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NOVELLA VI.

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UNA SCOMMESSA.

In un cròcchio di giovani tutti studiosi, ma tutti svegli, nemici dell'ipse dixit e di ogni pedantería, ne cápita spesso uno, studioso anch'esso e sveglio, ma cruscajuolo[33], e un poco pedante, il quale benchè sia il rovescio degli altri, pure vi è ricevuto volentieri, come colui che in fin de' conti è un buon diavolaccio, e serve di molto spasso per le ingegnose difese ch'e' sa trovare a tutti i più sbardellati spropòsiti del Vocabolario novello, le quali, non che le sieno valutate nulla rispetto alla critica, ma sono mirabili per i sottili partiti che il nostro Gabriello (chiamiamolo così) riesce a trovare. Era un gran pezzo che que' giovanotti studiavano di farlo rimanere senza difesa, nè mai era loro riuscito; quando una sera entra tutto ridente il più arguto di loro, e vòltosi di punto in bianco all'amico: «Quanto vuoi scommettere che ti costringo a confessare che la tua Crusca ha errato?»

«Chi? tu? Scommetto quel che vuoi.—Una cena da pagarsi a tutti.—Vada.—» Allora lo sfidatore va, e prende il Glossario: sfoglia, sfoglia, e si ferma sopra il verbo Affatare, dove si vede il lettore rimandato ad Affaitare. Va ad Affaitare, e legge: «Affaitare, Afaitare, Affetare e Affatare, Att. Adornare, Acconciare, Abbellire: ant. franc. Affaiter; provenz. Afaitar; derivati dal lat. Affectare.

«§ 1. E per Affettare, Modificare, Impressionare. Rim. Ant. F. Ser. Noff. Oltr. I. 161. S'io non mi sfogo... In dire e dimostrare, Come giojoso amor m'affata e tene.»—Letto questo paragrafo, si voltò all'amico, e: «Qui giace Nocco[34], esclamò: la tua Crusca pone falsamente l'affatare per forma varia di affaitare; ed è una delle tante sue corbelleríe il voler far dire a quel rimatore, che amor lo affetta, lo modifica, l'impressiona, cosa da fare smascellare dalle risa Eráclito—«Adagio, replicò Gabriello: questo affatare è una delle tante contrazioni che facevano gli antichissimi; e, prese le opere del Nannucci, fece un lago di quella erudizione Nannuccesca tanto garbata, e lacerò per un pezzo le orecchie di quegli amici con un diluvio di parolacce da fare spiritare i cani. Circa al significato poi dimostrò come quattro e quattro fanno otto, che l'amore affettava, modificava, impressionava, e teneva il buon rimatore; e gli amici facevano le più grasse risate. Quando ebbe detta e ridetto: «O sentiamo ora, esclamò, che cosa significherebbe, secondo il mio avversario, quell'Affatare.» E l'avversario rispose:

«Ci vuol poco: Affatare lì è lo stesso che Fatare, Ammaliare...» Gabriello gli troncò le parole in bocca, e si mise a beffarlo, come se avesse detto il più spropositato spropòsito di questo mondo, provando e facendo toccar con mano, che lì non poteva aver luogo l'ammaliare; e che la Crusca spiegava bene, e da pari sua: e mentre Gabriello si sbracciava a provare il suo assunto, e la infallibilità della sua Crusca, Pietro, che era il suo oppositore, zitto zitto accostossi allo scaffale, e preso il primo volume del Vocabolario novello, ritorna al tavolino, e se lo pianta sotto le gómita, aspettando il fine dell'apologia gabriellesca. Chetátosi Gabriello:

«Amico, ci siamo» saltò su Pietro: «dunque tu dici che la Crusca registra bene Affatare per Affaitare, fondandosi su quell'esempio di Noffo.—Lo dico e lo mantengo.—Tu dici che Affatare significa, in quell'esempio, ciò che insegna la Crusca, cioè Affettare, Modificare, Impressionare.—Lo dico, e lo mantengo.—E tu neghi che in quell'esempio di Noffo, possa valere Incantare, Ammaliare.—Sicuro che lo nego; e rido di chi vuol sostenere questa minchioneria.—Dunque tu ridi della tua Crusca, e paga la scommessa. Leggi qui.»—E aperto il volume primo del Vocabolario novello, gli pone sotto gli occhj il tema Affatare, che si spiega Render fatato; e nel § I. legge scolpitamente: «E per Incantare, Ammaliare.—Rim. Ant. F. Noff. Oltr. I, 161: In un giojoso stato mi ritrovo. Che 'n nulla guisa prende il mio cor posa, S'io non mi sfogo, alquanto in mio parlare. In dire e dimostrare, Come giojoso amor m'affata e tene.»

Qui tutti que' giovanotti diedero in un grande scròscio di risa; e il povero Gabriello, vedendosi burlato con la sua Crusca, la quale il medesimo esempio registra nel Glossario in un significato, e nel Vocabolario lo registra in significato tutto diverso, gli pareva di sognare[35]: lesse e rilesse, ora il Glossario, ora il Vocabolario, e non credeva a' suoi occhj; pure, vedendo che pur troppo la cosa era proprio in quel modo, prese il partito di volgerla in burla, affermando che egli aveva fino allora difeso ogni spropòsito più manifesto della Crusca, per emulare quell'antico filosofo, il quale si mise a provare che la neve era nera; ma che tanto grossa non se la sarebbe mai aspettata nemmeno dalla Crusca. Pagò bravamente la sua cena, che fu gustosissima e allegrissima; e d'allora in qua non ha più voluto saper nulla di Crusca nè cotta nè cruda[36].


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