Читать книгу La principessa romanzo - Jarro - Страница 4
PARTE PRIMA
III
ОглавлениеIl marchese Piero non aveva voluto trattenersi dal duca: e, allegando che gli urgeva tornar a casa a rivedere la moglie, e saper notizie sul grave stato di lei, si accomiatava dal cugino.
– Sono sicuro che avrete.... se già a quest’ora non l’avete.... un bel figliuolo maschio! – gli disse il duca.
Il marchese partì fra i lietissimi augurii di tutti gli invitati.
La sera era già molto innanzi, e il gentiluomo in una carrozzella, che guidava da sè, o, a meglio dire, il cui cavallo si guidava da sè, lasciavasi andare alla foga de’ suoi pensieri.
Rifletteva al grande avvenimento, che dovea compiersi per lui in quella notte, se non s’era compiuto: lo turbavano la certezza del disonore, della rovina, s’egli non fosse già padre, o non lo doventasse fra poche ore.
Allo svolto di una strada, sentì chiamarsi nel buio.
Trepidò.
Poi riconobbe la voce di un uomo molto destro, molto temuto in que’ luoghi: Marco Alboni, sul quale correvano tristi leggende; venuto dalla Marca, non si sapeva perchè, come non si sapeva di che vivesse, che arte esercitasse.
Era arrischiatissimo, soverchiatore; avea nervi d’acciaio.
Lo conoscevano tutti per un fido del marchese; mezzano delle dissipazioni di lui: adoprato dal gentiluomo in bassi servigi, di cui era sempre riuscito a ottenere la più larga rimunerazione.
Il marchese l’odiava e lo ricercava: lo fuggiva e gli era necessario: non l’avrebbe voluto vedere, ma gli era forza comportarlo: poichè tale è la lega che si forma di solito fra i tristi.
Marco, uscendo di dietro a un cespuglio, fermò il cavallo del marchese.
– Che c’è di nuovo? – domandò il gentiluomo che s’aspettava qualche importuna richiesta, e non era il momento in cui potesse soddisfarla. Poi gli balenò un’altra idea e domandò:
– Mia moglie?…
– Signor marchese, ho da dare a V. S. serie notizie, – disse con sicumèra Marco, – ci fermeremo qui in un casolare diroccato, che appartiene al duca, ed è a pochi passi, e parleremo a nostro agio.
Il marchese scese dalla carrozzella; Marco prese la briglia, e legava qualche minuto appresso il cavallo ad un albero.
Entrarono poi fra le rovine.
Nè l’uno nè l’altro si accorsero di un uomo, che vi stava appiattato, e che s’era tutto rannicchiato in sè, curvato, per sfuggire a ogni sguardo,
– La principessa ha partorito, – disse Marco, – ed è morta qualche minuto appresso.
– Ah! – esclamò il marchese, sinceramente addolorato.
Ma l’ansia de’ suoi interessi vinceva il dolore.
– E la creatura?… – domandò.
– Una bambina.... morta anch’essa.
– Marco! – dimmi il vero, – esclamò il marchese – e se questo è il vero, io sono risoluto a bruciarmi le cervelli fra queste rovine.... Un gentiluomo non può affrontar la miseria, il disonore.
Il colpo era doppio: morta la moglie, la figliuola, era pur morta per lui ogni speranza di eredità, di aiuti dalle ricche parenti della principessa.
– V’assicuro, – insistè Marco nel tuono più fermo, – che v’ho detto il vero.... assolutamente.
Il marchese raccapricciva e cadde accasciato su un mucchio di macerie.
Marco lo lasciò alcuni istanti alle sue sofferenze.
– Ma, – soggiunse, toccandolo in un braccio e mutando l’intonazione della voce, – la fortuna anche questa volta vi ha aiutato; voi siete il suo beniamino!
– Come? – rispose il marchese che singhiozzava.
