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ATTO I
SCENA IV
ОглавлениеCALANDRO, FESSENIO servo.
CALANDRO. Fessenio!
FESSENIO. Chi mi chiama? Oh padrone!
CALANDRO. Or be', dimmi: che è di Santilla mia?
FESSENIO. Di' tu quel che è di Santilla?
CALANDRO. Sí.
FESSENIO. Non lo so bene. Pur io credo che di Santilla sia quella veste, la camicia che l'ha indosso, el grembiule, i guanti e le pianelle ancora.
CALANDRO. Che pianelle? che guanti? Imbriaco! Ti domandai, non di quello che è suo, ma come la stava.
FESSENIO. Ah! ah! ah! Come la stava vuoi saper tu?
CALANDRO. Messer sí.
FESSENIO. Quando poco fa la vidi, ella stava … aspetta! a sedere con la mano al volto; e, parlando io di te, intenta ascoltandomi, teneva gli occhi e la bocca aperta, con un poco di quella sua linguetta fuora, cosí.
CALANDRO. Tu m'hai risposto tanto a proposito quanto voglio. Ma lassiamo ire. Donque l'ascolta volentieri, eh?
FESSENIO. Come «ascolta»? Io l'ho giá acconcia in modo che fra poche ore tu arai lo attento tuo. Vuoi altro?
CALANDRO. Fessenio mio, buon per te.
FESSENIO. Cosí spero.
CALANDRO. Certo. Fessenio, aiutami; ch'io sto male.
FESSENIO. Oimè, padrone! Hai la febbre? Mostra.
CALANDRO. No. Oh! oh! Che febbre? Bufalo! Dico che Santilla m'ha concio male.
FESSENIO. T'ha battuto?
CALANDRO. Oh! oh! oh! Tu se' grosso! Dico ch'ella m'ha inamorato forte.
FESSENIO. Be', presto sarai da lei.
CALANDRO. Andiamo dunque da lei.
FESSENIO. Ci sono ancora di mali passi.
CALANDRO. Non ci perder tempo.
FESSENIO. Non dormirò.
CALANDRO. Fallo.
FESSENIO. El vedrai: ché or ora sarò qui con la risposta. Addio. Guarda lo gentile innamorato! Bel caso! Ah! ah! ah! D'un medesimo amante son morti la moglie e il marito. Oh! oh! oh! Vedi Samia serva di Fulvia che esce di casa. Alterata parmi; trama c'è. Ed essa sa il tutto. Da lei saperrò quel che in casa si fa.