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ATTO I
SCENA VI

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SAMIA serva, RUFFO negromante.

SAMIA. Egli è ancor sí buon'ora che Ruffo non sará ancor tornato a desinare. Meglio è guardare se in piazza fusse. Ed oh! oh! oh! ventura! Vedilo che va in lá. O Ruffo! o Ruffo! Non odi, Ruffo?

RUFFO. Io pur mi volto né vedo chi mi chiama.

SAMIA. Aspetta!

RUFFO. Chi è costei?

SAMIA. M'hai fatta tutta sudare.

RUFFO. Be', che vuoi?

SAMIA. La padrona mia ti prega che or ora tu vadi da lei.

RUFFO. Chi è la padrona tua?

SAMIA. Fulvia.

RUFFO. Donna di Calandro?

SAMIA. Quella, sí.

RUFFO. Che vuol da me?

SAMIA. Ella tel dirá.

RUFFO. Non sta lá su la piazza?

SAMIA. Ci son due passi. Andianne.

RUFFO. Vattene innanzi ed io drieto a te ne vengo. Sarebbe mai costei nel numero dell'altre scempie a credere che io sia negromante e abbia quello spirito che molte sciocche dicano? Non posso errare ad intendere quel che la vuole. Ed in casa sua me n'entro prima che qui arrivi colui che in qua viene.

La Calandria

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