Читать книгу Invecchiato per il Caos - Fiona Grace, Фиона Грейс - Страница 9

CAPITOLO SEI

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Danilo bussò alla porta di legno in fondo alla scalinata. Due colpi in rapida successione, una pausa e poi altri due. La persona all’interno doveva già sapere chi aspettarsi, perché Olivia sentì gridare con gioia.

"Danilo!"

Un uomo robusto dai capelli corti e grigi aprì l’uscio e avvolse Danilo in un abbraccio, per poi stringere la mano di Olivia con calore.

"Begni, questa è la mia amica Olivia, che ha comprato la vecchia fattoria abbandonata sulla collina.”

"E stai facendo meravigliosi ritrovamenti?" le chiese Begni.

"Spero di sì,” rispose Olivia.

Seguendo Begni nella stanza luminosa, Olivia si accorse che erano entrati in una sorta di miniera dei tesori.

Sulla parete opposta erano allineati mobiletti dallo sportello in vetro, ognuno dei quali era aveva ripiani pieni di bottiglie, il cui vetro risplendeva alla luce di piccoli faretti. Le altre pareti erano ricoperte di poster e fotografie incorniciati, vecchi articoli di giornale e cataloghi.

"Begni possedeva un'enoteca in città,” spiegò Danilo. "L'ha venduta qualche anno fa e ha iniziato a seguire la sua passione, ovvero la storia enologica di questa regione. È la persona di riferimento per tutti gli antiquari e i rivenditori di vino, un consulente e uno storico con ottime conoscenze.”

Olivia poteva ben immaginare quanto potessero essere preziose informazioni del genere. Ma Begni sarebbe stato in grado di dare un senso al frammento di vetro dalla forma particolare ma così piccolo che Olivia aveva dissotterrato?

Tirò fuori dalla sportina il fagotto avvolto nella carta, rendendosi conto di quanto fosse leggero. Il vetro era quasi inesistente. Molto probabilmente sarebbe stata una richiesta infruttuosa, forse però quel guru avrebbe condiviso con lei un po’ delle sue conoscenze. Così sarebbe valsa ancora di più la pena andare fin lì.

"Mettilo qui, e vediamo cos’hai trovato,” disse Begni, indicando un tappetino bianco sul tavolo, con una luce posizionata al di sopra.

Olivia posò il frammento sul tappetino.

Usando una salvietta morbida imbevuta di un liquido dall'odore acre, Begni ripulì il frammento. Olivia rimase stupita dall'intensità del colore che rivelò. Nel bagliore della luce, il vetro screziato proiettava chiazze verde chiaro e scuro sul tappetino bianco.

Fischiettando tra sé, Begni allungò la mano sotto la scrivania e prese un enorme raccoglitore ad anelli. Esaminò i divisori in cartoncino, fino a trovare quello che voleva.

Quando raggiunse la pagina, il suo fischiettio si tramutò da melodia intonata a qualcosa che sembrava… sì, insomma, un fischio di apprezzamento.

Olivia si morse un labbro. Era in piedi accanto a Danilo, e le loro spalle si sfiorarono quando si chinarono in avanti per guardare. Avrebbe voluto stringerlo per mano. La situazione era snervante.

"Non l'avevo mai visto prima,” annunciò Begni in tono solenne.

"È un bene o un male?” domandò Olivia con voce flebile.

"È interessante,” disse l'uomo brizzolato, prima di sfogliare di nuovo il raccoglitore.

Poi tornò alla pagina iniziale e fece un cenno deciso.

"Sedetevi. Posso offrirvi un caffè?"

Danilo andò a prendere due sedie di legno, mentre Begni preparava il caffè con una Moka in acciaio inossidabile.

Lo versò nelle tazzine e passò loro la zuccheriera. Olivia mescolò e lo sorseggiò, assaporando il sapore dolce e deciso. Si stava abituando a bere l'espresso senza panna, solo con zucchero – la maggior parte degli italiani ci metteva parecchio zucchero.

"Hai acquistato un appezzamento di terreno molto interessante,” confermò Begni. "Danilo ha detto che hai già rinvenuto una bottiglia di vino intatta, vecchia di almeno un secolo.”

Olivia annuì. Quella storica bottiglia era stata la sua prima scoperta. L'aveva mandata da un antiquario per farne restaurare l'etichetta. Dopo di che, non era sicura di cosa ne avrebbe fatto. Poteva venderla, ma era tentata di tenerla. Dopotutto, faceva parte del patrimonio della sua tenuta.

"Questo frammento è molto più antico,” spiegò Begni. "Quindi comincerò col raccontarvi un po’ di storia su come veniva conservato del vino, per il mio amico Danilo, che ha bisogno di tutta la formazione possibile.”

Danilo sorrise, evidentemente divertito dalla presa in giro.

