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CAPITOLO SETTE

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26 giugno

6:30 a.m. Ora legale orientale

Special Activities Division, Direttorato delle operazioni

Central Intelligence Agency

Langley, Virginia


“Sembra che il presidente abbia perso il senno.”

“Oh?” chiese l’uomo anziano mentre fumava la sua sigaretta. Sembrava che avesse la gola piena di ghiaia. I suoi denti erano giallo scuro. La recessione gengivale li faceva sembrare più lunghi. Sbattevano insieme quando parlava e l’effetto era terrificante. “Mi dica.”

Erano nelle viscere del quartier generale. Nella maggior parte delle sale dell’edificio era vietato fumare. Ma lì nel sancta sanctorum? Tutto era concesso.

“Sono sicuro che l’ha già saputo,” rispose l’agente speciale Wallace Speck.

Sedeva dall’altra parte di un’ampia scrivania metallica davanti all’anziano. Sulla scrivania non c’era quasi niente. Nessun telefono, nessun computer, neanche un foglio di carta o una penna. C’era solo un posacenere in ceramica bianca, traboccante di mozziconi di sigarette.

L’uomo anziano annuì. “Mi rinfreschi la memoria.”

“Ieri ha suggerito che lasciassimo l’equipaggio della Nereus a marcire nelle prigioni russe. Lo ha detto di fronte a venti o trenta persone.”

“Salti le parti poco interessanti,” ordinò il vecchio. Erano in una stanza senza finestre. Prese un tiro alla sigaretta, lo trattenne e poi espirò una piuma di fumo blu. Il soffitto era almeno quattro metri e mezzo sopra le loro teste, e il fumo volò verso l’alto.

“Beh, ha ritirato la proposta. Ma ha tagliato noi e i nostri fuori dalla missione di salvataggio, per lasciarla nelle mani del nostro nuovo fratellino dell’FBI.”

“Salti,” ordinò l’anziano.

Wallace Speck scosse la testa. Quell’uomo era in condizioni disastrose. Come faceva a essere ancora vivo? Fumava una sigaretta dopo l’altra sin da prima che lui nascesse. Il suo volto pareva un vecchio foglio di giornale, ingiallito quasi quanto i denti. Le sue rughe avevano le rughe. Il suo corpo era privo di qualsiasi tono muscolare. La carne sembrava pendergli dalle ossa.

Quel pensiero lo fece ripensare a una volta in cui aveva mangiato in un ristorante elegante. “Come è il pollo stasera?” aveva chiesto al cameriere. “Magnifico,” aveva detto quello. “La carne si stacca subito dall’osso.”

La carne del vecchio era tutt’altro che magnifica. Ma i suoi occhi erano ancora taglienti come rasoi, concentrati come laser. Erano tutto quello che gli rimaneva.

Quegli occhi lo fissavano. Volevano ogni dettaglio scabroso. Volevano le parti che preoccupavano le persone come Wallace Speck. Lui era l’uomo che sapeva trovare i dettagli scabrosi, e faceva bene il suo lavoro. Era molto bravo. Ma a volte si chiedeva se la Special Activities Division della CIA non stesse superando i limiti del suo mandato. A volte si chiedeva se quelle attività speciali non fossero un tradimento.

“Ha difficoltà a dormire,” continuò. “Sembra che non abbia superato lo shock del rapimento della figlia. Usa l’Ambien per dormire, e spesso manda giù le sue pillole con un bicchiere di vino o due. È un’abitudine pericolosa, per ovvie ragioni.”

Speck si interruppe. Avrebbe potuto dargli la documentazione cartacea, ma l’uomo anziano non voleva leggerla. Voleva solo ascoltare. Lo sapeva. “Abbiamo registrazioni e trascrizioni di una decina di telefonate che ha fatto verso il ranch della famiglia in Texas negli ultimi dieci giorni. Sono conversazioni con la moglie. In ogni chiamata esprime il desiderio di lasciare la presidenza, tornare al ranch, e passare del tempo con la famiglia. Durante tre di quelle telefonate è scoppiato a piangere.”

