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AVVERTENZA.
ОглавлениеIl primo Capitolo di questo libro attende la luce sin dalla fine del 1886. In quell'anno Francesco Crispi lo compose e divisò di pubblicarlo affinchè il paese, conoscendo esattamente quanto era stato preparato al 1877, potesse meglio giudicare gli errori dappoi commessi, e ripararli. Correvano gli ultimi mesi del governo di Agostino Depretis; l'Italia appariva malcontenta di una politica estera debole e incerta; la pubblicazione dell'on. Crispi non era inopportuna.
Avvertito, l'on. Depretis tentò di distogliere il suo antico collega da un divisamento che personalmente doveva dispiacergli; mise innanzi ragioni di pubblico interesse, fece appello al patriottismo, obiettò che la pubblicazione non potesse esser fatta senza il consentimento del Governo.
L'on. Crispi, in una lettera del 19 settembre, dichiarò al Depretis:
“Io non ho bisogno dell'approvazione di alcuno per la pubblicazione di tutti quegli atti politici ai quali ho preso parte. Nego in conseguenza la necessità di un consenso al quale tu non hai diritto.... Nei governi parlamentari nulla vi può essere di segreto, perchè sono governi di responsabilità. Possono volere il segreto quelli che non hanno adempito ai loro doveri, e che temono perciò di poter incorrere nella pubblica riprovazione.
Nelle materie d'interesse internazionale non havvi che una sola regola, ed è: che si attenda il compimento di un fatto storico, appunto per non turbare agli uomini che sono al potere l'azione diplomatica. Orbene, per ciò che si riferisce alla mia pubblicazione tutto finì col trattato di Berlino, il quale non solamente affermò uno stato di cose che non puossi mutare, ma dà pienissimo diritto a chiunque di esaminare gli atti che lo precedettero e di giudicarli.
Nella storia parlamentare degli altri paesi potrei trovare numerosi esempi a sostegno della mia tesi.
Sono scorsi nove anni dal giorno della mia missione all'estero; ed in quanto alle persone abbiamo
che sono morti Vittorio Emanuele, Decazes, de Bülow, Gambetta e Melegari;
che non sono più ministri Derby e Andrássy.
Il principe di Bismarck, del quale mi occupo, resta nella sua splendida figura, perchè trionfano oggi i concetti da lui svolti nei due colloqui avuti con me.
E poi, scusami, caro Depretis; il 4 marzo di quest'anno, avendo io accennato alla Camera di rivelare le cose del 1877 e di leggere i documenti relativi, tu non solamente consentisti, ma mi provocasti a farlo, come uomo sicuro degli atti suoi.„
Nonostante questa affermazione del suo diritto, e nonostante anche l'interesse personale a rivelare una pagina della sua vita politica in confronto di avversarii che in ogni modo avevano ostacolato la sua carriera, l'on. Crispi sospese la propostasi pubblicazione; sinchè, divenuto ministro qualche mese dopo, ne dimise il pensiero.
Quell'autentico racconto della missione del 1877 può considerarsi come una prefazione all'opera governativa di Crispi che viene esposta nei capitoli seguenti di questo volume. La concezione che egli ebbe della politica estera necessaria all'Italia, la visione dei nostri interessi e quella degli scopi ai quali tendeva la politica delle grandi Potenze d'Europa, sono delineate in quel racconto, sobriamente, ma lucidamente.
Questo libro non vuole essere la esposizione completa della politica estera di Francesco Crispi, che fu molteplice e riparatrice in ogni campo, e ricca d'iniziative. Esso ne abbraccia più specialmente un periodo, — dal 1887 al 1890, — e di questo si limita ad esporre alcuni dei più importanti avvenimenti che si collegano con l'esistenza della Triplice Alleanza.
La figura del principe di Bismarck, ne' suoi diversi atteggiamenti di fronte all'Italia, acquista singolare rilievo dai documenti nuovi che pubblichiamo; crediamo, anzi, che questi integrino la conoscenza della politica dell'Uomo di Stato tedesco, il cui pensiero verso il nostro paese è stato rappresentato sinora come dominato dalla diffidenza e quasi dal disdegno.
I diarii, costituiti di note gettate giù in fretta e per memoria, alla fine di un colloquio o di una giornata d'intenso lavoro, — sono nella loro sincerità preziosi, sia per i dati politici che contengono, sia per la nozione sicura che dànno dell'intima mente di Crispi.
È superfluo dichiarare che tutto è stato pubblicato con scrupolosa esattezza; qualche reticenza qua e là era doverosa, ma non ci siamo presi la libertà di modificare o di alterare comunque i documenti, i quali dicono quel che dicono. La situazione internazionale, in gran parte cambiata, dà ad essi un valore puramente storico.
Molto altro resta a dirsi, che si dirà.
Roma, decembre 1911.
T. Palamenghi-Crispi.