"I romani amavano il vino, naturalmente. E lo consumavano e vendevano in quantità tali che grandi botti di legno divennero il metodo preferito per la conservazione e il trasporto. Nel corso dei secoli, scoprirono per caso che la conservazione in botti di rovere migliorava il vino, ed è per questo che oggi molte annate vengono invecchiate nel legno di rovere.”

Olivia annuì, affascinata dai fatti storici che stava imparando. Danilo aveva ragione: si stava rivelando un incontro altamente istruttivo.

"Per quantità inferiori, le brocche di terracotta o i fiaschi di argilla – le anfore – erano le uniche alternative, ma erano difficili da trasportare e non adatte a un uso a lungo termine, per cui il vino veniva raramente conservato lì dentro per lunghi periodi di tempo.”

Olivia poteva immaginarlo.

"Ma sono stati i romani a inventare il vetro, no?" obiettò Danilo, e Begni annuì, sorridendo all'amico.

"Proprio così. Mi fa piacere che tu l'abbia chiesto. Perché non usare il vetro, visto che i romani l'avevano appena inventato, e che era perfetto per la conservazione del vino? Tu lo sai, Danilo?"

Danilo scosse la testa.

"E tu, Olivia?"

Per quanto si scervellasse, non riusciva a pensare a nessuna ragione. Scosse la testa, perplessa.

"Per comprendere come mai il vetro fosse un problema, dobbiamo analizzare la mente degli antichi romani. Erano pignoli per quanto riguardava l'ordine e la precisione. Guardate le loro mappe. Guardate le loro strade, i loro eserciti e le loro leggi. Tutto doveva essere uniforme, uniforme, uniforme!" Begni agitò scherzosamente un dito mentre parlava. "Nelle prime fasi della soffiatura del vetro, nulla era uniforme. Le bottiglie artigianali venivano fuori tutte di forme e dimensioni diverse. E questo, come si può ben immaginare, faceva impazzire i romani. Non c'era modo di capire quanto vino ci stesse in ogni bottiglia! Invece dell'ordine, c'era il caos totale. Nessuno poteva commerciare in modo equo, se ogni bottiglia era unica e conteneva quantità diverse. Non riuscivano proprio a sopportarlo, la cosa li mandava completamente fuori di testa!" Si picchiettò un dito sulla tempia. "Perciò vietarono la vendita del vino in bottiglie di vetro. E fu così per tutta l'epoca romana.”

Begni batté le mani, con l'aria divertita.

"Facciamo un salto in avanti fino al Seicento. Il vetro prodotto in quel periodo era più forte, più spesso, più scuro. Il vetro scuro, naturalmente, aiutava a proteggere il vino dalla luce solare.”

Begni riempì a tutti di nuovo la tazzina di caffè, mescolando con piacere lo zucchero nella sua, e proseguì.

"Lo champagne divenne possibile grazie a questo vetro più solido. Ci vuole molta resistenza per contenere le bollicine e, soprattutto, la curva alla base della bottiglia – la "picura" – deve essere profonda e spessa per proteggere dalla pressione prodotta dallo spumante. Altrimenti… boom! Esplode la bottiglia e addio champagne.”

Olivia annuì. Adesso che ci pensava, tutte le bottiglie di spumante avevano quella pronunciata rientranza sul fondo spesso e solido. Quindi faceva parte della struttura della bottiglia, per evitare che scoppiasse per la pressione del liquido contenuto all'interno!

Begni posò la tazzina e aprì il raccoglitore, indicando alcuni disegni.

"Le bottiglie come le conosciamo oggi cominciarono a essere realizzate nel diciassettesimo secolo. Come potete vedere, all'inizio erano spesse e tozze. Proprio all'antica, no?”

Olivia sorrise. Indubbiamente, i produttori di bottiglie credevano che le loro creazioni fossero il massimo dello stile.

"Cosa li ha spinti a renderle più slanciate?” indagò Olivia.

"Beh, all'epoca si usavano già i tappi di sughero, e il contatto del liquido con il sughero era essenziale per evitare che evaporasse. Perciò i produttori modificarono la forma delle bottiglie per poterle conservare sdraiate, in modo da consentire il contatto con il sughero. Ogni zona produceva bottiglie dalla forma distintiva per differenziare il proprio vino. La Borgognona, che oggi corrisponde alla forma inclinata della maggior parte delle bottiglie da vino bianco, il Bordeaux, la tipica bottiglia di vino rosso, con la spalla più alta e più larga. Il Porto, il Riesling… se ti faccio il nome dei vini, probabilmente riesci a pensare alla bottiglia in cui sono contenuti.”

Olivia annuì: ci riusciva.

Sbirciò di nuovo i disegni. L'illustrazione di Begni mostrava l'evoluzione delle bottiglie e le forme che avevano assunto nelle vare aree di produzione.