– Ero in un’osteriuola, aperta da poco, ad alcune miglia di qui.... Entra un uomo, che nell’oscurità non ho riconosciuto e che ora sceso alla porta da una carrozza.... Si trattiene.... Beve, ribeve: comincia a parlare. Ne racconta di ogni sorta.... Poi dice che ha una bambina da condurre a balia e che gli è stata affidata con tante raccomandazioni. Un mistero! Io non aspetto altro: mi slancio fuori o, mentre l’ubriaco continua a bere, prendo la bambina.... Monto nella mia carrozzella e mi dirigo verso la casa di V. S.... N’ero venuto via poco innanzi con l’incarico di portarle avviso della catastrofe accaduta.... E pure, io non sapevo risolvermi. Una voce mi diceva che, indugiando, qualche cosa di propizio mi sarebbe occorso.... Se vedesse la sua casa.... I servitori sono tutti nel maggiore sbigottimento, spaventati; non osano far nulla, senza l’ordine di V. S. Superstiziosi verso i cadaveri, non sono più entrati nella camera della principessa, dopo che il medico forestiere è partito.... A proposito, egli mi ha consegnato una lettera per lei.... Ma, tornando alla principessa; essa è stata abbandonata, subito, dai servi impauriti.... Essi hanno gettato una gran quantità di fiori sul letto e hanno acceso attorno alcuni lumi. Io sono passato dalla porta del giardino, che ho trovata socchiusa. Ho potuto appoggiare una scala al balcone della camera della principessa.... Sono entrato.... Ho posto la bambina viva ov’era il cadavere dell’altra: o ho preso il cadavere con me.... Sono ridisceso con ogni cautela… in un attimo… poi sono salito nella carrozzella e ho fatto una corsa, che si sarebbe detto proprio il diavolo tenesse le guide.
La voce di Marco era divenuta sinistra.
– Sono arrivato, di nuovo all’osteriuola: c’era sempre fuori la gran carrozza nera: l’ho aperta; vi ho riposto il cadaverino della bambina: l’ubriaco dormiva steso su una panca dell’osteria e russava… russava. Ne deve aver bevuto molto nella giornata....
– Oh, – disse il marchese, – tu mi salvi.... Quanto ti dovrò… e tu sarai ricco....
– Sarò davvero! – pensava Marco, – nè tu potrai impedirmelo!
– Io ti dimostrerò in ogni modo la mia riconoscenza.... Ti debbo la vita: ti debbo di più: un nuovo avvenire.
– V. S. è proprio fortunato!
– Sì, nell’esser servito con tanta devozione e tanta intelligenza! – soggiunse il marchese che sentiva una schietta, sincera ammirazione per il fatto compiuto da Marco.
– Chi altri, non secondato come V. S. da una buona vena, – insisteva il finto servitore, – avrebbe potuto uscire in tal modo da una condizione sì terribile?
– La tua prudenza, la tua prontezza....
– Ma bisogna tener conto anche della accortezza di V. S. – questo diceva Marco ironicamente, – nel metter a parte di tutti i suoi segreti un uomo onesto come me… e affezionato! S’io non avessi saputo nulla delle speranze di V. S., dei pericoli che la minacciavano…,
– Oh, -.disse il marchese, – lasciami mi po’ di raccoglimento. La morte della principessa mi contrista… essa fa sempre buona per me… una martire....
E concedeva un vero rimpianto alla memoria della gentildonna.
– Ma ch’io possa far credere al mondo che ho una figlia… ecco l’idea da cui sono tutto ravvivato, ecco il punto da cui muove per me una vita, la quale avevo spesso sognato. Tutte le mie speranze risorgono col fatto da te compiuto. Ma chi sarà quella bambina: e quali saranno, fra poco, le sue avventure nel mondo?… Non ci diamo, per ora, pensiero di nulla, – disse il marchese cui tornava la sua solita spensieratezza, – per ora il meglio è assicurato.... Non mi resta che a rendere l’ultimo tributo di onore alla mia cara moglie.