L’anziano sorrise e ispirò un’altra lunga boccata di fumo. I suoi occhi si strinsero e tirò fuori la lingua. Sulla punta c’era un pezzo di tabacco. Sembrava una lucertola. “Bene. Altro.”

“Ha una specie di ossessione, un vero culto dell’eroe, per Don Morris, il nostro piccolo rivale del Gruppo d’Intervento Speciale dell’FBI.”

L’uomo agitò in cerchio la mano.

“Altro.”

Speck scrollò le spalle. “Come sa il presidente ha un cagnolino. Ha cominciato a portarlo fuori a tarda notte nei terreni della Casa Bianca. Si infuria se incontra un agente dei Servizi Segreti mentre è in giro. Qualche sera fa ne ha incontrati due in dieci minuti, e ha fatto una scenata. Ha chiamato l’ufficio di supervisione notturna e gli ha ordinato di ritirare gli uomini. Non sembra più rendersi conto che sono lì per proteggerlo. Crede che gli stiano intorno solo per irritarlo.”

“Mmh,” commentò l’anziano. “Cercherebbe di scappare?”

“Non lo direi plausibile,” disse Speck. “Ma con questo presidente non si sa mai cosa abbia in mente.”

“Che altro?”

“Il gruppo di azione politica ha iniziato a cercare modi per rimuoverlo,” continuò lui. “L’impeachment è fuori questione per via di una divisione nel Congresso. Oltretutto il portavoce della Camera è un alleato di David Barrett ed è d’accordo con lui per la maggior parte delle questioni importanti. È improbabile che dia il via all’impeachment o che permetta che accada sotto il suo controllo. Pare che non sia impossibile anche la rimozione per il venticinquesimo emendamento. Secondo me Barrett non vorrà ammettere l’incapacità di eseguire il proprio lavoro, e se il vice presidente tentasse…”

L’uomo anziano sollevò una mano. “Ho capito. Salti avanti. Mi dica questo: abbiamo degli agenti dei Servizi Segreti che si occupino delle operazioni notturne nei terreni della Casa Bianca? Uomini che siano leali a noi?”

“Certo,” rispose lui. “Sì.”

“Bene. Ora mi parli dell’operazione di salvataggio in Russia.”

Speck scosse il capo. “Non abbiamo dettagli. Don Morris è notoriamente riservato con le sue informazioni. Ma non hanno molti agenti da mandare in campo, almeno non ancora, quindi possiamo supporre che l’abbia affidata ai suoi due agenti migliori, Luke Stone ed Ed Newsam, entrambi giovani, e tutti e due ex operativi della Delta Force con grande esperienza nel combattimento.”

“Quelli che hanno salvato la sfortunata figlia del presidente?”

Lui annuì. “Sì.”

L’anziano sorrise. I suoi denti erano zanne gialle. Poteva passare per il più vecchio tra tutti i vampiri, uno che non assaggiava il sangue da molto, moltissimo tempo. “Sono dei cowboy, vero?”

“Ah… credo che abbiamo la tendenza a sparare prima e poi…”

“Abbiamo intenzione di intervenire? Deragliare la loro operazione in qualche modo?”

“Ah…” disse Wallace Speck. “È stata considerata tra le opzioni. Voglio dire, al momento non abbiamo molto…”

“Non fatelo,” ordinò il vecchio. “Levatevi dalla loro strada e lasciate che si scatenino. Magari si faranno ammazzare. Magari daranno il via a una guerra mondiale. In ogni caso per noi andrà bene. E se David Barrett fa qualcosa di folle, e intendo folle davvero, tenetevi pronti a prendere il controllo della situazione.”

Wallace Speck si alzò per andarsene.

“Sì, signore. C’è altro?”

Il vecchio lo guardò con gli occhi antichi di un demone. “Sì. Cerchi di sorridere un po’ di più, Speck. Non è ancora morto, quindi si sforzi di godersi il suo tempo su questa terra. Dicono che dovrebbe essere divertente.”

Comando Primario: Le Origini di Luke Stone—Libro #2

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