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Didone abbandonata
ATTO PRIMO
SCENA SETTIMA
ОглавлениеEnea – Acate – Meronte – Ippanto – Clissandro e circa quattrocento Troiani entrano in punta di piedi dalla porta sinistra. – Si avanzano cautamente. – L’orchestra esprime la loro esitazione e più che altro il loro immenso appetito. – Enea, Acate, Meronte, Ippanto e Clissandro si terranno per qualche tempo in disparte.
Coro. Entriam! vediam… sentiamo!
L’odore è prelibato…
È odore di stufato,
Odor di bacalà…
I. Si assaltin le cucine…
II. S’invadan le cantine…
Tutti. Enea ci guiderà…
Che tarda Enea? che fa?
All’inferno
Vada Enea!
Di governo
Non ha idea…
Chi al suo popol – non sa dar
Da mangiar,
Non è degno di regnar!
Lo vogliamo lapidar,
Appiccar
Scorticar…
Poi gettarlo in fondo al mar.
Enea (avanzandosi). Questa è la reggia… sì!
Coro.Viva Enea!
Viva il forte!
Altri. All’inferno!
Morte! morte!
Chi al suo popol – non sa dar
Da mangiar,
Non è degno di regnar!
I. S’egli al popol saprà dar
Da mangiar,
Sarà degno di regnar!
En. (con sdegno represso). Da bravi! cominciamo a gridare!.. a far dello strepito!.. E così ci piglieranno per altrettanti scalzacani, e ci metteranno alla porta senza offrirci un gocciolo. Voi non avete ombra di criterio, e meritereste che io… Ma no, non voglio andar in collera. Via! Siate buoni figliuoli… Dal vostro modo di contenervi dipende la vostra fortuna. Noi siamo giunti in una delle più floride città dell’Africa, dove abbonda ogni ben di Dio. Noi abbiamo già avuto, al nostro arrivo, le più simpatiche accoglienze dalle popolazioni e sopratutto dalle signore. Dobbiamo ora presentarci alla più bella, alla più illustre, alla più generosa regina del mondo… Profittiamo dunque del buon vento… Eleviamoci all’altezza della situazione… e cerchiamo, coi nostri modi tili, col nostro linguaggio insinuante, di tirarne il miglior partito. Siamo emigrati, raminghi, senza patria, senza tetto, senza quattrini. Dunque, bando all’orgoglio. Colla modestia, colle belle maniere noi riusciremo a conciliarci la benevolenza dell’augusta sovrana, e degli alti dignitari che la circondano… Se saprete fare, se avrete solamente il talento di secondarmi, vi prometto dei lauti pranzi e delle cene migliori. La regina vorrà sapere dei nostri casi, delle nostre vicende… Lasciate a me la cura di parlare per tutti… Voi altri fate bene attenzione a quanto andrò dicendo; scolpitevi bene in mente le mie parole, acciò non vi sia pericolo di contraddirci a vicenda, Si sa bene – trattandosi di dover commuovere, di dover suscitare dell’interesse, non sarà male ch’io esageri un poco il colorito…
Acate (ai compagni). Avete ben inteso ciò che ha detto il pio Enea? – Per fare della impressione… bisogna spararle grosse… e voi altri… dovete…
En. Dice benissimo il fido Acate – spararle grosse… Concordia e prudendenza: ecco il nostro programma… Non dimentichiamo giammai l’alta missione che ci imposero gli Dei immortali. Non siamo emigrati per nostro spasso, per condurre una vita da scioperati. I fati hanno prescritto un altissimo scopo alle nostre peregrinazioni… Noi dobbiamo fondare l’Italia…
Coro. Viva l’Italia unita,
Con Roma capitale!
Vogliam la stampa libera…
La guardia nazionale…
Vogliamo la Repubblica…
Vogliam la Monarchia…
Evviva l’anarchia…!
Viva Meronte Re!
(Meronte ringrazia e sale sopra una sedia per parlare).
Coro. Morte a Meronte!
Abbasso! via!
Morte al Ministro
Di polizia!
(Meronte abbandona il posto, e Clissandro sale).
Coro. Morte a Clissandro,
Che ha decretato
La tassa orribile
Sul macinato!
(Clissandro abbandona il posto).
Coro. Acate muoia
Per man del boia!
Acate è un asino
S’ha da impiccar!
Abbasso tutti!
A tutti morte!
Vogliam l’Italia
Unita e forte,
L’Italia libera
Dall’Alpi al mar.
