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GIACOMO SATUTTO II.

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Al momento di scendere dal piroscafo davanti alla marina grande di Capri lutti cercavano, senza trovarlo, il barone Truffard. Ricard disse: — È andato a cercare a poppa il suo protetto.

Ed arrivò infatti sorreggendo con tenerezza fraterna un essere fantastico e misterioso che merita una rapida, ma completa descrizione. Sembrava un mendicante vagabondo; ed era relativamente pulito.

Era vecchio, magro, lungo, curvo, cadente, ma con dettagli accurati nel vestito tutto rammendato. In mano, il classico bastone dei viandanti, più alto della sua stessa persona, con in cima appiccicato un disco di cartone bianco coperto di scritture a matita.

Sulle spalle gli ciondolava una specie di lunga borraccia bitorzoluta, coperta di panno grigioverde e tutta legata come un salame.

Aveva in testa un berrettino biancastro da galeotto. Dei piccoli occhi di ferro grigio. Malamente sbarbato. Portava infilata al braccio sinistro una grossa gamella da soldato, nuova. Rischiò di cadere cento volte scendendo in barca poichè gli arnesi che gli servivano di scarpe erano di una eccezionale antipraticità: sembravano enormi sandali ed erano invece semplicemente le colossali suole mal tagliate di un paio di scarpe fuori da qualunque misura umana.

Si soffriva pensando ai dolori di quei poveri vecchi piedi nudi e callosi che volevano trascinare ed erano trascinati dal peso di quei due zoccoli strani di cuoio accartocciato e di stracci inutili.

In barca si tolse dalle spalle l'incomprensibile borraccia. Gli domandammo: “È per l'acqua, non è vero?„. Ci rispose con voce affannosa: “No, non c'è acqua, serve per la curiosità della gente„.

Poi, mostrandoci con un gesto iroso il signor Truffard che sorrideva: “Tutti vogliono sapere dove vado e se c'è l'acqua nella borraccia, tutti si arrabbiano perchè sono tutti nell'inganno, io solo vado verso la verità; Dio è davanti a me e ho avuto il battesimo del sangue; possono fare quel che vogliono, gli uomini, ma non impareranno mai a far crescere l'erba!„.

Gli domandammo che cosa significavano le scritture del suo disco. Rispose, con voce spenta: “Tutta la mia vita„.

Intervenne Truffard che ci spiegò solennemente come stesse raccogliendo i pensieri e gli aforismi profondissimi di Giacomo Satutto, per pubblicarli sul Figaro.

Ma Satutto non voleva interpreti. Disse irosamente: “Faccio tutto per la curiosità della gente. Tutti vogliono sapere cosa c'è nella gamella. È vuota. Aspetterà sempre il rancio. Se mi dànno qualchecosa bene, ma non cerco mai niente a nessuno. Il vicerè lo sa„.

Questo discorso sconclusionato ci vietò d'interessarci alla bellezza di Capri. Seguimmo Truffard e il suo strano protetto all'albergo della Grotta Bleue, dove metà della comitiva aveva già fissato l'alloggio.

L'isola dei baci: Romanzo erotico-sociale

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