia sul tuo labbro con un caro sorriso.

Altrove in breve piano a sè rapisce gli orecchi, non abituati alle diverse armonie de' combinati stromenti, la melodia di un'umile sampogna o di una montana piva, al cui suono due fantocci mossi da una cordicella che si appicca alle ginocchia del suonatore, menano allegra danza su una breve assicella. Più vicino schiude un altro un ligneo tempietto ove son dipinte le sacre storie: ognuno si studia di scoprire se sieno quali le udì dal sacerdote, ama ravvisare i fatti che più gli piacquero, e sebbene spesso non sappia leggervi entro, si provvede del breve libretto ove è il noto racconto.

Qui un altro tiene un capace arnese che in varia foggia s'innalza, e in cui per diversi cristalli sporgenti all'intorno può spiare l'occhio della curiosità. Vi si accosta il semplice montanaro, e all'abbassare di varie cordicelle, vede succedersi e scomparire innanzi a' propri sguardi città, palagi, giardini, mari e monti e le più strane meraviglie: già è trasportato in lontane contrade, e mentre coll'occhio sta fiso al breve pertugio, si scuote per gioja, chè già emulo degli eroi, di cui sentì nel presepe raccontare al verno la storia, gli par di scorrere l'universo, e sovente poi ragiona cogli amici de' lontani paesi come se gli avesse visitati. Altrove si stringono in breve giro uomini e donne, ed ecco scorrere all'intorno un destro cane che or va a pigliare nell'altrui tasca l'ascoso fazzoletto del padrone, a questi indovina gli anni, a quella le passioni, e con qualche altro più pungente giuoco tiene lieta la brigata.

A questo ingenuo ricreamento ti sostieni, o montano abitatore, non correre al palco vicino, nè starti coll'affollata turba che già il circonda, tese le orecchie, immobili gli sguardi e aperte le bocche quasi li tocchi gran meraviglia, a udire colui che dall'alto ti è largo di parole. Ah! non credere di acquistare vantaggio ne' suoi accenti: semplice! non prestar fede ai portenti ond'ei si millanta maestro: ei viene dalle corrotte società, nè v'ha menzogna che rifugga dalle enfiate sue labbia sitibonde di guadagno. Non porre speranza negli antidoti che ti offre, nè affidare troppo ciecamente a' suoi ferri te stesso: ei si ride della tua inesperienza, ei si adopra più presto procacciare a sè lucro, che a procurarti salute.

In vece meglio ti alletti quest'altro che sopra un breve tavoliere ti viene attelando eletta schiera di graziosi giuochi. Ecco tre bossoletti, sono vuoti al tuo sguardo; sgombre sono le mani di chi li move fra le cui dita si agita magica bacchetta: ecco è percossa sul tavoliere, e d'ogni parte come più ti talenta spicciano lignee pallottole, e quasi polvere che s'insinua, passano sotto il cavo metallo. Mentre meravigli al primo portento, uno novello il tragettatore ne crea: leva que' piccioli globetti che sempre si riproducono, e li pone in copia nel tuo cappello: or se il tenti e lo rivolgi il trovi solo pieno di vento, eppur tu stesso il tenevi gelosamente coperto! Ma le palline che sfuggirono alle tue cure gelose, già si moltiplicarono sotto il magico bossolo: ecco mentre le riguardi mutano colore, a un soffio s'ingrossano, e sempre crescendo divennero gonfie per modo che più non possono ritornare sotto il capace vase.

Meraviglia pure e sorridi: questa è tutta destrezza della dotta mano. Anch'io sovente quando teco passai ore di schietta gioja, io t'apriva il velo di que' nuovi portenti, e apportandoti diletto, spesso mi compiacqui nelle improvvise commozioni della tua meraviglia. Ah furon pur quegli innocenti piaceri assai più dolci di quanti ne comparte pieni d'amarezze il bel mondo! Ah fia pur ch'io ritorni a rintracciarli, allorchè stanco di rintuzzare con indomito petto i dardi di bieca fortuna, con questi incolpabili strumenti, ultima mia speranza, e in vero più certa di quella che talor risplende fra il sorriso della volubile opinione, io riederò a voi, ingenui mortali: niuno mercè la festività di que' giuochi negherà lo schietto pane del suo campo alla purità del mio cuore.

La pianta dei sospiri con alcuni cenni su la vita e su le opere dell'autore

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