"E il frammento di bottiglia trovato da Olivia?” chiese Danilo.

Immersa com'era nella storia e nell'evoluzione delle bottiglie di vetro, Olivia si era quasi dimenticata la ragione della loro visita. Guardò di nuovo il luccicante frammento e, questa volta, riuscì a cogliere alcuni dettagli che Begni aveva spiegato.

"Il tuo frammento appartiene a una bottiglia di vino ‘a cipolla’, prodotta alla fine del Seicento.”

Olivia trattenne il fiato, così come Danilo. Quel frammento era davvero antico. Avrebbe voluto sapere come ci fosse finito nel suo vecchio fienile.

"È estremamente raro. Una bottiglia intatta di quest'epoca sarebbe un oggetto da collezione del valore di migliaia di dollari” proseguì Begni. "Se una bottiglia del genere dovesse essere trovata ancora chiusa, varrebbe molto di più.”

A quelle parole, Olivia si sentì motivata a tornare immediatamente alla fattoria per setacciare tra le macerie e dissotterrare tutti i tesori sepolti che potevano essere lì ad aspettarla.

"Ma questo frammento è diverso,” continuò Begni.

La speranza di Olivia frenò. Probabilmente il suo ritrovamento non valeva poi così tanto.

Poi però quasi cadde dalla sedia, quando Begni spiegò cosa intendesse.

"Il colore è ciò che lo distingue. Questo colore unico, marmorizzato, proviene da un lotto esclusivo di bottiglie realizzate appositamente per uno dei vigneti più importanti della zona. Abbiamo solo immagini, descrizioni e testimonianze; e ora, questo pezzo unico. A quanto ne sappiamo, non esiste più nemmeno una bottiglia. Se ne trovassi una, sarebbe una scoperta inestimabile.”

Danilo e Olivia si scambiarono sguardi stupiti e Olivia vide la propria incredulità riflessa negli occhi di lui.

"Chissà cosa dissotterrerete la prossima volta?" fece Begni. "Tenetemi aggiornato!"

"Ma certo, e grazie mille per tutte le informazioni" disse Olivia, alzandosi con riluttanza. "Vuoi tenere il frammento?”

"Sì, mi piacerebbe." L'esperto annuì. "Fornirà un'importante testimonianza storica, che ci aiuterà a capire l'industria vinicola di quella zona. E magari, un giorno, potremo ricomporre un'intera bottiglia, se la vostra ricerca fa progressi.”

"Lo spero,” disse Olivia.

*

Un'ora dopo aver lasciato lo scantinato di Begni, Olivia si trovava in un altro luogo sotterraneo. L'aria fredda le pizzicava la pelle mentre scendeva le scale, sfiorando con un braccio il muro di pietra liscia, pronta a esplorare le vecchie cantine dell'imponente Castello del Trebbio.

Mentre scendeva al buio, il suo telefono suonò e vide che era arrivato un messaggio di Charlotte.

Stava per leggerlo, quando la guida iniziò a spiegare la storia del castello. Desiderosa di non perdere nemmeno una parola, Olivia rimise il cellulare nella borsetta. Decise che avrebbe letto il messaggio più tardi.

"Nel dodicesimo secolo, questo castello apparteneva alla famiglia dei Pazzi. Questa famiglia si opponeva ai potenti Medici, che all'epoca dominavano la regione. Infatti, i Pazzi progettarono una congiura per uccidere i Medici proprio in questo castello,” spiegò la guida, sorridendo mentre spostava dietro le spalle la coda di cavallo. "Si dice che persino l'arcivescovo di Pisa facesse parte della congiura, dato che i Medici erano odiati da molti, e inoltre in tanti avrebbero tratto vantaggio dalla loro morte.”

Olivia sentì un brivido lungo la schiena che non aveva nulla a che fare con il freddo dei sotterranei. A quanto pareva, moventi malvagi e omicidi erano parte integrante della storia di quella zona. Mettendosi nei panni dei congiurati, si domandò se avessero discusso i loro piani proprio lì sotto, in quel freddo sotterraneo. La cosa le dava decisamente i brividi.

Fu grata del fatto che, mentre il gruppo si accalcava per ammirare da vicino gli antichi barattoli di olive in mostra, Danilo si tolse la giacca e gliela posò sulle spalle.

Olivia pensò a quanto fosse stato premuroso, ma temeva che adesso fosse lui ad avere freddo; però era grata per quello strato in più, che ancora emanava il suo calore corporeo.

"Inizialmente, il piano era di avvelenare i due fratelli Medici durante un banchetto, ma quando uno dei fratelli si ammalò, i cospiratori decisero di colpire il giorno dopo, durante la celebrazione della messa nel Duomo di Firenze. Nonostante il caos che si scatenò nella cattedrale quando i congiurati attaccarono con pugnali e spade, il piano omicida fallì. Uno dei fratelli Medici rimase ucciso, ma l'altro sopravvisse,” concluse la guida.