Si alzò, assai soddisfatto, dal mucchio di macerie sul quale era caduto sì sconsolato.
Ora gli pareva esser altr’uomo.
– Mi hai detto, – esclamò, rivolto a Marco, – che il dottore Krag ti aveva dato per me una lettera.... Egli è partito?
– Un telegramma l’aveva richiamato sin da ieri a Vienna per una cura importante.... Di più, il dottore deve prender parte a una spedizione scientifica, che si reca in Asia e vi si tratterrà varii anni.
Mia moglie volle questo medico ad ogni costo.... Egli ha già ricevuto, prima di muoversi da Vienna, una somma cospicua: farà intendere che vuole dell’altro.... Dammi la lettera.... La leggerò con comodo.
– Eccoci a un altro punto serio, – disse con piglio solenne Marco e, nel tempo stesso, toccava familiarmente in un braccio il marchese, anzi glielo stringeva in modo da rinnovargli l’idea della sua forza erculea. – Io dirò a V. S. una cosa, che non le parrà strana.... Noi siamo associati in un’impresa commerciale!.. Il capitale vivo è rappresentato da una bambina.... Chi lo ha fornito? E che dobbiamo sfruttare con questo capitale?… I milioni delle parenti della defunta principessa....
E Marco si tolse il cappello in segno di rispetto.
– Ora, io sono particolarmente interessato in questo affare; non posso permettere che il signor marchese.... che V. S… dissipi la mia parte; o possa negarmela. Io ho usato, dunque, di un mio diritto di socio in affari: la ditta è; marchese Piero di Trapani e Marco Alboni. Non se n’esce!
E le sue dita stringevano come tanaglie il braccio del marchese.
L’uomo nascosto tra le rovine non udiva queste ultime parole perchè, nel pronunziarle; i due si erano spinti un po’ innanzi nel casolare.
– Ho usato, dunque, – proseguiva Marco, – del mio diritto. Ho aperto la lettera del dottore....
– Eh! – sfuggì detto al marchese.
– Sì, sì; e la lessi accuratamente.... Il dottore Krag vi annunzia la morte della principessa e della vostra bambina. Di quest’ultima descrive alcuni segni particolari: nota alcune gravi imperfezioni con cui era nata: indica le ragioni irrefragabili della sua morte.... Vi è poi qualche altra cosa.... Questa lettera è, insomma, la garanzia che, negli affari della ditta, marchese di Trapani e Marco Alboni, la parte di questo ultimo sarà rispettata.
Io voglio esser ricco, fra pochi anni, – disse in tono reciso Marco, – al pari di voi: se occorre, più di voi!
– Ebbene, tu potrai far nascere i sospetti di una sostituzione di creatura: potrai nuocere a’ miei interessi: potrai far sì che coloro, a cui la bambina fu rapita, e che l’ebbero sostituita con un piccolo cadavere, si risveglino, e vengano contro di me....
L’uomo nascosto strisciava fra le rovine come un rettile e facea sforzi incredibili per poter avvicinarsi a’ due, senza che essi s’avvedessero della sua presenza.
E udì benissimo queste parole proferite dal marchese:
– Ma io ho sempre saputo custodire un altro segreto.... Io ti ho molto perdonato.... Non ho propalato che tu non ti chiami Marco Alboni, bensì Jacopo Scovatto e che sei stato condannato in Ancona a undici anni di casa di forza per una grassazione contro due operai, padri di famiglia.... Non ho mai propalato che tu sei fuggito; e ti rimangono a scontare alcuni anni della tua pena.
– Anche di questo bisogna tener conto, – interruppe, pensoso, Marco. – Però la lettera io non la restituisco.... I rischi della associazione così sono eguali. Tutt’e due abbiamo interesse a stare uniti....
E, a poco a poco, chiacchierando, si allontanarono.
L’uomo, sino allora nascosto, uscì dalle rovine. Aveva saputo abbastanza.