(Enea monta sopra uno sgabello per imporre silenzio).
En. Queste grida di entusiasmo, per le quali si manifesta così eloquentemente la concordia dei vostri principii, mi commuovono ad un tempo e mi rassicurano. Quando un popolo… Che dico?.. quando una grande e forte nazione dimostra, come voi avete dimostrato in questo momento, di avere una volontà sola, di mirare ad un solo scopo; questo popolo, questa nazione non hanno più nulla a temere da nemici esteri ed interni.
Voci. Viva la Repubblica!
Altri. Viva la democrazia!
Altri. Abbasso i tiranni del popolo!
En. (discende dallo sgabello e parla ad Acate sotto voce). Tangheri! discutono la forma di governo, e l’Italia finora non esiste che nella loro immaginazione! Il mio buon popolo ha fame… Queste grida sovversive non possono provenire da altra cagione… Lo crederesti, fedelissimo Acate? In questo momento anch’io sarei disposto a cedere la mia corona per un buon pollo arrostito… (a voce più alta). Prendi questa chiave, fedelissimo Acate. Là fuori, nella mia valigia, troverai una scatola di legno intarsiato che racchiude del cioccolatte di prima qualità… Distribuirai una tavoletta a ciascuno…
Ac. Ma!..
En. Che?.. (rinforzando la voce) Vorresti forse vietarmi?..
Ac. Io non dico…
En. (ancora più forte). Respingo ogni consiglio di economia quando si tratta di soddisfare ai legittimi voti del mio buon popolo…
Voci. Abbasso il ministro delle finanze! Viva Enea… e la monarchia assoluta!
Ac. Io mi affretto ad obbedirvi, piissimo Enea. (Il birbone mi giuocò un brutto tiro, ma a suo tempo prenderò la rivincita).
En. (volgendosi a Meronte, e parlando a voce alta in modo che tutti abbiano ad udirlo). Credete voi che esistano nel nostro regno dei cittadini illustri e benemeriti, i quali non siano per anco insigniti dell’ordine mauriziano?
Mer. Io credo che, ad eccezione di due o tre ciabattini, di due o tre brumisti ed altri pochi di condizione meno elevata, tutti gli altri furono già decorati.
En. (da sè). (Non mi fa stupore che qualcuno abbia gridato: viva le Repubblica!) Onorevole Meronte! Prima di sera mi darete i nomi di questi pochi illustri, troppo ingiustamente obliati dal nostro governo. Tutti quanti siamo figli di una istessa patria – esuli tutti sovra terra straniera, abbiamo patito comuni sventure, abbiamo diviso tutti i pericoli e tutte le vittorie. È tempo che i privilegi sieno aboliti, che cessino le distinzioni di casta… Per ottenere la perfetta uguaglianza, oggimai io non vedo altro mezzo fuor quello di generalizzare il cavalierato, accordando la croce di San Maurizio a quanti la desiderano. (Enea sospende il suo discorso, oltremodo sorpreso che nessuna voce si levi ad applaudirlo; ma la sua meraviglia si accresce in vedere che tutti i suoi Troiani, compresi i due ministri Ippanto e Clissandro, sono usciti dalla sala). Che vuol dire questa novità?..Meronte… Presto! correte!.. (Meronte esce). Ah! mi sembra di indovinare… Qualche disordine a proposito del cioccolatte… Decisamente il mio buon popolo ha fame…
(Meronte, Ippanto, Clissandro, Acate rientrano in scena sgomentati).
Ac. (ad Enea). Se Vostra Maestà non provvede tosto…
Mer. Se si tarda un quarto d’ora…
Ipp. So non vi affrettate a soddisfare i legittimi desiderii del popolo…
Clis. Insomma… se non si pensa a procacciare delle vettovaglie…
En. Ma dunque… il cioccolatte?..
Ac. Vi si gettarono come tanti canonici affamati… e pare che la fame generale, invece di spegnersi…
Clis. Sentite quali grida!
En. Io non sento nulla!..
Voci. Al saccheggio! al saccheggio!
Clis. Li avete intesi adesso?..
En. Sì… qualche cosa mi sembra di aver inteso… Basta!.. cerchiamo se è ancora possibile… (squillo di trombe interne). Che vorrà dire questo suono?.. Forse la regina col suo corteggio… Presto! adunate la mia gente… Promettete che fra due minuti verrà loro servita una splendida colazione. (Meronte, Clissandro, Ippanto conducono i Troiani. – La porta laterale, che mette agli appartamenti della regina, si apre).