Dopo aver sentito la movimentata storia del castello, Olivia fu ben contenta di salire al piano superiore per cercare posto nella calda e accogliente sala degustazioni. Sfogliò un opuscolo, scoprendo che nel ventesimo secolo la tenuta era stata abbandonata ed era caduta in rovina.

Abbandonare un posto così magnifico? Com'era possibile? Olivia era scioccata. Ma del resto, anche la sua fattoria era stata abbandonata. Non ci viveva nessuno da decenni.

Lesse che negli anni Sessanta i nuovi proprietari avevano intrapreso un gigantesco lavoro di restauro degli edifici e dei terreni fatiscenti, riportando la tenuta a nuova vita come produttiva azienda vinicola e meta turistica. Il menù di degustazione comprendeva il magnifico Chianti e il famoso Blend Speciale Toscano e, per la gioia di Olivia, uno dei vini rossi invecchiati in anfora.

"Questo vino ha una bella consistenza corposa,” commentò Olivia. "Ne ordinerò sicuramente qualche bottiglia.”

"Immagino che l'argilla sia una via di mezzo tra l'acciaio e il rovere. Permette la maturazione e lo scambio d'aria, ma senza alcun sapore di legno. Rende il vino rosso molto insolito,” concordò Danilo.

Dal tavolo accanto, Olivia sentì per caso un nome familiare, mentre un gruppo di visitatori parlava del vino. Si mise in ascolto con crescente allarme.

"Non c'è da stupirsi che Raffaele di Maggio abbia dato a questo Chianti un giudizio così positivo,” diceva la donna più vicina. "È un vino veramente ben fatto.”

L'amica si avvicinò, annuendo con entusiasmo. "Sembra una persona molto esigente e non ci sono certo molti vini che gli siano piaciuti, di recente. In ogni caso, non ha paura di dire quando non gli piace un vino, ma sono d'accordo con lui sulla qualità di questo splendido rosso. Se non ci sono altre aziende vinicole raccomandate da lui qui in zona, allora forse possiamo passare il pomeriggio a fare shopping, invece.”

In un lampo, tutte le paure di Olivia riemersero, facendole torcere lo stomaco. Un attimo prima stava immaginando estasiata quale cibo si abbinasse meglio a quel vino, e l'unica sua preoccupazione era il pranzo. Adesso invece non credeva che sarebbe riuscita a mandar giù nemmeno un grissino.

Danilo la osservava con preoccupazione.

"Va tutto bene?”

"Sì, mi sto divertendo molto,” disse Olivia, sentendo lei stessa il fremito nella sua voce. Quel critico sembrava impossibile da accontentare! Voleva scappare! Siccome era impossibile, forse una passeggiata l'avrebbe distratta dalle sue preoccupazioni.

"Facciamo una passeggiata tra le vigne, prima di pranzo?”

"Buona idea,” accettò Danilo.

Fuori, lei e Danilo si fermarono per un momento sotto il caldo sole. Quel lato del castello era riparato dal vento, e aveva una splendida vista sui filari di vite.

Guardando le piantagioni verdeggianti che si estendevano a perdita d'occhio, si sentì rassicurata al pensiero che quello che vedeva era stato recuperato da una tenuta in rovina. Questo le dava speranza, cosa di cui aveva un disperato bisogno in quel momento.

"Oh, hai dimenticato la tua giacca nella sala degustazioni,” disse a Danilo.

"Meno male che te ne sei ricordata,” fece lui con gratitudine. "Faccio un salto a riprenderla. Tu resta qui al sole.”

Mentre Olivia lo aspettava in quel punto piacevolmente caldo, sentì delle voci quando una coppia si avvicinò lungo la scalinata. Olivia guardò la donna, captando il suo accento americano, mentre indicava il panorama che lei e Danilo avevano appena ammirato.

Era una donna minuta, dai capelli castani e dal fisico incredibilmente esile. Olivia aveva sempre desiderato avere le spalle piccole e un vitino di vespa come quello. Il problema era che la sua corporatura non era affatto così. Anche al massimo della magrezza, la gente le diceva che era ‘in forma’, ‘atletica’ oppure, peggio ancora, ‘in salute’. Nessuno le aveva mai fatto i complimenti per il punto vita e nessuno glieli avrebbe mai fatti.

L'uomo che cingeva con un braccio quel vitino sottile era girato di schiena e guardava i vigneti. Qualcosa nelle sue spalle spinse Olivia a guardarlo meglio. Perché le sembrava familiare? Lo conosceva?

L'uomo si girò, baciando la donna sui capelli castani perfettamente acconciati, e Olivia quasi cadde dalle scale per lo shock.

Era Matt, il suo ex fidanzato.

Invecchiato per il Caos

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