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ОглавлениеCrollo di filosofi e storici, sibille a rovescio.
Quando ho del tempo da perdere mi diverto a guardare attentamente dentro le filosofie, a smontarle, a ricomporle, come i bambini guardano dentro a un orologio, lo smontano e lo ricompongono, senza guardare l'ora segnata dalla freccia, poichè so che certamente quella non è l'ora vera.
I filosofi e gli storici non avevano previsto la conflagrazione, hanno creduto per molto tempo nella invincibilità della Germania.
In novembre furono brutalmente rovesciati dal tremendo ceffone della vittoria.
Data la pendenza del terreno hanno la testa bassa e i piedi in alto. Io li chiamo Sibille rovesciate o Sibille a rovescio. Sono terrorizzate. Speravano nella quiete e vedono intorno un terreno terremotato con molte mine inquiete. Tremano che il disordine continui.
II terrore è pessimo consigliere. Non capiscono. E come sempre si sbagliano nel prevedere.
Sono le «Sibille a rovescio». Mi spiego: Volete [pg!50] prevedere il futuro? Pensate esattamente il contrario di ciò che prevedono.
Se mormorano piangendo che la rivoluzione sta per scoppiare, è certo che la rivoluzione scoppierà fra 5 anni.
Se la prevedono lontana essa può scoppiare stasera.
La più caratteristica di queste sibille a rovescio è Guglielmo Ferrero.
Pochi mesi prima dell'ultimatum austriaco alla Serbia egli esaltava la invincibilità della Germania e la impossibilità della conflagrazione.
In realtà filosofi e storici avendo fatto della filosofia e della storia dei mestieri lucrativi, tengono assolutamente alla immobilità della loro lampada serale sul tavolo ingombro di documenti e temono gli scossoni fragorosi e tetri della piazza rivoluzionaria.
Prendono dunque per realtà l'ideale verdegiallo della loro vigliaccheria sedentaria e editoriale.
Giorgio Sorel in un recente articolo intitolato: «Dubbi sull'avvenire intellettuale» piange sul tradimento intellettuale del filosofo francese Boutroux che «dopo aver consacrato la sua lunga carriera ad insegnare il culto di Kant ha sentito il bisogno di apprenderci che non aveva mai compreso l'insegnamento del vecchio maestro di Konisberga. Il venerato patriarca dell'idealismo trascendentale non sarebbe stato, secondo la nuova vulgata del Boutroux, che un esecrabile «boche». [pg!51]
Giorgio Sorel vede in ciò una volgare genuflessione davanti al patriottismo rozzo, volgare e cieco.
Con la tipica mancanza di intuizione che caratterizza tutti i filosofi, Sorel errava quando dava importanza al pensiero di Boutroux kantiano.
Boutroux, era uno dei tanti professori di filosofia ciecamente innamorati di Hegel e di Kant. La loro paura fisica, la loro tremante sensibilità di topi di biblioteca intravedevano nella filosofia autoritaria germanica un ideale paradiso d'ordine per i molti libri, studi e scartafacci da compulsare e divorare in pace.
Naturalmente Boutroux, come tutti i filosofi e storici del mondo s'indignarono di vedere ad un tratto la filosofia autoritaria germanica esplodergli sulla testa volumi d'acciaio e gaz asfissianti.
In realtà non vi era trasformazione. La Germania, dopo avere massacrato il mondo sotto il peso delle sue ideologie pedantesche e professorali, professoralmente e culturalmente bombardava donne, vecchi e bambini con nuovi pesi, nuove indigestioni, feroci, tediose e senza risultato.
Professoralismo aprioristico e cieco quello di Kant e di Hegel.
Professoralismo aprioristico e cieco quello di Boutroux.
Professoralismo aprioristico e cieco quello di Sorel.
Professoralismo aprioristico e cieco quello di Hindenburg e di Ludendorff. [pg!52]
Altrettante pesanti armature ideologiche che dovevano essere sfasciate dalla straripante esplodente realtà.
Noi futuristi non abbiamo mai dato importanza positiva nè a Kant, nè a Hegel, nè a Boutroux, nè a Hindenburg, nè a Ludendorff.
Abbiamo previsto dieci anni prima, con sicurezza, la grande conflagrazione, il crollo della Germania, che priva di facoltà artistica improvvisatrice, creatrice, plasmatrice e rivoluzionaria, non poteva assolutamente vincere.
Eravamo convinti che l'unico ambiente intellettuale favorevole alla comprensione, divinazione, e dominazione delle forze mondiali è l'ambiente futurista che noi sintetizziamo con queste parole: «guerra o rivoluzione».
Giorgio Sorel dice: «l'arte, la religione, la filosofia sono inseparabili».
Non è vero. La filosofia e la religione sono per noi futuristi due questure create dalla paura dell'al di qua — guerra o rivoluzione — e dalla paura dell'al di là — inferno.
L'arte è per noi inseparabile dalla vita. Diventa arte-azione e come tale è sola capace di forza profetica e divinatrice.
Il filosofo De Ruggero ed altri filosofi parlano oggi del trionfo del liberalismo (concretato nella Intesa) sullo Stato organizzatore (concretato nella Mitteleuropa). Oppongono il liberalismo dell'Intesa, figlio dell'individualismo calvinistico della [pg!53] Riforma, all'ordine accentratore della Germania, figlio dell'universalismo teologico del medioevo.
Accusano il liberalismo di essersi sciupato nella ideologia democratica della rivoluzione e nello sparpagliamento nazionalistico della restaurazione.
Si vede nettamente che prevedevano la sconfitta del liberalismo e si affannano ora a legittimare e a dimostrare naturale il suo trionfo inaspettato con mille cavilli inconcludenti.
Trovano, per esempio, che il liberalismo non era così disgregato come sembrava e che d'altra parte ha manifestato una forza di simpatia e d'attrazione coll'attirare altre idealità liberali e conquistare così un numero sempre crescente di alleati alla Intesa.
Benedetto Croce annaspando anche lui per conciliare la sua germanofilia di ieri col suo terrore della rivoluzione d'oggi, parla tremando della vittoria del liberalismo sul tipo di civiltà a base di organizzazione e di centralizzazione.
Spettacolo miserevole di questi poveri ciechi, mutilati dal Passatismo.
È assurdo parlare di liberalismo e di Mitteleuropa organizzatrice.
La conflagrazione segna la vittoria delle razze coalizzate più geniali, più elastiche, più dotate di immaginazione improvvisatrice sulle razze coalizzate meno geniali, meno elastiche, più professorali, ecc.
Fu la sconfitta del filosofumo, del cultoralismo, [pg!54] del criticismo teorico. I filosofi e storici passatisti sono stati sconfitti dagli scugnizzi rivoluzionarî e poeti futuristi.
Io scrivevo molto tempo fa:
Questa è una guerra di
poeti contro critici
istintivi contro culturali
allievi geniali contro professori pedanti
improvvisatori contro preparatori
elastici contro pesanti
futuristi contro passatisti.
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