Читать книгу Documenti Umani - Federico De Roberto - Страница 8
I.
ОглавлениеElla glie lo aveva detto:
—Non ne sarai geloso?
Ed Andrea le era caduto ai piedi, sollevando verso di lei uno sguardo luccicante di passione.
—Geloso del tuo passato? Ma vi è un passato per te?… per me?… Non siamo noi nati appena da pochi giorni, dal giorno benedetto che io ti confessai l'amor mio? Il bacio che io ti diedi in fronte non è stato il battesimo tuo?… E il mondo esisteva forse prima che io ti incontrassi? C'era un sole, c'era un mare, c'erano dei fiori? Tutto questo non è stato creato per noi?… Di quale passato mi parli, amor mio infinito? Non esiste che il presente, l'istante adorabile che fugge e ritorna incessantemente: l'imagine dell'eternità!
Ella si lasciava cullare dalla musica di quelle parole, rovesciando la testa, socchiudendo gli occhi, abbandonando lungo i fianchi le braccia, che l'amante ricopriva di lunghissimi baci.
—Come sei buono! e come sono felice!
Però il giorno che era venuto a portarle l'alliance su cui erano incisi i loro nomi e una data: Costanza ed Andrea, 14 marzo 1887, egli le aveva preso la mano, cercando di toglierle l'anello nuziale.
—Che cosa fai!—aveva esclamato lei, tentando di svincolarsi da quella stretta—Lasciami, mi fai male….
—Ecco, ti lascio…. Ma togli quell'anello, Costanza; spezza il simbolo d'una catena già rotta. Tu sei mia, mia soltanto, comprendi? ed io non potrò più baciare la tua mano, se le mie labbra rischiano d'incontrare la freddezza metallica di quell'anello!
—Ma non è possibile, povero amore!… V'è un giuramento dinanzi a Dio; e il giuramento è una cosa sacra…. dillo tu stesso, se è una cosa sacra….
Accortamente, ella gli aveva preso l'alliance e l'aveva passata al mignolo della destra.
—Vedi, Andrea? l'anello tuo io lo porterò qui, sempre, sempre! E l'altro….
Ad un tratto egli l'aveva afferrata per le braccia, stringendo con tutta la sua forza, e mormorando per la concitazione;
—Togli quell'anello…. o restituisci il mio! Restituiscilo, hai inteso? o ti rompo le braccia! Restituiscilo, ch'io lo spezzi, ch'io lo calpesti, ch'io lo butti nel mare….
-Ah, tu m'uccidi!
Ella era tutta sbiancata in viso, e le labbra fatte violacee erano scosse da un lungo tremore. Subitamente, egli l'aveva lasciata e s'era messo in ginocchio portando le mani alla testa e scompigliando i suoi capelli grigiastri.
—Perdono, Costanza; perdonami, sono un pazzo, lo vedi! Ma sei tu che m'hai fatto ammattire! A quarant'anni passati, e da un pezzo! Se io ti dicevo…. quella cosa, è perchè—vedi!—io ti voglio bene…. in un altro modo!… Costanza, mi hai tu perdonato?…
-Sì, sì! Guarda, io bacio il tuo anello, guarda; così! così! Bacialo anche tu, così! E ti giuro che l'altro….
Allora egli le aveva chiusa la bocca con la mano, sorridendo tristamente fra le lacrime, e dicendole pianissimo, da farsi appena sentire:
—Silenzio!… Non dir nulla!… Non mi ricordar nulla!… Quello che è stato è stato!… Lasciami morire così, ai tuoi piedi!…
Ed ogni volta che veniva a trovarla, appena entrato nel santuario, egli si metteva in ginocchio, congiungendo le mani in attitudine di preghiera, divorando cogli occhi la dolce figura di donna spiccante sul fondo bianco del panneggiamento che guarniva un angolo della stanza. Poi si trascinava fino a lei e si buttava per terra ai suoi piedi. Ella tentava di opporsi, ma nulla resisteva alla volontà di quell'uomo diventato capriccioso come un fanciullo e che per niente passava dall'eccesso della tenerezza umile agli impeti irresistibili d'un cieco furore.
—Lasciami fare, Costanza, letizia mia! Calpestami sotto i tuoi piedi!
Morire per te è la sola cosa degna di essere ambita!
Poi, con una curiosità sempre nuova si guardava attorno, girava per la stanza, passando una mano sul raso dei divani, delle poltrone, degli sgabelli, odorando tutti i fiori, rimuovendo tutte le fotografie, tutti i gingilli; esaminando come se li vedesse per la prima volta i quadri, le ceramiche, le terracotte, gli specchi, i ventagli artisticamente disposti intorno sul fondo rosso ciriegia della tappezzeria. Tutto quello che le apparteneva, le cose più minute, le cose più comuni acquistavano ai suoi occhi un valore straordinario; il thè che ella preparava e gli offriva nella preziosa ciotoletta della China aveva per lui un aroma speciale, introvabile altrove; il profumo di chypre vagamente errante nell'aria lo riempiva di turbamento; il fazzoletto di merletto che ella lasciava qualche volta cadere era per lui una cosa sacra, intangibile, che non si decideva a raccogliere se non con le labbra, gettandosi carponi per terra….