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CAPITOLO VI
Garibaldi a Milano prende il comando dei Volontari

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Il governo provvisorio s'affaccendava a reclutare quante più milizie poteva, ed accoglieva volontieri quanti venivano ad offrirgli il loro braccio; e però il giorno stesso del suo arrivo esso offerse a Garibaldi il comando di tutti i volontari raccolti fra Milano e Bergamo, i quali sommavano a circa tremila.

Non era forza atta a salvare il paese, ma più di quanta in quel momento Garibaldi potesse desiderare. Si occupò quindi senz'altro dell'armamento dei suoi volontari; li ordinò in battaglioni, dando al più scelto il nome del suo amico Anzani morto, suo compagno di Montevideo, ponendolo sotto il comando di Medici che si era unito a lui a Torino.

Nel pomeriggio del 25 luglio, obbedendo a un ordine del Governo Provvisorio, lasciò i quartieri di Milano e s'incamminò verso Bergamo.

Prima di lasciare Milano Garibaldi indirizzava alla gioventù italiana il seguente:

PROCLAMA

Alla Gioventù!

La guerra ingrossa, i pericoli aumentano. La patria ha bisogno di voi.

Chi v'indirizza queste parole ha combattuto per l'onore italiano in lidi stranieri, è accorso con un pugno di valenti compagni da Montevideo per aiutare anche egli la vittoriosa patria, o morire su terra italiana.

Egli ha fede in voi: volete, o giovani, averla in lui?

Accorrete, concentratevi intorno a me, l'Italia ha bisogno di dieci, di ventimila volontari, raccoglietevi da tutte le parti, in quanti più siete: e alle Alpi! Mostriamo all'Italia, all'Europa che vogliamo vincere, e vinceremo.

Milano, 25 luglio 1848.

G. Garibaldi

Ricordi di un garibaldino dal 1847-48 al 1900. vol. I

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